La mostra di Claudio Magris - Il Rossetti
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Conversazione con Antonio Calenda<br />
«Un testo che è libretto d’opera, e contemporaneamente<br />
comme<strong>di</strong>a surreale, dramma, e letteratura,<br />
ma una letteratura in movimento, perché la<br />
parola <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o <strong>Magris</strong> sulla scena <strong>di</strong>venta atto,<br />
con forza. Un testo in cui attraverso generi e linguaggi<br />
<strong>di</strong>versi, si dà voce a emozioni struggenti,<br />
come a momenti <strong>di</strong> fantasiosa ironia, e che procede<br />
per flash, tasselli <strong>di</strong> memoria, immagini, sogni,<br />
come se il tempo e lo spazio, per questo racconto,<br />
non fossero categorie plausibili... <strong>La</strong> <strong>mostra</strong> offre<br />
induzioni e spazi amplissimi per <strong>di</strong>ventare materia<br />
teatrale, e ciò nel momento della messinscena<br />
va assecondato, liberando il respiro creativo, la<br />
fantasia, la poesia».<br />
Antonio Calenda ha amato fin dalla prima lettura<br />
<strong>La</strong> <strong>mostra</strong> <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o <strong>Magris</strong>, testo che per il<br />
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è <strong>di</strong>ventato<br />
punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> un rilevante impegno produttivo,<br />
e che giunge ora al palcoscenico della<br />
Sala Bartoli.<br />
«È stato emozionante allestire <strong>La</strong> <strong>mostra</strong> – continua<br />
infatti il regista – innanzitutto perché rappresenta<br />
un incontro bellissimo e importante fra il<br />
nostro Teatro e un grande autore qual è Clau<strong>di</strong>o<br />
<strong>Magris</strong>. Poi per i talenti e le energie che abbiamo<br />
potuto comporre nella compagnia d’interpreti,<br />
che ritengo adatta a dar corpo a un progetto<br />
inconsueto come questo, e che trova due maestri<br />
<strong>di</strong> rilievo in Roberto Herlitzka e Mario<br />
Maranzana»<br />
Interpreti che l’hanno seguita lungo linee<br />
registiche che si scostano dal naturalismo e<br />
che hanno affrontato i personaggi senza<br />
rimanere rigidamente legati a percorsi razio-<br />
nali…<br />
<strong>di</strong> <strong>Il</strong>aria Lucari<br />
«In questo spettacolo, l’irrazionalità (un’irrazionalità<br />
pensata, ovviamente) è il fondamento <strong>di</strong> un<br />
sogno che ho voluto gli attori creassero e vivessero<br />
assieme al pubblico. È lo stesso autore a sottolineare<br />
come per <strong>La</strong> <strong>mostra</strong> non sia stato possibile<br />
seguire una struttura ipotattica, esprimere una<br />
consequenzialità, un mondo <strong>di</strong> pensieri organizzati<br />
secondo logica causalità. Per raccontare Vito<br />
Timmel è stato necessario invece ricorrere a una<br />
scrittura notturna, vitale, non filtrata. Proprio<br />
perché al centro del testo è l’universo interiore del<br />
protagonista, ricco d’emozioni, vibrazioni, contrad<strong>di</strong>zioni,<br />
animato <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>, voci, sogni, dolenze.<br />
Lo spettacolo fa propria questa <strong>di</strong>mensione e<br />
si evolve come se ci si inoltrasse nel mistero <strong>di</strong><br />
una coscienza, nella mente <strong>di</strong> Timmel, fra le luci<br />
e le ombre <strong>di</strong> un “Io” che sta precipitando nella<br />
follia».<br />
Vito Timmel è simbolo <strong>di</strong> una particolare<br />
con<strong>di</strong>zione esistenziale.<br />
«<strong>Il</strong> personaggio <strong>di</strong> Timmel ha una notevole<br />
<strong>di</strong>mensione teatrale e ci permette <strong>di</strong> portare in<br />
scena una con<strong>di</strong>zione esistenziale molto affascinante:<br />
l’incapacità <strong>di</strong> sopportare la forza dei sentimenti<br />
e delle passioni, da cui egli resta quasi<br />
accecato, a causa <strong>di</strong> un’acuita sensibilità.<br />
In effetti è <strong>di</strong> questo tema, che si sostanzia la trage<strong>di</strong>a:<br />
l’impossibilità <strong>di</strong> affrontare l’incongruenza<br />
dell’esistere (un tema che trova forti assonanze<br />
con quel filone novecentesco, che a teatro denuncia<br />
dolorosamente l’assur<strong>di</strong>tà della vita), l’inca-<br />
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