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La mostra di Claudio Magris - Il Rossetti

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78 pare ai destini della cosa pubblica. <strong>Magris</strong> si è<br />

schierato, dentro e fuori l’istituzione parlamentare,<br />

sia pure lavorando in sintonia con il<br />

Centrosinistra, sempre e solo con le proprie idee,<br />

animate da spiriti liberaldemocratici, o socialdemocratici<br />

non collocabili in schemi precostituiti.<br />

E lo <strong>di</strong><strong>mostra</strong> un caso macroscopico, il suo intervento<br />

del 1975 contro l’aborto, come aveva fatto<br />

Pasolini, con argomentazioni ben <strong>di</strong>verse per<br />

finezza, grazia, intelligenza e responsabilità civile<br />

da quelle molto più rozze d’impronta talebanica<br />

manifestate da alcuni fronti politici d’allora.<br />

Altro esempio: le riflessioni sul terrorismo, la<br />

paura, il coraggio dopo l’attentato dell’11 settembre<br />

2001 alle Twin Towers le ho interpretate<br />

come un’alta lezione <strong>di</strong> neoumanesimo occidentale<br />

che deve fronteggiare i demoni da esso stesso<br />

creati. Infine, la denuncia (Corriere della sera, 30<br />

novembre 2001) che non si può essere in<strong>di</strong>fferenti<br />

al Male, così motivando l’intenzione <strong>di</strong> togliere la<br />

sua foto dalla parete del caffè triestino – il glorioso<br />

Caffè San Marco, “arca <strong>di</strong> Noè della Mitteleuropa”<br />

– dove ha passato ore e ore a scrivere i<br />

suoi articoli, i suoi libri, a parlare con gli studenti,<br />

perché il locale avrebbe ospitato un <strong>di</strong>battito a<br />

cui partecipava una ex SS della Divisione<br />

Charlemagne. Per definire l’atteggiamento <strong>di</strong><br />

<strong>Magris</strong> verso la politica ricordo volentieri un pensiero<br />

<strong>di</strong> Lionello Trilling, un intellettuale americano<br />

<strong>di</strong> tendenze liberali […] il nostro destino, bene<br />

o male, è politico. Non è quin<strong>di</strong> un destino felice,<br />

anche se può suonare eroico, ma non v’è modo <strong>di</strong><br />

sfuggirlo, e l’unico modo <strong>di</strong> sopportarlo sta<br />

nell’introdurre a forza nella nostra definizione<br />

della politica ogni attività umana ed ogni detta-<br />

glio <strong>di</strong> tutte le attività umane. Nel fare questo vi<br />

sono evidenti pericoli, ma pericoli anche maggiori<br />

vi sono nel non farlo. Se non insistiamo che la<br />

politica è immaginazione ed intelligenza sono<br />

fatti politici, e d’un genere che non gra<strong>di</strong>remo<br />

affatto”. (Lionel Trilling, <strong>La</strong> letteratura e le idee,<br />

Einau<strong>di</strong>, Torino, 1962).<br />

Si sarà capito, da questa lunga citazione, che<br />

l’idea <strong>di</strong> politica che a mio giu<strong>di</strong>zio unisce <strong>Magris</strong><br />

e Trilling non è quella che abbiamo sotto gli occhi<br />

quoti<strong>di</strong>anamente né quella praticata negli ambulacri<br />

vespeschi <strong>di</strong> Porta a porta. Del resto, analizzando<br />

il linguaggio etico-politico <strong>di</strong> <strong>Magris</strong>, risulta<br />

senz’ombra <strong>di</strong> dubbio la sua <strong>di</strong>stanza dalle formule<br />

correnti del gergo politico. E credo sarebbe<br />

d’accordo l’autore <strong>di</strong> Utopia e <strong>di</strong>sincanto<br />

(Garzanti, Milano 1999) nell’apprezzare l’opinione<br />

<strong>di</strong> V.S. Naipaul incastonata nel <strong>di</strong>scorso<br />

d’accettazione del Premio Nobel 2001 per la<br />

Letteratura: “Là dove il gergo trasforma le questioni<br />

vive in astrazioni e là dove il gergo finisce<br />

per competere con il gergo, il popolo non ha una<br />

causa. Ha soltanto nemici”. (Leggere e scrivere,<br />

Adelphi, Milano, 2002). Vorrei terminare, e chiedo<br />

licenza, con un ricordo personale che riguarda<br />

il mare, ancora il mare, amniotico protagonista<br />

delle narrazioni <strong>di</strong> <strong>Magris</strong>, culla primor<strong>di</strong>ale in<br />

cui le marginalità da lui narrate cercano <strong>di</strong> riacquistare<br />

il senso del centro perduto. Nel novembre<br />

1991 (Millelibri n.47, ora in Sottotiro, 48<br />

stroncature, Manni, Lecce 2002, pag, 26, e a<br />

pagina 189 la replica <strong>di</strong> <strong>Magris</strong> <strong>di</strong>eci anni dopo)<br />

pubblicai una severa recensione <strong>di</strong> Un altro mare<br />

e ho già detto che il romanzo non mi aveva persuaso.<br />

Per due volte nel corso dell’articolo sba-

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