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Martha C. NUSSBAUM, Coltivare l'umanità. I classici, il ...

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<strong>Martha</strong> C. <strong>NUSSBAUM</strong>, <strong>Coltivare</strong> l’umanità. I <strong>classici</strong>, <strong>il</strong> multiculturalismo, l’educazione<br />

Sintesi critica: Il libro ruota attorno a tre concetti: Globalizzazione, multiculturalismo ed<br />

educazione contemporanea.<br />

Analisi dei termini<br />

a) La globalizzazione è una realtà irreversib<strong>il</strong>e e non risparmia nessun aspetto della Società umana.<br />

La globalità è ormai l'orizzonte cognitivo al quale nessuno può sottrarsi. Anche <strong>il</strong> tema<br />

dell'educazione ha dunque del tutto legittimamente una dimensione globale.<br />

b) L’altro termine, multiculturalismo, rimanda a una realtà sempre più animata da identità diverse,<br />

un mondo nel quale le culture sono sempre più vicine, sempre più interdipendenti. Una società<br />

multiculturale è data: dalla presenza di culture non occidentali, dal fatto che si è sempre più<br />

influenzati da tradizioni culturali di origine non europee, dal fatto che paesi non occidentali<br />

modellino forme di sv<strong>il</strong>uppo in occidente. (Si pensi alla 'latinizzazione' di alcune grandi città<br />

statunitensi, la medicina cinese…).<br />

c) All’ educazione si chiede oggi , tra i problema urgente, di riuscire a convivere in società sempre<br />

più multietniche (miscela multiculturale) e che si arrivi a concepire una cultura tollerante<br />

tentando di non rimanere aggrappati nella difesa della propria specificità culturale (identità<br />

culturale).<br />

Sfondo problematico<br />

Considerare <strong>il</strong> tema dell'educazione in una dimensione globale significa sv<strong>il</strong>uppare un'idea<br />

dell'educazione capace di guidarci nella comprensione di alcuni grandi problemi contemporanei,<br />

soprattutto quelli del conflitto tra universalismo e particolarità, tra eguaglianze e differenze, tra<br />

innovazione e tradizione. Parlare di insegnamento in una dimensione globale e multiculturale vuol<br />

dire ancora riuscire a dare senso e significato a una educazione al cosmopolitismo, soffermarsi<br />

sull’idea chiave di una cittadinanza del mondo, considerare l’insieme delle culture (anche quelle<br />

non occidentali) che oggi hanno necessità di convivere e di trovare modalità di dialogo in società<br />

sempre più multietniche. Importante ci pare pertanto considerare <strong>il</strong> rapporto tra istruzione e<br />

cittadinanza all’interno della formazione scolastica e universitaria, puntare anche su cultura<br />

umanistica per rendere l'istruzione all'altezza dei problemi che <strong>il</strong> nostro tempo crea intorno alla<br />

convivenza e ai diritti di cittadinanza.<br />

Sono questi i temi che l’educazione interculturale ha già fatto propri.<br />

Educazione globale e cittadinanza<br />

Tra gli autori che pongono un fermento innovativo e che ci spingono a vedere la pedagogia in una<br />

dimensione riformatrice interessante sembra l’apporto di <strong>Martha</strong> Nussbaum, con <strong>il</strong> bellissmo<br />

volume, <strong>Coltivare</strong> l’umanità, i <strong>classici</strong>, <strong>il</strong> multiculturalismo, l’educazione contemporanea., edito<br />

presso Carocci.<br />

Una lezione efficace e insieme una proposta interessante sulla globalizzazione è quella offerta da<br />

questa studiosa di Diritto e Etica all'Università di Chicago. Si tratta di un invito a "coltivare<br />

<strong>l'umanità</strong>" attraverso <strong>il</strong> dialogo e l'immedesimazione nelle diverse identità e culture .<br />

Il libro è insieme un'inchiesta approfondita sul mondo universitario americano e una proposta eticopolitica<br />

di una nozione complessa di "cittadinanza liberale" alla luce della quale avanzare proposte<br />

educative. Contraria ad un acritico e fut<strong>il</strong>e relativismo culturale, la studiosa si fa sostenitrice di una<br />

nuova cultura, complessa e flessib<strong>il</strong>e, capace di renderci "cittadini del mondo" promuovendo <strong>il</strong><br />

confronto dialogico tra etnie e culture diverse finora escluse dai sistemi educativi dell'occidente.<br />

