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Accesso vietato - Ordine dei Giornalisti dell' Emilia-Romagna

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oRdinE<br />

IORNALISTI<br />

www.odg.bo.it<br />

<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

<strong>Accesso</strong><br />

<strong>vietato</strong><br />

82<br />

aprile 2012<br />

anno XXVii - N. 82<br />

poste italiane Spa<br />

Sped. in a.p. - D.l. 353/2003<br />

(convertito in l. 27/2/2004 n. 46)<br />

art. 1 Comma 1 - Bologna<br />

rivista trimestrale<br />

d’informazione<br />

e dibattito


Articoli di<br />

Roberta Bussolari<br />

Diego Costa<br />

Oliviero Genovese<br />

Argia Granini<br />

Andrea Guolo<br />

Roberto Laghi<br />

David Marceddu<br />

Vittorio Martone<br />

Claudio Santini<br />

Mauro Sarti<br />

Franca Silvestri<br />

Alberto Spampinato<br />

Valeria Tancredi<br />

Giovanni Tizian<br />

Opinioni di<br />

Lirio Abbate<br />

Marco Bettini<br />

Pietro Grasso<br />

Stefania Pellegrini<br />

Simonetta Saliera<br />

Paolo Siani<br />

I ragazzi degli istituti<br />

Bassi, Boldrini,<br />

Copernico, Fermi,<br />

Galvani, Minghetti,<br />

Renzi, Righi, Sabin<br />

Immagini di<br />

Maria Giulia Amelii<br />

Beatrice Barberini<br />

Salvatore Cavalli<br />

Pasquale Spinelli<br />

Giovanni Tizian (Foto Spinelli)<br />

speciale / da pag. 6<br />

i giornalisti<br />

e le mafie<br />

D<br />

alla vicenda del collega Giovanni Tizian, sotto<br />

scorta perché minacciato dalla mafia, è nato il<br />

convegno del 29 gennaio scorso (di cui<br />

parliamo nel giornale) ma anche lo speciale di<br />

questo numero. Un dossier che analizza il<br />

problema delle mafie nella nostra regione, l’impegno<br />

della categoria nel far conoscere le realtà e le trame<br />

sottili dell’infiltrazione mafiosa e il lavoro della<br />

magistratura. Senza dimenticare il contributo che<br />

istituzioni, associazioni e giovanissimi cittadini danno<br />

alla costruzione di una cultura della legalità.<br />

Fra le recensioni di libri <strong>dei</strong> colleghi (in questo numero<br />

particolarmente numerose) c’è anche una carrellata di<br />

pubblicazioni sul tema mafia.<br />

Direttore responsabile: Gerardo Bombonato<br />

Redazione: Emilio Bonavita, Roberto olivieri, Franca Silvestri<br />

Segretaria di redazione: Argia Granini<br />

Direzione e amministrazione: Strada Maggiore n. 6 - 40125 Bologna<br />

Tel. 051/23.54.61 - Fax 051/23.02.27<br />

Grafica: Marco Bugamelli e ideapagina snc<br />

Foto di copertina: Salvatore Cavalli<br />

di questo numero sono state stampate 8.200 copie<br />

Registrazione Tribunale di Bologna n. 5251 del 23.03.1985<br />

Registrazione RoC n. 4506<br />

Stampa: il Torchio - Via Copernico, 7 - 40017 S. Giovanni in Persiceto (Bo)<br />

Tel. 051/82.30.11 - Fax 051/82.71.87<br />

PER LA VOSTRA PUBBLICITà<br />

Tel. 051.634.04.80<br />

Via della Beverara 58/10 - Bologna<br />

Fax 051.634.004.80 / 051.634.21.92<br />

eventi@eventibologna.com - www.eventibologna.com<br />

82<br />

sommario<br />

2 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 3<br />

G<br />

EDITORIALE 4<br />

SpEcIALE<br />

■ i giornalisti e le mafie 6<br />

■ la mafia in emilia-romagna 8<br />

■ i giornalisti contro le mafie 14<br />

■ il lavoro della giustizia 22<br />

■ l'impegno civile<br />

e la cultura antimafia 24<br />

vARIE<br />

■ Giornali pubblici:<br />

belli senz'anima! 30<br />

■ Buone notizie dai media locali 31<br />

■ la festa del patrono 32<br />

■ i vertici del Gus regionale 33<br />

■ arga: la rete <strong>dei</strong> media di settore 34<br />

■ a roma un incontro<br />

su fotografia e fotoreporter 35<br />

ALTRI ORIzzONTI<br />

■ Scrivere in positivo 36<br />

■ Social network<br />

come supermarket? 37<br />

RubRIchE<br />

■ in libreria 38<br />

■ ricordi 41<br />

■ iscrizioni e cancellazioni 44<br />

■ anno 1 numero 1 46


di Gerardo Bombonato<br />

«<br />

un giornalismo fatto di verità<br />

impedisce molte corruzioni,<br />

frena la violenza della criminalità,<br />

accelera le opere pubbliche<br />

indispensabili, pretende<br />

il funzionamento <strong>dei</strong> servizi sociali,<br />

tiene continuamente in allerta le forze<br />

dell’ordine, sollecita la costante attenzione<br />

della giustizia, impone ai politici il<br />

buongoverno. Un giornalista incapace,<br />

per vigliaccheria o per calcolo, si porta<br />

sulla coscienza tutti i dolori umani che<br />

avrebbe potuto evitare e le sofferenze, le<br />

sopraffazioni, le corruzioni e le violenze<br />

che non è stato mai capace di combattere».<br />

Per questa tenace convinzione che<br />

metteva in pratica nella sua rivista con<br />

pesanti e documentate inchieste contro<br />

Cosa Nostra e i cavalieri del lavoro catanesi,<br />

Pippo Fava fu ammazzato 28 anni<br />

fa con cinque proiettili alla nuca. Uno<br />

<strong>dei</strong> numerosi giornalisti uccisi dalla mafia,<br />

che non sopporta i riflettori dell’informazione<br />

sui propri traffici.<br />

Una convinzione, una passione, un impegno<br />

civile che fortunatamente ancora<br />

anima tanti colleghi che, con lo stesso<br />

spirito di Pippo Fava fanno tutti i giorni<br />

questo mestiere. Rischiando. Sono tantissimi<br />

in Italia i giornalisti minacciati<br />

dalla mafia. E ancora di più quelli che<br />

subiscono intimidazioni e censure violente<br />

di varia natura con querele pretestuose<br />

o, peggio, con richieste milionarie<br />

di risarcimento danni da parte di imprenditori,<br />

politici, amministratori pubblici.<br />

Una pistola puntata che spesso decreta la<br />

fine di un blog, la chiusura di un sito<br />

web, di una radio locale, di un piccolo<br />

giornale e che in ogni caso diventa una<br />

forma di pressione per l’indipendenza<br />

del collega e della testata per cui lavora.<br />

Nel 2011, secondo i dati di Ossigeno per<br />

l’informazione, un osservatorio nato nel<br />

2008 con la collaborazione dell’<strong>Ordine</strong><br />

nazionale e della Fnsi, sono stati 324 i<br />

giornalisti minacciati. «Ma questa - av-<br />

non lasciamoli soli<br />

L’ImpORTANTE RuOLO DEI cOLLEGhI<br />

chE ScRIvONO DI mAfIA SARà ANcORA pIù EffIcAcE<br />

SE SuppORTATO DALL’INTERA cATEGORIA.<br />

mETTERE DA pARTE RIvALITà E pARTIGIANERIE<br />

verte Alberto Spampinato, fondatore di<br />

Ossigeno e fratello di Giovanni, ucciso<br />

dalla mafia 40 anni fa a soli 25 anni - è<br />

solo la parte visibile di un fenomeno in<br />

gran parte sommerso che, secondo le<br />

nostre stime, è dieci volte più grande.<br />

Sono in gioco non solo la sicurezza e la<br />

libertà personale di centinaia di giornalisti,<br />

ma il diritto <strong>dei</strong> cittadini a essere informati<br />

e la stessa libertà d’informazione».<br />

E badate, queste cose non accadono solo<br />

al Sud. L’<strong>Emilia</strong> felix, il quadretto di una<br />

regione per troppo tempo tanto caro ai<br />

nostri politici e alle istituzioni, non regge<br />

più. Le infiltrazioni mafiose hanno ormai<br />

lasciato il posto a un vero e proprio<br />

radicamento criminale anche nella nostra<br />

regione. Qui la mafia o la ‘ndrangheta<br />

o la camorra sparano poco, ma riciclano<br />

molto. L’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> è da<br />

anni diventata una terra di investimenti<br />

mafiosi che ormai avvelenano anche<br />

l’economia legale intrecciandosi col<br />

mondo degli appalti nell’edilizia e estendendosi<br />

al mercato immobiliare. Senza<br />

tralasciare i settori ‘tradizionali’ della<br />

criminalità organizzata: dalla droga alla<br />

prostituzione, dal gioco d’azzardo al<br />

pizzo e all’usura. «Nel 2011 - come documenta<br />

l’ultimo dossier di Libera Informazione<br />

(cui aveva lavorato fino<br />

all’ultimo con tenacia e passione l’indimenticabile<br />

Roberto Morrione)<br />

sull’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> - sono stati circa<br />

10.500 i commercianti coinvolti, pari al<br />

13,6% del totale. Non solo, l’<strong>Emilia</strong>-<br />

<strong>Romagna</strong> si piazza al quinto posto tra le<br />

regioni del centro-nord per i reati di<br />

estorsione». A riprova che il fenomeno<br />

ormai è radicato arrivano i dati della<br />

Banca d’Italia che rilevano operazioni<br />

finanziarie sospette per circa l’8 per<br />

cento del totale nazionale, con Bologna<br />

in testa alla classifica nazionale. E ancora:<br />

al 31 dicembre 2010 risultavano 107<br />

beni confiscati tra immobili e aziende.<br />

Che dire? Non ci facciamo mancare<br />

niente. Una mappa della criminalità? In<br />

regione prevale la ‘ndrangheta, soprattutto<br />

nel Reggiano, ma senza disdegnare<br />

la riviera con Rimini e Riccione. La camorra<br />

predilige l’<strong>Emilia</strong> e si distribuisce<br />

tra Modena, Reggio e Parma. I nomi più<br />

noti <strong>dei</strong> clan che hanno preso la “residenza”<br />

da noi sono quelli <strong>dei</strong> Grande<br />

Aracri di Cutro, degli Arena e <strong>dei</strong> Nicosia<br />

di Isola Capo Rizzuto, <strong>dei</strong> Casalesi e<br />

<strong>dei</strong> Corleonesi. Alcuni esempi? Un boss<br />

di rilievo, Vincenzo Barbieri, assassinato<br />

in un agguato nel Vibonese, viveva in<br />

una lussuosa suite di un hotel bolognese,<br />

trafficava droga con i narco d’Oltreoceano<br />

e travasava denaro nelle banche<br />

sammarinesi. A Parma un ex assessore<br />

ed ex consigliere dell’allora ministro<br />

Lunardi discuteva tranquillamente di affari<br />

con Pasquale Zagaria, fratello del re<br />

<strong>dei</strong> casalesi. «Mi sembrava solo un imprenditore»,<br />

si è giustificato. Fu arrestato<br />

mentre intascava una mazzetta. E che<br />

dire del primario di Imola che certificava<br />

il falso per evitare la cella a un boss<br />

catanese condannato all’ergastolo duro?<br />

A Nonantola, nel Modenese, due imprenditori<br />

hanno coraggiosamente denunciato<br />

che si pagava il pizzo. Ma non<br />

erano del luogo, erano campani. E i modenesi?<br />

Tutto questo, e molto altro ancora, è documentato<br />

da indagini, fascicoli giudiziari,<br />

articoli, inchieste giornalistiche.<br />

Eppure c’è ancora qualcuno, come il<br />

presidente di Confindustria, che candidamente<br />

dichiara: «Mafia? Non ce ne<br />

siamo accorti. Nei nostri direttivi non ne<br />

abbiamo mai parlato». Già, la mafia è<br />

sempre altrove. Mai da noi. Si sa, il silenzio<br />

è il terreno più fertile per la criminalità<br />

organizzata.<br />

Meno male che c’è chi invece questo<br />

silenzio lo rompe. A suo rischio e pericolo,<br />

però. Come Giovanni Tizian, il<br />

giovane collega della Gazzetta di Mode-<br />

na, che la vigilia di Natale è finito sotto<br />

scorta per gli articoli sulle infiltrazioni<br />

<strong>dei</strong> casalesi a Modena. Articoli pagati<br />

pochi euro (meno di una colf) che non<br />

andavano oltre i confini locali. Ora la<br />

gente riempie le sale dove Tizian presenta<br />

il suo libro: Gotica, la mafia ha passato<br />

il confine, ma a che prezzo personale?<br />

O come David Oddone, cronista de<br />

L’Informazione di San Marino, anche lui<br />

minacciato di morte e autore di un libro<br />

sui traffici nel Titano («Sono stato bollato<br />

come un italiano che rovina l’immagine<br />

di San Marino»). O come Antonio<br />

Roccuzzo, già capocronista della Gazzetta<br />

di Reggio <strong>Emilia</strong>, che ha scritto<br />

L’Italia a pezzi. Cosa unisce Catania a<br />

Reggio <strong>Emilia</strong>?.<br />

Un altro giornalista che colleziona cause<br />

civili milionarie è Giovanni Predieri,<br />

cronista di giudiziaria de La Nuova Ferrara.<br />

Non bastano gli imprenditori, nel<br />

suo caso ci si è messo pure il magistrato.<br />

Predieri si è occupato del caso di Federico<br />

Aldrovandi, un ragazzo di 18 anni<br />

morto una notte del 2005 in circostanze<br />

misteriose dopo essere stato fermato da<br />

una pattuglia della polizia. Per questa<br />

vicenda sono stati condannati quattro<br />

poliziotti. Ma per aver riportato le affermazioni<br />

della madre di Federico, Patrizia<br />

Moretti, che criticava l’operato del<br />

pm incaricato delle indagini, è stato querelato<br />

per diffamazione insieme ad altri<br />

due colleghi dallo stesso magistrato. Un<br />

milione e mezzo di risarcimento. La<br />

causa è in corso.<br />

Per questi e per tutti i colleghi minacciati,<br />

l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti dell’<strong>Emilia</strong>-<br />

<strong>Romagna</strong> e Ossigeno hanno organizzato<br />

la manifestazione pubblica di cui diamo<br />

conto nelle pagine interne cercando di<br />

approfondire il tema sulle mafie in regione.<br />

Per svegliare le coscienze, per tenere<br />

alta la guardia su una criminalità<br />

sempre più incalzante, per stimolare<br />

istituzioni e colleghi a non girare la testa<br />

altrove e a mettere il bisturi nell’infezione.<br />

Per dare alla gente l’informazione di<br />

cui ha diritto per essere consapevole. Ma<br />

come aiutare i giornalisti ed evitare che<br />

il singolo cronista giochi da solo una<br />

partita tanto rischiosa?<br />

Ce l’ha spiegato Alberto Spampinato.<br />

Un invito alle istituzioni a riconoscere la<br />

funzione sociale del giornalismo, a fare<br />

opera di “alfabetizzazione” antimafia<br />

nelle scuole (molti gli studenti che han-<br />

(Foto Salvatore Cavalli)<br />

no partecipato all’iniziativa), a fare<br />

“giornalismo di squadra” come durante<br />

gli Anni di piombo, ma soprattutto a non<br />

lasciare soli i minacciati. «Diventa pericoloso<br />

- spiega il fondatore di Ossigeno<br />

- quando un giornalista pubblica una<br />

notizia rischiosa e gli altri stanno a guardare.<br />

Un giornalista isolato è facilmente<br />

esposto a minacce e ritorsioni. Dunque<br />

bisogna avere molto rispetto per giornalisti<br />

come Tizian che hanno il coraggio di<br />

scrivere certe cose. Bisogna essere grati<br />

ai giornalisti come lui che prendono il<br />

editoriale<br />

fuoco con le mani». Insomma, non basta<br />

la solidarietà di un comunicato cui non<br />

seguono gesti concreti. Bisogna fare di<br />

più. Mettere da parte rivalità, partigianerie,<br />

tabù, mettersi al fianco del collega in<br />

difficoltà e diffondere il più possibile i<br />

suoi scritti con ogni mezzo. E, magari,<br />

cambiare anche una legislazione arcaica<br />

come quella sulla diffamazione. Non<br />

vogliamo immunità per i giornalisti, ma<br />

neppure intimidazioni pretestuose.<br />

Semplicemente: fare i giornalisti. Cosa<br />

diceva Pippo Fava?<br />

4 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 5


I giornalisti e le mafie<br />

La diffusione della cultura della<br />

legalità è l’impegno cui tutti noi<br />

dobbiamo tendere per contrastare<br />

lo sviluppo della criminalità<br />

organizzata e le sue ramificazioni<br />

in regione. Il nostro <strong>Ordine</strong> il 29<br />

gennaio scorso in Sala Farnese (insieme a<br />

Ossigeno per l’informazione, Avviso pubblico,<br />

Libera, Premio Ilaria Alpi, Politicamente<br />

scorretto-Casalecchio delle culture<br />

e i vertici di Fnsi e Consiglio nazionale e<br />

con la collaborazione del Comune di Bologna)<br />

ha tenuto una manifestazione per<br />

solidarizzare con il collega Giovanni Tizian<br />

(sotto scorta da dicembre 2011). Una<br />

folta platea di giornalisti, rappresentanti<br />

delle istituzioni, ma anche di semplici<br />

cittadini (tanti i giovani!) ha ascoltato le<br />

parole del collega di Ossigeno Alberto<br />

Spampinato, della vicepresidente della<br />

regione Simonetta Saliera, del procuratore<br />

21 marzo: insieme<br />

contro le mafie<br />

uNA GIORNATA DELLA mEmORIA E DELL’ImpEGNO pROmOSSA DA<br />

LIbERA IN RIcORDO DELLA vITTImE DI mAfIA<br />

aggiunto di Modena Lucia Musti e la testimonianza<br />

di Giovanni Tizian (interventi<br />

e interviste nelle pagine di questo dossier).<br />

Altra importante iniziativa per sensibilizzare<br />

l’opinione pubblica sul fenomeno<br />

mafia. Il 21 marzo scorso l’associazione<br />

Libera ha promosso, per il 17esimo anno,<br />

la Giornata della memoria e dell’impegno<br />

in ricordo delle vittime di mafia. I giovani<br />

che fanno parte dell’associazione hanno<br />

organizzato interviste alle persone in strada,<br />

per scoprire che percezione c’è del<br />

fenomeno mafioso in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>.<br />

Una frase di Rostagno è stata scelta per lo<br />

striscione: «Noi non vogliamo trovare un<br />

posto in questa società, ma creare una società<br />

in cui valga la pena trovare un posto».<br />

Trovano voce in questo dossier (oltre<br />

a Alberto Spampinato, Giovanni Tizian,<br />

Simonetta Saliera, Lucia Musti) anche<br />

Lirio Abbate, il giornalista dell’Espresso<br />

che da anni si occupa di criminalità organizzata<br />

e che ha ricevuto minacce. Nel<br />

gennaio scorso sul settimanale ha pubblicato<br />

un’istantanea della situazione in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>.<br />

In questa intervista dice<br />

che, nella nostra Regione, i colletti bianchi<br />

collusi con la malavita organizzata sono<br />

ancora nell’ombra “perché ci si vergogna”<br />

di ammettere che la mafia è arrivata anche<br />

ai vertici.<br />

Per il procuratore Pietro Grasso il ruolo<br />

<strong>dei</strong> giornalisti è molto importante perché<br />

la criminalità organizzata teme più le parole<br />

del carcere. È importante tenere i riflettori<br />

accesi e non abbassare la guardia<br />

per evitare che il potere economico possa<br />

corrompere quello politico.<br />

Creare una coscienza sociale e un’etica ci-<br />

vile soprattutto nelle nuove generazioni è<br />

dovere di tutti. La sociologa del diritto Stefania<br />

Pellegrini ha detto che questo compito<br />

non deve essere riservato<br />

all’ambito educativo<br />

e formativo ma investe<br />

l’intera società. Ciò nonostante<br />

all’interno<br />

dell’Università di Bologna<br />

è stato creato un corso<br />

di “antimafia sociale”<br />

nel quale, oltre all’attività<br />

formativa accademica, sono<br />

previsti incontri con magistrati,<br />

giornalisti, operatori del sociale<br />

(quali Don Luigi Ciotti,<br />

Tano Grasso, Nando dalla Chiesa,<br />

Nicola Gratteri) che portano la<br />

loro esperienza. Accanto a questa<br />

iniziativa è nato anche un presidio<br />

degli studenti di alcuni istituti superiori<br />

di Bologna. Il coordinamento, intitolato<br />

al giornalista Mauro Rostagno, in<br />

un forum ha espresso il punto di vista delle<br />

giovani generazioni su tematiche legate<br />

alla mafia (riportiamo un resoconto dell’incontro<br />

con le testimonianze <strong>dei</strong> ragazzi)..<br />

argia Granini<br />

Sala Farnese durante la manifestazione del 29 gennaio<br />

La lotta alla mafia non deve essere<br />

soltanto una distaccata opera di<br />

repressione, ma un movimento culturale<br />

e morale, anche religioso,<br />

che coinvolga tutti, che tutti abitui<br />

a sentire la bellezza del fresco profumo<br />

di libertà che si contrappone al puzzo<br />

del compromesso morale,<br />

dell’indifferenza (Paolo Borsellino)<br />

speciale<br />

il tavolo <strong>dei</strong> relatori (foto Spinelli)<br />

6 . GIORNALISTI / aprile 2012<br />

aprile 2012 / GIORNALISTI . 7<br />

La folta platea


La mafia in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

Il primo maxi-processo per mafia<br />

nell’Italia unita non fu in Sicilia, ma a<br />

Bologna. Il capo d’imputazione contestato<br />

agli oltre cento imputati fu “associazione<br />

di malfattori organizzati<br />

all’oggetto di delinquere contro le persone<br />

e contro la proprietà”. La banda criminale<br />

era divisa per squadre denominate<br />

“balle” ( dal linguaggio <strong>dei</strong> facchini) collegate<br />

fra loro e facenti capo a una specie<br />

di comitato centrale che oggi chiameremmo<br />

cupola. L’affiliazione avveniva con<br />

giuramento che fra l’altro prevedeva la<br />

divisione <strong>dei</strong> proventi <strong>dei</strong> reati e il mutuo<br />

