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32 DA “DIONISO TRA LE ISOLE” - LA CONCHIGLIA ED. ARTE di LUDOVICO PRATESI Hans Paule è stato uno dei più originali artisti stranieri ad aver interpretato con il colore le atmosfere di Capri Pictor Spelaeus, ossia pittore cavernicolo. Così lo scrittore caprese Edwin Cerio lo aveva soprannominato, colpito dalle sue abitudini decisamente curiose. Abitava in una grotta affacciata sul mare, dormiva per terra, si nutriva di patelle e ricci di mare, si lavava in una pozza d’acqua piovana scavata tra gli scogli e beveva le gocce che trasudavano da una stalattite. Ma questo modo di vivere non gli aveva impedito di frequentare il fior fiore del bel mondo che soggiornava a Capri nei primi decenni del secolo scorso: una società gaudente e cosmopolita, che riuniva personaggi mondani e intellettuali, aristocratici in declino e scrittori in ascesa. Allora, tra i tavolini dei caffè della Piazzetta o nelle ville immerse nel verde si potevano incontrare la marchesa Casati e il conte Fersen, Alberto Moravia e Curzio Malaparte, Axel Munthe e Fortunato Depero. E poi, tutt’un tratto, com- Hans parve anche lui, Hans Paule: occhialini tondi, barba fulva, sguardo intenso, camicia a quadri e sandali francescani. Inutile chiedersi chi fosse, tutta l’isola lo conosceva. Era arrivato a Capri nei primi anni del Novecento da Vienna, dove era nato nel 1879, per raggiungere un artista, il pittore tedesco Karl Wilhelm Diefenbach, che aveva conosciuto nella capitale asburgica quando, giovanissimo, frequentava l’Accademia di Belle Arti per studiare disegno.

il cavernicolo Come Diefenbach, Paule vedeva l’isola come un luogo primordiale, una terra arcadica dove era ancora possibile vivere a stretto contatto con la natura. Una filosofia che Hans condivideva con Karl, ferreo seguace di un rigoroso naturismo, che gli aveva già causato non poche noie in patria. Ma a Capri quell’uomo dallo sguardo estatico, che indossava solo un saio bianco, camminava sempre scalzo e portava i capelli lunghi fino alle spalle, aveva trovato il suo ambiente ideale. «Capri mi basterà per tutta la vita, con queste aspre rupi che io adoro, con questo mare tremendo e bellissimo, benché in verità io vi soffra il martirio del boicottaggio dei miei connazionali, che venendo qui muovono contro di me vergognose ac- Due xilografie realizzate dal pittore austriaco durante il soggiorno caprese. A sinistra, un autoritratto. Nato a Vienna del 1879 Hans Paule muore a Capri nel 1951. Two wood engravings made by the Austrian painter during his stay on Capri. Left, a selfportrait. Born in Vienna in 1879, Hans Paule died on Capri in 1951. cuse di immoralità e di empietà». Così diceva Diefenbach, un artista dal comportamento simile a quello dei Nazareni, quel gruppo di pittori tedeschi che si erano stabiliti a Roma all’inizio dell’Ottocento, abitavano in un convento e giravano la città vestiti come Gesù Cristo. A differenza però dei Nazareni, la sua pittura non era affatto ispirata agli ideali estetici di Beato Angelico o Raffaello. Tutt’altro. Nei dipinti di Diefenbach, intrisi di un simbolismo oscuro e tellurico, le rocce e gli scogli di Capri si trasformano in un mondo di visioni tenebrose, tra grotte illuminate da improvvisi ▼ 33

il cavernicolo<br />

Come Diefenbach, Paule vedeva l’isola come<br />

un luogo primordiale, una terra arcadica<br />

dove era ancora possibile vivere a stretto<br />

contatto con la natura. Una filosofia che<br />

Hans condivideva con Karl, ferreo seguace<br />

di un rigoroso naturismo, che gli aveva già<br />

causato non poche noie in patria. Ma a Capri<br />

quell’uomo dallo sguardo estatico, che<br />

indossava solo un saio bianco, camminava<br />

sempre scalzo e portava i capelli lunghi fino<br />

alle spalle, aveva trovato il suo ambiente<br />

ideale. «Capri mi basterà per tutta la vita,<br />

con queste aspre rupi che io adoro, con<br />

questo mare tremendo e bellissimo, benché<br />

in verità io vi soffra il martirio del boicottaggio<br />

dei miei connazionali, che venendo<br />

qui muovono contro di me vergognose ac-<br />

Due xilografie realizzate<br />

dal pittore austriaco<br />

durante il soggiorno<br />

caprese. A sinistra,<br />

un autoritratto. Nato<br />

a Vienna del 1879<br />

Hans Paule muore<br />

a Capri nel 1951.<br />

Two wood engravings<br />

made by the Austrian<br />

painter during his stay<br />

on Capri. Left, a selfportrait.<br />

Born in Vienna<br />

in 1879, Hans Paule died<br />

on Capri in 1951.<br />

cuse di immoralità e di empietà». Così diceva<br />

Diefenbach, un artista dal comportamento<br />

simile a quello dei Nazareni, quel<br />

gruppo di pittori tedeschi che si erano stabiliti<br />

a Roma all’inizio dell’Ottocento, abitavano<br />

in un convento e giravano la città<br />

vestiti come Gesù Cristo. A differenza però<br />

dei Nazareni, la sua pittura non era affatto<br />

ispirata agli ideali estetici di Beato Angelico<br />

o Raffaello. Tutt’altro. Nei dipinti di Diefenbach,<br />

intrisi di un simbolismo oscuro e<br />

tellurico, le rocce e gli scogli di Capri si trasformano<br />

in un mondo di visioni tenebrose,<br />

tra grotte illuminate da improvvisi<br />

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