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Fig. 80 – Il muro meridionale del Tempio colonna, in alto, il lato posteriore della moschea di al- Aqsa; in primo piano a sinistra la torre mamelucca che bloccò l’accesso all’antica porta omayyade. dopo il saccheggio di Gerusalemme attuato nel 614 d.C. dei Persiani. I resti di molti edifici sono ancora riconoscibili perché le loro fondamenta erano state scavate nella roccia di base. A cavallo della porta che dal cortile omayyade porta verso gli scavi orientali, si trovano alcuni ambienti che potrebbero appartenere ad un ospizio. Alcune stanze sono decorate a mosaico, uno dei quali recita «buona fortuna a chi vive qui». Le pareti sono stuccate con tre strati sovrapposti: il primo è composto di calce e ghiaia, il secondo di malta più fine e impressioni triangolari che servivano da arriccio per l’ultimo strato di intonaco. A sinistra della porta omayyade c’è una scala che scende ad una cava abbandonata. Alla base della porta di Huldah si riconoscono, invece, le fondazioni del Monastero delle Vergini. Si tratta di un edificio quadrangolare di circa 18 x 18 m di base, costruito sul finire del IV sec a.C. La planimetria presenta diverse stanze raccolte attorno ad un cortile. Gli scavi hanno restituito una tavola d’altare, una croce in bronzo di 64 cm e un reliquiario con dentro un teschio. Probabilmente la cappella che ospitava queste reliquie si trovava al secondo piano; l’edificio fu devastato da Cosroe II e poi abbandonato. Adiacente al muro sud del tempio, a circa 10 m di distanza dalla tripla porta, s<strong>org</strong>e un fornice bizantino con volta a botte, parte di un impianto per la spremitura dell’uva. Una parte della produzione avveniva al piano superiore, per risolvere il problema dello spazio disponibile, molto angusto. Come noto, i monasteri bizantini avevano spesso degli impianti artigianali annessi che garantivano una rendita aggiuntiva. Proprio di fronte, dall’altra parte della strada, c’era un porticina che permetteva di salire alla cappella del convento, al secondo piano. Ad est, allineato al Monastero delle Vergini, c’è un edificio dedalico con ben tre aperture a nord-est. All’ingresso si vede ancora una croce entro un cerchio rosso. Dato l’alto numero di scale e le stanze piccoline, sembra essere stato un ospizio per pellegrini. Dall’angolo sud-est della cortina del Tempio, parte un muro in blocchi squadrati senza calce alternato a torri quadrate fatto realizzare da Eudocia su un tracciato più antico. Il muro è spesso 3 m, era alto 16 m e la parte interna era riempita ad emplecton. La conquista da parte dei Musulmani di Gerusalemme avvenne nel 638 d.C. per opera di Omar Ibn’al Kattabh (634-644 d.C.). Costui, giunto a Gerusalemme, ordinò la ripulitura della spianata del Tempio che, negli ultimi secoli, si era trasformata in una discarica. Fu quindi avviata la costruzione della moschea di Al-Aqsa (l’estrema), luogo identificato come quello in cui Buraq trasportò Maometto a Gerusalemme dalla Medina nel mistico viaggio notturno. Gli Omayyadi costruirono dunque una prima moschea quadrata in legno, capace di contenere tremila persone. Da questo momento, fu finalmente concesso agli Ebrei di accedere alla spianata. Sotto il califfo al Malik (685-705 d.C.) venne costruita la cupola della 115
occia (era il 691 d.C.) mentre al-Walid (705- 715) costruì la nuova moschea di Al-Aqsa. Gli Omayyadi costruirono anche un grande palazzo califfale alla base del muro sud. Nel cortile del visitor center si possono osservare i resti di una casa bizantina con cortile dotata di una scala che permetteva di raggiungere il piano superiore. Quando Omar venne a Gerusalemme, la casa fu affidata ad una comunità di ebrei che, aggiunta una nicchia nel muro, la trasformò in una sinagoga. A fianco della nicchia è dipinta in rosso una menoràh; una seconda è stata trovata nel crollo (evidentemente inquadrava la nicchia dall’altro lato). L’architrave della porta che dà accesso alla stanza presenta una croce cristiana entro un cerchio che, ad un certo punto, fu stuccata per lasciar spazio a due menoràh. Evidentemente si tratta di un edificio bizantino trasformato in funzione del culto ebraico. Poco dopo, il califfo al-Walid avviò, nello stesso luogo, la costruzione di un palazzo. La prima necessità fu quella di riparare l’enorme breccia nel muro sud del Tempio creata dalle catapulte di Tito. Completata l’opera con materiale di recupero si procedette, nella spianata alla base del muro meridionale, a costruire il grande palazzo. Dato che la zona era molto irregolare fu necessario livellarla con sostruzioni a botte derivate dalla tradizione romana. Per evitare che crollassero, le puntellarono all’interno con pali di legno formanti un’impalcatura di cui si vedono, ancora oggi, le impronte nella calce. L’edificio del califfo aveva mosaici e stucchi. Il palazzo fu distrutto dal terremoto del 749 d.C. Aveva un cortile, due piani, un’entrata al centro del lato est e una al centro del lato ovest. Un ponte ad arco dava accesso diretto alla spianata del Tempio dall’ultimo piano. L’imposta dell’arco è ancora visibile sul lato sud del Tempio. 9.3 – La fortezza di Herodion. L’Herodion è un palazzo-fortezza edificato da Erode a 5 km di distanza da Betlemme e a 15 km da Gerusalemme, in una posizione strategica, al confine tra le colline di Giuda e il deserto della Giudea. Già nel Medioevo, un frate domenicano, Felix Fabri, giunto sul posto, aveva scambiato le rovine erodiane per quelle di una fortezza crociata. Il vero Fig. 81 – Planimetria della fortezza palazzo circolare costruita da Erode nel sito di Herodion. 116
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