Il mondo antico<br />

La proposta, pluralista e cosmopolita, della Nussbaum è assai efficace perché getta le sue radici<br />

proprio nella cultura classica.. Studiosa del mondo antico la Nussbaum tira fuori la sua proposta che


presenta in questo libro. Non si tratta di una ricetta, naturalmente, ma di un'analisi dello stato<br />

dell'arte (educativa) in America, un paese all'avanguardia nella miscela multiculturale. E di una<br />

riflessione sul metodo, nella quale protagonista è <strong>il</strong> mondo classico. In sintesi possiamo dire che<br />

quello della Nussbaum è <strong>il</strong> tentativo di ut<strong>il</strong>izzare gli autori della <strong>classici</strong>tà per mettere la loro lezione<br />

critica al servizio dell'insegnamento.<br />

Socrate, Aristotele e Seneca sono convocati da quest'autrice perché titolari di un'idéa<br />

dell'educazione capace di guidarci nella comprensione di alcuni grandi problemi contemporanei,<br />

soprattutto in quei conflitti tra universalismo e particolarità, tra eguaglianze e differenze, tra<br />

innovazione e tradizione.<br />

In <strong>Coltivare</strong> <strong>l'umanità</strong> la Nussbaum fa quindi la sua riflessione sulla cittadinanza concentrandosi in<br />

particolare su Socrate (con la sua idea di una "vita esaminata" costantemente aperta alla critica e<br />

all'autocritica) e sullo stoicismo antico: Cicerone e Seneca, in particolare, antesignani di una<br />

nozione allargata e cosmopolita di umanità, capace di guardare oltre, senza però svalutarle, la<br />

tradizione e la patria in cui casualmente ci è capitati di nascere.<br />

Una lezione di Metodo<br />

E’ innanzitutto quello dell’autoesame socratico. Un modo per riflettere e considerare la cultura di<br />

appartenenza in chiave critica, non una barriera di incomunicab<strong>il</strong>ità, ma al contrario con <strong>il</strong> metodo<br />

socratico, cioè della ragione critica ed etica, di sottoporre al vaglio tutti gli aspetti della vita<br />

all’interno di una cultura di appartenenza. Il superamento dell’ottica localistica è così una ragione<br />

per stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> contatto con una cittadinanza del mondo, di ispirazione aristotelica.<br />

La Nussbaum, in sintesi, si preoccupa del dialogo tra i vari retroterra e della necessità di attrezzare<br />

questo «umano» universale in modo da «coltivare» una formazione che produca adeguati «cittadini<br />

del mondo». Alla persona colta del modello Nussbaum si chiede non solo di amare le proprie radici,<br />

ma di conoscere quelle degli altri, di aggirare le barriere che esse creano, di decodificare la natura<br />

dei problemi che esseri umani diversi da noi vivono dentro le loro tradizioni. Il che suppone la<br />

capacità di mettere in discussione le nostre.<br />

Il punto di partenza di una formazione moderna e universale, ispiratrice di dialogo e tolleranza, sta<br />

dunque per la Nussbaum nell'«autoesame socratico». Un cittadino del mondo ha, almeno in ideale,<br />

una fedeltà al genere umano capace di prevalere, pur senza cancellarla, sulla fedeltà al gruppo di<br />

appartenenza. In una versione attenuata e realistica del comopolitismo bisogna almeno che le due<br />

fedeltà riescano a convivere pacificamente. E perché questa convivenza si realizzi, <strong>il</strong> valore<br />

pedagogico della «vita esaminata» di Socrate consiste proprio nel fatto che le tradizioni ereditate<br />

sono sottoposte a critica. L’educazione in un mondo sempre più internazionalizzato impone al<br />

cittadino vig<strong>il</strong>e di allargare la sua prospettiva al di fuori del suo gruppo.<br />

In sintesi, secondo <strong>il</strong> modello della Nussbaum, educazione umanistica non vuol dire solo<br />

imparare a ragionare con la propria testa, ma vuol dire anche oltrepassare l' angusta fedeltà al<br />

gruppo per interessarsi alla realtà di esistenze lontane. Non pensarsi innanzitutto come italiani,<br />

tedeschi, francesi, europei, americani, ma come esseri umani. Ciò comporta una grande quantità<br />

di conoscenza sui periodi storici precedenti, sulle culture non occidentali, sulle minoranze nel<br />

nostro paese, sulle differenze sessuali e di genere che la cultura umanistica, proprio per la sua<br />

non- specializzazione, è in grado di fornire. ( Importanti dunque nel libro i vari rapporti e i vari<br />

intrecci con le altre culture, ad esempio con la tradizione confuciana, con la sua concezione<br />

paternalistica del potere e la sua idea organica della società e della famiglia, offre <strong>il</strong> quadro<br />

ideologico più adatto per contenere gli effetti 'anarchici' contro le spinte disgregatrici<br />

dell'individualismo e del liberalismo occidentale. Oppure l’analisi del termine<br />

pietà/compassione, presente in tutte le f<strong>il</strong>osofie non solo occidentali <strong>il</strong> cui rappresentante per noi<br />

è Rousseau)


L’immaginazione narrativa:<br />

Occorre insegnare anche ai livelli superiori la capacità di decifrare la condizione degli altri gruppi<br />

attraverso l'immaginazione narrativa": "la capacità di immaginarsi nei panni di un'altra persona, di<br />

capire la sua storia personale, di intuire le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze". Una<br />

capacità di immedesimarsi in una persona o in una cultura senza condividerne tutti gli assunti.<br />