Un’associazione<br />

a delinquere a Bologna<br />

NEL 1860, SOTTO LE DuE TORRI, c’ERA uNA bANDA chE AvEvA<br />

LE cARATTERISTIchE DELL’ASSOcIAzIONE mAfIOSA:<br />

GLI AffILIATI pRESTAvANO GIuRAmENTO, DIvIDEvANO I pROvENTI<br />

DEI REATI E, IN cASO DI ARRESTO, c’ERA IL “muTuO SOccORSO”<br />

soccorso in caso d’arresto. La banda<br />

compiva rapine, estorsioni, furti. diffondendo<br />

il terrore sul territorio e imponendo<br />

il silenzio alle vittime. Era in segreta<br />

collusione con una frangia del potere e<br />

uccideva spietatamente gli incaricati delle<br />

indagini. All’epoca perseguibile dall’articolo<br />

426 del Codice penale piemontese<br />

(anticipava l’attuale 416 bis ossia reato<br />

associativo di stampo mafioso).<br />

Tutto ciò accadde a Bologna dopo la caduta<br />

del Papa Re (1859) e con il rientro in<br />

patria che non riguardava solo gli esuli<br />

politici ma anche coloro che si erano al-<br />

lontanati per problemi con la giustizia<br />

penale. I delinquenti vecchi si unirono ai<br />

nuovi e la criminalità dilagò e in quest’ambito<br />

la prima cronaca nera del Regno sabaudo<br />

in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> annotò nel<br />

1860 ben 483 grassazioni (aggressioni<br />

armate a scopo di rapina).<br />

I giornali intervengono e il Corriere<br />

dell’<strong>Emilia</strong> tuona: “… È vergogna! Che<br />

in una della principali città d’Italia, sotto<br />

un governo di libertà e progresso, il cittadino<br />

non possa passeggiare sicuro per le<br />

vie, né ridursi tranquillo la sera al domestico<br />

tetto. È vergogna che gli assassini<br />

con un ardire straordinario assaltino di<br />

giorno e di notte, spoglino, feriscano e<br />

uccidano e nelle case e nelle piazze e nei<br />

vicoli ed alla vicinanza degli stessi corpi<br />

di guardia”. Così esorta una “perquisizione<br />

generale di tutta la città”.<br />

In questo contesto, nel 1861, i Piemontesi<br />

inviano un delegato dal governo per la<br />

sicurezza: è l’avvocato Antonio Grasselli,<br />

48 anni, nativo di Como. Il funzionario<br />

tenta di penetrare la situazione criminale<br />

bolognese partendo da un’indagine<br />

sul alcune “balle”: quella centrale di<br />

Piazza detta “dalle scarpe di ferro” e<br />

quelle della Montagnola, della Fondazza,<br />

di Strada Santo Stefano, di Torleone, di<br />

Mirasole, delle Lame.<br />

Annota che alcuni capi mostrano un’agiatezza<br />

inimmaginabile per il mestiere che<br />

dicono di esercitare e ritiene di individuare<br />

potenziali centri operativi nelle osterie<br />

dove si riuniscono (ad esempio da Alessio<br />

e alla Bianchina a Porta San Mamolo).<br />

Raccoglie anche “confidenze” e il 18<br />

marzo 1862 dispone i primi arresti. Sta<br />

per procedere oltre nella lotta al “male<br />

che affligge Bologna” quando nella notte<br />

fra il 28 e 29 ottobre - mentre percorre<br />

Strada Maggiore con l’ispettore Gian-<br />

battista Fumagalli - è vittima di un agguato.<br />

Entrambi i poliziotti, presi a fucilate,<br />

sono feriti a morte.<br />

Il governo di Torino invia allora un nuovo<br />

prefetto, il commendator Pietro Magenta,<br />

e sostituisce il questore Buisson,<br />

ritenuto “pavido e imbelle”, con il dottor<br />

Pinna (famoso per alcuni risultati già ottenuti<br />

nella lotta contro criminalità). I<br />

due nuovi funzionari si insediano nei rispettivi<br />

uffici bolognesi l’11 dicembre<br />

1861 e ricevono subito il “benvenuto”<br />

dalla banda <strong>dei</strong> malfattori che - travestiti<br />

da carabinieri - assaltano e rapinano la<br />

stazione ferroviaria, rubando i soldi spediti<br />

da Genova, via Bologna, al duca<br />

Torlonia.<br />

Poco dopo, giunge notizia dalla Liguria di<br />

un “colpo” messo a punto alla Banca Parodi<br />

con la tecnica “bolognese” e in<br />

questo contesto, dopo i primi arresti, viene<br />

intercettata la lettera che una sarta petroniana<br />

(Maria Mazzoni 30 anni) ha inviato<br />

in carcere a Pietro Ceneri. La missiva<br />

ha tutta l’aria di un rendiconto sulla<br />

spartizione di una somma rilevante, forse<br />

quella rapinata a Genova.<br />

È la prima traccia consistente per arrivare<br />

all’organizzazione criminale delle “balle”.<br />

Si aggiungono poi le confidenze di<br />

detenuti che sostengono di avere ricevuto<br />

in carcere confessioni importanti da parte<br />

bolognesi.<br />

Il 18 marzo 1862 sono fatti i primi arresti<br />

e viene sequestrata una lettera da Genova<br />

con una frase (“Dirai al frittolaro che è<br />

ormai tempo di friggere”) sul momento<br />

assolutamente indecifrabile ma tragicamente<br />

chiara cinque giorni dopo. Il 23<br />

marzo infatti, in via Pietrafitta, il questore<br />

Pinna, l’ispettore Luca Baccarini e il delegato<br />

Francesco Casati sono fatti bersaglio<br />

di un attentato con una bomba “alla<br />

Orsini”. Solo l’ispettore resta ferito.<br />

Per l’accusa è la conferma della fondatezza<br />

della pista seguita. Così altre perquisizioni,<br />

altri sequestri (con i nomi di altri<br />

presunti affiliati all’organizzazione) e la<br />

scoperta di una Santa Barbara in sedici<br />

casse murate.<br />

Da tutto questo scaturisce il maxiprocesso<br />

del 1864. Si celebra a Palazzo d’Accursio,<br />

nella Sala d’Ercole, ristrutturata<br />

con la copertura della statua, la costruzione<br />

di un emiciclo per la Corte e le parti<br />

processuali, di una platea per il pubblico,<br />

di una galleria per i notabili e le signore,<br />

delle gabbie per gli imputati. L’udienza di<br />

apertura è il 26 aprile sotto la presidenza<br />

di Raffaele Feoli (due consiglieri giudici<br />

effettivi e due supplenti, due Pm, Montessoro<br />

e Pizzoli, trenta giurati). Gli imputati<br />

sono 104 presenti, 4 contumaci, 2<br />

morti in attesa del giudizio.<br />

Il capo d’imputazione indica una lunga<br />

serie di reati. Invasione per rapina di Marzabotto.<br />

Assalti alla zecca di Bologna,<br />

alla stazione ferroviaria sempre di Bologna,<br />

alla diligenza Bologna - Firenze.<br />

E grassazioni e furti. E gli omicidi in<br />

strada Maggiore degli Ispettori Antonio<br />

Grasselli e Giambattista Fumagalli (29<br />

ottobre 1861) e la bomba al questore<br />

Pinna all’ispettore Baccarini, al delegato<br />

Casati e il tentato omicidio di Vittorio<br />

Kislich, guardia di pubblica sicurezza<br />

(16 luglio 1861). Soprattutto però contempla<br />

l’accusa di “associazione di malfattori”.<br />

Gli interrogatori degli imputati e <strong>dei</strong> testi<br />

durano fino a metà agosto. Il 17 di quel<br />

mese prende la parola il Pm per una requisitoria<br />

che dura una settimana. Poi è la<br />

volta <strong>dei</strong> difensori.<br />

La battaglia delle parti processuali è prima<br />

di tutto giuridica: è applicabile o no<br />

speciale<br />

La lapide nel cortile di Palazzo d’Accursio<br />

dedicato a Pietro Magenta (in alto).<br />

A fianco, l’ispettore Giambattista Fumagalli<br />

un’accusa non scritta nel codice (papalino)<br />

in vigore quando la banda è presumibilmente<br />

nata?<br />

Ma anche politica: il procuratore del<br />

Re, infatti, sostiene che gli imputati<br />

non sono figli del nuovo Stato ma di<br />

quello vecchio cioè del Papa. La difesa<br />

invece replica che l’applicazione rigorosa<br />

e senza adeguamenti del codice<br />

sabaudo mostra come: “con l’avvento<br />

del Regno d’Italia, la civile Bologna è<br />

stata considerata terra di conquista <strong>dei</strong><br />

piemontesi e non parte di un nuovo<br />

Stato”.<br />

Il 14 ottobre i giurati entrano nella sala<br />

di deliberazione e escono il 17 mattina<br />

ponendo così fine a un processo che è<br />

durato 178 giorni, quasi sei mesi: e per<br />

questo sarà ricordato<br />

anche come<br />

la “causa longa”.<br />

Il verdetto è sostanzialmente<br />

di<br />

piena colpevolezza.<br />

Il 19 ottobre si<br />

svolge l’udienza<br />

per la determinazione<br />

della pena<br />

<strong>dei</strong> presenti e il 20<br />

quella <strong>dei</strong> contumaci.<br />

Pena di morte - per gli omicidi<br />

Grasselli-Fumagalli - a Pio Bacchelli,<br />

latitante, che non sarà mai preso. Dodici<br />

condanne ai lavori forzati a vita: a cominciare<br />

dai presunti capi, i fratelli<br />

Giacomo e Pietro Ceneri. Tre condanne<br />

a 30 anni e altre 75 che vanno da un<br />

massimo di 29 anni a un minimo di 3.<br />

Due soli imputati sono rimessi in libertà<br />

per aver già scontato la pena con la custodia<br />

preventiva.<br />

Un processo, un evento storico-giuridico,<br />

una meditazione proposta a coloro<br />

che sono convinti che “certe cose una<br />

volta non succedevano”. Uno squarcio di<br />

vita criminale - e di misure per contrastarla<br />

- del quale testimonia anche una lapide<br />

che, forse, non tutti hanno notato anche se<br />

è in posizione visibilissima nel cortile di<br />

Palazzo d’Accursio. Entrando da Piazza<br />

Maggiore, guardando a destra in alto, sul<br />

muro rimesso a nuovo, c’è una scritta di<br />

recente spolverata: “A Pietro Magenta<br />

prefetto restitutore della sicurtà pubblica”.<br />

È il funzionario che seguì l’indagine<br />

di polizia conclusasi con il processo alla<br />

banda <strong>dei</strong> malfattori.<br />

Claudio Santini<br />

8 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 9


La mafia in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

Essere scortati, essere minacciati<br />

dalla mafia? Significa avere<br />

fatto un buon lavoro». E Lirio<br />

Abbate, giornalista dell’Espresso,<br />

con un passato all’Ansa e<br />

alla Stampa sul fronte caldo siciliano, è un<br />

esperto di intimidazioni, scorte, minacce e<br />

ne sperimenta le conseguenze. È uno di<br />

quelli che i boss li ha fatti arrabbiare:<br />

«Leoluca Bagarella ha continuato a minacciarmi<br />

anche dal carcere». E se un<br />

macellaio <strong>dei</strong> corleonesi ti minaccia, allora<br />

non ti meravigli che ti mettano un ordigno<br />

sotto la macchina. Per fortuna ci sono<br />

gli uomini della scorta: «da molti anni,<br />

vivo più tranquillo. Mi hanno messo al<br />

riparo da tanti pericoli grazie alla loro<br />

professionalità».<br />

Non solo i boss tuttavia. Recentemente a<br />

mandargli messaggi non proprio d’amore<br />

sono stati anche altri, dopo una sua inchiesta<br />

su ambienti del mondo anarchico bolognese.<br />

Manifesti con il suo volto e scritte<br />

ingiuriose sono stati trovati sotto la redazione<br />

bolognese di Repubblica, dopo la<br />

pubblicazione della sua inchiesta nel novembre<br />

scorso. Il pensiero di Abbate, tuttavia,<br />

va subito a un altro tipo di minacce,<br />

più sottili, che colpiscono i giornalisti<br />

delle testate minori, quelle <strong>dei</strong> colletti<br />

bianchi: «gli intoccabili, che per intimidire<br />

i giornalisti sono abituati a fare richieste<br />

di risarcimento enormi. Alla base non<br />

hanno nulla di concreto, ma se metti davanti<br />

a un cronista di un piccolo giornale<br />

una richiesta del genere, farà autocensura<br />

su quel politico, su quell’imprenditore».<br />

Lirio Abbate ha seguito lo sviluppo<br />

dell’organizzazione criminale negli ultimi<br />

dieci anni. È stato l’unico cronista presente<br />

alla cattura dell’ultimo boss <strong>dei</strong> corleo-<br />

Al nord adotta<br />

un profilo basso<br />

inTERViSTA A liriO aBBaTe<br />

LE ORGANIzzAzIONI mAfIOSE uSANO STRATEGIE DA hOLDING<br />

fINANzIARIE E “TENGONO A bADA” I GIORNALISTI cON<br />

STRATOSfERIchE RIchIESTE DI RISARcImENTO<br />

nesi, Bernardo Provenzano, l’11 aprile<br />

2006 sulle montagne intorno a Corleone:<br />

«un successo professionale, ma soprattutto<br />

un successo dello Stato».<br />

Ma il suo sguardo si è spostato anche al<br />

nord. Proprio a gennaio il suo settimanale<br />

ha pubblicato un’istantanea sulla situazione<br />

delle mafie in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>: «in<br />

questa regione è difficile che incontri un<br />

colletto bianco indagato. I motivi possono<br />

essere tanti e molti sindaci dicono ancora<br />

che le mafie non ci sono. Lo affermano<br />

perché hanno vergogna, non vogliono fare<br />

brutta figura qualora si sapesse che le mafie<br />

si sono infiltrate nel loro territorio».<br />

Ma la questione non riguarda solo i politici.<br />

Anche i giudici fino a poco tempo fa<br />

non sembravano pienamente preparati. “I<br />

tribunali locali spesso sono apparsi quasi<br />

immaturi nel valutare le prove raccolte<br />

dalle forze <strong>dell'</strong>ordine”, ha scritto Lirio<br />

Abbate sull’Espresso. In più, secondo il<br />

giornalista, ci sono, o ci sono state, precise<br />

responsabilità. “Qualcuno in passato, anche<br />

nella magistratura, ha pensato bene di<br />

evitare di guardare e indagare su certi<br />

versanti politici. Ma ormai la cancrena è<br />

dilagante e ha preso tutto il corpo”.<br />

Dunque nessuna sorpresa se recentemente<br />

nel Pdl modenese si è sollevato lo scandalo<br />

di un tesseramento poco chiaro, in vista<br />

del congresso, secondo alcuni influenzato<br />

da clan e cosche trapiantate al nord: «non<br />

mi impressiona perché è una prassi già in<br />

uso al sud. Grandi pacchetti di tessere venivano<br />

comprati da imprenditori o boss<br />

mafiosi che avevano ingenti disponibilità<br />

economiche. Che succeda anche a Modena<br />

non mi stupisce». E il meridionale<br />

Abbate mette anche in guardia dal pensare<br />

che i cognomi del sud o le residenze in<br />

Lirio Abbate<br />

« ’<br />

posti come Casal di Principe siano per<br />

forza prove di reato: «chissà quanti signor<br />

Rossi o signor Verdi sono mafiosi».<br />

Come si comporta la stampa regionale rispetto<br />

a questo problema? «Non conosco<br />

molto i colleghi emiliani. Tuttavia ho visto<br />

che ce ne sono di bravi e ci sono anche<br />

molte buone realtà (parlo anche di siti online<br />

che fanno informazione). Se alcune<br />

notizie vengono affossate o oscurate non<br />

dipende dal singolo giornalista, ma forse<br />

dai direttori o dai responsabili delle redazioni».<br />

Inoltre, non bisogna cadere nella tentazione<br />

di credere che qui la violenza mafiosa<br />

non sia presente: «da quello che leggo<br />

omicidi e attentati nella vostra regione ce<br />

ne sono tanti. Il pericolo magari non viene<br />

percepito perché mediaticamente non viene<br />

data enfasi. È un po’ come negli anni<br />

‘80 in Sicilia quando si diceva. “Si stanno<br />

ammazzando tra loro ... non è un problema<br />

che ci riguarda”. Però cosa succederà<br />

quando smetteranno di ammazzarsi tra<br />

loro e cercheranno di alzare il tiro?».<br />

Secondo la recente inchiesta di Abbate<br />

sull’Espresso, è proprio in questa linea<br />

low profile delle mafie che si nascondono<br />

i pericoli maggiori per l’economia e la<br />

società della regione più ricca e più rossa<br />

d’Italia. Qui la strategia di Provenzano,<br />

quella delle mafie come un consiglio di<br />

amministrazione di una grande holding<br />

finanziaria sta trovando terreno fertile.<br />

Così scrive: “L'<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> è rimasta<br />

indietro rispetto alla Sicilia dove gli<br />

imprenditori che si ribellano vengono sostenuti<br />

dalla società civile, dalle associazioni<br />

di categoria, dalla Federazione antiracket<br />

e da Confindustria”.<br />

David Marceddu<br />

Linfiltrazione e la successiva<br />

proliferazione delle mafie in<br />

speciale<br />

Le ramificazioni<br />

iniziano con<br />

il boom economico<br />

NEGLI ANNI ’60 LA mALAvITA ORGANIzzATA ScEGLIE<br />

L’EmILIA-ROmAGNA cOmE SbOccO pER LE pROpRIE ATTIvITà<br />

<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> non è certo<br />

un fenomeno di recente comparsa:<br />

è emerso con forza negli<br />

ultimi tempi, anche per merito di coraggiose<br />

inchieste giornalistiche, ma è un<br />

sovraccarico fiume carsico che da molti<br />

anni scorre sotto il nostro territorio senza<br />

essere visto o meglio senza destare<br />

l’attenzione <strong>dei</strong> controllori di superficie.<br />

A rendere evidente questa caratteristica<br />

è stato, di recente, il procuratore generale<br />

Emilio Ledonne in occasione<br />

dell’apertura dell’anno giudiziario del<br />

distretto emiliano-romagnolo, quando<br />

ha accennato a quell’apparente “pax<br />

mafiosa” che ha offuscato la percezione<br />

degli affari malavitosi che invece prosperavano.<br />

È stata una scelta criminale astuta - ha<br />

detto, in sostanza, Ledonne - che ha<br />

permesso per esempio a membri del clan<br />

calabrese di Nicola Acri di allungare le<br />

mani, senza nemmeno destare troppi<br />

sospetti, su progetti imprenditoriali finanziati<br />

con fondi pubblici messi a disposizione<br />

dalla stessa Regione <strong>Emilia</strong>-<br />

<strong>Romagna</strong>.<br />

Questa escalation, che oggi minaccia<br />

istituzioni e società civile, parte da lontano,<br />

come testimonia il libro Mafia,<br />

Camorra e ‘Ndrangheta in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

scritto dallo storico Enzo Ciconte<br />

nel 1998: “L’infiltrazione mafiosa inizia<br />

negli anni del boom economico. Dal<br />

1965 a oggi sono state mandate in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

1.257 persone provenienti<br />

dalle regioni meridionali a rischio. Tra<br />

questi Procopio di Maggio (capo man-<br />

damento di Cinisi) spedito a Castel<br />

Guelfo di Bologna nel ‘58, Giacomo<br />

Riina (zio di Totò Riina) e Luciano Liggio,<br />

giunti a Budrio nel ‘69, Pietro Pace<br />

confinato a Gambettola e Gaetano Badalamenti<br />

a Sassuolo. La scelta dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

non era però determinata<br />

solo dall’emigrazione o dal confino:<br />

rappresentava una strategia delle organizzazioni,<br />

la consapevole individuazione<br />

di nuovi sbocchi alle loro attività”. La<br />

pace tra bande è una caratteristica già<br />

presente nell’analisi di Ciconte sulle<br />

consorterie mafiose arrivate in riviera<br />

romagnola cariche di droga, negli anni<br />

‘80: “È un mercato aperto quello della<br />

regione. Per lunghissimi anni le diverse<br />

organizzazioni mafiose hanno coperto<br />

tutte le realtà territoriali, c’era spazio per<br />

tutti”.<br />

Le attuali indagini della magistratura<br />

hanno chiarito come funziona questa<br />

pace che il crimine organizzato impone<br />

al tessuto economico. Prendiamo a<br />

esempio di tale realtà l’operazione Vulcano<br />

condotta dalla Dda di Bologna che<br />

ha smascherato l’attività estorsiva di cosche<br />

casalesi nel Riminese con il fine di<br />

fagocitare imprese locali. Le indagini<br />

svolte dal Ros <strong>dei</strong> carabinieri illustrano<br />

come tre clan contrapposti abbiano trovato<br />

un accordo sull’estorsione di denaro<br />

alla stessa vittima evitando di venire<br />

alle armi, semplicemente triplicando la<br />

cifra dovuta.<br />

In una fase più avanzata, è stato lo tsunami<br />

economico a rendere torbide le acque<br />

in cui ha sguazzato il “turbo-capitalismo”,<br />

espressione del cronista della<br />

Gazzetta di Modena Giovanni Tizian<br />

(recentemente passato all’Espresso) da<br />

mesi sotto scorta dopo le minacce ricevute<br />

per aver denunciato gli affari delle<br />

mafie al nord nel suo libro Gotica.<br />

Il giornalista, nella sua inchiesta, riporta<br />

la testimonianza di un direttore di banca<br />

modenese alle prese con un meccanismo<br />

che crede di poter controllare: “Giovanni<br />

- nome di fantasia - vive con la sempre<br />

più maturata convinzione di poter godere<br />

di maggiore impunità rispetto ai loschi<br />

personaggi che sono venuti da lui in<br />

banca a chiedere favori, aiuti, manomissioni<br />

e sono stati poi arrestati per riciclaggio<br />

mentre lui l’ha fatta franca”. Si<br />

convince di far parte di quella zona grigia<br />

che difficilmente viene toccata nella<br />

“sana e produttiva” <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>.<br />

