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speciale Quirino Bezzi<br />
al merito dell’Or<strong>di</strong>ne del Cardo. È stato vice presidente<br />
del Museo trentino del Risor gimento e della Lotta per la<br />
Libertà, faceva parte del Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione del<br />
Museo tridentino <strong>di</strong> Scienze naturali ed era membro <strong>di</strong> numerose<br />
altre associazioni culturali, alle quali aveva sempre<br />
dato un fondamentale contributo <strong>di</strong> competenza e <strong>di</strong> serietà.<br />
Era infatti socio della prestigiosa Ac cademia roveretana<br />
degli Agiati e dell’altrettanto prestigiosa Società <strong>di</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong><br />
trentini <strong>di</strong> Scienze Storiche; gli sarà consegnato il Drappo<br />
<strong>di</strong> San Vigilio, che viene dato ai citta<strong>di</strong>ni meritevoli nel<br />
campo della cultura, delle arti e della storia, ed era anche<br />
Commendatore dell’Or<strong>di</strong>ne al merito della Re pubblica.<br />
Questo per <strong>di</strong>re chi era Quirino Bezzi nel profilo della vita<br />
civile e sociale, non solo della città <strong>di</strong> Trento, ma del Trentino.<br />
C’è però l’aspetto dell’uomo <strong>di</strong> cultura che merita<br />
altrettanta attenzione, perché Quiri no Bezzi si è de<strong>di</strong>cato<br />
agli stu<strong>di</strong> sulla sua valle, sui persanaggi della sua valle praticamente<br />
fino al l’ultimo dei suoi giorni.<br />
È del 1953 una delle sue prime opere, de<strong>di</strong>cata agli Uomini<br />
illu stri della <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Sole</strong>, ma l’anno successivo pubblicava Racconti<br />
e leg gende della <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Sole</strong>, seguiti, nel 1959, da La <strong>Val</strong>le<br />
<strong>di</strong> <strong>Sole</strong> - Guida storica che ebbe ristampe nel 1965 e nel 1975.<br />
Nel 1972 dava alle stampe una storia della SAT narrata<br />
ai ragazzi e curava la pubblicazio ne dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Cesare<br />
Battisti sul Tarón o Gaìn - il partico lare gergo dei calderai<br />
- con aggiunte <strong>di</strong> vocabolario e saggi. Nel 1967 pubblicava<br />
un saggio sui Notai che operarono nella val <strong>di</strong> <strong>Sole</strong> dal 1200<br />
al 1800, seguito da un saggio sugli Affreschi nella chiesa <strong>di</strong><br />
Cusiano e da uno stu<strong>di</strong>o sugli Immigrati e artisti valtellinesi.<br />
Ha poi scritto un saggio su Ergisto Bezzi a cinquant’anni<br />
dalla scomparsa, ha composto un Dizionarietto com parato<br />
delle voci gergali tarone apparso nel 1975. Per la Casa E<strong>di</strong>trice<br />
Panorama ha curato nel 1983, con la colla borazione<br />
<strong>di</strong> Italo Covi e Antonio Scaglia, il volume <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Sole</strong>. La stu<strong>di</strong>osa<br />
ed amica <strong>di</strong> Quirino Bezzi, Giulia Mastrelli Anzilotti,<br />
nello stu<strong>di</strong>o-ricordo che ha pubblicato sulla rivista Ciacere<br />
en trentin n.11 del maggio 1989, elenca 53 stu<strong>di</strong> lasciati da<br />
Quirino Bezzi, ma aggiungeva che l’elenco era largamente<br />
incompleto.<br />
La sua opera <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oso lo ha anche spinto sulla strada<br />
delle rie<strong>di</strong>zioni o della presentazione critica <strong>di</strong> opere scritte<br />
da altri autori e introvabili sul mercato, come il saggio<br />
su Garibal<strong>di</strong> ed il Trentino <strong>di</strong> Ottone Brentari con appunti ed<br />
aggiornamenti; come gli Inventari e regesti degli archivi parrocchiali<br />
della <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Sole</strong> <strong>di</strong> Giovanni Ciccolini, con riferimento<br />
alla Pieve <strong>di</strong> Livo; come la premessa critica alla Storia delle <strong>Val</strong>li<br />
