La mostra di Claudio Magris - Il Rossetti
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molto capito. Sono intervenuto quando mi hanno<br />
chiesto qualcosa, ma non ho sentito mai <strong>di</strong> dover<br />
spiegare.<br />
<strong>Il</strong> testo certo è mio, lo spettacolo però è un po’<br />
mio, un po’ <strong>di</strong> Calenda, <strong>di</strong> Herlitzka, <strong>di</strong><br />
Maranzana. Io agisco da autore, la messinscena è<br />
compito loro. Lo stesso mi accade con i traduttori:<br />
do qualche chiarimento, poi il lavoro è loro.<br />
Mi riconosco in pieno nell’impostazione dello<br />
spettacolo, nelle idee registiche, nel lavoro <strong>di</strong><br />
Herlitzka che sta interpretando Timmel in modo<br />
straor<strong>di</strong>nario, in quello <strong>di</strong> Maranzana, che ha<br />
colto a fondo la parte fra il fraterno e lo scurrile<br />
<strong>di</strong> Sofianopulo. Poi accade che nel corso della<br />
messinscena, si scopre sempre qualcosa <strong>di</strong> nuovo<br />
e questo è affascinante. Sono colpito dal fatto che<br />
solo per il tono con cui l’attore <strong>di</strong>ce certe cose, il<br />
lavoro acquista un ritmo, una <strong>di</strong>mensione che<br />
non solo rende giustizia al testo, ma anche gli dà<br />
senso, lo arricchisce... Mentre seguo le prove, sono<br />
portato a riandare non solo al libro, ma a qualcosa<br />
<strong>di</strong> più conturbante per me, ed è il momento in<br />
cui l’ho scritto, il vissuto che si è metabolizzato<br />
nelle pagine de <strong>La</strong> <strong>mostra</strong>. C’è allora un’emozione<br />
autentica, perché non riguarda la piccola<br />
vanità d’autore, ma l’intensità del vissuto. <strong>Il</strong> vissuto,<br />
i sentimenti a teatro possiedono una forza<br />
speciale, <strong>di</strong>ventano storia, voce, corpo, movimento...<br />
Che cosa l’ha affascinata del Timmel uomo e<br />
artista?<br />
Più d’ogni cosa mi ha colpito il fatto che Timmel<br />
vivesse così intensamente la vita da poterla trova-<br />
re insostenibile: mi ha affascinato questa sua<br />
“regale ab<strong>di</strong>cazione”. Tutto forse è nato da una<br />
frase, in cui <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare tutto,<br />
quando invece stava <strong>di</strong>menticando per malattia:<br />
trasfigura un sintomo clinico, in un desiderio <strong>di</strong><br />
libertà...<br />
È talmente anarchico da non voler nemmeno<br />
impegnarsi nella vita, vuole essere “una cosa”.<br />
Perciò ho inserito nel testo un “coro <strong>di</strong> se<strong>di</strong>e”: a<br />
volte si desidera essere oggetti, per non soffrire,<br />
per non sentire nulla. Ecco mi colpiscono le persone<br />
che “sentono” in modo così intenso, da essere<br />
costrette a rinunciare alla vita vera. Timmel<br />
arriva a desiderare la schiavitù. Un’aspirazione<br />
incon<strong>di</strong>visibile in cui c’è però qualcosa <strong>di</strong> molto<br />
commovente: una brama <strong>di</strong> essere bambini, <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>pendere, per essere felici... Così in questo “no”<br />
alla vita reale, si sente un immenso amore per la<br />
vita. Come se per chi ha troppa sensibilità,<br />
l’unica soluzione fosse quella <strong>di</strong> ottundersi: soluzione<br />
sbagliata, ma che contiene una grande<br />
verità esistenziale.<br />
Timmel nel suo “ab<strong>di</strong>care” non è affatto apatico...<br />
<strong>La</strong> sua vitalità non è quella banale, trionfante e<br />
“muscolosa”, ma quella interiore e sempre così<br />
insi<strong>di</strong>ata, scalcagnata, minacciata da tutto, da noi<br />
stessi, dal mondo <strong>di</strong> fuori, dalla nostra debolezza<br />
fisica e psicologica... In Timmel c’è pure un che <strong>di</strong><br />
riottoso, quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>mensione dell’osteria,<br />
dell’amicizia. Invece non è mai rabbioso: mi<br />
incanta che cerchi fino all’ultimo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che tutto<br />
è bellissimo, che l’Ospedale <strong>di</strong> San Giovanni è