“È questione di immagine: infatti non<br />

permetterebbero mai che il mito<br />

dell’<strong>Emilia</strong> costruita sui pilastri dell’accoglienza<br />

e della cooperazione, crollasse<br />

sotto la spinta del tornado demolitore<br />

dell’etica”.<br />

Il luogo comune come scudo, l’immagine<br />

positiva come tutela, oggi iniziano a<br />

non funzionare più, ma una relazione del<br />

1993 del Comando Generale della Guardia<br />

di finanza già assegnava un ruolo<br />

centrale nella vita delle mafie a “società<br />

finanziarie e movimenti di capitali di<br />

dubbia provenienza, reti di mediatori in<br />

grado di riciclare capitali illeciti con<br />

operazioni in valuta (...) collaborazioni<br />

di professionisti locali per curare aspetti<br />

tecnici e operativi come atti di acquisto,<br />

rapporti con il sistema bancario e perfino<br />

l’individuazione di aziende in crisi<br />

nelle quali inserirsi tramite le procedure<br />

fallimentari”.<br />

“Uomini cerniera” li definisce Ciconte,<br />

necessari alle cosche per integrarsi<br />

10 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 11


La mafia in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

nell’ambiente produttivo.<br />

Così hanno<br />

realizzato il<br />

salto di qualità.<br />

Lo testimonia anche<br />

l’operazione<br />

Staffa della Dda<br />

di Napoli, che ha<br />

svelato lo scrigno<br />

segreto del riciclaggio<br />

a San Marino<br />

con il presunto<br />

contatto di un<br />

malavitoso del sud<br />

con un notaio del<br />

Titano per dar vita<br />

a una “finanziaria”<br />

in grado di<br />

movimentare ben<br />

cinque milioni di<br />

euro. Il tutto con il<br />

temuto coinvolgimento<br />

di insospettabili,<br />

di mezze<br />

figure e l’interessamento<br />

attivo di<br />

capi di clan camorristici<br />

e mafiosi<br />

in una prospettivainquietante.<br />

L’obiettivo non<br />

sarebbe stato solo<br />

quello di riciclare<br />

il denaro frutto di<br />

affari illeciti, ma<br />

di conquistare il<br />

controllo esclusivo<br />

di una banca<br />

extraterritoriale,<br />

prima gonfiandola<br />

di depositi per<br />

ben quarantadue<br />

milioni di euro,<br />

poi spingendola<br />

verso il fallimento<br />

con l’improvviso ritiro <strong>dei</strong> soldi affidati<br />

in gestione.<br />

Un giochetto criminale che, secondo<br />

l’accusa, avrebbe portato all’apertura di<br />

una cassaforte, forse nazionale, della<br />

criminalità organizzata, a pochi chilometri<br />

dal paradiso riminese delle vacanze<br />

dove d’estate il denaro scorre a fiumi<br />

senza destare troppi sospetti.<br />

Chiudono il quadro, per ora, le due operazioni<br />

incrociate Due Torri connection<br />

e Golden Jail, disposte dal Pubblico<br />

Ministero Enrico Cieri e partite dal so-<br />

LE inFiLTRAZioni dELLE MAFiE in EMiLiA-RoMAGnA<br />

spetto di connessioni tra traffico internazionale<br />

di cocaina e investimenti immobiliari<br />

a Bologna con l’impiego di intermediari<br />

che soggiornavano in uno <strong>dei</strong><br />

più sontuosi hotel della città.<br />

A descrivere la particolare situazione<br />

emiliano-romagnola di fronte al non prefigurato<br />

(perché non comunemente prefigurabile)<br />

fenomeno dell’infiltrazione malavitosa<br />

è stato anche il procuratore aggiunto<br />

di Modena, Lucia Musti, al convegno<br />

su Tizian, organizzato dal nostro <strong>Ordine</strong>.<br />

«Quando nel 2003 ho preso servizio<br />

Cartina pubblicata<br />

sul dossier<br />

Le mafie in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

(Università di Bologna)<br />

alla Dda di Bologna - ha detto - ho trovato<br />

un ufficio assolutamente insensibile al<br />

fenomeno mafioso, percepito secondo<br />

schemi vecchi, e privo degli “aggiornamenti”<br />

che puntavano l’attenzione sui<br />

traffici internazionali di stupefacenti ma<br />

anche su quelli di persone, la riduzione in<br />

schiavitù, il governo del gioco d’azzardo<br />

esercitato in forma apparentemente legale.<br />

In quest’ottica, dunque, eravamo una<br />

regione che non aveva problemi di criminalità<br />

organizzata».<br />

Oliviero Genovese<br />

per contrastare la presenza e il<br />

potere della criminalità, l’Assemblea<br />

legislativa della Regione<br />

<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> ha approvato<br />

due leggi, la n. 11 del<br />

26 novembre 2010 e la n. 3 del 9 maggio<br />

2011, che puntano ad aumentare i controlli<br />

sulle possibili situazioni di rischio e a<br />

promuovere una cultura della legalità,<br />

migliorando lo scambio di informazione<br />

tra i diversi livelli istituzionali. Ne abbiamo<br />

parlato con Simonetta Saliera, vicepresidente<br />

della Regione.<br />

La prima legge in materia di contrasto<br />

alla criminalità organizzata (11/2010) è<br />

rivolta a un settore in cui il pericolo di<br />

infiltrazione è molto alto, l’edilizia.<br />

Quali sono gli obiettivi?<br />

«Un’attenzione molto puntuale sugli appalti<br />

di edilizia pubblica e privata, che si<br />

traduce in controlli migliori, in particolare<br />

su entrate e uscite dai cantieri e sulla manodopera.<br />

L’edilizia è uno <strong>dei</strong> settori in cui<br />

dietro a situazioni visibili di illegalità, come<br />

l’utilizzo di lavoratori in nero, si possono<br />

nascondere anche realtà che hanno<br />

come riferimento la criminalità organizzata.<br />

Lo stesso accade nei trasporti e nel<br />

facchinaggio, aree che sono oggetto attuale<br />

di studio e approfondimento del settore<br />

Attività produttive della Regione».<br />

La seconda legge (3/2011) riguarda la<br />

prevenzione del crimine organizzato ed<br />

è articolata su diversi livelli di intervento<br />

di ampio raggio.<br />

«L’obiettivo principale è la diffusione di<br />

una cultura della legalità: attraverso la<br />

cultura e la consapevolezza si può contrastare<br />

il radicamento della criminalità organizzata<br />

sul nostro territorio. La legge è<br />

uno strumento per promuovere tutte le<br />

L’impegno<br />

delle istituzioni<br />

inTERViSTA A SiMONeTTa Saliera<br />

azioni mirate a rendere più consapevoli i<br />

cittadini, perché ‘ndrangheta (presenza<br />

criminale più forte), camorra e mafia,<br />

nelle nostre zone, agiscono con modalità<br />

diverse rispetto alla rappresentazione a cui<br />

siamo abituati. È una criminalità che fa<br />

affari, che commercia, che presta denaro,<br />

che è meno visibile e che ha bisogno del<br />

silenzio per agire indisturbata. Noi invece<br />

vogliamo continuare a parlarne e vogliamo<br />

intensificare le attività di informazione<br />

e formazione, sia per i ragazzi delle<br />

scuole che per gli adulti. Le attività di<br />

sensibilizzazione permettono di attivare<br />

azioni per respingere e isolare. La legge<br />

prevede risorse per finanziare le attività di<br />

promozione della legalità, in particolare di<br />

enti locali e di associazioni che operano in<br />

questo settore, e risorse per la formazione<br />

<strong>dei</strong> dipendenti pubblici, per mettere gli<br />

operatori in condizione di conoscere e individuare<br />

i vari sintomi della presenza del<br />

crimine e non farsi sorprendere. Attività di<br />

formazione sono previste anche per le<br />

polizie municipali, perché hanno un rapporto<br />

quotidiano e diretto con il territorio<br />

attraverso le attività che svolgono (dai<br />

controlli sulle residenze a quelli sul commercio,<br />

a quelli in strada per la sicurezza):<br />

potranno così intrecciare i dati a disposizione<br />

e dare notizie precise su quanto accade<br />

sul territorio, come movimenti commerciali<br />

e aperture di esercizi. La legge<br />

prevede inoltre un aiuto per il recupero e<br />

la gestione <strong>dei</strong> beni confiscati che vengono<br />

affidati a enti o associazioni».<br />

Che cosa è emerso dal dossier di Libera<br />

Informazione “Mafie senza confini, noi<br />

senza paura” sulla presenza delle mafie<br />

in <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>?<br />

«L’indagine ha reso disponibili i dettagli<br />

speciale<br />

Simonetta Saliera<br />

DuE REcENTI LEGGI REGIONALI pROmuOvONO AzIONI mIRATE:<br />

mAGGIORI cONTROLLI, pIù pREpARAzIONE DEGLI OpERATORI<br />

pubbLIcI, AppOGGIO ALLE pERSONE mINAccIATE<br />

di una situazione che già conosciamo,<br />

anche perché come Regione abbiamo tenuto<br />

monitorato il fenomeno nell'ultimo<br />

decennio. Ci sono alcuni settori che sono<br />

più a rischio: edilizia, trasporti, facchinaggio,<br />

gioco d’azzardo. Ma ci sono anche<br />

realtà più difficili da individuare perché si<br />

presentano il più delle volte con forme<br />

legali, come nei casi delle acquisizione di<br />

quote di aziende. Qui il pericolo è rappresentato<br />

dall’inserimento della criminalità<br />

organizzata nel tessuto di una società produttiva<br />

come la nostra. Per questo è fondamentale<br />

capire sempre meglio come si<br />

muove il denaro. L’attivazione di una sezione<br />

della Dia a Bologna è un segnale<br />

importante e di grande aiuto».<br />

Che ruolo devono avere le istituzioni?<br />

«Devono tenere alto il livello di attenzione<br />

e di monitoraggio, anche all’interno<br />

delle istituzioni stesse, sia dal punto di<br />

vista della struttura che del governo, perché<br />

le organizzazioni criminali hanno<br />

bisogno di un rapporto continuo con il<br />

territorio, con le istituzioni e con la politica.<br />

A livello istituzionale c’è consapevolezza<br />

del pericolo dato dalla presenza<br />

quotidiana in regione della criminalità<br />

organizzata. Avere istituzioni sane è fondamentale<br />

e determinante per evitare che<br />

il fenomeno criminale si radichi nei gangli<br />

della nostra società. La Regione mette<br />

a disposizione circa due milioni di euro<br />

per la legalità e la sicurezza, una scelta<br />

molto forte soprattutto in un periodo di<br />

crisi economica e difficoltà di accesso al<br />

credito. Dobbiamo far sentire che le istituzioni<br />

ci sono e che le persone (soprattutto<br />

quelle che hanno ricevuto minacce)<br />

non sono lasciate sole».<br />

roberto laghi<br />

12 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 13


I giornalisti contro le mafie<br />

Era un giorno come tanti. Quel<br />

22 dicembre tutto potevo pensare,<br />

ma non che iniziasse la<br />

mia vita sotto scorta. «Pronto<br />

Giovanni?», «Si dottore mi dica»,<br />

«Le verrà assegnata una scorta perché<br />

con il suo lavoro si è esposto a rischio».<br />

Così tutto è cominciato, e già la<br />

sera stessa giravo per la città accompagnato<br />

dalle forze dell’ordine in borghese.<br />

Ragazzi, lavoratori, come me. Con i miei<br />

stessi sogni, progetti, speranze. Vivere<br />

sotto scorta comporta un’organizzazione<br />

accurata del proprio<br />

tempo, è necessariocoordinarsi<br />

con chi ti tutela.<br />

E poi c’è il<br />

lavoro giornalistico.<br />

Certo è più<br />

complicato, le in-<br />

Giovanni Tizian<br />

terviste, gli incontri<br />

riservati con le<br />

fonti, le interviste<br />

con imprenditori che vogliono rimanere<br />

anonimi. Fanno parte del mio lavoro, e<br />

oggi farlo non è così semplice. Ma non ci<br />

penso, e vado avanti. Continuo a fare<br />

quello che facevo prima, senza paura,<br />

senza tentennamenti, spinto solo dalla<br />

passione che nutro per questo emozionante<br />

e schiaffeggiato lavoro. Un Paese, il<br />

nostro, che non ama particolarmente il<br />

giornalismo curioso, investigativo, quello<br />

che scava nella viscere della penisola per<br />

descrivere gli intrecci inconfessabili del<br />

potere. Sì, decisamente mal digerito. E<br />

forse per questo si lasciano sacche di<br />

precariato enormi, cronisti senza tutele<br />

che accettano lo sfruttamento e fanno sacrifici<br />

enormi pur di raccontare il volto<br />

oscuro dell’Italia. Ma la dignità economi-<br />

due volte<br />

vulnerabili<br />

I pREcARI chE SI OccupANO<br />

DI cRImINALITà ORGANIzzATA<br />

NON SOLO RISchIANO LA vITA<br />

mA SONO “DEbOLI” ANchE<br />

DAL puNTO DI vISTA EcONOmIcO<br />

ca è importante, la libertà dal bisogno è<br />

necessaria per delineare il futuro, e anche<br />

solo per continuare a sognare. Senza<br />

certezze e immersi nella precarietà anche<br />

i sogni perdono sostanza, e piano piano<br />

svaniscono. E diventano acquistabili con<br />

poco, e i giornalisti ricattabili con false<br />

promesse. L’insicurezza sociale provocata<br />

dallo sfruttamento e dal precariato è un<br />

regalo alle mafie, ai poteri forti, a quelli<br />

che vorrebbero imbavagliare con metodi<br />

più o meno raffinati l’informazione.<br />

Clan <strong>dei</strong> casalesi, ‘ndrangheta e Cosa<br />

nostra, partecipano al cinico tavolino in<br />

cui si immagina una stampa asservita. Ne<br />

discutono anche loro perché rappresentano<br />

una parte di Stato. Non sono anti stato,<br />

le mafie. Come diceva Borsellino, mafia<br />

e Stato rappresentano due poteri su uno<br />

stesso territorio, «o si fanno la guerra o si<br />

mettono d’accordo».<br />

Clan che operano in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> come<br />

