La mostra di Claudio Magris - Il Rossetti
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meglio <strong>di</strong> Vienna. Qualche volta ha durezza, protesta,<br />
ma in modo nobile, includendo se stesso fra<br />
coloro che vorrebbe criticare.<br />
Spesso usa nelle sue opere personaggi realmente<br />
esistiti: qui Timmel ma anche Sofianopulo<br />
e Mascherini, che ha conosciuto<br />
<strong>di</strong>rettamente. È più <strong>di</strong>fficile operare creativamente<br />
su figure storiche?<br />
Ho conosciuto poco Sofianopulo, Mascherini<br />
invece era un caro amico <strong>di</strong> mio padre. Più che<br />
<strong>di</strong>fficoltà ci può essere un po’ <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zio verso<br />
chi scrive <strong>di</strong> personaggi veramente esistiti. A mio<br />
parere, che si scriva <strong>di</strong> figure reali o inventate, ciò<br />
non ha alcuna attinenza col risultato finale: un<br />
libro può essere comunque bello, brutto, capolavoro...<br />
Da sempre personaggi veri popolano la letteratura<br />
e il teatro: ne hanno scritto Schiller,<br />
Manzoni, Tolstoj... Un personaggio che ha una<br />
collocazione storica pone solo alcuni limiti<br />
all’invenzione (Tomizza, ad esempio, non avrebbe<br />
potuto dare un lieto fine a Gli sposi <strong>di</strong> via <strong>Rossetti</strong><br />
perché si sa che gli sposi furono assassinati), però<br />
credo che arte sia anche conciliare libertà con<br />
limiti <strong>di</strong> genere, <strong>di</strong> forma. Ci sono personaggi che<br />
interessano molto per il complesso della loro figura<br />
nella storia, e altri che uno prende perché colpito<br />
da un dettaglio. Per esempio Sofianopulo,<br />
qui, mi interessava proprio per la combinazione<br />
positiva <strong>di</strong> creatività, fraternità, bizzarria anche<br />
gigionesca: non c’è la pretesa <strong>di</strong> raccontare tutto<br />
il personaggio.<br />
Come <strong>di</strong>ceva Svevo, la vita è originale, più <strong>di</strong> ciò<br />
che posso inventare... Basta guardare la storia <strong>di</strong><br />
Timmel, il funerale nel giorno <strong>di</strong> capodanno, la<br />
buffa e profonda amicizia con Sofianopulo: non<br />
sono mie invenzioni. Questo è il punto: la vita<br />
può permettersi quegli ar<strong>di</strong>menti d’invenzione<br />
che farebbero apparire l’autore esagerato.<br />
Alla delicata figura <strong>di</strong> Maria, prima moglie <strong>di</strong><br />
Timmel è de<strong>di</strong>cato un commovente canto<br />
d’amore espresso attraverso le parole <strong>di</strong><br />
Euripide. Perché questa citazione?<br />
È la storia <strong>di</strong> Alcesti, che muore affinché il marito<br />
viva e della colpa dell’uomo che ne approfitta.<br />
Alcesti è simbolo <strong>di</strong> tutte o molte donne, che<br />
hanno vissuto meno, affinché il loro uomo potesse<br />
vivere <strong>di</strong> più. Sento molto questa parte d’ombra...<br />
<strong>La</strong> citazione d’Euripide avviene pure per altri<br />
motivi. Dovevo raccontare una grande figura<br />
femminile, un amore immenso e contemporaneamente<br />
colpevole, perché mescolato alla debolezza<br />
struggente e anche ignobile dell’uomo. È talmente<br />
forte in ciò il richiamo ad Alcesti, che sembrava<br />
sciocco <strong>di</strong>menticarlo. Poi la citazione è anche un<br />
argine: forse temevo scrivendo, <strong>di</strong> essere travolto<br />
dall’emotività, poiché nel testo ho metaforizzato<br />
cose estremamente e violentemente personali.<br />
Infine ritengo che esistano preziose e rare versioni<br />
poetiche d’altri, che <strong>di</strong>cono sulla nostra vita più<br />
<strong>di</strong> quanto possiamo con le nostre parole: è un po’<br />
come la preghiera, per un religioso l’Ave Maria<br />
non è meno forte e personale delle sue proprie<br />
parole. <strong>Il</strong> mio scopo non è suscitare ammirazione<br />
per me scrivente, ma che il testo <strong>di</strong>ca ciò che mi<br />
sta a cuore. Meglio se una citazione mi aiuta.<br />
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