Vito Timmel - “Disegni dal labirinto” per gentile concessione <strong>di</strong> Antonio Sofianopulo e Na<strong>di</strong>a Bassanese
e il pittore Giorgio Bolaffio. «Anche Timmel – aggiunge Stuparich – si sedeva spesso al nostro tavolo sfoderando violenti paradossi nel suo gergo scolorito e sboccato». Può essere che Timmel abbia incontrato Saba nelle sale del caffè: nel 1919 si ritroveranno nello splen<strong>di</strong>do, restaurato, “Cinema Italia”, Timmel come autore della decorazione e dell’eccezionale ciclo delle “Maschere”, Saba come gestore del nuovo cinematografo, incarico che gli aveva affidato il cognato, l’impresario Wölfer-Lupi. Fino all’avvento del Fascismo gli artisti triestini avevano anche una sede “istituzionale”-corporativa, dove si ritrovavano: “<strong>Il</strong> Circolo Artistico”. Fondato nel 1884 da tutti i maggiori pittori e scultori triestini dell’epoca, ma anche dall’èlite degli architetti, dal 1891 ha sede nell’elegante e spaziosa “sala Fenice” progettata da Ruggero Berlam (che <strong>di</strong>viene anche presidente del Circolo). In quegli anni ha più <strong>di</strong> 600 soci. All’allestimento della nuova sede partecipano, tra gli altri, anche i pittori Vito Timmel e Cesare Sofianopulo, i due protagonisti della Mostra <strong>di</strong> <strong>Magris</strong>, anche nella versione teatrale allestita dal Teatro Stabile <strong>di</strong> Prosa della regione Friuli- Venezia Giulia, per la regia <strong>di</strong> Tonino Calenda. Al Circolo Marcello Mascherini presenterà – ma Gian Matteo Campitelli qualche decennio dopo, nel 1925, e in altra sede – la sua prima personale. <strong>Magris</strong> configura una sorta <strong>di</strong> “sodalizio” intorno a Timmel formato oltre che da Sofianopulo (<strong>di</strong> cui è storicamente assodata l’attenzione che ebbe nei confronti dell’infelice collega, specialmente negli ultimi anni della sua esistenza, dal 14 luglio del 1946, quando viene ricoverato per l’ultima volta al manicomio <strong>di</strong> San Giovanni, sino alla morte, avvenuta alle ore 9.45 del primo gennaio del 1949), anche da due altri docenti <strong>di</strong> storia dell’arte-pittori come Gian Matteo Campitelli e Renato Baroni ed un artista della nuova generazione: lo scultore Marcello Mascherini, che è nato a U<strong>di</strong>ne nel 1906 ed è più giovane degli altri quattro <strong>di</strong> 18-20 anni. Uno dei luoghi d’incontro – prima dell’internamento – è l’osteria “<strong>La</strong> Sardella”, in via Delle Vecchie Beccherie, citato da Timmel nel suo Magico taccuino, che scrive tra la metà degli anni Venti e il 1936 (e sarà pubblicato, nel 1973, dallo Zibaldone <strong>di</strong> Anita Pittoni, con saggi <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o <strong>Magris</strong>, dei coniugi Basaglia e <strong>di</strong> Michele Zanetti). Anche se è impensabile che alla “Sardella” abbiano mai messo piede lo “snob” Sofianopulo o il “baciapile” Campitelli, il delineato “sodalizio Timmel & Co.” ha comunque tutte le caratteristiche delle tra<strong>di</strong>zionali aggregazioni degli artisti triestini: pluralismo <strong>di</strong> culture e <strong>di</strong> identità nazionali (Timmel è un tedesco, nato a Vienna, Sofianopulo è <strong>di</strong> nazionalità e <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza greca, Campitelli è un istriano – è nato a Valle, a pochi chilometri da Pola con ascendenti dell’Italia centrale, Baroni è un trentino della Val 57