La mostra di Claudio Magris - Il Rossetti
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gliai il titolo: scrissi L’altro mare. Ai redattori<br />
della rivista Millelibri il lapsus sfuggì e io stesso<br />
me ne accorsi solo quanto un giornalista del settimanale<br />
<strong>Il</strong> sabato mi accusò dell’errore dopo avermi<br />
incluso tra i cospiratori <strong>di</strong> un complotto e<strong>di</strong>toriale<br />
anti-<strong>Magris</strong>, campione della concorrenza<br />
giornalistica. Cercai <strong>di</strong> ricostruire i motivi del<br />
lapsus e trovai una plausibile spiegazione. Nel<br />
periodo in cui mi accingevo a scrivere la recensione<br />
<strong>di</strong> Un altro mare riguardavo alcuni libri <strong>di</strong><br />
<strong>Magris</strong> e tra essi L’altra ragione. Tre saggi su<br />
Hoffmann (E<strong>di</strong>zioni Stampatori, Torino 1978):<br />
questo titolo può avermi indotto a scrivere L’altro<br />
mare. Ma più ancora il lapsus può essere stato<br />
provocato dal fatto che in quel medesimo tempo<br />
leggevo e rileggevo le poesie <strong>di</strong> Emily Dickinson,<br />
la segregata del New England. Mare e fiumi non<br />
mancano nelle sue liriche: ne cito una, bellissima:<br />
«<strong>Il</strong> mio fiume corre a te -/azzurro mare, mi vorrai<br />
ricevere?/ <strong>Il</strong> mio fiume è in attesa <strong>di</strong> risposta - /Ti<br />
prego mare, accoglimi benigno! /Ti porterò<br />
ruscelli/ dai nascon<strong>di</strong>gli umbratili – Mare, ti<br />
prego – pren<strong>di</strong>mi!».<br />
Ero sicuro che <strong>Magris</strong> fosse consapevole <strong>di</strong> questa<br />
<strong>di</strong>mensione acquatica <strong>di</strong>ckinsoniana, <strong>di</strong> grande<br />
forze simbolica, anche senza averne scritto. Tanto<br />
sicuro da non cercare tra i suoi testi se vi fossero<br />
pagine su Emily. Non pensai invece che il titolo<br />
Un altro mare potesse derivare letteralmente da<br />
un testo della Dickinson, che pure avevo sotto gli<br />
occhi. E inconsapevolmente saltai l’ostacolo annidato<br />
come un fantasma nei miei an<strong>di</strong>rivieni<br />
<strong>Magris</strong>-Dickinson-<strong>Magris</strong>. Se l’ispirazione ci sia<br />
stata non lo so, e quando ho interpellato <strong>Magris</strong><br />
lui ne aveva negato recisamente l’eventualità.<br />
Peraltro, all’uscita <strong>di</strong> Un altro mare, intervistato<br />
da Giulio Nascimbeni (Corriere della sera, 15 settembre<br />
1991), <strong>Magris</strong> spiegò il significato del<br />
titolo senza alcun riferimento alla Dickinson. <strong>Il</strong><br />
mio nodo mentale <strong>di</strong> trasferì in un lapsus e arbitrariamente<br />
venne fuori L’altro mare, cioè il mare<br />
<strong>di</strong> <strong>Magris</strong>. E mi sembra d’obbligo a questo punto<br />
de<strong>di</strong>care a voi, pubblico, e a <strong>Magris</strong>, dopo aver<br />
derubato spazio a <strong>La</strong> <strong>mostra</strong> e al suo mare, i versi<br />
<strong>di</strong> Emily che sono all’origine del lapsus: “Come se<br />
il mare separandosi/svelasse un altro mare/questo<br />
un altro, ed i tre/solo il presagio fossero/d’un infinito<br />
<strong>di</strong> mari/non visitati da riva/il mare stesso al<br />
mare fosse riva – questo è l’eternità”. Sarebbe<br />
troppo cercare in questi versi tra “mari”, “presagio”,<br />
“infinito”, “eternità”, la cifra nel tappeto<br />
che <strong>di</strong>stingue la ricerca <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o <strong>Magris</strong>?<br />
Sarebbe una forzatura indebita allineare quelle<br />
quattro parole al lessico che scorre nel tessuto<br />
verbale dello scrittore triestino? Certamente: le<br />
parole sono <strong>di</strong> tutti, quali più e quali meno o per<br />
nulla fraterne, vanno e vengono, partono e ritornano<br />
in circuiti insondabili, mosse da ragioni<br />
spesso impren<strong>di</strong>bili. Ma quelle parole, in cui<br />
<strong>Magris</strong> riconoscerebbe un suono fraterno oltre le<br />
parole stesse, richiamano uno sguardo sul mondo<br />
– il suo – che <strong>di</strong> libro in libro costruisce un’epica<br />
laicità della finitu<strong>di</strong>ne.<br />
da “<strong>Il</strong> Piccolo” del 13 settembre 2002. <strong>Il</strong> testo è<br />
stato scritto da Enzo Golino per la presentazione<br />
de “<strong>La</strong> <strong>mostra</strong>” <strong>di</strong> <strong>Magris</strong> alla Biblioteca<br />
Comunale Centrale <strong>di</strong> Firenze.<br />
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