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Dispensa 9 - Corsoarcheologia.org

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abbinica ricorda, sempre presso il settore sud-orientale della città, una<br />

tomba abbastanza monumentale appartenente alla profetessa Hulda,<br />

vissuta nel VII sec a.C. Di questo edificio si parla nel corso di una disputa<br />

rabbinica sul trattamento da riservare alle tombe nel caso di un<br />

ampliamento della città.<br />

Lungo il muro meridionale del tempio (cfr. Davidson center) esisteva una<br />

scalinata che permetteva ai pellegrini di accedere alla spianata del Tempio; i<br />

sacerdoti e la famiglia reale entravano, invece, dall’arco di Wilson o,<br />

comunque, tramite gli accessi del lato ovest. Lo spazio davanti al muro sud<br />

era occupato da un grande spiazzo dove si raccoglievano i pellegrini prima<br />

di salire al Tempio. In questo punto sono stati trovati diversi miqvaot<br />

utilizzati per i bagni rituali preliminari. Le scale erano due: quella più<br />

stretta, a ovest, era destinata a coloro che entravano nel Tempio; quella<br />

occidentale, larga 64 m, era riservata ai pellegrini che uscivano.<br />

Probabilmente davanti alla porte di accesso si riuniva uno dei quattro<br />

tribunali del Sinedrio che giudicava delle contese civili e religiose tra gli<br />

ebrei.<br />

Flavio Giuseppe riferisce che Erode costruì in città un teatro e un grande<br />

anfiteatro. Sempre Giuseppe Flavio riferisce che quando morì Erode,<br />

scoppiò a Gerusalemme una rivolta popolare proprio nella zona dei<br />

quartieri meridionali ove si concentravano i pellegrini in occasione della<br />

festa dello Shauvot (la Pentecoste). Giuseppe dice che i Romani<br />

concentrarono i rivoltosi presso l’anfiteatro, che dunque avrebbe dovuto<br />

trovarsi nelle vicinanze. È anche possibile che Flavio confonda l’anfiteatro<br />

con il circo per le bighe e le quadrighe, come sappiamo aveva fatto in<br />

un’altra parte della sua opera parlando di Cesarea marittima; il problema è<br />

aperto.<br />

Presso la porta di Jaffa s<strong>org</strong>eva il palazzo fatto costruire da Erode ed<br />

inaugurato nel 23 a.C. Giuseppe Flavio ne ricorda l’imponenza e l’eclettismo<br />

delle sistemazioni, con sale arricchite da loggiati, fonti d’acqua e trovate<br />

stravaganti. L’edificio fu chiamato Caesareum o Agrippeum in onore di<br />

Cesare Augusto e del genero Agrippa, protettori di Erode. Dalle descrizioni<br />

antiche sappiamo che il palazzo aveva muri alti 15 m e una superficie di base<br />

di 330 x 130 m. L’Agrippeum fu danneggiato durante l’assedio di Tito. Dopo<br />

la morte di Erode ospitò i governatori romani della Giudea tra i quali quel<br />

Gennio Floro che era il procuratore in carica all’atto della rivolta del 66 a.C.<br />

Dal palazzo doveva essere possibile abbracciare con uno sguardo l’agorà<br />

della città, perché è scritto che Gennio Floro diede ordine ai soldati di<br />

attaccare i maggiorenti giudei che si rifiutavano di punire i responsabili<br />

delle insurrezioni dei giorni precedenti. Adiacente al palazzo era la<br />

Cittadella di Erode, costruita volutamente nel punto più alto della città a 777<br />

m slm. Tre torri permettavano di controllare visivamente gran parte di<br />

Gerusalemme e l’accesso alla città. La torre più alta era l’occidentale,<br />

battezzata con il nome del fratello defunto di Erode, Fasaele. Secondo Flavio<br />

Giuseppe aveva una base in grandi blocchi quadrati misuranti 20 m di lato;<br />

potrebbe trattarsi del poderoso basamento che ancora oggi sostiene la torre<br />

medievale detta “di Davide” presso l’attuale cittadella. La torre – che<br />

s’innalzava per 45 m – era sormontata da passaggi di ronda e torrette, con<br />

un profilo a scala che forse era ispirato al faro di Alessandria. Seguiva la<br />

torre di Ippico (così denominata dal nome di un caro amico di Erode, un<br />

comandante della cavalleria caduto in battaglia); era alta 40 m e s<strong>org</strong>eva<br />

sopra una cisterna per l’acqua profonda 10 m.<br />

La terza torre era dedicata a Mariamne, la moglie asmonea di Erode che il re<br />

aveva fatto uccidere per gelosia. Era la più piccola, con una base di 10 m e<br />

un’altezza di 27 m. Secondo Flavio Giuseppe era anche la più aggraziata e<br />

per questa ragione era stata dedicata a una donna. Distrutta la città, Tito<br />

lasciò in piedi queste tre torri a testimonianza del passato glorioso di<br />

Gerusalemme, ma anche a imperitura memoria dell’assedio portato<br />

vittoriosamente a termine.<br />

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