se fossero a casa loro. Nell’ultimo anno<br />

le indagini che hanno riguardato il territorio<br />

emiliano romagnolo sono state numerose.<br />

Arresti, sequestri, processi. Le ultime<br />

indagini portano la data di marzo<br />

2012. Da Rimini a Piacenza le cosche<br />

corrono rapide di cantiere in cantiere e<br />

consolidano il loro potere. Autotrasporto,<br />

edilizia, gioco d’azzardo legale e illegale,<br />

facchinaggio. Parlare di narcotraffico e di<br />

pizzo è parlare, sostanzialmente, di una<br />

questione di ordine pubblico. Ricostruire i<br />

percorsi del fiume sotterraneo di denaro<br />

mafioso vuol dire toccare un nervo scoperto,<br />

significa iniziare a demolire la facciata<br />

di legalità creata dai boss in anni di lavorio<br />

discreto, sottotraccia, con la complicità di<br />

insospettabili professionisti come avvocati,<br />

commercialisti, notai, consulenti: i cosiddetti<br />

“colletti bianchi”. Rapporti che<br />

rendono i boss invisibili e socialmente accettati.<br />

E succede così che l’apertura di un<br />

negozio etnico suscita più allarme sociale<br />

rispetto alla colonizzazione <strong>dei</strong> territori del<br />

Nord da parte delle cosche. Che in questi<br />

territori, oltre la linea Gotica si sentono<br />

forti, e protette. Talmente protette che vorrebbero<br />

con le loro intimidazioni bloccare<br />

i giornalisti che fanno inchieste sui loro<br />

affari. Giovani giornalisti, precari ma con<br />

una passione immensa. Che rischiano e<br />

amano il proprio lavoro, che per pochi euro,<br />

al Sud come al Nord, mettono in gioco<br />

la propria vita per far conoscere a tutti il<br />

grado raggiunto da ‘Ndrangheta, mafia e<br />

camorra. Giovani cronisti che vivono una<br />

doppia vulnerabilità, fisica ed economica.<br />

Per questo uno degli attestati di solidarietà<br />

che mi ha commosso maggiormente è la<br />

campagna lanciata dall’associazione da-<br />

Sud e da Stop’ndrangheta.it, “Io mi chiamo<br />

Giovanni Tizian”. Un appello per tutelare<br />

me, ma anche tutti i cronisti precari di<br />

questo strano Paese. Da quando tutto è<br />

cominciato.<br />

Da anni collaboro con la Gazzetta di Modena,<br />

da anni mi occupo di mafie al<br />

Nord. Delle cosche d’<strong>Emilia</strong>. Quelle stesse<br />

cosche che negli anni in cui emigravo<br />

verso Modena raccoglievano quanto seminato<br />

decenni prima. Un raccolto fatto<br />

di patrimoni enormi, un fiume di denaro<br />

accumulato sulla pelle degli onesti. Erano<br />

gli anni ’90 quando ci trasferimmo in<br />

<strong>Emilia</strong>, qui ho iniziato a scrivere. A raccontare<br />

di come i clan si muovono e impongono<br />

servizi alle imprese, obbligano<br />

commercianti e imprenditori a pagare il<br />

pizzo. È quanto racconto nel libro appena<br />

pubblicato da Round Robin editrice dal<br />

titolo Gotica. ‘Ndrangheta, mafia e camorra<br />

oltrepassano la linea. Un libro-<br />

inchiesta in cui raccolgo la mia attività di<br />

cronista di giudiziaria e di inchieste giornalistiche<br />

realizzata con la Gazzetta, ma<br />

anche con il mensile Narcomafie e Linkiesta.it.<br />

Oggi il Gruppo Espresso mi ha<br />

offerto un contratto. Una possibilità di<br />

crescita che voglio portare fino in fondo.<br />

Senza dimenticare quanto è dura oggi<br />

fare il proprio mestiere in Italia. Ecco<br />

perché anche il premio Monteverde Pasolini<br />

assegnatomi a Roma il 5 marzo l’ho<br />

dedicato a loro, ai 925 cronisti minacciati<br />

e intimiditi dal 2006 al 2011, nell’80 per<br />

cento <strong>dei</strong> casi doppiamente vittime del<br />

precariato e dello sfruttamento.<br />

Giovanni Tizian<br />

Giovanni Tizian non è l’unico<br />

giornalista minacciato in Italia<br />

e costretto a vivere sotto<br />

scorta, e neppure l’unico in<br />

<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>. Qui è stato<br />

minacciato David Oddone, giornalista di<br />

Rimini che lavora all’Informazione di San<br />

Marino. Qui sono stati intimiditi i giornalisti<br />

della Nuova Ferrara che hanno documentato<br />

il caso Aldrovandi (ora sotto processo<br />

per diffamazione su querela di un<br />

magistrato). Nei paesi democratici querele<br />

come questa sono intimidazioni. È giusto<br />

che chi si sente offeso da un articolo possa<br />

rivolgersi a un giudice, ma non dovrebbe<br />

essere consentito l’abuso del diritto di difendersi<br />

per ostacolare l’informazione giornalistica,<br />

un’attività pubblica svolta nell’interesse<br />

<strong>dei</strong> cittadini che hanno il diritto di<br />

essere informati. Purtroppo le querele pretestuose,<br />

le richieste di danni strumentali e<br />

altri abusi sono frequenti. Ossigeno le considera<br />

intimidazioni, anche se non sono<br />

paragonabili ai piani per uccidere Giovanni<br />

Tizian, il cui caso è fra i più gravi di questi<br />

anni: è simile a quelli di Lirio Abbate, Rosaria<br />

Capacchione, Roberto Saviano, per i<br />

quali le minacce di morte sono state scoperte<br />

dalla magistratura nel corso di indagini e<br />

intercettazioni. Questi giornalisti hanno la<br />

scorta “pesante” della polizia, 24 ore su 24.<br />

Negli ultimi anni in Italia sono state centinaia<br />

i giornalisti oggetto di lettere minatorie,<br />

proiettili, danneggiamenti, aggressioni e<br />

querele pretestuose. Molti casi restano insoluti.<br />

Ossigeno ha verificato, raccontato e<br />

analizzato nei rapporti annuali 230 intimidazioni<br />

con 925 giornalisti coinvolti fra il<br />

2006 e il 2011. Nel 2011 gli episodi sono<br />

stati 95 e i giornalisti coinvolti 325. Il sito<br />

www.ossigenoinformazione.it ospita un<br />

“contatore” delle minacce aggiornato quo-<br />

Un sostegno<br />

per i colleghi<br />

OssigenO per l’infOrmaziOne<br />

è uN OSSERvATORIO NATO pER<br />

mONITORARE IL fENOmENO<br />

DELLE INTImIDAzIONI NEI cONfRONTI<br />

DEI GIORNALISTI<br />

tidianamente. Purtroppo la progressione<br />

non si arresta. L’osservatorio nasce nel 2008<br />

da una intuizione avuta mentre scrivevo il<br />

libro C’erano bei cani ma molto seri in cui<br />

racconto la storia di mio fratello Giovanni,<br />

ucciso a Ragusa il 27 ottobre 1972. Aveva<br />

25 anni. Era il corrispondente del quotidiano<br />

L’Ora di Palermo e dell’Unità. Come<br />

Giovanni Tizian era un giornalista tosto.<br />

Andava a cercare le notizie nei luoghi più<br />

impensati. Aveva pubblicato, in esclusiva,<br />

inchieste sull’attività <strong>dei</strong> gruppi eversivi<br />

neofascisti coinvolti nella strategia della<br />

tensione. Scoprì che organizzavano in Sicilia<br />

campi di addestramento paramilitare. I<br />

suoi guai cominciarono con la pubblicazione<br />

di una notizia: a Ragusa era stato ucciso<br />

con modalità mafiose un ingegnere legato<br />

alla destra locale. L’inchiesta giudiziaria<br />

aveva imboccato una pista precisa, ma fu<br />

insabbiata: era sospettato il figlio del presidente<br />

del Tribunale. I cronisti locali lo sapevano,<br />

ma nessuno ebbe il coraggio di scriverlo.<br />

Lo fece solo mio fratello. Pubblicò la<br />

notizia su L’Ora e l’Unità. La notizia risulta<br />

vera anche oggi, dopo 40 anni. Ma gli altri<br />

corrispondenti non vollero scriverla. Isolarono<br />

il collega dell’Ora che sei mesi dopo,<br />

fu assassinato dal sospettato.<br />

Ricostruendo quella vicenda, la dinamica<br />

dell’auto-censura e dell’isolamento mi apparve<br />

chiara. Vidi l’ingranaggio che aveva<br />

stritolato la vita di mio fratello che continuava<br />

a girare, a distruggere vite, a oscurare<br />

notizie di indubbio interesse. Compresi che<br />

con la stessa dinamica sono stati uccisi in<br />

Sicilia altri sette giornalisti (Cosimo Cristina,<br />

Mauro De Mauro, Peppino Impastato,<br />

Mario Francese, Pippo Fava, Mauro Rostagno<br />

e Beppe Alfano) e a Napoli Giancarlo<br />

Siani. Intanto attorno a me avvenivano fatti<br />

che confermavano la mia impressione: le<br />

speciale<br />

minacce a Roberto Saviano, a Rosaria Capacchione<br />

e a Lirio Abbate. Perciò proposi<br />

ai vertici della Fnsi e dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />

di creare quest’osservatorio che, oltre<br />

a monitorare il fenomeno e segnalare i casi<br />

dopo averli verificati, ha lo scopo di promuovere<br />

la solidarietà (che non è affatto<br />

scontata) verso i giornalisti minacciati e di<br />

indicare i possibili rimedi.<br />

L’osservatorio ha svegliato l’attenzione. Ma<br />

per ottenere risultati concreti rimane molto<br />

da fare. Ancora oggi tanti giornalisti pensano<br />

che solo i cronisti imprudenti o quelli che<br />

vivono in Calabria o intorno a “Gomorra”<br />

rischiano la vita. Non è così. Molti cittadini<br />

pensano ancora che il problema riguardi<br />

solo i giornalisti. Non è così. Chi minaccia<br />

un giornalista spegne un lampione sulla<br />

pubblica via e tocca ai cittadini, non solo ai<br />

giornalisti, protestare e reagire. Pochi sanno<br />

che a causa delle limitazioni alla libertà di<br />

stampa il nostro paese è ritenuto una pecora<br />

nera, un sorvegliato speciale in Europa. Pochi<br />

sanno che in Italia l’informazione giornalistica<br />

è “parzialmente libera”, secondo le<br />

classifiche <strong>dei</strong> più importanti osservatori<br />

internazionali. Ma l’informazione, in una<br />

società democratica, non è un optional.<br />

Perciò occorre difenderla con la mobilitazione<br />

delle istituzioni<br />

e di tutte le<br />

forze sane. Dobbiamo<br />

essere grati a<br />

Giovanni Tizian che<br />

fa il suo lavoro con<br />

coscienza sociale e<br />

con coraggio. Ma<br />

se vogliamo essere<br />

veramente solidali<br />

con lui, dobbiamo<br />

Alberto Spampinato<br />

sforzarci di capire perché lo hanno preso di<br />

mira. Capire significa immedesimarsi. Si<br />

protegge un minacciato anche dandogli visibilità<br />

pubblica. Limitarsi a intervistarlo è il<br />

modo più banale perché lascia per intero il<br />

peso e la responsabilità sulle spalle della<br />

vittima. La vera solidarietà è dire “perché”<br />

un giornalista è minacciato, fare sapere cosa<br />

ha scritto. Perciò dobbiamo fare qualcosa<br />

affinché le minacce a un giornalista non<br />

oscurino le sue notizie, ma anzi le rendano<br />

molto più visibili. Questo è il modo migliore<br />

di vanificare l’effetto delle intimidazioni.<br />

Ossigeno ha un progetto per farlo e per realizzarlo<br />

conta sul sostegno delle istituzioni<br />

alberto Spampinato<br />

Consigliere della Fnsi,<br />

direttore di Ossigeno per l’Informazione<br />

14 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 15


I giornalisti contro le mafie<br />

Giancarlo Siani era uno che<br />

scavava nelle notizie, meticoloso,<br />

preciso. Uno di<br />

quelli che si leggeva i verbali<br />

con attenzione, intrecciava<br />

le segnalazioni, verificava le fonti e poi,<br />

solo dopo, scriveva. Giancarlo Siani era un<br />

cronista normale, fragile e preoccupato,<br />

onesto, diffidente, generoso. Uno come<br />

tanti, un giornalista che faceva il suo mestiere.<br />

O meglio - come ben riportato nella<br />

felice battuta del film diretto da Marco<br />

Risi, Fort Apache - era un “giornalistagiornalista”,<br />

non un “giornalista-impiegato”.<br />

E così è andato avanti, come precario<br />

Una vita<br />

per il giornalismo<br />

e la legalità<br />

inTERViSTA A paOlO SiaNi<br />

IL fRATELLO DEL GIORNALISTA vITTImA DELLA<br />

cAmORRA, RILEvA chE OGGI c’è uNA mAGGIORE<br />

SOLIDARIETà E vISIbILITà pER chI ScRIvE DI mAfIE<br />

della giudiziaria, almeno fino a quando -<br />

era il 23 settembre 1985 - non venne freddato<br />

a Torre Annunziata, sotto casa, a bordo<br />

della sua Citroën Mehari. Da pochi<br />

giorni aveva ultimato un volume-dossier<br />

dal titolo Torre Annunziata un anno dopo<br />

la strage, già composto in tipografia, sugli<br />

affari camorristici del posto: dopo la sua<br />

morte, per una sorta di incantesimo, non è<br />

stato più ritrovato, tutto distrutto, originali<br />

e piombo; anzi, mai esistito, mai visto,<br />

come nel classico gergo di certi ambienti.<br />

Forse è anche per questo che il giorno dopo<br />

la sua scomparsa, i Nuvoletta - la famiglia<br />

che assieme ai Riina lo condannò a<br />

morte - festeggiarono questa impresa con<br />

un pranzo nella loro tenuta. Una grande<br />

festa in onore di quel maledetto rompiscatole,<br />

di quel ragazzino ostinato che spesso<br />

precedeva le indagini della magistratura<br />

pur di uscire con un pezzo in più. Un giornalista<br />

che raccontava quello che gli altri<br />

giornali - anche solo per pigrizia, ma talvolta<br />

con malafede - non riportavano.<br />

Paolo Siani, medico pediatra, è il fratello di<br />

Giancarlo. Vive a Napoli, ma gli capita<br />

spesso di andare in giro per l’Italia a ricordare<br />

quel ragazzo ucciso dalla camorra,<br />

come un esempio, per tanti, soprattutto<br />

oggi quando - lo dicono i dati raccolti<br />

Radio Siani Network: da Ercolano una webradio anticamorra<br />

Una radio contro la camorra, intitolata alla memoria del giovane cronista napoletano, ha<br />

sede in un bene confiscato alla camorra a ercolano. Nello stesso luogo dove per anni si<br />

è deciso della vita e della morte di tante persone, ora un gruppo di giovani combatte per<br />

la dignità e la rinascita di una cittadina storica e ricca di una cultura che si perde nel mito<br />

e nella leggenda. «la nostra missione trova forma pratica nella voglia di cambiare le cose<br />

- raccontano gli organizzatori - di realizzare un domani migliore, un futuro per le prossime<br />

generazioni. pretendiamo che diritti e doveri siano riconosciuti, che le leggi<br />

vengano rispettate, che si agisca con etica profonda e che non venga calpestata<br />

la dignità degli esseri umani». il portale www.radiosiani.com oltre a<br />

essere un mezzo d’informazione, è anche uno strumento d'incontro per<br />

tante persone che condividono un percorso comune. Radio Siani è riconosciuta<br />

giuridicamente come associazione di promozione sociale “Zona<br />

rossa ” che, oltre al progetto radio, mette a disposizione della comunità<br />

risorse e competenze, partecipando a progetti e proponendosi come collante<br />

fra le istituzioni e la società civile. Nel palinsesto della radio<br />

anche “Vittime innocenti”: una trasmissione che riporta le storie,<br />

i racconti e le parole delle vittime innocenti della camorra. (ms)<br />

dall’osservatorio Ossigeno sui giornalisti<br />

minacciati di Alberto Spampinato - la<br />

pressione delle mafie sui giornalisti, e soprattutto<br />

sui più giovani cronisti di provincia,<br />

è molto forte. E preoccupa, non solo al<br />

sud: il caso di Giovanni Tizian non è isolato.<br />

Dottor Siani, la storia drammatica, le<br />

minacce ricevute da Giancarlo, la sua<br />

morte, continuano a essere di attualità.<br />

«Quando Giancarlo lavorava, non esisteva<br />

nessun osservatorio che monitorasse le<br />

minacce ricevute dai giornalisti, le intimidazioni,<br />

le violenze subite per mesi e mesi.<br />

E questo era un male. Oggi invece è sicuramente<br />

un buon segno che queste storie<br />

vengano raccontate. Le interviste, la visibilità<br />

di questi colleghi, i dati che ne seguono,<br />

servono per combattere l’isolamento in<br />

cui rischiano di trovarsi tanti giovani e<br />

giovanissimi cronisti di periferia».<br />

Cosa resta della vita di Giancarlo Siani,<br />

per i giovani giornalisti?<br />

«Giancarlo non faceva particolari scoop,<br />

spesso raccontava notizie che erano già<br />

note alle forze dell’ordine, ma che tante<br />

volte non venivano riprese dagli altri quotidiani.<br />

Questa era certamente la sua particolarità,<br />

il suo coraggio, il suo stile. L’insegnamento<br />

che Giancarlo ha lasciato ai<br />

giornalisti italiani è la cosa più banale e<br />

allo stesso tempo più importante che possa<br />

esistere: quello di fare bene il proprio mestiere.<br />

Quello di essere un vero “giornalista-giornalista”,<br />

che non scende a compromessi,<br />

un giornalista con una sua forte regola<br />

morale, come ben racconta il film di<br />

Marco Risi, quando Giancarlo rifiutò un<br />

invito a cena a casa del sindaco».<br />

A Napoli e dintorni, quella di Giancarlo<br />

è una storia nota. Poi il film di Marco<br />

Risi ha fatto il resto. Cosa manca ancora<br />

secondo lei?<br />

«A Napoli ci sono scuole, biblioteche, cinema,<br />

teatri che lo ricordano, non si può<br />

certo dire che nella sua città la figura di<br />

Giancarlo sia stata dimenticata. E anche al<br />

Mattino di Napoli, che era il suo giornale<br />

(e dal quale, prima di morire, stava per essere<br />

assunto dopo avere passato lunghi<br />

anni da abusivo ndr) non mancano iniziative<br />

in suo favore. Nel settembre scorso anche<br />

uno Speciale Tg1 ha ripercorso la storia<br />

giornalistica di mio fratello. Un rammarico<br />

è certo la lunga storia giudiziaria<br />

che lo ha riguardato: undici anni sono<br />

tanti. Troppo lenta la giustizia italiana».<br />

Mauro Sarti<br />

un palco, tre sedie, una tavola imbandita<br />

di prodotti buoni. Il risultato<br />

di un'inchiesta giornalistica<br />

può anche essere questo: uno spettacolo<br />

di teatro, che abbiamo definito “civilegastronomico”,<br />

che vuole usare il cibo<br />

come mezzo per raccontare storie di lavoro<br />

e nel quale l'interprete, l'attrice bolognese<br />

Tiziana Di Masi, chiama sul<br />

palco due spettatori per volta e fa assaggiare<br />

loro i prodotti di Libera Terra, ottenuti<br />

dai terreni confiscati alle mafie,<br />

raccontando le storie che stanno dietro<br />

quei cibi. Così, attraverso un menu della<br />

legalità che inizia con l'aperitivo e termina<br />

naturalmente col caffè, viene servita<br />

una cena la cui preparazione ha richiesto<br />

mesi di lavoro, interviste e video registrati<br />

sul campo. Storie di mafia e di<br />

antimafia, quella nuova forma di resistenza<br />

umana che da oltre dieci anni<br />

portano avanti le cooperative sorte nei<br />

luoghi di cui lo Stato si è riappropriato<br />

grazie alla legge 109 del 1996, (che il<br />

Parlamento approvò dopo che Libera<br />

raccolse un milione di firme per sostenerla).<br />

Da un lato l’agroalimentare delle<br />

speciale<br />

Mafie<br />

in pentola<br />

uN REpORTAGE chE hA cONquISTATO<br />

IL pubbLIcO A TEATRO<br />

mafie, un business dal valore stimato di<br />

12 miliardi di euro, i cui benefici però<br />

restano in mano a poche famiglie e ai<br />

loro adepti che prosperano nel crimine;<br />

dall'altro il tentativo di riqualificare il<br />

comparto attraverso il metodo biologico,<br />

nel rispetto delle leggi e con il versamento<br />

<strong>dei</strong> contributi ai lavoratori. Questo<br />

stanno facendo le cooperative di Libera<br />

Terra in Sicilia, Calabria, Puglia,<br />

Campania. E in Piemonte, dove la mafia<br />

è altrettanto radicata - come in <strong>Emilia</strong><br />

<strong>Romagna</strong> e in tutto il nord - e dove due<br />

cascine nei pressi di Torino sono state<br />

affidate ad associazioni che producono<br />

miele e torrone.<br />

Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore<br />

di una sfida ha debuttato a Forlimpopoli<br />

il 9 ottobre 2010, giorno della consegna<br />

del Premio Artusi a don Luigi Ciotti. Da<br />

allora è stato rappresentato in oltre 70<br />

occasioni, toccando luoghi simbolo della<br />

lotta alle mafie: Corleone in Sicilia,<br />

Casal di Principe in Campania, Isola di<br />

Capo Rizzuto e Locri in Calabria, San<br />

Pietro Vernotico in Puglia. Lo spettacolo<br />

ha ottenuto questo successo grazie al<br />

16 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 17


I giornalisti contro le mafie<br />

sostegno di Coop Adriatica, Coop Nordest<br />

e delle tante associazioni che lo<br />

hanno voluto nel loro territorio, spesso<br />

senza beneficiare di alcun contributo<br />

pubblico. Il tutto in assenza di una vera<br />

e propria produzione teatrale alle spalle,<br />

con il solo ed entusiastico sostegno del<br />

pubblico e del continuo tam tam che,<br />

data dopo data, è riuscito a diffonderne<br />

la notizia e la presenza in tante regioni<br />

d’Italia. Un vero e proprio esempio di<br />

spettacolo “popolare” che nasce per le<br />

gente e con la gente e che ha il merito di<br />

aver lanciato un nuovo genere. Ora, con<br />

il sostegno di Coop Lombardia, è iniziata<br />

una tournée nella più grande regione<br />

del nord Italia, quella dove la presenza<br />

della criminalità mafiosa ha superato da<br />

tempo il livello di guardia, tanto da essere<br />

ormai definita la Calabria del nord.<br />

Per seguire il tour: www.tizianadimasi.it<br />

facebook.com/mafieinpentola<br />

andrea Guolo<br />

andrea Guolo giornalista e autore di<br />

Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore<br />

di una sfida, è fra i vincitori del<br />

premio “Cronista dell’anno 2011”,<br />

dedicato alla memoria di Guido<br />

Vergani. Si è imposto nella sezione<br />

carta stampata quale autore di una<br />

serie di servizi pubblicati dal settimanale<br />

La Conceria sulle scarpe<br />

tossico/nocive vendute nei negozi<br />

della Chinatown milanese: “scarpe<br />

al veleno ”. Si legge nella motivazione.<br />

“Nel cuore di Milano i negozi di<br />

Chinatown espongono e vendono<br />

per pochi euro falsi made in italy,<br />

falsi vero cuoio e falsi vera pelle. Di<br />

vero c’è solo il contenuto di cromo<br />

esavalente, sostanza altamente<br />

cancerogena per chi ne viene a<br />

contatto. Dall’inchiesta giornalistica<br />

nasce un filone investigativo che<br />

sfocia in sequestri e denunce, ma<br />

soprattutto nella scoperta delle minacce<br />

terribili che il mercato del<br />

falso e le politiche di dumping sui<br />

prezzi portano alla salute di ignari<br />

consumatori. il reportage di andrea<br />

Guolo incarna il rigore dell’attività di<br />

cronista e dimostra una volta di più<br />

l’imprenscindibile funzione sociale<br />

del giornalismo legato ai fatti e alla<br />

ricerca”.<br />

Interpellato da Tuttolibri, noto inserto<br />

culturale regalato ogni sabato ai lettori<br />

de La Stampa, per la rubrica che riguarda<br />

i libri che i cosiddetti “vip” tengono<br />

sul loro comodino, Roberto Saviano,<br />

giornalista e scrittore simbolo <strong>dei</strong><br />

nuovi paladini della lotta alla criminalità<br />

organizzata, la lotta culturale, la lotta<br />

della conoscenza, ha citato fra le altre<br />

letture (non tutte necessariamente dedicate<br />

all’argomento) Statale 18 di Mauro<br />

Francesco Minervino, Fandango editore.<br />

Si tratta della strada alternativa alla<br />

Salerno-Reggio Calabria, per chi almeno<br />

intende raggiungere le località tirreniche<br />

della Calabria. Il libro, scritto dal<br />

giornalista-antropologo somiglia a uno<br />

“Strade Blu” dell’Italia del Sud. Basterebbe<br />

guardare il paesaggio che circonda<br />

le strade del nostro Meridione per<br />

capire. Capire una terra che costruisce e<br />

conserva, che tiene alle proprie radici e<br />

le maledice. Il tutto in uno scenario che,<br />

tra paesini che hanno conservato la loro<br />

identità architettonica e villette abusive<br />

che stravolgono i litorali, ben delinea<br />

una terra dove si consuma l’eterno conflitto<br />

tra cosche e istituzioni, legalità e<br />

abusivismo, panorami mozzafiato ed<br />

esempi di brutture urbanistiche assolute.<br />

L’abbiamo scelta come “copertina ideale”<br />

di un viaggio nel mare nostrum <strong>dei</strong><br />

libri che toccano il tema atavico della<br />

mafia, nelle sue diverse accezioni regionali.<br />

Cineasti, scrittori, saggisti, criminologi,<br />

psicologi, sociologhi, drammaturghi,<br />

persino poeti si sono sbizzarriti sul tema.<br />

E l’argomento, benché così setacciato,<br />

offre ogni giorno qualcosa di<br />

nuovo, anzi d’antico.<br />

Di sicuro il mercato racconta che - parlando<br />

di saggistica sul tema - i libri più<br />

ricercati sono quelli scritti dai magistrati<br />

e dai giornalisti, non fosse altro perché<br />

scrivono di vicende che vivono in<br />

tempo reale. Una recente indagine svolta<br />

da Ossigeno per l’Informazione ha<br />

fornito dati inquietanti: nel 2011, 95<br />

Quelle verità<br />

scomode<br />

RASSEGNA DI pubbLIcAzIONI SuL TEmA<br />

giornalisti sono stati minacciati per l’inchiostro<br />

che hanno usato sulle pagine di<br />

libri e giornali. E nel 2012 all’elenco si<br />

sono già aggiunti altri nove colleghi.<br />

Minacce dalla criminalità organizzata,<br />

non solo di stampo mafioso. Ma pur<br />

sempre minacce per chi fa il proprio lavoro<br />

con scrupolo e professionalità,<br />

centrando evidentemente il bersaglio.<br />

Dovendo scegliere, abbiamo optato per<br />

raccontare e raccontarvi delle più recenti<br />

“fatiche editoriali” che riguardano<br />

l’argomento strettamente correlato<br />

al nostro territorio. Un territorio, la<br />

nostra Regione, dove ancora ci sono<br />

persone che si ostinano a ritenere che<br />

“qui la mafia non esiste”. E, al contrario,<br />

altri che si battono - e rischiano -<br />

per spiegare e fare intendere che anche<br />

al nord è ormai addirittura riduttivo<br />

parlare di infiltrazioni mafiose. Che<br />

meglio sarebbe parlare di radicamento<br />

del fenomeno. Tanto invisibile quanto<br />

evidente.<br />

Saverio Lodato apre il nostro viaggio<br />

attraverso l’editoria. È nato a Reggio<br />

<strong>Emilia</strong>, ha 61 anni ma di questi ne ha<br />

trascorsi 53 in Sicilia. Scrive di mafia<br />

da oltre 30 anni: dapprima come redattore<br />

dell’Ora, adesso come reporter de<br />

l’Unità. Il suo Dieci anni di mafia -<br />

scritto nel 1990 - è stato più volte ristampato:<br />

oggi naturalmente è diventato<br />

Trent’anni di mafia. Ha incontrato Buscetta<br />

(La mafia ha vinto), ha raccontato<br />

Brusca (Ho ucciso Giovanni Falcone),<br />

ha raccontato i cambiamenti all’interno<br />

di Cosa Nostra (Gli intoccabili e Potenti.<br />

Sicilia anni Novanta). Un anno fa ha<br />

pubblicato un libro a 4 mani, con l’amico<br />

Andrea Camilleri. Di testa nostra<br />

sconfina talvolta dal tema, o forse no,<br />

raccontando attraverso un’efficace rubrica<br />

su l’Unità (“Lo chef consiglia”) la<br />

deriva etica del nostro tempo e del nostro<br />

Paese.<br />

Poi Attilio Bolzoni. Si restare su giornalisti<br />

grandi ma… “low profile”, poco<br />

disposti al presenzialismo (così diffuso<br />

ai nostri giorni). Permetteteci una meta-<br />

fora sportiva: come nel calcio, dove il<br />

miglior arbitro è quello che si vede di<br />

meno. Bolzoni ha 56 anni, è lombardo<br />

di S. Stefano Lodigiano e scrive per<br />

Repubblica. Ha vissuto in Sicilia dal ’79<br />

al 2004. È del 2010 il suo saggio dal titolo<br />

Faq Mafia (Bompiani editore) che<br />

rappresenta un libro basilare sul tema,<br />

per poter affrontare con maggiore chiarezza<br />

l’argomento. Anche con i relativi<br />

“trasferimenti” in altre regioni.<br />

Lodato e Bolzoni (che hanno intrecciato<br />

le loro voci nel volume scritto a quattro<br />

mani C’era una volta la lotta alla mafia,<br />

Garzanti editore, 1998) rappresentano<br />

le voci guida più autorevoli per chi<br />

vuole scoprire la mafia, partendo da<br />

lontano, dai riti, dalle regole, dalle origini<br />

del fenomeno per poter così affrontare<br />

successivamente letture più vicine<br />

“geograficamente” a noi, riuscendo a<br />

comprenderne il significato.<br />

Cosa li spinge a scrivere e a rischiare?<br />

Pippo Fava, giornalista catanese ucciso<br />

dalla mafia rispondeva così: «Ho un<br />

concetto etico del giornalismo. Ritengo<br />

infatti che in una società democratica e<br />

libera quale dovrebbe essere quella italiana,<br />

il giornalismo rappresenti la forza<br />

essenziale della società. Un giornalismo<br />

fatto di verità impedisce molte corruzioni,<br />

frena la violenza della criminalità,<br />

accelera le opere pubbliche indispensabili,<br />

pretende il funzionamento <strong>dei</strong> servizi<br />

sociali, tiene continuamente allerta<br />

le forze <strong>dell'</strong>ordine, sollecita la costante<br />

attenzione della giustizia, impone ai<br />

politici il buon governo».<br />

Non si discosta da questo concetto<br />

l’operato <strong>dei</strong> giovani cronisti minacciati<br />

di recente per la loro sete di verità. Come<br />

Giovanni Tizian, calabrese ma emiliano<br />

d’adozione che considera il suo<br />

impegno doveroso per migliorare le<br />

speciale<br />

condizioni di vita della regione che lo<br />

ha accolto come un figlio, ben amministrata<br />

ma poco attenta a “certe” dinamiche<br />

socio-economiche.<br />

Prima di Tizian, bisogna tuttavia citare<br />

Enzo Ciconte, 64 anni, professore universitario<br />

a Roma-3, storico delle “criminalità<br />

organizzate”. Ciconte ha di<br />

recente pubblicato Mafia, Camorra e<br />

N’drangheta in <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>. Calabrese,<br />