L'immaginazione narrativa consente di metterci nei panni dell'altro, attraverso quei processi di<br />

identificazione che ciascuno sperimenta quando legge un romanzo o si identifica con i vari<br />

personaggi. Finora abbiamo ascoltato l'altro quasi esclusivamente nella forma del colonialismo o<br />

del proselitismo. Mentre la relazione può esprimersi anche in direzioni che l'immaginazione che<br />

sopraggiunge quando si è in continuo contatto con storie molto diverse che obbligano a rivisitare le<br />

proprie convinzioni, i propri pregiudizi, le proprie acritiche persuasioni.<br />

<strong>Coltivare</strong> <strong>l'umanità</strong> in un mondo complesso e interdipendente significa comprendere come i<br />

bisogni e gli scopi comuni vengano realizzati in modo diverso e in circostanze diverse. Questo<br />

richiede sensib<strong>il</strong>ità, intelligenza, acume critico, oltre una grande quantità di conoscenze sui<br />

periodi storici precedenti, sulle culture non occidentali, sulle minoranze all'interno del proprio<br />

paese, sulle differenze sessuali e di genere,<br />

Le culture non occidentali<br />

Gli atteggiamenti pericolosi che lo studio delle culture non occidentali può produrre sono: quello<br />

dello sciovinismo descrittivo, quello del romanticismo descrittivo che comportano anche uno<br />

sciovinismo normativo….<br />

"Molti corsi di letteratura - scrive ancora la Nussbaum - nell'attuale mondo accademico si ispirano<br />

alle politiche dell'identità. Sotto l'etichetta di "multiculturalismo" - che si può riferire al legittimo<br />

riconoscimento della differenza umana e della varietà culturale - è emerso in alcuni casi un nuovo<br />

f<strong>il</strong>one contrapposto all'umanesimo, che celebra la differenza in modo acritico e nega la possib<strong>il</strong>ità di<br />

condividere interessi e idee, persino attraverso <strong>il</strong> dialogo e <strong>il</strong> dibattito.."Un "cittadino del mondo"<br />

non può intendere <strong>il</strong> multiculturalismo in questo modo. Deve invece vedere in ogni cultura e in<br />

ogni singolo individuo i tratti di una comune umanità, senza con questo accettare acriticamente tutto<br />

ciò che questa ha da esprimere e da proporre.<br />

Considerazioni finali:<br />

• la riscoperta dei <strong>classici</strong> in fondo sta a significare l’imprescindib<strong>il</strong>ità di una formazione<br />

umanistica su base f<strong>il</strong>osofica… I giovani hanno bisogno della f<strong>il</strong>osofia… Mentre si sta<br />

rischiando di accentuare l'indirizzo tecnico-scientifico delle nostre scuole medie, superiori e<br />

universitarie, emarginando arte, letteratura e f<strong>il</strong>osofia, perché non danno competenze specifiche<br />

• accanto al sapere tecnico-specialistico, si raccomanda un forte incremento del sapere f<strong>il</strong>osoficoumanistico<br />

sul modello socratico che non fornisce un sapere (Socrate si è sempre vantato della<br />

sua "dotta ignoranza"), ma la capacità di interrogare e di argomentare in forma autonoma, senza<br />

affidarsi a quei giudizi acritici<br />

• Questa educazione f<strong>il</strong>osofico- umanistica è oggi molto urgente, non tanto per compensare <strong>il</strong><br />

tecnicismo specialistico, quanto per riuscire a convivere in società sempre più multietniche<br />

dove, senza una cultura ampia, critica e perciò tollerante, sarà sempre più diffic<strong>il</strong>e coabitare se si<br />

resta aggrappati nella difesa della propria specificità.<br />

• pensare con la propria testa, recupero di quella tradizione f<strong>il</strong>osofica che, presupponendo una<br />

educazione di tipo “liberale" se libera la mente dalle catene dell'abitudine e della tradizione,<br />

quando questa è solo espressione di pigrizia mentale e di chiuso recinto che non fa capir nulla<br />

dell'altro.


• Essere un buon cittadino, infatti, significa oggi saper padroneggiare le tecniche di ragionamento,<br />

se non si vuole che la democrazia si estingua. E questo perché le scelte che occorre fare nelle<br />

società complesse chiedono ai cittadini un buon livello di competenza, altrimenti <strong>il</strong> voto avviene<br />

su base emotiva, nel senso che si vota a destra o a sinistra come si tiene al M<strong>il</strong>an o all'Inter. E<br />

allora la democrazia non c'è più, non per la minaccia della<br />

• Le scuole devono educare la capacità di giudicare criticamente se stessi e le proprie tradizioni.<br />

Ciò significa non accettare alcuna credenza come vincolante solo perché è stata trasmessa dalla<br />

tradizione ed è divenuta fam<strong>il</strong>iare con l'abitudine. Significa mettere in gioco tutte le credenze e<br />

accettare soltanto quelle che resistono alle richieste di coerenza e di giustificazione razionale.<br />

Per esercitare questa capacità occorre saper ragionare correttamente, verificare la coerenza<br />

dell'argomentazione<br />

• insomma in un mondo in cui ogni persona sembra trasformarsi in un software umano che si sta<br />

producendo, pericoloso, privo di umanità, occorre che i giovani siano abituati a pensare con la<br />

propria testa e a giudicare criticamente se stessi e le proprie tradizioni.

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