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La mostra di Claudio Magris - Il Rossetti

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76 barocche risonanze dell’analogo lutto vissuto da<br />

<strong>Magris</strong> con la scomparsa della moglie Marisa<br />

Ma<strong>di</strong>eri.<br />

“Bohémien da strapazzo”, Tmmel incarna il rifiuto<br />

degli agi borghesi, del conformismo sociale e<br />

familiare, la ribellione dell’anarchismo. Vende i<br />

suoi quadri per una cena o un calice <strong>di</strong> vino,<br />

riducendosi a patetico zimbello <strong>di</strong> osteria.Si considera<br />

un pittore finito per almeno quin<strong>di</strong>ci anni,<br />

ma nel 1941 torna ad esporre. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>rettore del<br />

manicomio triestino dove Timmel è stato a lungo<br />

ricoverato (fino alla morte avvenuta nel 1949), si<br />

ispira alle idee <strong>di</strong> Franco Basaglia, ma appare<br />

piuttosto un suo replicante imbecille, una caricatura<br />

dell’originale. E proprio nel manicomio –<br />

improvvisandone una funzione museale – organizza<br />

la prima <strong>mostra</strong> postuma <strong>di</strong> Timmel per<br />

ricordare l’artista che invece ha voluto vivere<br />

nella <strong>di</strong>menticanza <strong>di</strong> sé. L’intreccio <strong>di</strong> almeno tre<br />

livelli temporali, la babele linguistica <strong>di</strong> voci singole<br />

e <strong>di</strong> intermezzi corali, tracciano via via e<br />

commentano la vicenda <strong>di</strong> Timmel evocando<br />

nomi, date, amicizie, versi <strong>di</strong> Baudelaire e <strong>di</strong><br />

Euripide, filastrocche e proverbi, gemme lessicali<br />

in <strong>di</strong>aletto triestino assai espressive (“infogonà”,<br />

“desmentegar”), estasi e rabbie.<br />

Artefice <strong>di</strong> questo magma eruttato da una ispirazione<br />

densa <strong>di</strong> pathos, <strong>Magris</strong> percorre il confine<br />

tra ragione e follia sul qual vive, in bilico, il suo<br />

protagonista; nutre <strong>di</strong> storie e memorie l’amalgama<br />

quasi onirico <strong>di</strong> fantasia e realtà; esplora il<br />

<strong>di</strong>fficile crinale che separa e unisce amore e<br />

morte. Lo sguardo fisso a ogni sorta <strong>di</strong> marginalità<br />

esistenziale, geografica, culturale, <strong>Magris</strong><br />

scruta com’è suo costume, per trarne in<strong>di</strong>zi e pre-<br />

sagi, quel vuoto oscuro generato dalla per<strong>di</strong>ta del<br />

centro, motore <strong>di</strong> ogni decadenza, gran<strong>di</strong>osa o<br />

infima che sia.<br />

Per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> cui anche Timmel patisce, vittima del<br />

lutto e della demenza, <strong>di</strong> una Storia troppo<br />

schiacciante per le sue gracili spalle, per la sua<br />

tempra evanescente. Con la strenua luci<strong>di</strong>tà che<br />

lo <strong>di</strong>stingue, <strong>Magris</strong> ha chiarito in una intervista a<br />

Franco Marcoal<strong>di</strong> la fase creativa <strong>di</strong> quest’ultimo<br />

periodo e quin<strong>di</strong> anche la fase che ha presieduto<br />

alla scrittura <strong>di</strong> <strong>La</strong> Mostra. Ho come l’impressione<br />

che per me, in questo momento, l’unica possibilità<br />

<strong>di</strong> scrivere inventando consista nel raccogliere<br />

schegge <strong>di</strong> cose fatte a pezzi con l’ascia. Si<br />

va sulla riva del mare e si vede che alcune <strong>di</strong><br />

quelle schegge sono meravigliose e altre delle porcherie.<br />

E le si mette insieme. Naturalmente sono<br />

consapevole del fatto che tutto ciò fa a pugni con<br />

un’altra parte della mia natura: morale, intellettuale,<br />

sistematica. (<strong>La</strong> Repubblica, 6 giugno<br />

2001).<br />

Natura che <strong>Magris</strong> aveva già delineato in “due<br />

componenti molto <strong>di</strong>verse, antitetiche e contrad<strong>di</strong>torie”<br />

in una lettera a Ernestina Pellegrini precisando<br />

la componente epica [...] omerica e tolstoiana:<br />

il senso, nonostante tutto, dell’unità della<br />

vita del mondo […]. E, all’opposto, il senso<br />

kafkiano, il senso del negativo, del frammento,<br />

del nulla; il desiderio <strong>di</strong> sparire, la sensazione <strong>di</strong><br />

non poter rappresentare, il silenzio, l’assenza,<br />

l’oblio”. (Epica sull’acqua).<br />

Non vorrei eccedere i simbolismi né produrre<br />

oscure glosse dov’è chiara sentenza. Comunque,<br />

non si potrà negare che persino nell’intervista che<br />

ho citato <strong>Magris</strong> senta il bisogno <strong>di</strong> parlare del

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