già candidato sindaco a Catanzaro,<br />

Ciconte ha insegnato pure a Reggio<br />

<strong>Emilia</strong>. Si legge nel libro di Ciconte:<br />

«Di smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi,<br />

non ci occupammo fino all’ottobre<br />

del 1986, quando vivevo a Reggio<br />

<strong>Emilia</strong> per gestire il traffico di droga<br />

della famiglia di San Luca in <strong>Emilia</strong><br />

<strong>Romagna</strong> e Lombardia». È la testimonianza<br />

del pentito di alto rango Francesco<br />

Fonti nel lungo memoriale consegnato<br />

ai giudici dell’Antimafia di Reggio<br />

Calabria, pubblicato mesi fa da<br />

L’Espresso. «In questo contesto facevo<br />

affari con la famiglia Musitano di Platì<br />

- continua il pentito - il cui capo era<br />

Domenico (...).Mi chiese un incontro e<br />

mi disse che c’erano da far sparire 600<br />

bidoni contenenti rifiuti tossici e radioattivi,<br />

chiedendo se io e la mia famiglia<br />

potessimo interessarci per le varie fasi<br />

di trasporto e collocazione. Prima di<br />

tutto gli domandai quanto ci avremmo<br />

guadagnato, e chi gli aveva prospettato<br />

questo lavoro». «Fonti è un pentito attendibile»<br />

spiega il professor Ciconte,<br />

attraverso il libro Mafia, Camorra e<br />

’Ndrangheta in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>.<br />

Di David Oddone è uscito invece, a luglio<br />

dello scorso anno, Mafie a San<br />

Marino, libro-indagine (scritto insieme<br />

a Antonio Fabbri e con la collaborazione<br />

di Monica Moroni) per il quale il<br />

cronista de L’Informazione è stato oggetto<br />

di minaccia (Filippini Editore). Un<br />

libro-denuncia che ha fatto scalpore,<br />

tratta il tema delle infiltrazioni mafiose<br />

nella Repubblica di San Marino, <strong>dei</strong><br />

presunti rapporti intercorsi tra istituti di<br />

credito del piccolo Stato e clienti per<br />

così dire “sospetti”. Argomento quanto<br />

mai attuale, viste anche le operazioni<br />

dell’Antimafia che hanno portato ad<br />

arresti eccellenti di personaggi legati<br />

direttamente o indirettamente a San<br />

Marino. D’altra parte gli ultimi anni di<br />

cronache testimoniano che anche la<br />

piccola Repubblica non è rimasta im-<br />

18 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 19


I giornalisti contro le mafie<br />

mune e ha dovuto, e dovrà, fare i conti<br />

con le mafie e la criminalità organizzata.<br />

Il libro riassume in maniera precisa e<br />

puntuale come le mafie si siano inserite<br />

semplicemente, con la complicità di<br />

soggetti locali, nel tessuto sociale ed<br />

economico sammarinese, vista l’inquietante<br />

presenza in attività economiche di<br />

clan organizzati e famiglie del calibro<br />

<strong>dei</strong> Casalesi, <strong>dei</strong> Vallefuoco e degli<br />

Schiavone. Inoltre narra gli episodi di<br />

mafia che hanno coinvolto la Repubblica,<br />

ricostruiti attraverso le parole-testimonianze<br />

di magistrati impegnati in<br />

prima linea nella lotta alla criminalità<br />

organizzata e al riciclaggio.<br />

Antonio Amorosi e Cristian Abbondanza<br />

hanno invece affrontato il tema Tra<br />

la via <strong>Emilia</strong> e il clan, optando per l’ebook<br />

(legalitabooks.com). Abbondanza,<br />

presidente della Casa della legalità a<br />

Genova, è stato messo sotto protezione<br />

nel capoluogo ligure per le numerose<br />

minacce che ha ricevuto. Sono loro<br />

stessi a spiegare in cosa consista il lavoro<br />

di ricerca storico-cronistica: «Non è<br />

un’antologia sulle mafie. Non è nemmeno<br />

un manuale o un romanzo. Sono<br />

frammenti di realtà, di fatti... nomi e<br />

cognomi, società, storie e dati. È un filo<br />

di Arianna che lega contesti, episodi,<br />

società e persone. L’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> è<br />

terra di mafia. Lo è da decenni. Non è<br />

una realtà ove le mafie hanno un controllo<br />

“militare” del territorio, bensì<br />

dove fanno i loro affari, quelli illeciti e<br />

quelli nell'ambito della cosiddetta “economia<br />

legale”. Parte della classe politica<br />

e imprenditoriale, centrata per lungo<br />

tempo su un monopolio impenetrabile e<br />

spregiudicato, ha garantito quel terreno<br />

fertile per permettere alle cosche di<br />

trovare uno spazio sicuro per i propri<br />

affari».<br />

Infine Giovanni Tizian, cronista da poco<br />

messo sotto contratto nonostante<br />

abbia dimostrato fiuto e qualità professionali<br />

da grande reporter. Da dicembre<br />

ha saputo di essere stato messo in regime<br />

di protezione per le sue rivelazioni<br />

circa gli intrecci commerciali ed economici<br />

sul nostro territorio che sono stati<br />

stretti da membri delle organizzazioni<br />

criminali. Di Tizian si può leggere Gotica,<br />

Ndrangheta mafia e camorra oltrepassano<br />

la linea (Round Robin editore),<br />

che studia e racconta la criminalità<br />

organizzata “invisibile” cioè quella<br />

del nord. «Si parte dagli anni ’70 - dice<br />

Giovanni Tizian - quindi ho messo in<br />

parallelo la mia emigrazione da ragazzino<br />

con un’emigrazione diversa, già<br />

vent’anni dopo. Tempi in cui le mafie<br />

consolidavano il loro potere economico,<br />

investivano seriamente in altri territori,<br />

stringendo quella rete di relazioni<br />

sociali che oggi li ha resi così forti». E<br />

questo è solo l’inizio della storia, raccontata<br />

con il supporto di elementi<br />

probanti, carte e dati, di un nord a molti<br />

sconosciuto, un nord che fa affari con<br />

i clan malavitosi da Rimini a Torino,<br />

dal Veneto alla Liguria e alla Lombardia.<br />

Tizian conosce perfettamente i rischi<br />

a cui si espone, figlio di un funzionario<br />

del Monte <strong>dei</strong> Paschi di Siena che<br />

ha pagato con la vita nel 1989 il suo<br />

piacere dell’onestà, ucciso a 36 anni in<br />

una terra insanguinata come quella della<br />

Locride.<br />

Ci disse una volta un collega dell’Ora di<br />

Palermo come la mafia odi gli archivi. È<br />

la ricostruzione storica, è il lavoro amanuense<br />

di chi mette insieme i tasselli di<br />

un puzzle che i clan cercano il più possibile<br />

di scomporre il lavoro che “rompe i<br />

cabasisi” alla criminalità organizzata.<br />

Quel lavoro che contraddistingue un cronista<br />

con la C maiuscola, che verifica le<br />

fonti, fa ricerca e scrive di fatti di cui si è<br />

ampiamente documentato.<br />

Tizian come Danilo Chirico e Alessio<br />

Magri è l’emblema di giornalisti-scrittori<br />

che non si piegano al silenzio e<br />

all’oblio, al contrario riaprono capitoli<br />

che solerti funzionari, per paura, si sono<br />

affrettati a chiudere, sigillare, congelare.<br />

Chirico e Magro hanno scritto Dimenticati.<br />

Vittime della ‘ndrangheta (Castelvecchi<br />

editore). (dc)<br />

A Tizian dico<br />

solo grazie<br />

inTERViSTA A MarCO BeTTiNi<br />

marco Bettini, prima di pubblicare<br />

nel ’94 il suo romanzo<br />

Pentito si era mai<br />

occupato di mafia?<br />

«Certo, in qualità di giornalista,<br />

mi occupavo proprio di criminalità<br />

organizzata. Erano anni difficili, allora di<br />

parlava di circa 2000 morti di mafia all’anno,<br />

contro i 600 di oggi. E poi era il periodo<br />

delle stragi».<br />

Che ricordi ha degli incontri che ebbe<br />

con il “pentito” del suo primo romanzo?<br />

«La maggior parte <strong>dei</strong> nostri incontri avvenne<br />

a Roma, poiché era ancora sotto<br />

servizio di protezione. Ricordo nell’estate<br />

del ‘93 una singolare coincidenza: ero in<br />

albergo quando scoppiarono gli ordigni di<br />

S. Giorgio al Velabro e S. Giovanni in Laterano.<br />

La mafia stava spostando i suoi obiettivi<br />

terroristici dai giudici e magistrati al<br />

patrimonio pubblico e ai normali cittadini».<br />

Cos’è cambiato da allora?<br />

«La mafia. Allora uccideva alla luce del<br />

giorno e il potere, per così dire, militare era<br />

preponderante. Adesso questo tipo di azione<br />

ha lasciato spazio a una penetrazione<br />

nella società diversa, più attenta<br />

alle dinamiche socio-economiche,<br />

i traffici sono cambiati<br />

ed è mutato il controllo territoriale».<br />

Già nel ’94 parlava di confini<br />

mafiosi travalicati, dunque<br />

di organizzazioni che si erano<br />

spostate in altre regioni.<br />

«Non era una novità, neppure<br />

a quel tempo. Non a caso il<br />

protagonista del mio romanzo<br />

viene mandato a lavorare alla<br />

“INcONTRAI uN pENTITO NEL ‘94,<br />

GIà ALLORA LA mAfIA AvEvA RAGGIuNTO<br />

I NOSTRI TERRITORI”. quESTO IL RAccONTO<br />

DEL cRONISTA E ScRITTORE<br />

Bombonato e Tizian<br />

dogana di Linate. Mi stupisce semmai come,<br />

di fronte a fatti evidenti, si continui in<br />

certe regioni a negare qualcosa di così palese.<br />

Una rimozione continua e totale che fa a<br />

pugni con la realtà del momento. Pensi agli<br />

affari d’oro che queste organizzazioni illegali<br />

possono fare, per esempio nei confronti<br />

delle imprese che trovano difficoltà ad<br />

avere finanziamenti bancari; pensi al gioco<br />

d’azzardo che in tempi di crisi impera:<br />

coincidenze che considero davvero molto<br />

pericolose. Senza contare quelle che sono<br />

situazioni geograficamente ideali per questo<br />

tipo di attività».<br />

Cioè?<br />

«La Riviera Adriatica rappresenta il terreno<br />

più fertile, questo enorme corpo vuoto d’inverno<br />

e pieno d’estate si presta ai traffici<br />

illeciti più disparati e a ospitare in modo<br />

confortevole molti latitanti».<br />

Perché oggi si minaccia un giornalista o<br />

uno scrittore?<br />

«Da un certo punto di vista è più importante<br />

farlo oggi rispetto a ieri. Mi spiego con un<br />

esempio. Vittime come Impastato hanno<br />

pagato l’aver gridato che il re era nudo. Si<br />

uccideva perché allora la mafia faceva della<br />

speciale<br />

loro negazione la propria ragione di vita.<br />

Ora questo fenomeno riguarda altre aree<br />

geografiche, là dove si denunciano presenze<br />

di traffici illegali. Si è importata questa<br />

situazione di pericolo. Ma è ancora più<br />

grave che queste organizzazioni si sentano<br />

tanto forti da poter provare ad … andare<br />

oltre».<br />

Ha mai avuto remore nell’affrontare temi<br />

così delicati?<br />

«Beh, se mi concede una battuta… nessuno<br />

mi ha chiesto di presentare il mio libro in<br />

Sicilia. Ma ricordo bene quando lo presentai<br />

in Sardegna. Assieme a me c’era un<br />

giudice che aveva emesso la prima sentenza<br />

di colpevolezza nei confronti di una donna<br />

per associazione di stampo mafioso. Gli<br />

chiesero se la mafia poteva esistere in Sardegna.<br />

E lui fu categorico: la mafia ha interessi<br />

economici ovunque, disse, ma il controllo<br />

militare del territorio in Sardegna non<br />

può esistere perché al mafioso che gli chiedesse<br />

il pizzo il sardo risponderebbe a fucilate».<br />

Ultima domanda: cronisti coraggiosi come<br />

Tizian, toccando certi argomenti, si<br />

sono esposti al pericolo ma anche all’invidia<br />

di colleghi. Le pare una cosa possibile?<br />

«Trovo la cosa addirittura sconcertante. È<br />

accaduto anche a Saviano. Mi chiedo chi<br />

sia quell’idiota che possa provare un sentimento<br />

del genere di fronte a chi è costretto<br />

a vivere sotto scorta. Sono malinconie, per<br />

usare un eufemismo, proprie di chi ha qualche<br />

nervo scoperto e ne subisce le conseguenze.<br />

A colleghi come Tizian io dico solo:<br />

grazie. E non posso che offrire solidarietà<br />

per quanto mi sia possibile».<br />

Diego Costa<br />

20 . GIORNALISTI / aprile 2012<br />

aprile 2012 / GIORNALISTI . 21<br />

Marco Bettini


Il lavoro della giustizia<br />

La criminalità<br />

organizzata<br />

teme più la parola<br />

che il carcere<br />

inTERViSTA A pieTrO GraSSO<br />

che forma assume la criminalità<br />

organizzata in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>?<br />

«La politica giudiziaria in<br />

regione si indirizza contro la<br />

criminalità soprattutto economica che in<br />

questa terra è particolarmente diffusa<br />

proprio perché qui meglio si dissimulano<br />

i capitali criminali. Qui da voi si può<br />

operare in maniera da non destare allarme.<br />

Ovviamente non c’è più il mafioso<br />

con coppola e lupara, magari ha il colletto<br />

bianco quindi è difficile distinguerlo<br />

dall’imprenditore onesto e comune. Anche<br />

per questo l’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> è fra le<br />

regioni predilette per questo tipo di attività<br />

criminale».<br />

Il giornalista precario modenese Giovanni<br />

Tizian, sotto scorta a causa delle<br />

minacce della mafia, guadagnava solo<br />

quattro euro lordi per ogni articolo,<br />

nonostante lavorasse per uno <strong>dei</strong> più<br />

grandi gruppi editoriali italiani, quello<br />

di De Benedetti. Cosa ne pensa?<br />

«Conosco bene il caso di Giovanni Tizian.<br />

Quello che penso è che si dovrebbe<br />

dare maggiore dignità all’informazione<br />

in Italia in generale. Cose di questo genere<br />

non sono affatto accettabili. Voglio<br />

anche ricordare che l’informazione ha<br />

pagato un prezzo molto alto nel nostro<br />

paese alla lotta alla mafia. Soprattutto in<br />

IL pROcuRATORE NAzIONALE ANTImAfIA, OSpITE A bOLOGNA<br />

NEL fEbbRAIO ScORSO pER uN INcONTRO AL TEATRO DuSE<br />

hA pROpOSTO TEmATIchE LEGATE AL SuO ImpEGNO<br />

pROfESSIONALE E LA RIcERcA GIORNALISTIcA sOldi spOrchi<br />

Sicilia, ci sono ben otto giornalisti uccisi<br />

proprio per quello che hanno detto contro<br />

la mafia o per quello che la mafia avrebbe<br />

voluto che dicessero e loro non hanno<br />

voluto dire. Sotto questo profilo, il discorso<br />

dell’informazione libera è molto<br />

importante, anzi fondamentale per la<br />

mafia che teme forse più la parola che il<br />

carcere».<br />

Come è possibile che ci siano così tanti<br />

giornalisti costretti a vivere sotto scorta?<br />

«L’informazione libera, ripeto, è importantissima<br />

perché non è un caso che la<br />

mafia ne abbia timore. La criminalità<br />

organizzata infatti si costruisce soprattutto<br />

col consenso è quindi cruciale per loro<br />

Pietro Grasso<br />

avere una stampa favorevole. Abbiamo<br />

delle intercettazioni telefoniche risalenti<br />

al periodo in cui ero procuratore generale<br />

della Repubblica a Palermo: si sentono<br />

mafiosi preoccupati di quel che avrebbe<br />

scritto la stampa, impegnati a cercare i<br />

modi per circuire giornalisti importanti<br />

affinché scrivessero a favore di quei<br />

provvedimenti che aiutavano Cosa Nostra.<br />

Succede, purtroppo, che i giornalisti<br />

che si occupano di certe tematiche siano<br />

presi di mira, ma lo Stato generalmente<br />

riesce a star loro vicino».<br />

Ci sono differenze tra i fenomeni mafiosi<br />

al Nord e al Sud d’Italia?<br />

«È diverso innanzitutto il controllo del<br />

territorio da parte della criminalità, più<br />

il procuratore<br />

antimafia abbraccia<br />

Roberto Saviano<br />

accentuato e capillare al Sud. Al Nord ciò<br />

avviene solo nell’ambito di certe comunità<br />

che si sono trasferite dal Meridione,<br />

inoltre, il lato imprenditoriale dell’economia<br />

criminale è prevalente su quello<br />

dell’oppressione (racket, pizzo, usura).<br />

Ovviamente resta lo stesso una mafia che<br />

cerca di conquistare piano piano alti livelli<br />

di potere economico e bisogna stare attenti<br />

perché il passo successivo è il tentativo<br />

poi di influenzare sia la politica locale<br />

che nazionale. È importante quindi tenere<br />

i riflettori accesi e non abbassare la guardia<br />

per evitare che il potere economico<br />

possa corrompere quello politico».<br />

Valeria Tancredi<br />

Soldi Sporchi<br />

È una ricerca scritta a quattro<br />

mani con enrico Bellavia, giornalista<br />

di Repubblica. Un’analisi che<br />

presenta tutte le storie, le informazioni<br />

e considerazioni utili per<br />

comprendere l’entità di quella<br />

che è diventata una delle minacce<br />

più insidiose al sistema economico<br />

mondiale. È il primo libro<br />

che traccia una mappa completa<br />

del riciclaggio e delle sue rotte<br />

(dai paradisi fiscali ai sistemi più<br />

artigianali) svelando la rete di<br />

complicità ma anche le falle delle<br />

misure adottate per contrastare<br />

un fenomeno che, per dimensioni<br />

e pervasività, costituisce una minaccia<br />

all’intero sistema economico<br />

mondiale.<br />

speciale<br />

Le strategie di lotta<br />

Lucia Musti, procuratore aggiunto<br />

di Modena (città nella quale vive e<br />

lavora Tizian) nel suo intervento<br />

al convegno di Bologna del 29 gennaio<br />

scorso, ha dato conto della situazione<br />

dell’infiltrazione mafiosa in regione .<br />

Ha raccontato che nel 2003, quando ha<br />

preso servizio nella Dda di Bologna, il<br />

fenomeno era assolutamente sottovalutato.<br />

E anche quando venivano svolte<br />

operazioni clamorose (a Ravenna furono<br />

chiusi tutti i circoli nei quali si giocava<br />

d’azzardo e confiscati i beni) non<br />

c’era risalto, non se ne parlava. In questo<br />

senso oggi la situazione è molto<br />

cambiata - ha detto - finalmente si comincia<br />

ad ammettere che il fenomeno<br />

mafia è presente, anzi ha solide radici,<br />

anche nelle nostre città. Le regioni ricche,<br />

come l’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> sono particolarmente<br />

appetibili per chi ha capitali<br />

sporchi da investire, traffici illeciti<br />

da sviluppare. La riviera romagnola,<br />

dove notoriamente circola molto denaro<br />

è fra i luoghi preferiti. Località dove, per<br />

dirla con Saviano, l’aria si è rarefatta<br />

(cioè è più difficile respirare) ce ne sono<br />

parecchie anche in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>. La<br />

mafia - ha aggiunto la Musti - non è<br />

l’antistato, è lo Stato. Certi affari si fanno<br />

con i politici, con il voto di scambio,<br />

22 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 23<br />

Lucia Musti<br />

Sala Farnese durante l'iniziativa del 29 gennaio (foto Spinelli)<br />

con gli amministratori comunali, un tavolino<br />

“a tre gambe”: mafia, imprenditori<br />

e amministratori locali. Quali le<br />

strategie di lotta? Un “doppio binario”<br />

che preveda repressione e prevenzione.<br />

Ma c’è anche qualche segnale positivo:<br />

il lavoro svolto dall’amministrazione<br />

regionale ma anche iniziative come<br />

quella del Codice etico delle professioni<br />

sottoscritto dai professionisti di Modena,<br />

che prevede l’espulsione di quei ragionieri,<br />

commercialisti, avvocati che<br />

siano, anche solo lontanamente, in odore<br />

di mafia. (ag)