<strong>di</strong> Non e <strong>di</strong> <strong>Sole</strong> <strong>di</strong> Vigilio Inama; come la premessa critica alle<br />
Memorie <strong>di</strong> Romeno <strong>di</strong> Luigi Rosati e all’Illustrazione della <strong>Val</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Sole</strong> <strong>di</strong> Giuseppe Arve<strong>di</strong>.<br />
Va ancora riba<strong>di</strong>ta la sua particolare passione per lo stu<strong>di</strong>o<br />
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e la conservazione del <strong>di</strong>aletto della sua gente - <strong>di</strong> quello<br />
particolare <strong>di</strong> Cusiano - con l’offerta <strong>di</strong> una piccola, ma<br />
qualificata messe <strong>di</strong> componimenti poeti ci, dei quali ho già<br />
parlato, ma sui quali va aggiunto ancora qualcosa.<br />
Quirino Bezzi mi ha fatto omaggio <strong>di</strong> tutte le sue opere<br />
poetiche. Quando me le portava in ufficio, mi <strong>di</strong>ceva che lui<br />
non si sentiva un poeta, ma che aveva solo il desiderio <strong>di</strong><br />
fissare in carta la voce genuina del <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong> Cu siano, nel<br />
tentativo <strong>di</strong> rallentarne la scomparsa.<br />
Sul secondo <strong>di</strong> questi tre libretti, Luigi Menapa ce ebbe a<br />
scrivere che:<br />
l’autore trova imme<strong>di</strong>atamente una felice immagine, in quanto<br />
vuole paragonarsi ai cantastorie <strong>di</strong> un tempo, che, <strong>di</strong> paese<br />
in paese, anda vano raccontando le commoventi vicende<br />
avvenute nei castelli duran te i secoli passati, o la storia della<br />
vecchia avara, o il caso delle ma trigne che trattavano male i<br />
figliastri...<br />
Curando la rie<strong>di</strong>zione unitaria dei primi tre volumetti sotto<br />
il titolo <strong>di</strong> La Montanara, Quirino Bezzi, rispondendosi alla<br />
domanda «Perché una raccolta <strong>di</strong> versi solandri», ebbe a<br />
scrivere:<br />
Semplicemente per documentare una parlata che, come altre<br />
<strong>di</strong>aletta li, va continuamente trasformandosi, non certo in meglio,<br />
con trenti nismi, italianismi e che fra non molto è destinata<br />
a scomparire. Un secondo motivo: per dare un contributo alla<br />
letteratura <strong>di</strong>alettale della mia valle, che, purtroppo, non ha<br />
alle spalle il patrimonio lette rario <strong>di</strong> grande pregio che può<br />
vantare la contigua <strong>Val</strong>le <strong>di</strong> Non. Noi solandri, fatta eccezione<br />
d’un volumetto <strong>di</strong> Simone Daprà che usa il <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong> Terzolàs,<br />
uno <strong>di</strong> Giovanni Zanella che usa quello ingentili to <strong>di</strong> Ossana<br />
e tre mie raccolte da anni esaurite, in fatto <strong>di</strong> letteratura<br />
<strong>di</strong>alettale non posse<strong>di</strong>amo altro.<br />
Anche Renzo Francescotti si è interessato alla poesia <strong>di</strong><br />
Quirino Bezzi, e lo inserì nella sua antologia <strong>di</strong> Un<strong>di</strong>ci poeti<br />
trentini. Scrisse:<br />
Bezzi ha una gamma abbastanza larga <strong>di</strong> ispirazione: ci sono<br />
versi dell’intimità e dei ricor<strong>di</strong> familiari, quelli delle memorie<br />
del paese, d’un passato non lontano <strong>di</strong> fatiche e miserie; c’è la<br />
poesia del pae saggio, un ambiente che purtroppo si trasforma<br />
in peggio, aggre<strong>di</strong>to com’è ogni giorno dalla speculazione;<br />
ed infine, caratteristica unica nel panorama poetico trentino,<br />
non mancano in Bezzi i versi che rie cheggiano il passato risorgimentale.<br />
Questa sua voglia <strong>di</strong> essere presente nelle fasi operative della<br />
cultura popolare, è sempre stata una delle caratteristiche più<br />
importanti della sua esistenza, sempre spinto verso una cultura<br />
non elitaria, bensì a largo raggio, coinvolgente il popolo al<br />
quale si sentiva fortemente lega to.<br />
* Direttore <strong>di</strong> “Ciacere en trentin”.