Dispensa 9 - Corsoarcheologia.org
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Fig. 77 – Il cardo<br />
romano che<br />
conduceva alla valle<br />
del Tyrupheion con i<br />
blocchi del muro di<br />
Erode crollati sotto i<br />
colpi delle catapulta<br />
che romane.<br />
Fig. 78 – Il cosiddetto<br />
Arco di Robinson -<br />
dal nome<br />
dell’archeologo<br />
scopritore - che<br />
metteva in contatto<br />
l’ambiente degli<br />
archivi di palazzo con<br />
la basilica del Tempio<br />
di Erode.<br />
Oggi, del muro originario, si contano<br />
ancora trentaquattro filari erodiani: il<br />
punto meglio conservato si trova<br />
nell’angolo sud-ovest, dove il muro<br />
raggiunge i 20 m di altezza; presso la<br />
porta di Huldah si riconoscono ancora<br />
alcuni blocchi lunghi 10 m e alti 2 m<br />
dal peso di cinquanta tonnellate.<br />
La Basilica reale s<strong>org</strong>eva al vertice del<br />
lato sud del recinto del tempio di<br />
Erode. L’edificio era a cinque navate<br />
divise da filari di quaranta colonne<br />
distanziate 4,75 m. Secondo Giuseppe<br />
Flavio, per abbracciare ognuna delle<br />
colonne erano necessarie tre persone;<br />
il lato lungo raggiungeva i 180 m; la<br />
navata centrale era ampia 13,5 m e le<br />
laterali 9 m.<br />
L’altezza della navata centrale era doppia rispetto a quella delle laterali,<br />
lasciando così spazio per un cleristorio. È presumibile che ad est (cioè sul<br />
lato corto che guarda alla valle del Cedron) si trovasse un’abside. Le colonne<br />
avevano una circonferenza di 2 m ed erano alte 10 m.<br />
La basilica serviva per gli scambi e le contrattazioni e, dato che i magistrati<br />
romani non avevano diritto di giudizio sulla comunità giudaica, vi si riuniva<br />
anche il Sinedrio; della Basilica non è rimasta più alcuna vestigia.<br />
All’angolo sud-occidentale del muro del Tempio si trovano i resti del<br />
cosiddetto arco di Robinson. Edward Robinson è lo studioso che nel 1838<br />
condusse gli scavi in questa zona e scoprì i resti di un grande arco situato 12<br />
m a nord dell’angolo sud-occidentale del Tempio. Gli studi hanno<br />
dimostrato che l’arco sormontava il cardo romano e che una scalinata,<br />
piegando di novanta gradi, sfruttava questo arco per scavalcare la via, dando<br />
accesso ad una delle quattro porte occidentali del Tempio. È possibile che<br />
alcuni piloni ad est della scala appartengano all’antico archivio di<br />
Gerusalemme. Giuseppe Flavio riferisce che da qui partivano varie scale che<br />
permettevano di raggiungere la Valle di Tyropéion (“dei Formaggiai”).<br />
Il cardo vero e proprio è una strada larga 8 m pavimentata in belle lastre di<br />
pietra che però non presentano le tipiche tracce del passaggio dei carri, forse<br />
perché era stata ripavimentata poco prima dell’assedio di Tito,<br />
su ordine del governatore Albino (62-64 d.C.).<br />
La strada è affiancata da botteghe dotate,<br />
originariamente, di più piani; conservata per 75 m,<br />
passava tangente al muro ovest del Tempio e, al<br />
fondo, deviava verso sinistra per raggiungere la<br />
porta di Damasco.<br />
Sotto la strada corre, ad 1,5 m di profondità, la<br />
cloaca che conduceva a valle le acque nere; un<br />
secondo condotto, a tre metri di profondità,<br />
raccoglieva invece l’acqua piovana convogliandola<br />
verso la cisterna di Birkhet al-Amra (la cisterna<br />
rossa) situata a sud della città.<br />
Il cardo è stata gravemente danneggiato dal crollo<br />
dei muri del Tempio verificatosi durante l’assedio di<br />
Tito e condotto con l’aiuto di catapulte.<br />
Tra i blocchi di crollo è stata trovata una pietra<br />
incisa in ebraico antico in cui è scritto «al luogo dove<br />
il trombettiere annuncia» o, secondo un’altra<br />
lettura, « il trombettiere separa». In effetti, dagli<br />
spalti delle mura, un trombettiere – prima dell’alba<br />
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