L'impegno civile e la cultura antimafia<br />

Nasce il 25 marzo 1995 “Libera<br />

- Associazioni, nomi e<br />

numeri contro le mafie” per<br />

mettere in rete associazioni,<br />

gruppi, scuole e singoli cittadini<br />

impegnati a contribuire alla costruzione<br />

di un modello di società alternativo<br />

a quello imposto dalle mafie.<br />

All’indomani della sua costituzione nazionale,<br />

in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> sono stati<br />

creati riferimenti territoriali. Oggi sono<br />

molte e varie le realtà che aderiscono a<br />

Libera: dall’Arci alla Uisp, dalle Acli<br />

alle associazioni per la pace e l’Anpi.<br />

Ma anche comunità e cooperative sociali<br />

che si occupano di tossicodipendenza,<br />

scuole, Università e organizzazioni sindacali.<br />

All’Università di Bologna, dal 2005, la<br />

cattedra di sociologia del diritto della<br />

prof.ssa Stefania Pellegrini (Facoltà di<br />

Giurisprudenza) organizza con Libera<br />

seminari rivolti agli studenti - ma aperti<br />

anche al pubblico - con l’obiettivo di<br />

formare coscienza sociale e conoscenza<br />

scientifica rispetto al fenomeno mafioso.<br />

Le lezioni sono basate sull’ascolto di<br />

testimonianze di magistrati, ricercatori,<br />

storici e giornalisti, oltre a quelle di operatori<br />

attivi sui beni confiscati alle mafie<br />

o nella costruzione di progetti d’inclu-<br />

Rafforzare<br />

gli anticorpi<br />

sociali<br />

LA RETE DI LIbERA<br />

E IL LAvORO DI ASSOcIAzIONI,<br />

ISTITuzIONI E cITTADINI<br />

IN EmILIA-ROmAGNA<br />

sione sociale. Un percorso simile è stato<br />

avviato anche all’Università di Ferrara<br />

dove è attivato “MaCrO”, un laboratorio<br />

interdisciplinare di studi sulle varie forme<br />

di criminalità organizzata.<br />

Molte le attività nelle scuole che prevedono,<br />

oltre a incontri con testimoni,<br />

percorsi di educazione alla legalità, approfondimenti<br />

sulle mafie e sulla loro<br />

infiltrazione nel nord del Paese. Ma sono<br />

previste anche attività nei campi di<br />

lavoro estivi nei terreni confiscati alle<br />

mafie, dove si coltivano i prodotti distribuiti<br />

con il marchio Libera Terra.<br />

In sinergia con l’Anpi si lavora per la<br />

trasmissione ai giovani della memoria e<br />

<strong>dei</strong> valori della Costituzione. I partigiani<br />

hanno intuito che la lotta di liberazione<br />

dal nazifascismo e di affermazione della<br />

democrazia in Italia non si è conclusa<br />

con l’entrata in vigore della Costituzione.<br />

Per questo il 25 aprile 2011 a Casa<br />

Cervi, luogo simbolo della resistenza,<br />

Libera e l’istituto Cervi hanno siglato il<br />

patto di gemellaggio “Radici nel futuro”,<br />

che ha rappresentato l’ideale passaggio<br />

di testimone tra la cultura antifascista<br />

e la lotta per la legalità: la “nuova<br />

resistenza” che il Paese deve vivere per<br />

migliorare la società e liberarsi dalle<br />

mafie.<br />

Tutte le realtà associative aderenti a Libera<br />

in regione sono attive per replicare<br />

sul territorio la Giornata della Memoria<br />

e dell’Impegno in ricordo delle vittime<br />

di mafia. Quest’anno, grazie alla legge<br />

della Regione <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> n.<br />

3/2011, la Giornata della Memoria, per<br />

la prima volta, è istituita formalmente<br />

anche a livello regionale. In <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

i coordinamenti di Libera porteranno<br />

in piazza studenti, cittadini e istituzioni<br />

per ricordare, condividendone la<br />

lettura <strong>dei</strong> nomi, le vittime e riflettere<br />

sugli impegni futuri contro le mafie.<br />

Sul piano della comunicazione e dell’informazione<br />

si segnala la collaborazione<br />

con l’Assemblea Legislativa della Regione<br />

con la sottoscrizione, nel 2009, del<br />

protocollo d’intesa con la Fondazione<br />

Libera Informazione. Ne sono derivati<br />

momenti informativi rivolti alla cittadinanza,<br />

attività di formazione giornalistica,<br />

la creazione di una rete multimediale<br />

d’informazione per la legalità e attività<br />

nel circuito scolastico e universitario. Da<br />

questa collaborazione è nato il rapporto<br />

sulla presenza delle mafie in <strong>Emilia</strong>-<br />

<strong>Romagna</strong>, presentato il 17 dicembre<br />

2011.<br />

Va segnalato il progetto SOS Giustizia,<br />

uno sportello di ascolto e orientamento<br />

per le vittime di mafia, i testimoni di<br />

giustizia e per chi ha subito usura ed<br />

estorsione. Ha sede a Modena e opera<br />

sul territorio regionale (ulteriori informazioni<br />

sul sito www.libera.it).<br />

Le attività delle associazioni aderenti a<br />

Libera si affiancano a quelle di altri soggetti,<br />

istituzioni e gruppi e hanno come<br />

obiettivo quello di rafforzare il tessuto<br />

sociale sano di questa regione: conoscere<br />

le mafie, i loro affari e le modalità con<br />

cui operano è fondamentale per contrastarle.<br />

Siamo convinti che dobbiamo<br />

partire dal positivo, che esiste, su questo<br />

territorio e lavorare per rafforzare gli<br />

anticorpi già presenti: il lavoro che Libera<br />

svolge da anni va in questa direzione.<br />

roberta Bussolari<br />

Referente Libera <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

formazione <strong>dei</strong> giovani e cultura<br />

antimafiosa. Cosa può<br />

dire in proposito?<br />

«L’educazione alla legalità è<br />

importante, è una questione<br />

generale, che riguarda tutti. Il mio è un<br />

orientamento scientifico da sociologa<br />

del diritto. Sono giurista ma ho un approccio<br />

sociologico: studio l’influsso<br />

che la società ha sul diritto e come il diritto<br />

influenza la società. Non bisogna<br />

confondere la legislazione antimafia<br />

(che è diritto) con l’educazione alla legalità.<br />

Trattare il tema della mafia vuol dire<br />

affrontare la conoscenza di un fenomeno<br />

estremamente complesso che, non solo<br />

riguarda il versante giuridico e gli strumenti<br />

per combattere la malavita organizzata,<br />

ma anche la formazione degli<br />

studenti, l’educazione <strong>dei</strong> giovani nelle<br />

scuole e nelle università».<br />

Come si possono recuperare valori e<br />

virtù civili attraverso l’educazione<br />

delle giovani generazioni?<br />

«La prospettiva che utilizzo è quella<br />

dell’antimafia sociale per creare una<br />

cultura capace di contrastare quella mafiosa,<br />

nella assoluta consapevolezza che<br />

la mafia è innanzitutto un fenomeno<br />

criminale, che va represso, ma è anche<br />

un fenomeno culturale. L’azione dell’antimafia<br />

sociale è fondamentale: è una<br />

forma di accerchiamento, di prevenzione<br />

attraverso la cultura. Certo darne una<br />

definizione precisa è difficile perché è<br />

un concetto estremamente ampio. Anche<br />

il giornalismo, ad esempio, può essere<br />

speciale<br />

Educazione alla legalità:<br />

anche il giornalismo<br />

è antimafia<br />

inTERViSTA A STefaNia pelleGriNi<br />

DOcENTE DI SOcIOLOGIA DEL DIRITTO ALL’uNIvERSITà<br />

DI bOLOGNA, RESpONSAbILE REGIONALE<br />

pER LA fORmAzIONE DI LIbERA, pROmuOvE<br />

cON vITALITà L’ANTImAfIA SOcIALE E LE vIRTù cIvILI<br />

antimafia sociale».<br />

In ambito universitariorealizza<br />

laboratori,<br />

corsi, progetti<br />

per aiutare i giovani<br />

a comprendere<br />

e contrastare<br />

la cultura mafiosa,<br />

una piaga<br />

profonda della<br />

nostra vita civile.<br />

«Tutto è nato nove<br />

anni fa. Ad ecce- Stefania Pellegrini<br />

zione di qualche<br />

iniziativa organizzata autonomamente<br />

dagli studenti, all’interno della facoltà<br />

non c’era nessuno che si occupasse di<br />

queste tematiche. Mi è sembrato scandaloso<br />

e ho creato uno spazio all’interno<br />

del mio corso di Sociologia del diritto.<br />

Dopo tre anni è diventato un seminario<br />

autonomo. Poiché appartengo anche a<br />

un movimento antimafia e ho la fortuna<br />

di essere a contatto con chi ogni giorno<br />

fa antimafia sulle strade (preti, parenti<br />

delle vittime, associazioni, magistrati)<br />

ho voluto far camminare insieme la mia<br />

attività didattica e il mio impegno sociale.<br />

Essere all’interno di un movimento<br />

mi ha permesso di organizzare incontri<br />

per dare alla comunità degli studenti<br />

l’occasione di confrontarsi con i massimi<br />

esponenti dell’antimafia giudiziaria,<br />

politica, sociale. Due anni fa il seminario<br />

è diventato un corso, frequentato da<br />

studenti di Giurisprudenza, Scienze Politiche,<br />

Lettere, ma anche di Farmacia,<br />

Chimica, Ingegneria».<br />

Perché tanti studenti e di facoltà così<br />

diverse seguono questo corso?<br />

«Il metodo è molto importante, cioè il<br />

confronto con persone che sono i simboli<br />

della lotta alla mafia ma che, per definizione,<br />

sono gli antieroi dell’antimafia.<br />

Dal corso sono passati tutti i più grandi<br />

(Gratteri, Caselli, Grasso, Fava, Dalla<br />

Chiesa e tanti altri) e per gli studenti è<br />

fondamentale vedere che non sono eroi<br />

ma uomini che fanno il loro lavoro, che<br />

lo fanno bene e con passione. Normalmente<br />

non vengono ospitati studiosi, ma<br />

operatori che hanno un ruolo attivo<br />

nell’antimafia. Gli incontri sono un arricchimento<br />

per i giovani che stanno ad<br />

ascoltare ma anche per chi parla, perché<br />

avere di fronte centinaia di ragazzi che<br />

24 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 25


L'impegno civile e la cultura antimafia<br />

seguono con la luce negli occhi dà carica.<br />

E poi c’è il dibattito che consente<br />

un’interazione autentica fra gli esperti e<br />

gli studenti. È un po’ la modalità che c’è<br />

in Libera».<br />

Da quanto tempo fa parte di Libera?<br />

«Da circa undici anni, pressappoco da<br />

quando è nata Libera Bologna. E due<br />

anni fa, quando è stato istituito il settore<br />

formazione, sono diventata responsabile<br />

per la formazione di Libera <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>.<br />

Inoltre, ho collaborato alla creazione<br />

di Libera Università e sono responsabile<br />

d’ateneo nell’accordo fra<br />

Università e Libera, in base al quale le<br />

due istituzioni si impegnano a sostenere<br />

reciprocamente le proprie attività. Non è<br />

solo una questione formale, ma un avallo<br />

culturale importantissimo».<br />

Ultimamente c’è stato pure il coinvolgimento<br />

di studenti delle medie superiori<br />

nelle attività di Libera. Come è<br />

avvenuto?<br />

«La mia intenzione era di creare un presidio<br />

di studenti universitari all’interno<br />

di Libera. In realtà hanno risposto prima<br />

i ragazzi delle superiori. Con Libera<br />

Bologna abbiamo fatto degli incontri in<br />

varie scuole e lo scorso gennaio è nato il<br />

presidio degli studenti medi di Libera: è<br />

il primo in Italia. I ragazzi sono molto<br />

interessati, per esempio all’organizzazione<br />

<strong>dei</strong> campi di lavoro nel Sud d’Italia.<br />

All’inizio erano nove i licei del presidio,<br />

ma si stanno aggiungendo altri<br />

istituti».<br />

Quale è il ruolo dell’informazione in<br />

una società civile? Si può intrecciare<br />

con la formazione?<br />

«L’informazione ha un ruolo fondamentale<br />

per far conoscere i fenomeni mafiosi<br />

ai cittadini, soprattutto per far individuare<br />

i segnali della malavita organizzata.<br />

L’incendio di macchine, il furto di gru<br />

vanno interpretati, bisogna comprendere<br />

cosa sta dietro un certo messaggio. Il<br />

cittadino deve saper leggere la notizia,<br />

ma ancor prima il giornalista deve capire<br />

e saper leggere il fatto. Rispetto agli intrecci,<br />

penso che formazione e informazione<br />

siano in un rapporto strettissimo<br />

perché chi fa informazione, chi divulga<br />

deve essere formato. E la formazione ha<br />

bisogno dell’informazione per arrivare a<br />

un pubblico più ampio, alla gente. È<br />

così che si può far crescere una cultura<br />

differente».<br />

franca Silvestri<br />

favorire la crescita di una coscienza<br />

sociale e fornire agli studenti la<br />

conoscenza scientifica di un fenomeno<br />

tanto pernicioso quanto radicato<br />

come quello mafioso. È questo l’obiettivo<br />

del corso ideato da Stefania Pellegrini,<br />

intitolato Mafie e Antimafia e inserito<br />

al V anno del Corso di Laurea Magistrale<br />

in Giurisprudenza.<br />

L’insegnamento si articola in due parti.<br />

La prima è costituita dalle lezioni della<br />

professoressa Pellegrini, dove il tema<br />

delle mafie è affrontato in una duplice<br />

prospettiva: storica e giuridica. Dal punto<br />

di vista storico vengono messe in<br />

evidenza le condizioni sociali che hanno<br />

favorito la nascita e l’espansione del fenomeno<br />

mafioso in differenti<br />

realtà territoriali: in Sicilia<br />

cosa nostra, in Calabria la<br />

‘ndrangheta, in Campania la<br />

camorra, in Puglia la sacra<br />

corona unita. Vengono analizzati<br />

anche i presupposti che<br />

hanno portato questi fenomeni<br />

a espandersi in zone “non<br />

tradizionali” nonché i legami<br />

e i rapporti che si sono creati<br />

tra le mafie nostrane e le mafie<br />

straniere. La prospettiva<br />

giuridica consente di studiare<br />

le principali linee della legislazione<br />

antimafia come strumento<br />

di repressione della<br />

criminalità organizzata e di<br />

soffermarsi sugli strumenti<br />

legislativi orientati verso una “funzione<br />

premiale” del diritto (la normativa sui<br />

collaboratori di giustizia o di recupero<br />

sociale <strong>dei</strong> beni mafiosi, il riutilizzo sociale<br />

<strong>dei</strong> beni confiscati alla criminalità<br />

organizzata).<br />

La seconda parte del corso propone invece<br />

lezioni-laboratorio con esponenti di<br />

spicco dell’antimafia giudiziaria e socia-<br />

Testimoni<br />

in prima linea<br />

uN cIcLO DI LEzIONI DESTINATO<br />

AGLI STuDENTI DELL’ALmA mATER è DIvENTATO<br />

AppuNTAmENTO ATTESO E AppREzzATO<br />

DA TuTTA LA cITTà DI bOLOGNA<br />

le, che presentano la loro relazione e poi<br />

si confrontano con gli studenti. Il fine è<br />

promuovere un incontro tra i giovani e<br />

chi quotidianamente si trova ad affrontare<br />

e arginare il fenomeno della criminalità<br />

organizzata. Quest’anno sono previsti<br />

ospiti abituali come Don Luigi Ciotti,<br />

Nicola Gratteri e Nando Dalla Chiesa,<br />

ma anche Piero Luigi Vigna, Cataldo<br />

Motta, Tano Grasso, Carlo Lucarelli,<br />

Isaia Sales, Marcello Ravveduto, Sebastiano<br />

Ardita e Antonio Maruccia. Tra<br />

gli argomenti proposti: Cosa Nostra,<br />

‘Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona<br />

Unita, Chiesa e mafia, Pizzo e usura,<br />

Confisca <strong>dei</strong> beni e contrasto internazionale<br />

alle mafie. (fs)<br />

Tutti gli incontri di Mafie e Antimafia<br />

sono aperti alla città e si tengono<br />

nell’Aula Grande di Palazzo Malvezzi<br />

(via Zamboni 22, Bologna). Per ulteriori<br />

informazioni: http://www.giuri.unibo.<br />

it/Giurisprudenza/Didattica/Insegnamenti/dettaglio.htm?AnnoAccademico=<br />

2011&IdComponenteAF=369934&Cod<br />

Docente=032789&CodMateria=37770<br />

La mafia teme la scuola più della<br />

giustizia”. Così scriveva Antonino<br />

Caponnetto, affermando l’idea che<br />

il fenomeno mafioso deve essere contrastato<br />

non soltanto sul lato giuridico militare,<br />

ma soprattutto sul piano culturale.<br />

La cultura del bello, dello stare assieme,<br />

della solidarietà, del bene comune contro<br />

l’ottuso oscurantismo rappresentato<br />

dalla cultura mafiosa, la cosiddetta “mafiosità”.<br />

Il dossier è figlio dell’intuizione<br />

di Caponnetto. (…)<br />

“Nient’altro che la verità” questa è la<br />

missione del cronista secondo Giuseppe<br />

Fava. E la ricerca della verità è stato<br />

l’obiettivo che ha trasformato un gruppo<br />

di studenti in “giornalisti per amore”.<br />

Contro<br />

la “mafiosità”<br />

uN DOSSIER DEGLI STuDENTI DI ScIENzE<br />

pOLITIchE E GIuRISpRuDENzA DOcumENTA<br />

IL pRImO LAbORATORIO DI GIORNALISmO<br />

ANTImAfIA DEL cORSO DI SOcIOLOGIA DEL DIRITTO<br />

Amore nel senso più alto del termine,<br />

quello che rende una sensibilità personale<br />

patrimonio collettivo, quello che spinge<br />

ad abbandonare i propri egoismi per<br />

occuparsi degli altri, di chi ti sta a fianco,<br />

quello che alla domanda “ma chi te<br />

lo fa fare” trova l’immediata risposta<br />

“per voi”. Lo stesso “amore” che portavano<br />

nel cuore Ninnì Cassarà, Rocco<br />

Chinnici, Nuccio Montana, Pino Puglisi,<br />

Peppino Impastato, Giuseppe Fava e che<br />

oggi accompagna Antonio Ingoia, Luigi<br />

Ciotti, Nicola Gratteri, Gaetano Saffioti.<br />

(…)<br />

Trenta pagine che scardinano la granitica<br />

certezza che in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> “va<br />

tutto bene” e che le mafie “sono un pro-<br />

speciale<br />

26 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 27<br />

“<br />

Giovani contro la mafia (foto Amelii)<br />

blema degli altri”. (…) nel silenzio le<br />

mafie prosperano, ingrassano i propri<br />

affari, rubano territorio, escludono l’economia<br />

legale, inquinano la politica, mortificano<br />

le persone oneste. In un solo<br />

concetto: rubano futuro. Ma le mafie<br />

devono sapere che questo paese ha la<br />

capacità straordinaria di creare anticorpi<br />

democratici. Lo è questo lavoro, lo è il<br />

corso “mafie e antimafia” della professoressa<br />

Stefania Pellegrini (…). (Estratto<br />

dall’introduzione al dossier di Gaetano<br />

Alessi, coordinatore del laboratorio)<br />

Obiettivo centrale è stato sensibilizzare i<br />

partecipanti al problema della presenza<br />

mafiosa nel nord Italia (con particolare<br />

riferimento alla realtà dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>)<br />

e renderli operativi attraverso la<br />

realizzazione di un’inchiesta. In un primo<br />

momento, grazie al contributo di<br />

Gaetano Alessi - fondatore del giornale<br />

AdEst, editorialista di Articolo 21 e vincitore<br />

della sezione giovani del Premio<br />

nazionale di giornalismo Giuseppe Fava<br />

2011 - gli studenti hanno acquisito gli<br />

strumenti teorici e tecnici necessari per<br />

avviare un lavoro di inchiesta sul problema<br />

delle mafie. Poi, divisi in gruppi di<br />

lavoro, hanno realizzato la ricerca e<br />

l’analisi delle notizie relative alla presenza<br />

mafiosa in regione. Il materiale<br />

prodotto è stato infine raccolto, integrato<br />

e organizzato in un dossier di inchiesta<br />

intitolato Le mafie in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>.<br />

(fs)


fOrUM GiOVaNi<br />

L'impegno civile e la cultura antimafia<br />

Trecento ragazzi a una cena di<br />

sottoscrizione: pasti preparati<br />

da loro che in poco finiscono,<br />

soldi raccolti per finanziare<br />

le attività associative e<br />

una serata di concerti con gruppi musicali<br />

delle superiori. Era il 22 gennaio. La<br />

festa si è svolta nei locali della “chiesa<br />

nuova” di via Murri, a Bologna. L’occasione<br />

era la nascita del presidio (intitolato<br />

al giornalista Mauro Rostagno, ucciso<br />

a 46 anni in un agguato mafioso il 26<br />

settembre 1988) degli studenti medi bolognesi<br />

di Libera - Associazioni, nomi e<br />

numeri contro le mafie.<br />

I membri del “presidio Rostagno” li abbiamo<br />

incontrati il 6 marzo alla Uisp<br />

<strong>Emilia</strong> - <strong>Romagna</strong>, che li ospita nella sua<br />

sede. Ragazzi tra i 16 e i 19 anni che<br />

studiano negli istituti Bassi, Boldrini,<br />

Copernico, Fermi, Galvani, Minghetti,<br />

Renzi, Righi e Sabin. La riunione ha<br />

come ordine del giorno l’impegno <strong>dei</strong><br />

giovani contro le mafie. «Ogni presidio<br />

o coordinamento di Libera - afferma<br />

Camilla, 17 anni, del liceo classico Minghetti<br />

- ha il nome di una vittima di<br />

mafia. Noi abbiamo scelto Rostagno».<br />

«Non è da tutti - aggiunge Giorgio, 18<br />

anni, del liceo scientifico Righi - fare<br />

l’università a Trento e finire a lavorare a<br />

Trapani. Rostagno era poliedrico: un leader<br />

civile, un giornalista. Questo ce lo<br />

avvicina, perché anche noi proviamo a<br />

fare denuncia e informazione». La scelta<br />

è frutto anche dell’attualità: «È un caso<br />

non risolto - precisa Paola, 16 anni, del<br />

liceo classico Galvani - e il processo è<br />

stato riaperto il 2 febbraio 2011».<br />

‘Ndrine nel reggiano, a Parma e Piacenza;<br />

Casalesi a Modena con propaggini a<br />

Rimini, Ferrara e Bologna: ci si chiede<br />

come un giornalista locale possa far<br />

percepire al lettore un fenomeno ritenuto,<br />

dai più, estraneo al territorio. «Si de-<br />

C’è gente come me<br />

che vuol fare delle cose<br />

uN DIbATTITO cON GLI STuDENTI bOLOGNESI ADERENTI A LIbERA<br />

E RIuNITI IN uN pRESIDIO INTITOLATO A mAuRO ROSTAGNO<br />

ve parlare di cose concrete - sostiene<br />

Andrea, 18 anni, anche lui del Galvani -.<br />

Se senti che a Bologna ci sono ristoranti<br />

che riciclano denaro sporco, io continuo<br />

comunque ad andare, il sabato sera, in<br />

un posto qualunque. Ho un dubbio, resta<br />

la supposizione. Poi scopri il caso di<br />

Regina Margherita, chiusa per infiltrazione<br />

mafiosa, dove ho mangiato un<br />

sacco di volte e ti senti quasi sporco, un<br />

cretino, a non aver capito nulla». «Occorre<br />

descrivere le forme che il fenomeno<br />

mafioso prende - precisa Camilla -<br />

mostrare le diversità rispetto allo stereotipo<br />

che si ha del mafioso e quali sono i<br />

meccanismi criminali qui al nord. Così<br />

si riesce a creare quella percezione».<br />

Tra i fenomeni locali c’è il narcotraffico.<br />

Il rapporto 2009 su Consumo e dipendenze<br />

da sostanze in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

dell’Osservatorio regionale sulle dipendenze<br />

mostra che oltre il 34 per cento<br />

della popolazione emiliano-romagnola<br />

tra i 15 e i 64 anni dichiara di aver usato<br />

cannabis almeno una volta. Tradotto in<br />

numeri sono 416 mila persone. «Ci sono<br />

mille motivi - dice ancora Andrea - per<br />

non pensare che con quei soldi finanzi le<br />

mafie. L’idea di essere una pedina di<br />

questo gioco non mi piace: un motivo in<br />

più per non farmi le canne. Persone che<br />

fumano con cui ne ho parlato mi danno<br />

ragione, ma non cambiano. Allora uno<br />

pensa che legalizzare toglierebbe alle<br />

mafie una fetta anche grossa di fondi. E<br />

che sconfiggerebbe un po’ d’ipocrisia.<br />

Non sarebbe risolutivo, ma creerebbe<br />

una coscienza».<br />

Si pensa a una serata fuori andando,<br />

dopo aver preso la patente, in una discoteca<br />

della riviera. E se s’incappa in un<br />

locale che fa riciclaggio o spaccio?<br />

«Penso che se uno dovesse porsi sempre<br />

questi problemi - afferma Alberto, 17<br />

anni, del liceo scientifico Renzi - non<br />

uscirebbe di casa. Però da un punto di<br />

vista etico e morale, informarsi sarebbe<br />

la cosa migliore». «Infatti - interviene<br />

Paola - ci piacerebbe fare un elenco <strong>dei</strong><br />

locali di cui si conoscono gli interessi<br />

loschi». «Se per uscire devi porti un<br />

problema etico - chiude Fabia, 16 anni,<br />

del liceo scientifico Fermi - alla fine<br />

pensi che lo Stato non stia facendo abbastanza<br />

per contrastare le mafie. Che ci<br />

sia un po’ di menefreghismo».<br />

Disinteresse e impegno. Parliamo del<br />

“capitale sociale” dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>.<br />

