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Dispensa 9 - Corsoarcheologia.org

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Fig. 91 – Uno dei sette<br />

campi militari<br />

impostati dei romani<br />

durante l’assedio della<br />

fortezza di Masada nel<br />

periodo della prima<br />

rivolta giudaica.<br />

Erode realizzò un sistema più elaborato creando dei canali che<br />

raccoglievano l’acqua che stagionalmente ingrossava i due vicini wadi<br />

facendola risalire, con un sistema di sifoni, fino alle cisterne di palazzo. Le<br />

quattro cisterne inferiori si trovano a 130 m dalla sommità e potevano<br />

essere raggiunte dal sentiero “del serpente”; quella superiore - a 80 m dalla<br />

sommità - era collegata da un altro sentiero alla “porta delle acque”. Non<br />

esistevano canali o pozzi che mettessero in comunicazione le cisterne con il<br />

palazzo: dunque ci si doveva affidare a gerle caricate a dorso di mulo per<br />

fare percorrere all’acqua i pochi metri che le separavano dal palazzo del re.<br />

Immediatamente ad est del Palazzo Reale si trovano ventitre fornici che<br />

servivano come deposito di derrate. All’interno dei fornici sono stati trovati<br />

diversi recipienti colmi di cibo ancora abbastanza ben conservati in quanto<br />

protetti dalle travi cadute trasversalmente durante il collasso della struttura.<br />

In effetti, parte dei fornici sembra stata messa deliberatamente a fuoco, in<br />

armonia con quanto raccontato da Giuseppe secondo cui i rivoltosi diedero<br />

fuoco solo ad un settore dei magazzini, così da poter dimostrare ai Romani<br />

che il loro sacrificio non derivava dal venire meno dello scorte ma da una<br />

scelta deliberata. I diversi recipienti erano separati a seconda del contenuto<br />

(vino, olio, spezie). Delle scritte sull’argilla indicavano il nome dei<br />

possessori; tra i nomi riconoscibili quelli di Samuele ben Ezra e di Simeone<br />

ben Yoezer. Altri recipienti erano marchiati con la lettera ebraica taf<br />

(abbreviazione per truma = “offerta”) . Altri recipienti dimostrano che le<br />

riserve erano state accatastate dagli Zeloti perché riportano iscrizioni di<br />

purezza come Ksher(in) leteharat haodesh (Kosher santificato per la<br />

libagione). Tra il palazzo e i magazzini si trova un impianto termale che<br />

presenta una planimetria chiaramente ispirata a quella delle terme romane.<br />

Il complesso è composto dalla tipica palestra porticata seguita da uno<br />

spogliatoio, un frigidarium, un tepidarium e un caldarium; gli Zeloti però<br />

modificarono lo spogliatoio ricavandone una vasca per le abluzioni rituali<br />

Al centro del pianoro si trova il primo palazzo di Erode. Vi si entra da un<br />

portale affiancato da ambienti per le guardie con un anticamera dotata di<br />

sedile-bancale di attesa. L’impianto dell’edificio è raccolto attorno ad un<br />

cortile. Un anticamera situata sul lato meridionale dà accesso ad una sala<br />

angolare sul cui pavimento si riconoscono ancora le tracce di quattro basi e<br />

diversi frammenti di legno carbonizzati; si dovrebbe trattare della stanza del<br />

trono del re. Una porticina dà accesso ad un’altra anticamera che conduce ai<br />

bagni privati: una scala permetteva di raggiungere i piani superiori; altre<br />

stanze satelliti erano usate dai famigliari, per l’amministrazione e i servizi di<br />

palazzo. E’ probabile che dopo la costruzione del palazzo nord questo<br />

edificio sia stato degradato a stanza per l’entourage di Erode.<br />

Altre infrastrutture sono<br />

disperse nell’ampio<br />

spazio della spianata di<br />

Masada. Nell’angolo<br />

sud-ovest del palazzo si<br />

trova una piscina<br />

quadrangolare di 14 x<br />

7,5 m interpretata da<br />

Yadin come una piscina<br />

di età erodiana; oggi si è<br />

propensi a credere sia<br />

stata sistemata dagli<br />

Zeloti per effettuare i<br />

previsti bagni rituali.<br />

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