La mostra di Claudio Magris - Il Rossetti
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nella Venezia <strong>di</strong> Proust! Ma qui sta il fascino del<br />
testo e il coraggio del suo autore, attore e regista.<br />
Anche Baudelaire, la Bibbia ed Euripide appartengono<br />
qui, non più alla letteratura, ma al puro<br />
dramma del vivere.<br />
L’Alcesti euripidea assume qui caratteri cristologici,<br />
anche se la colpa – vero motore tematico<br />
dell’opera (perché ci auto<strong>di</strong>struggiamo? Perché<br />
siamo colpevoli) fa pensare più ad Anassimandro<br />
che al Genesi («la colpa era là, prima <strong>di</strong> tutto –<br />
fare è innocente, essere è colpa»), e lascia spazio a<br />
una redenzione solo incompiuta.<br />
Ciò che è compiuto è invece il piccolo capolavoro,<br />
centro <strong>di</strong> tensioni enormi, che ne è uscito. Autore<br />
<strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> pagine impeccabili, <strong>Magris</strong> avverte<br />
sempre più, anno dopo anno, il bisogno <strong>di</strong> sacrificare<br />
ogni impeccabilità affinchè il dono <strong>di</strong> sé sia<br />
totale. E la totalità <strong>di</strong> un uomo è sempre peccabile.<br />
Questo fa <strong>di</strong> lui l’unico vero maestro, forse,<br />
della nostra cultura.<br />
da “<strong>Il</strong> Giornale” del 24 maggio 2001<br />
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