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0 Cop CAPRI 25 - Caesar Augustus

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INCONTRI<br />

30<br />

«Nel 2000, di ritorno dalla Cecenia dove<br />

fui arrestata, ho ricevuto a Napoli il premio<br />

europeo di giornalismo Eleonora Fonseca<br />

Pimentel. In quella occasione ho conosciuto<br />

la collega Lucia Annunziata che, con suo<br />

marito, aveva preso in affitto una casa a<br />

Capri. Me la prestò per scrivere il mio primo<br />

libro. Ci rimasi tre mesi, in assoluta solitudine.<br />

La magica atmosfera dell’isola mi<br />

ha aiutata a scrivere in fretta: in un altro<br />

posto non sarebbe stato possibile. Da allora,<br />

ogni anno, a primavera, torno a Capri<br />

per mettere nero su bianco le mie esperienze<br />

di giornalista. E non tocco mai la terraferma<br />

prima di finire il libro».<br />

Com’è la sua giornata-tipo caprese?<br />

«Regolata da una ferrea disciplina: sveglia alle<br />

sette, con il canto degli uccellini, uno<br />

spuntino veloce a base di Risolatte, un’ora di<br />

corsa, cappuccino al Piccolo Bar in Piazzetta<br />

e poi almeno quattro ore di lavoro. Dopo il<br />

pranzo, a base di pesce e verdure, riprendo a<br />

scrivere e mi concedo un’altra corsetta verso<br />

sera. Non vado mai a dormire dopo le 22».<br />

Una vita da atleta intellettuale, la sua…<br />

«Il percorso che faccio è sempre lo stesso:<br />

parto dalla zona alta di Capri, scendo in via<br />

Camerelle e arrivo a Punta Tragara. Una<br />

volta a Pizzolungo, dove c’è la casa di Curzio<br />

Malaparte, mi fermo vicino a un edificio<br />

abbandonato detto Noa Noa: pare fosse<br />

di un giornalista italiano e confesso che<br />

mi piacerebbe abitarci. Procedo facendo di<br />

corsa le scale, fino a giungere a le Grottelle,<br />

dal mio amico Luigi. Per me un punto di<br />

riferimento. Almeno una volta l’anno, poi,<br />

affronto la lunga passeggiata da Capri ad<br />

Anacapri: arrivare a piedi sul Monte Solaro<br />

è quanto di più suggestivo possa esserci. In<br />

cima c’è una pianura strepitosa».<br />

A. BISCARO - SIME/SIE<br />

Quali sono i suoi amici capresi?<br />

«Sicuramente Luigi e sua sorella: se la mattina<br />

non li vedo è come se mi mancasse<br />

qualcosa. E poi i netturbini, i commercianti,<br />

i ristoratori. Frequento abitualmente salumaio<br />

e pescivendolo ma anche le boutique:<br />

ho un debole per i marchi italiani. I<br />

miei preferiti sono Brunello Cucinelli per<br />

l’abbigliamento e Bottega Veneta per gli<br />

accessori. Entrambi fanno un prodotto di<br />

classe e durevole nel tempo, come questa<br />

borsa intrecciata ormai vintage che indosso<br />

con piacere».<br />

A proposito di borse, qual è il suo bagagliotipo<br />

quando viaggia in zone di guerra?<br />

«Ridotto all’essenziale. Compro molto sul<br />

posto. Se mi trovo in paesi di religione musulmana,<br />

metto gonne lunghe, un foulard<br />

in testa e ho sempre con me un sacchetto di<br />

plastica con dentro taccuino e telefono satellitare.<br />

Niente borse griffate».<br />

La suoneria del cellulare, una hit di Baghdad,<br />

riempie l’aria di allegria, come una<br />

melodia partenopea: «Dopo l’attacco militare<br />

Usa a Falluja, sono stata la prima giornalista<br />

occidentale ad entrare in città e mi<br />

sono fatta mandare questa canzone dai<br />

combattenti che ho conosciuto lì», racconta<br />

Anne. Contagiata dal “mal di Capri” che<br />

ha già colpito in passato illustri scrittori come<br />

Graham Green, che ad Anacapri scrisse<br />

L’americano tranquillo o Alberto Moravia,<br />

che rimase nel borgo da 1940 al 1944 e qui<br />

scrisse Agostino e 1934, anche Anne Nivat<br />

accarezza l’idea di un nido caprese: «Non<br />

escludo la possibilità di acquistare una piccola<br />

casa con il mio compagno». Per ora,<br />

arrivederci Capri. Al prossimo libro.

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