Nella “Relazione annuale sulla ‘ndrangheta”<br />

della Commissione Parlamentare<br />

d’inchiesta sul fenomeno della criminalità<br />

organizzata mafiosa o similare del<br />

2008 si affermava che in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>,<br />

regione pur «invasa dalle famiglie<br />

calabresi […] il tessuto sociale e democratico<br />

fortemente strutturato ha fatto da<br />

barriera ed ha impedito un radicamento<br />

in profondità». Ma questo basta? «Se<br />

viviamo di passato - riconosce Giorgio<br />

- si rischia. La Regione però si sta muovendo:<br />

qui si è reagito, con una legge<br />

regionale che dà l’idea di voler prevenire».<br />

«Ciò nonostante - obietta Camilla -<br />

molti non si sentono toccati. Un esempio?<br />

Coinvolgiamo 9 scuole ma siamo<br />

pochi studenti a partecipare».<br />

C’è il rischio dello scoramento tipico<br />

della politica “dal basso”. E si finisce a<br />

parlare di Sciascia, citando A ciascuno il<br />

suo. Commentiamo il personaggio di<br />

Laurana, che s’appassiona a un caso di<br />

duplice omicidio scoprendo i retroscena<br />

del delitto per poi sparire, alla fine del<br />

romanzo e essere definito cretino da un<br />

compaesano. Discutiamo i dati di Ossigeno<br />

per l’informazione, l’osservatorio<br />

Fnsi-Odg sui cronisti minacciati: intimidazioni<br />

a 324 giornalisti nel 2011, a 32<br />

nei primi due mesi del 2012. «La gente<br />

che denuncia indica che la spinta in tal<br />

Gli studenti in Piazza Maggiore contro la mafia (foto Amelii)<br />

senso è forte - riflette Virginia, 17 anni,<br />

del liceo classico Galvani -. Aumentano<br />

le minacce, ed è grave, ma forse vuol<br />

dire che ci sono più giornalisti che parlano<br />

di mafia. Forse il dato non va letto in<br />

modo del tutto negativo». Arrivano riflessioni<br />

sulla “vocazione” all’antimafia<br />

come “ossessione positiva”, per dirla citando<br />

la scrittrice afroamericana Octavia<br />

Butler. «In realtà - si anima Giorgio -<br />

quello che fai non sono solo affari tuoi.<br />

“A ciascuno il suo” è una logica non vera.<br />

C’è gente che sente il bisogno di denunciare,<br />

e che crede nel proprio lavoro.<br />

Il caso di Tizian lo dimostra: con lui i<br />

giornalisti hanno fatto quadrato. Forse se<br />

queste persone non avessero un ritorno<br />

personale magari non lo farebbero. Solo<br />

che qui “il ritorno” non riguarda solo il<br />

singolo».<br />

Impegno civile e ritorno personale. Le<br />

loro riflessioni mettono in discussione<br />

qualche stereotipo sul concetto di “sacrificio”.<br />

«A me viene in mente Gaber. Ho<br />

maturato un’opinione sul valore della libertà<br />

come partecipazione e come conoscenza.<br />

Perché per essere libera di fare le<br />

mie scelte - dice Camilla - devo conoscere».<br />

«Anche solo diffondere i prodotti di<br />

Libera Terra tra molti genitori che non ne<br />

speciale<br />

sapevano nulla - afferma Virginia - mi ha<br />

fatto sentire bene». «Io nel leggere i giornali<br />

- riflette Fabia , ho pensato che potevo<br />

migliorare proprio informandomi».<br />

«A me non va bene quello che mi succede<br />

intorno - sbotta Alberto - e devo fare di<br />

tutto perché cambi. Quindi forse è una<br />

necessità mia, egoistica». «Mi dà fastidio<br />

- tira le somme Giorgio - che certe cose<br />

alla gente non interessino. Non posso<br />

obbligare le persone, anche se penso che<br />

facciano male a disinteressarsi. Posso<br />

però rendermi conto che c’è altra gente<br />

che come me vuol fare delle cose».<br />

Vittorio Martone<br />

28 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 29


G vARIE<br />

più belli ma ancora poco trasparenti<br />

verso i cittadini. Sono i giornali<br />

delle Amministrazioni Pubbliche,<br />

almeno da quello che è stato possibile<br />

osservare al Premio Stampa locale che<br />

da 11 anni si svolge a Cento, nel ferrarese.<br />

Un’iniziativa che ha il patrocinio<br />

dell’<strong>Ordine</strong> Regionale <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> e<br />

che ha avuto quest’anno la partecipazione<br />

di circa 150 testate provenienti da<br />

ogni parte d’Italia. Se la confezione, la<br />

grafica e i testi degli articoli sono complessivamente<br />

migliorati in questi anni,<br />

non si può dire la stessa cosa per gli<br />

elementi di contenuto. Anzi, in certi casi,<br />

si è assistito a veri e propri passi indietro.<br />

Quasi nessuno, per esempio indica<br />

più i redditi degli amministratori, le presenze<br />

in consiglio comunale o in giunta<br />

o, con un po’ di masochismo, gli stessi<br />

compensi che, specie nei Comuni medio<br />

- piccoli, sono ben poca cosa (nonostante<br />

sia ormai un costume consolidato<br />

parlare di “casta” dal deputato al sindaco<br />

del paesino di mille abitanti). Tutti auspicano<br />

la partecipazione diretta e il<br />

confronto cittadini - istituzioni ma ormai<br />

anche le tradizionali “lettere al sindaco”<br />

non esistono quasi più. E pensare che<br />

basterebbe una semplice e- mail al posto<br />

della ben più complessa lettera da<br />

scrivere e imbucare di un tempo. O tutto<br />

va bene (ma allora perché non scriverlo?)<br />

o non si crede più nella possibilità di<br />

modificare le cose che non vanno. La<br />

terza ipotesi: la censura, non la prendiamo<br />

in considerazione, anche se forse…<br />

Il fotobook del sindaco<br />

Lo stesso Associazionismo - spesso presente<br />

nei giornali delle Amministrazioni<br />

Comunali - pare interessato a uno “spazio<br />

comunicativo” più nel periodo marzo-giugno<br />

(quando i contribuenti devono<br />

indicare a chi voler dare il proprio 5 per<br />

mille) che nel resto dell’anno. D’altron-<br />

Giornali pubblici:<br />

belli senz’anima!<br />

L’uNDIcESImA EDIzIONE DEL pREmIO<br />

ALLA STAmpA LOcALE DI cENTO. pREGI E DIfETTI<br />

DELLE pubbLIcAzIONI DEI cOmuNI<br />

de la grande forza <strong>dei</strong> giornali pubblici<br />

sta nella loro capillare diffusione, nel<br />

raggiungere case dove non entra neanche<br />

un giornale e dove - anche nell’era<br />

del Web - gli unici strumenti di comunicazione<br />

restano la radio e la tv. Se i cittadini<br />

latitano, in compenso cresce il<br />

presenzialismo fotografico <strong>dei</strong> sindaci.<br />

Eccoli mentre tagliano nastri, stringono<br />

mani, fanno discorsi (ma rivolti a quante<br />

persone?), incontrano protagonisti delle<br />

istituzioni, della politica, dello spettacolo,<br />

dello sport o qualche vip di passaggio<br />

nel paesello. Poco significativa la presenza<br />

fotografica <strong>dei</strong> vicesindaci o degli<br />

assessori. Le opposizioni restano relegate<br />

nel loro spazietto-ghetto di 20-40 righe.<br />

E spesso nemmeno sfruttano l’occasione<br />

comunicativa per aprire un reale<br />

confronto sulle questioni locali, ma si<br />

lanciano in più o meno dotte analisi sui<br />

destini del mondo. E poi si domandano<br />

perché i cittadini non li capiscano, nonostante<br />

le tante idee…<br />

Dal cartaceo all’on-line<br />

Fra i tanti temi, quelli più comuni riguardano<br />

la storia locale, le feste e le tradizioni,<br />

le iniziative sportive e culturali. Di<br />

un certo pregio, soprattutto negli ultimi<br />

anni, l’insistenza sui temi della convivenza<br />

con gli immigrati (comunque non<br />

sempre condivisa, a seconda dell’orientamento<br />

<strong>dei</strong> governi locali) la raccolta<br />

differenziata e le politiche ambientali, il<br />

patto di stabilità e i suoi riflessi economico-sociali<br />

sul territorio, la lotta per la<br />

legalità e contro la droga e le mafie.<br />

Cresce la presenza <strong>dei</strong> numeri telefonici<br />

utili: non solo quelli delle strutture comunali<br />

(uffici demografici, servizi sociali,<br />

vigili, segreteria sindaco) ma anche<br />

quelli con l’orario di ricevimento degli<br />

assessori, della polizia, <strong>dei</strong> carabinieri,<br />

fino agli orari degli ambulatori medici o<br />

del servizi di Pronto Intervento o taxi.<br />

Più in generale, la maggior parte <strong>dei</strong><br />

giornali delle Pubbliche Amministrazioni<br />

oscillano fra un atteggiamento pedagogico-educativo<br />

e uno di informazioni<br />

tecniche su come utilizzare i servizi. Da<br />

ultimo, ma non meno importante, il problema<br />

<strong>dei</strong> costi. Se i giornali del Centro-<br />

Nord, negli ultimi anni, si pagano pressoché<br />

completamente attraverso la pubblicità,<br />

(ma non certo le pubblicazioni<br />

delle Regioni), più difficile si fa la situazione<br />

al Sud, dove la riduzione delle risorse<br />

pubbliche disponibili e i minori<br />

introiti pubblicitari creano non pochi<br />

problemi di regolarità nella cadenza prevista.<br />

E molti hanno abbandonato il<br />

cartaceo per passare all’on-line. Anche<br />

se l’impressione è che si utilizzi al minimo<br />

l’enorme potenzialità della Rete di<br />

costruire un reale feedback coi cittadini.<br />

Insomma, anche in Rete è prioritario il<br />

controllo rispetto al dialogo e alla comunicazione.<br />

E anche la grande prateria del<br />

Web rischia di apparire come un recinto<br />

per cavalli già addomesticati e un po’<br />

bolsi.<br />

Giorgio Tonelli<br />

Alcuni <strong>dei</strong> componenti,<br />

l'organizzazione e la giuria<br />

del Premio Cento<br />

(foto Beatrice Barberini)<br />

i vincitori<br />

dell’undicesima<br />

edizione<br />

il premio Cento alla stampa locale,<br />

promosso dal circolo culturale<br />

club embora ha assegnato riconoscimenti<br />

per la sezione pubblici a<br />

Folgaria Notizie (primo classificato),<br />

Basilicata Regione Notizie (secondo)<br />

e Regione Marche (terzo).<br />

per la sezione privati: al primo<br />

classificato, La Pulce nell’Orecchio<br />

di alessandria, un assegno di<br />

500 euro. Seguono al secondo e al<br />

terzo posto Latina per Strada e<br />

Pense e Maravee di Gemona. per<br />

la sezione on-line premiata ViviEnna.<br />

Nella crisi dell’editoria c’è chi resiste,<br />

si rinnova, cambia pelle, richiama<br />

la propria storia per motivarsi<br />

lungo le autostrade della comunicazione.<br />

Tre esempi recenti. Il nuovo Diario<br />

Messaggero, nel suo 112° anno di pubblicazione,<br />

“ sposa” internet, qr code, facebook<br />

e twitter. «Il nostro settimanale,<br />

fondato nel 1900 - spiega il direttore<br />

Andrea Ferri - rafforza e diversifica il<br />

suo ruolo informativo nei territori di Imola<br />

e di Lugo rinnovando la grafica e<br />

mettendo in rete le potenzialità offerte<br />

dalle nuove tecnologie».<br />

Il Club Alpino<br />

Italiano di Faenza<br />

pubblica, con orgoglio,<br />

il numero<br />

100 del proprio<br />

Bollettino in una<br />

bella veste grafica<br />

e con un robusto<br />

supporto pubblicitario,<br />

ricordando i<br />

34 anni di ininterrotte<br />

pubblicazioni e<br />

gli esordi del 1977<br />

con il ciclostile, la “<br />

stendina” <strong>dei</strong> fogli<br />

sul tavolo da cucina e<br />

il confezionamento<br />

manuale (piegatura,<br />

punto metallico, scrittura<br />

a penna degli indirizzi).<br />

L’attuale pub-<br />

blicazione è collegata<br />

al sito internet della sezione<br />

del Cai e mette in<br />

Anche buone notizie<br />

dai media locali<br />

rete naviganti e scalatori che possono accedere<br />

direttamente a tanti siti di attualità<br />

con informazioni utili alla sicurezza e alla<br />

tutela dell’ ambiente. Infine Il Castellano,<br />

mensile di cultura, storia e tradizioni pubblicato<br />

a Castel San Pietro Terme, al suo<br />

ottavo anno di vita, allarga il raggio di<br />

diffusione e gli spazi di comunicazione<br />

all’intera <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>, aumentando<br />

la tiratura e collegandosi a un sito internet<br />

ricco di informazioni e di collegamenti<br />

con le realtà territoriali. (rz)<br />

Conferme al Gist<br />

Donatella luccarini, bolognese, è stata confermata, sabato 3 marzo scorso<br />

al termine dell’assemblea regionale, delegato per l’emilia-romagna del<br />

Gruppo italiano Stampa Turistica, ente di specializzazione del Sindacato.<br />

Ha portato il saluto dell’associazione Stampa la presidente Serena Bersani<br />

sottolineando il ruolo importante che oggi hanno i media tematici e i<br />

colleghi che in essi lavorano con professionalità e rispetto delle regole<br />

deontologiche. Temi sui quali si è incentrato l’intervento di Donatella luccarini<br />

secondo la quale i giornalisti che si occupano di turismo nelle sue<br />

varie declinazioni aiutano a promuovere un settore tanto importante per<br />

l’economia nazionale. Nuovo è il vice delegato: il romagnolo Massimo feruzzi,<br />

che lavora a faenza.<br />

30 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 31


G vARIE<br />

un appello al governo Monti perché<br />

non faccia morire le tante testate<br />

attive sul territorio e che rischiano<br />

la chiusura a causa <strong>dei</strong> tagli<br />

all’editoria e un forte richiamo alla categoria<br />

<strong>dei</strong> giornalisti per una informazione<br />

non urlata, né tifosa, che deforma e<br />

non rettifica e calpesta la dignità delle<br />

persone. Mai come quest’anno, la festa<br />

di San Francesco di Sales, patrono <strong>dei</strong><br />

giornalisti, è stata anche l’occasione per<br />

una riflessione sui destini della professione,<br />

sulle testate chiuse o a rischio di<br />

chiusura, sul precariato ma anche sul significato<br />

che assume oggi il giornalismo<br />

nella società. Circa 600 i giornalisti che<br />

hanno partecipato alle varie iniziative<br />

che si sono svolte nella maggior parte<br />

delle Diocesi emiliano-romagnole. Soffermandosi<br />

sul tema della Giornata<br />

mondiale per le comunicazioni sociali,<br />

monsignor Domenico Pompili, direttore<br />

dell’ufficio comunicazioni sociali e sottosegretario<br />

della Cei, intervenendo a<br />

L’italia che non si arrende<br />

alla “peggiocrazia”<br />

cIRcA 600 GIORNALISTI hANNO pARTEcIpATO ALLE INIzIATIvE REGIONALI<br />

pER LA fESTA DEL pATRONO SAN fRANcEScO DI SALES. fRA I TEmI LA cRISI<br />

DELL’EDITORIA, LA SfIDA DEL wEb, IL RISpETTO DELLA pERSONA<br />

Bologna ha invitato a superare il bipolarismo<br />

fra silenzio e parola, fra lentezza e<br />

velocità: «La lentezza evoca il pensiero,<br />

ma ancora più l’ascolto della realtà.<br />

Questa lentezza, che evoca a prima vista<br />

passività, è il nervo scoperto della nostra<br />

cultura e del nostro atteggiamento». Fra<br />

i numerosi interventi, don Egidio Brigliadori,<br />

direttore dell’ufficio comunicazioni<br />

di Rimini ha ricordato il funerale di<br />

Marco Simoncelli e le “bufale” che hanno<br />

accompagnato l’evento: come il rombo<br />

delle moto che in realtà non c’è mai<br />

stato e che - secondo diversi giornali -<br />

avrebbe fatto sgorgare le lacrime a tutti.<br />

Monsignor Ernesto Vecchi, delegato<br />

della Conferenza Episcopale dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />

per le Comunicazioni sociali,<br />

ha sottolineato l’esigenza di testimoniare<br />

la fede con i linguaggi del nostro<br />

tempo, mentre il presidente dell’Ucsi<br />

(Unione cattolica stampa italiana<br />

dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>) Antonio Farnè ha<br />

ricordato le diverse crisi editoriali che<br />

sono esplose in regione e ha auspicato<br />

soluzioni concrete e durature per i numerosi<br />

colleghi coinvolti.<br />

«Raccontiamo l’Italia che non si arrende<br />

alla peggiocrazia». Questo l’invito ai<br />

giornalisti del vicedirettore del Corriere<br />

della Sera Giangiacomo Schiavi, intervenuto<br />

a Piacenza che ha fatto anche<br />

autocritica: «Noi giornalisti un po’ ci<br />

siamo adagiati o abbiamo chiuso gli occhi.<br />

Raccontiamo troppe storie di vite<br />

sbagliate, siamo troppo indulgenti verso<br />

i poteri forti». È intervenuto anche il<br />

vescovo monsignor Giovanni Ambrosio<br />

e la vicepresidente dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

Carla Chiappini. Infine le premiazioni<br />

per la 17ma edizione del concorso<br />

giornalistico intitolato a Giuseppe Berti<br />

per i bollettini e i siti internet delle parrocchie.<br />

Sui cambiamenti intervenuti nel giornalismo<br />

con l’avvento del web, nell’incontro<br />

di Reggio <strong>Emilia</strong>, si è soffermata<br />

la relazione di Marco Ostoni, caposervizio<br />

del Cittadino di Lodi e collaboratore<br />

di Aggiornamenti Sociali.<br />

Per Ostoni, internet ha rivoluzionato il<br />

mondo della comunicazione. Cambiano<br />

le modalità sia di confezionamento<br />

che di fruizione delle notizie. Anche le<br />

testate tradizionali legate al territorio<br />

sono chiamate a ripensarsi, in vista di<br />

una integrazione difficile ma non impossibile<br />

col web. Monsignor Adriano<br />

Caprioli, vescovo di Reggio <strong>Emilia</strong>-<br />

Guastalla ha concluso il ricco confronto<br />

fra i rappresentanti delle testate<br />

giornalistiche locali.<br />

A Carpi la festa del Patrono è stata l’occasione<br />

per esprimere i sentimenti di<br />

stima e gratitudine <strong>dei</strong> giornalisti al vescovo<br />

monsignor Elio Tinti, che ha lasciato<br />

la Diocesi. «A monsignor Tinti<br />

tutti abbiamo riconosciuto una spiccata<br />

sensibilità per i temi della comunicazione<br />

e una grande disponibilità con la<br />

stampa, confermata negli anni e per la<br />

quale lo ringraziamo». Questo ha sottolineato<br />

Roberto Righetti, presidente<br />

dell’Associazione stampa modenese che<br />

ha anche ricordato le numerose iniziative<br />

promosse in undici anni di guida<br />

della Diocesi. Monsignor Tinti, nei ringraziamenti,<br />

ha ricordato la vicenda del<br />

collega Giovanni Tizian, da settimane<br />

sotto scorta per aver denunciato infiltrazioni<br />

mafiose anche nella nostra Regione,<br />

nei suoi pezzi sulla Gazzetta di Modena.<br />

Vescovo di Ferrara ma anche giornalista<br />

(è iscritto all’<strong>Ordine</strong> dal 1988) monsignor<br />

Paolo Rabitti ha ricordato la forza<br />

comunicativa di San Francesco di Sales,<br />

raccomandando ai giornalisti le parole<br />

di San Paolo «Purificate la mente e il<br />

cuore» perché al centro dell’azione comunicativa<br />

ci sia sempre «la verità ed il<br />

rispetto della persona». Sono intervenuti,<br />

fra gli altri, il consigliere nazionale<br />

dell’<strong>Ordine</strong> Alberto Lazzarini e alcuni<br />

consiglieri dell’Associazione Stampa<br />

Ferrara, recentemente rinnovata.<br />

«Tenete conto della verità, fondamento<br />

della legge morale». Così monsignor<br />

Claudio Stagni, vescovo di Faenza-Modigliana<br />

si è rivolto ai giornalisti: «Il<br />

fondamento della legge morale non può<br />

essere il potere politico, né del re, né del<br />

parlamento, né del politicamente corretto.<br />

Esiste un modo di pensare, diffuso<br />

dai mezzi di comunicazione che non<br />

tiene conto della verità delle cose. Ma la<br />

verità - ha aggiunto - è la corrispondenza<br />

fra la realtà e l’intelletto e non deve<br />

escludere a priori l’aiuto di Dio. La questione<br />

della verità richiede dunque la<br />

difesa da parte di tutti». Alla festa del<br />

Patrono erano presenti fra gli altri il consigliere<br />

nazionale dell’<strong>Ordine</strong> Elio Pezzi<br />

e il segretario della Fisc (federazione<br />

settimanali cattolici <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>)<br />

Giulio Donati.<br />

La ricerca della verità da parte di San<br />

Francesco di Sales è stata anche il tema<br />

approfondito a Cesena dal vescovo<br />

Douglas Regattieri. Incontrando i giornalisti<br />

locali, monsignor Regattieri ha<br />

auspicato che gli operatori della comunicazione<br />

sappiano essere portatori di un<br />

messaggio di speranza, facendo emergere<br />

anche il tanto bene presente, che<br />

spesso non viene raccontato.<br />

Giorgio Tonelli<br />

roberto Zalambani<br />

il gruppo giornalisti uffici stampa<br />

LAssemblea del Gruppo <strong>Giornalisti</strong><br />

Uffici Stampa (Gus) si è riunita a<br />

Faenza per eleggere il nuovo direttivo.<br />

Sono intervenuti: il presidente nazionale<br />

Gino Falleri, la presidente Aser<br />

Serena Bersani, il segretario generale<br />

aggiunto della Fnsi Giovanni Rossi, la<br />

presidente regionale Gus Maria Luigia<br />

Casalengo e Roberto Zalambani segretario<br />

generale Unaga e consigliere nazionale<br />

<strong>dell'</strong><strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> con<br />

delega alle specializzazioni.<br />

Nella relazione introduttiva Maria Luigia<br />

Casalengo ha richiamato la mozione,<br />

approvata nell’ultimo Congresso della<br />

Federazione nazionale della stampa, che<br />

impegna il sindacato a proseguire<br />

nell’azione per ottenere il riconoscimento<br />

della piena dignità professionale e<br />

contrattuale ai colleghi che lavorano negli<br />

uffici stampa, pubblici o privati, e a<br />

curarne la formazione permanente e<br />

l’aggiornamento professionale.<br />

L’azione del prossimo direttivo del Gus<br />

- ha detto Casalengo - in piena sintonia e<br />

sinergia con l’Aser, deve quindi indirizzarsi<br />

verso il riconoscimento della professionalità<br />

<strong>dei</strong> colleghi degli uffici<br />

stampa, e deve tendere ad accrescere le<br />

loro conoscenze e competenze.<br />

Con l’obiettivo di fornire un aiuto ai<br />

colleghi in cerca di lavoro, la Giunta<br />

i nuovi vertici<br />

del Gus regionale<br />

nazionale del Gus ha già messo in campo<br />

una proposta: istituire un servizio per<br />

fare incontrare on-line domanda e offerta<br />

di lavoro giornalistico per addetti<br />

stampa. È un progetto che si svilupperà<br />

per step, partendo dal sito del Gus nazionale.<br />

La sua attuazione consentirà di<br />

creare un database di curricula a cui le<br />

aziende potranno accedere, ma realizzerà<br />

anche una rete per la raccolta e la<br />

diffusione di informazioni sulle offerte<br />

di lavoro, le condizioni applicate e applicabili<br />

sullo stato del mercato nazionale<br />

del lavoro.<br />

Anche dagli interventi <strong>dei</strong> colleghi e <strong>dei</strong><br />

dirigenti sindacali sono emerse le forti<br />

difficoltà a fare applicare la legge 150<br />

negli uffici stampa delle pubbliche amministrazioni<br />

e a fare rispettare gli istituti<br />

contrattuali nel settore privato.<br />

A conclusione <strong>dei</strong> lavori l’Assemblea ha<br />

eletto all’unanimità il nuovo direttivo:<br />

presidente Maria Luigia Casalengo, vicepresidente<br />

Stefano Gruppuso, segretario<br />

Emilio Bonavita. Consiglieri: Pietro<br />

Barberini, Giulio Biasion, Vinicio<br />

Dall’ara, Vito Di Stasi, Marzia Ferrari,<br />

Giuliano Giubelli, Andrea Guolo, Letizia<br />

Maini, Giulia Piazza, Giulia Rovinetti,<br />

Giuseppe Sangiorgi, Mary Spataro.<br />

Consiglieri invitati permanenti: Serena<br />

Bersani e Giovanni Rossi.<br />

32 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 33<br />


G vARIE<br />

Dopo la chiusura 2011 a Morciano<br />

di <strong>Romagna</strong>, con la visita allo<br />

stabilimento del rinnovato pastificio<br />

Ghigi (rilanciato grazie all'intervento<br />

<strong>dei</strong> consorzi agrari), il 2012 di<br />

Arga Interregionale - gruppo di specializzazione<br />

<strong>dei</strong> giornalisti che si occupano<br />

di agricoltura, alimentazione, ambiente,<br />

energia e territorio, presieduto da<br />

Lisa Bellocchi - riparte dalla fiera di<br />

Rimini dove sabato 25 febbraio, secondo<br />

tradizione, l’associazione si è riunita in<br />

occasione della manifestazione Sapore.<br />

L’attività più rilevante a cui ha dato vita<br />

la segreteria interregionale (responsabile<br />

Andrea Guolo) è la rete di comunicatori<br />

e di notizie di settore, diventata di fatto<br />

una delle più importanti in Italia negli<br />

ambiti agroalimentari, energetici e am-<br />

i giornalisti visitano un pastificio di Morciano<br />

Arga: creata la rete<br />

<strong>dei</strong> media di settore<br />

bientali, con eventi messi in rete ogni<br />

giorno e che rimandano a siti specializzati,<br />

uffici stampa dedicati, enti di riferimento<br />

tematici.<br />

Numerosi gli appuntamenti previsti nel<br />

corso dell’anno e dislocati nelle regioni<br />

che aderiscono all’Arga Interregionale<br />

(che comprende <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>, Marche,<br />

Toscana, Umbria e Repubblica di<br />

San Marino). A cominciare dal direttivo<br />

nazionale di Unaga, l’unione delle Arga,<br />

fissato pochi giorni dopo, il 3 marzo a<br />

Roma, e caratterizzato da un rinnovato<br />

impegno nell’ambito dell’energia. Hanno<br />

partecipato ai lavori, tra gli altri, il<br />

direttore comunicazione dell’Autorità<br />

per l’energia elettrica e il gas, Cristina<br />

Corazza, e il capo ufficio stampa Sandro<br />

Staffolani, oltre al direttore comunica-<br />

zione di Eni Gianni Di Giovanni.<br />

A Rimini i giornalisti hanno potuto accedere<br />

a una serie di eventi riservati alla<br />

stampa Arga. A cominciare dal Miglio<br />

Zero, che la Provincia regionale di Trapani<br />

ha avviato per promuovere il prodotto<br />

ittico nella propria ristorazione;<br />

per poi proseguire con le lezioni in<br />

esclusiva dello chef Rai, Alessandro<br />

Circiello, e la degustazione in anteprima<br />

ai giurati <strong>dei</strong> piatti del primo concorso<br />

nazionale Rummo per Lady Chef, vinto<br />

dalla messinese Rosaria Fiorentino. Di<br />

estrema attualità la presentazione dello<br />

speciale calice “antisballo” che il quotidiano<br />

Mondo del Gusto, assieme al suo<br />

ideatore il mastro birraio Gigi Stecca, ha<br />

proposto al pubblico. Si tratta di un’invenzione,<br />

coperta da brevetto, che con-<br />

sente di abbattere mediamente del 37%<br />

il tasso alcolemico, come certificato<br />

dall’alcol-test effettuato dalla Polizia<br />

Stradale di Rimini, presente per l’occasione.<br />

Indubbiamente una bella idea, che<br />

permette di bere in sicurezza e senza rinunciare<br />

al piacere di un prodotto di<br />

qualità. La giornata si è chiusa con un<br />

importante anniversario: i 40 anni di<br />

Marr, azienda leader nelle forniture alla<br />

ristorazione, che ha organizzato una<br />

conferenza stampa riservata ai giornalisti<br />

Arga per illustrare attività e nuovi<br />

progetti. Hanno partecipato, tra gli altri,<br />

i vertici Unaga: il presidente Mimmo<br />

Vita, il segretario Roberto Zalambani e<br />

il tesoriere Efrem Tassinato. Per informazioni<br />

e adesioni, è sufficiente visitare<br />

il sito www.unaganews.org o inviare una<br />

mail ad argasegreteria@gmail.com.<br />

Twitter: @argasegreteria<br />

Un momento del convegno <strong>dell'</strong>ottobre scorso (foto Gino Rosa)<br />

LAssociazione Italiana Reporter Fotografi,<br />

dopo l’importante convegno<br />

dell’ottobre scorso a Bologna<br />

che vide al tavolo <strong>dei</strong> relatori Enzo Iacopino,<br />

presidente nazionale dell’<strong>Ordine</strong>,<br />

Gerardo Bombonato, presidente della<br />

nostra regione e una grande partecipazione<br />

di fotoreporter e giornalisti da tutta<br />

A Roma un incontro<br />

su fotografia e fotoreporter<br />

Italia, continuerà il lavoro sulle proposte<br />

e indicazioni nate dall’incontro.<br />

Incoraggiati dal presidente Iacopino e dal<br />

Cnog, abbiamo iniziato a incontrare associazioni<br />

di fotografi professionisti italiani<br />

e fotoreporter, molti <strong>dei</strong> quali con la<br />

tessera dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

Entro ottobre di quest’anno si terrà<br />

nella sede del Consiglio nazionale un<br />

nuovo convegno, in cui presenteremo<br />

un dossier con le testimonianze raccolte<br />

dai fotoreporter che hanno perduto il<br />

lavoro o che lo hanno visto svilito dalle<br />

redazioni (che non conoscono più il<br />

linguaggio delle immagini) o che si<br />

sono visti compensare una foto due<br />

euro lordi tutto compreso.<br />

Ma non si parlerà solo di soldi, di precarietà<br />

e delle angherie che stiamo<br />

sopportando dalle redazioni, raccoglieremo<br />

anche le testimonianze di fotoreporter<br />

che stanno rispondendo alla crisi<br />

rinnovandosi, aggiungendo alle foto<br />

video, testi, racconti per immagini e<br />

diventando manager di se stessi.<br />

Quello che stiamo preparando è un lavoro<br />

molto impegnativo e che sicuramente<br />

aiuterà a far capire tante cose su<br />

di noi e sull’importanza di ritornare<br />

alla fotografia e al fotoreportage di<br />

qualità.<br />

Nel frattempo speriamo che arrivi entro<br />

ottobre anche il via libera del governo<br />

alla proposta di legge sull’equo compenso<br />

per i giornalisti freelance e collaboratori<br />

autonomi. Una misura di giustizia<br />

retributiva indispensabile per garantire<br />

le necessarie tutele di libertà economica<br />

e morale a migliaia di collaboratori che<br />

tanto danno al giornalismo e che oggi<br />

sono costretti a vivere sotto pressioni<br />

ingiuste e scorrette.<br />

Mario rebeschini<br />

Presidente Airf, Associazione italiana<br />

Reporter Fotografi<br />

34 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 35<br />

’<br />

Premiati gli allievi<br />

della Scuola di Giornalismo<br />

Luca Bortolotti è stata assegnata la borsa di studio intitolata a Simone Rochira,<br />

A lo studente della Scuola di giornalismo scomparso a soli 33 anni nel 2010. Enrico<br />

Bandini si è aggiudicato il riconoscimento intitolato a Luca Savonuzzi, redattore<br />

capo <strong>dell'</strong>edizione bolognese di Repubblica, morto in un incidente stradale a soli 39<br />

anni nel 1988. Oltre a questi riconoscimenti sono state assegnate altre cinque borse<br />

di studio La classifica <strong>dei</strong> sette vincitori (come da delibera) è stata redatta sulla base<br />

del voto ricevuto all’esame di idoneità professionale. Sono stati esclusi, come stabilito<br />

dal bando, gli allievi che, pur meritevoli, avevano già ricevuto una borsa di studio.<br />

Il contributo finanziario ammonta a 36 mila euro. I fondi sono stati messi a disposizione<br />

dalla Fondazione del Monte di Bologna. Il nostro <strong>Ordine</strong> regionale ha contribuito<br />

con la borsa di studio intitolata a Simone Rochira e la Fondazione Cassa di<br />

Risparmio di Bologna con quella in memoria di Luca Savonuzzi.<br />

Questa la graduatoria <strong>dei</strong> vincitori: Luca Bartolotti, Gabriele Girolimini, Rosario di Raimondo,<br />

Enrico Bandini, Umberto Triolo, Enrico Agonessi, Antonella Salini.<br />

Un momento della premiazione (foto Fiolo)


G ALTRI ORIzzONTI<br />

Scrivere<br />

in positivo<br />

Ragionare invece di strillare, informare<br />

anziché allarmare. Lo chiedevamo<br />

ai giornalisti stranieri noi<br />

italiani quando emigravamo in massa, lo<br />

domandano oggi a noi gli immigrati. È<br />

poco, è molto. Comunicare l'immigrazione<br />

- sottotitolo Guida pratica per gli<br />

operatori <strong>dell'</strong>informazione - mira a questo<br />

obiettivo. È uscito a febbraio grazie<br />

al lavoro della cooperativa bolognese<br />

Lai-momo (editrice della rivista Africa e<br />

Mediterraneo) e del Centro studi e ricerche<br />

Idos, lo stesso che prepara ogni anno<br />

il fondamentale Dossier statistico immigrazione.<br />

A sostenerlo due ministeri<br />

(Lavoro e Interno) con il finanziamento<br />

del Fondo europeo per l’integrazione di<br />

cittadini <strong>dei</strong> Paesi terzi. Un manuale che<br />

riprende le avvertenze date dall’<strong>Ordine</strong><br />

<strong>dei</strong> giornalisti e dalla Fnsi con la Carta<br />

di Roma del 2008 (che infatti è spesso<br />

citata).<br />

Parlare in positivo è la raccomandazione<br />

dell’Unione Europea e di altre organizzazioni<br />

internazionali. Ed è lo spirito che<br />

anima il volume perché, come precisa<br />

Natale Forlani (direttore generale<br />

dell’Immigrazione e delle politiche di<br />

integrazione presso il ministero del Lavoro)<br />

«appare necessario garantire<br />

un’informazione obiettiva e priva di stereotipi<br />

e pregiudizi».<br />

Dopo l’introduzione e una sitografia ragionata,<br />

il volume (160 pagine, colorate<br />

e illustrate) si divide in 6 sezioni. Si apre<br />

con lo scenario migratorio poi il quadro<br />

legislativo e una sintesi comparata degli<br />

immigrati in Europa. Il quinto capitolo<br />

presenta una galleria di casi riusciti di<br />

integrazione, infine il glossario con una<br />

cinquantina di voci. Il quarto capitolo<br />

offre una breve ricostruzione su «i media<br />

italiani e l'immigrazione» ed è ovviamente<br />

quello che qui più ci interessa.<br />

Secondo una ricerca del 2010, resa nota<br />

proprio dall'Osservatorio sulla Carta di<br />

Roma il quadro d’insieme è questo: si<br />

uNA GuIDA pER I mEDIA: cOmE cOmuNIcARE<br />

IN mODO cORRETTO E ObIETTIvO<br />

IL fENOmENO DELL’ImmIGRAzIONE<br />

parla di migranti al 52,8 per cento in<br />

articoli di cronaca nera o giudiziaria; al<br />

34% in relazione al dibattito normativo;<br />

al 5,3% quando ci sono sbarchi di migranti;<br />

al 7.9% per questioni legate a<br />

cultura e temi connessi al migrare. Secondo<br />

Mario Morcellini (preside di<br />

Scienze della comunicazione a La Sapienza<br />

di Roma) è un’immagine congelata<br />

del fenomeno. In tv è peggio: la<br />

cronaca nera sale al 58,7%. «I giornalisti<br />

contribuiscono a una gigantografia della<br />

paura per la quale l’immigrato resta legato<br />

alla criminalità» spiega Morcellini.<br />

Il capitolo approfondisce anche le “buone<br />

notizie”, le linee guida (della Carta di<br />

Roma) per un'informazione corretta e<br />

ricostruisce come le migrazioni sono<br />

state narrate da tv, radio e carta stampata<br />

(anche con interessanti esperienze locali),<br />

il ruolo di alcuni osservatori sui media,<br />

la nascita <strong>dei</strong> media multiculturali e<br />

dell’Ansi (con un accenno alle scritture<br />

migranti e uno sguardo sui nuovi media<br />

soprattutto in rapporto alle cosiddette<br />

G-2, seconde generazioni, che però preferiscono<br />

definirsi “nuovi italiani” visto<br />

che nascono o crescono qui) per chiudere<br />

con una sintetica bibliografia-filmografia.<br />

Un capitolo ricco di informazioni ma<br />

ovviamente in 20 pagine molto resta<br />

fuori. Anche perché intorno alla rappresentazione<br />

giornalistica <strong>dei</strong> migranti si<br />

aggrovigliano questioni strategiche. I siglomani<br />

potrebbero parlare del nodo<br />

Mirmix: migrazioni, intercultura, razzismi,<br />

meticciato, identità, xenofobia. Temi<br />

diversi ma evidentemente intrecciati<br />

con la cronaca nera come con i diritti,<br />

l’economia, la scuola, la politica, il diffuso<br />

malessere sociale. Questioni complesse<br />

che richiederebbero inchieste e<br />

ragionamenti invece di slogan e titoli<br />

“sparati”. Su molti media italiani le cronache<br />

sono ansiogene quando parlano di<br />

migranti mentre le pagine culturali o di<br />

costume sono rilassate (w la cucina etnica,<br />

w le treccine rasta, w la musica meticcia,<br />

w lo sport “colorato”). A volte<br />

girando pagina si rischia quasi un effetto<br />

schizofrenico. Ma si sa che le cronache<br />

giocano un ruolo predominante nell’opinione<br />

pubblica.<br />

Fra gli sguardi meno banali valeva forse<br />

sottolineare l’intelligente eccezione di<br />

“Italieni” sulla rivista Internazionale: è<br />

una testatina ironica con la quale il settimanale<br />

racconta il nostro Paese visto da<br />

fuori ma con questa dizione sono state<br />

etichettate anche le pagine affidate a<br />

giornalisti di origini straniere che vivono<br />

in Italia. Non necessariamente gli articoli<br />

erano attinenti allo specifico della migrazione<br />

ma questo particolare sguardo<br />

favoriva comunicazioni e scambi culturali<br />

meno ristretti del consueto. Egualmente<br />

era utile evidenziare che alcuni<br />

recenti documenti – ripresi anche dalla<br />

nostra rivista – hanno chiesto che «i<br />

media rispettino il popolo rom»; a volte<br />

i cosiddetti nomadi sono in Italia da decine<br />

o centinaia di anni eppure vengono<br />

considerati eterni stranieri.<br />

Chi si sente italiano ma curioso del mondo<br />

potrebbe prendere per biglietto da<br />

visita la frase (in un box, anzi in una<br />

“orecchietta” del libro) dello storico Joseph<br />

Ki-Zerbo: «Quando si è profondamente<br />

radicati si è pronti a tutte le aperture,<br />

porosi a tutti i soffi del mondo».<br />

Daniele Barbieri<br />

una sera apro la posta e mi trovo<br />

una serie di email da Facebook,<br />

tutte provenienti da una testata<br />

giornalistica. La prima commenta una<br />

foto pubblicata la mattina stessa. La seconda<br />

mi chiede di poterla utilizzare per<br />

scopi giornalistici. La terza mi ringrazia<br />

pubblicamente per averla inviata alla testata.<br />

In un pomeriggio è successo tutto,<br />

senza che io sapessi nulla e dessi la mia<br />

approvazione. Passi che c’era la neve e<br />

dalla redazione era impossibile muoversi<br />

per documentare quanto stesse succedendo.<br />

Apprezzabile il tentativo di chiedermi<br />

di poterla utilizzare. Ma il risultato<br />

è: mi hanno fregato la foto su Facebook<br />

e mi hanno pure pubblicamente ringraziato,<br />

con tanto di nome e cognome,<br />

per averla “spontaneamente” inviata.<br />

Col “nevone” ci han fregato le foto<br />

Chiacchierando tra i reduci del grande<br />

“nevone” della <strong>Romagna</strong>, mi è capitato<br />

di sentire altre storie come la mia. Nei<br />

giorni dell’emergenza neve, infatti, Facebook<br />

pullulava di foto: la propria casa,<br />

la vista dal balcone, la macchina sommersa,<br />

la tenuta da “pinguino” con la<br />

pala in mano. A più di una persona è<br />

capitato che queste foto pubblicate su<br />

Facebook, improvvisamente e a loro totale<br />

insaputa, siano finite su siti web di<br />

meteo e news. Insomma: il mio non è un<br />

caso isolato. E seppur io non sia<br />

un’esperta di social network, ma solo<br />

una giornalista e un’utente critica e curiosa,<br />

è nata questa riflessione.<br />

You tube è diverso da facebook<br />

Ogni giorno sui vari social network milioni<br />

di persone pubblicano notizie su di<br />

loro: informazioni, pensieri, esperienze,<br />

video, foto. I social network sono tanti e<br />

diversi tra loro: per alcuni sai “di sparare<br />

nella rete”, in altri ti aspetti di comunicare<br />

solo con la cerchia di persone che<br />

ti sei scelto e che hai “approvato”. Certo<br />

esistono le impostazioni della privacy,<br />

ma pare non bastino neppure le più restrittive,<br />

esistono i gruppi dove l’accesso<br />

i social network sono<br />

il supermarket delle notizie?<br />

IL GIORNALISmO NELL’ERA DELLA cOmuNIcAzIONE GLObALE,<br />

TRA fONTI, vIOLAzIONI E DEONTOLOGIA<br />

è più chiuso ed esiste il “condividi”. Ma<br />

se quei contenuti sono utilizzati a fini<br />

giornalistici, è un’altra storia.<br />

I social network come free supermarket<br />

di news<br />

E qui entriamo in campo noi, i professionisti<br />

dell’informazione. Quasi tutti siamo<br />

anche utenti: abbiamo una pagina<br />

Facebook, un account Twitter, uno su<br />

Linkedin, ecc. E come utenti leggiamo<br />

quotidianamente tonnellate di informazioni<br />

di ogni tipo e abbiamo accesso a<br />

video e foto.<br />

E tutto questo senza muoverci dal computer,<br />

oppure semplicemente collegandoci<br />

con lo smartphone. Con i tagli<br />

all’editoria di cui siamo vittime ormai da<br />

anni e che, nella migliore delle ipotesi, ci<br />

tengono inchiodati alle scrivanie, si direbbe<br />

manna dal cielo! Un bel supermercato<br />

di notizie, di cui magari l’80%<br />

è spazzatura, ma il 20% è buono, ed è<br />

pure bell’è pronto e gratis. Si fa copia e<br />

incolla. Et voilà! Si potrebbe pensare<br />

che i social network siano il paradiso del<br />

giornalista. E probabilmente qualcuno<br />

lo pensa realmente. E lo pensa perché<br />

evita accuratamente di porsi un problema:<br />

la deontologia.<br />

Il confine tra diritto di cronaca e deontologia<br />

Oggi internet ha cambiato le regole: le<br />

fonti non sono più quelle orali e scritte,<br />

c’è anche il web. Con internet il modo di<br />

comunicare e condividere le informazioni<br />

è più facile, veloce e di immediato<br />

accesso. Ma non per questo tutto è di<br />

dominio pubblico e utilizzabile a fini<br />

giornalistici. E il punto è: qual è il confine<br />

tra il diritto di cronaca e la deontologia?<br />

Cioè se vedo una notizia, una foto<br />

in Internet sono autorizzato a scriverne?<br />

Certo se chi scrive è un personaggio<br />

pubblico, il discorso è diverso: in molti<br />

bypassano anche gli uffici stampa e comunicano<br />

direttamente con i followers e<br />

la stampa. Oppure per esempio, durante<br />

l’emergenza neve molti sindaci hanno<br />

usato la propria pagina Facebook come<br />

veicolo di comunicazione con la cittadinanza<br />

e la stampa, fornendo un ottimo<br />

servizio. Ma qui parliamo di personaggi<br />

pubblici, spesso con pubblici profili.<br />

Ci sono le violazioni ma mancano le<br />

leggi<br />

In realtà, in tutto questo esiste un problema<br />

reale: il web è ancora oggi, quantomeno<br />

in Italia, terra di nessuno. Non<br />

esiste al momento una legislazione specifica<br />

a riguardo. Di fatto l’utente non è<br />

informato <strong>dei</strong> rischi che corre e il giornalista<br />

senza scrupoli approfitta di questa<br />

zona d’ombra. Oggi è riconosciuta<br />

una violazione del copyright: non è possibile<br />

utilizzare quei contenuti perché<br />

sono proprietà di chi li pubblica. Ma io<br />

direi che probabilmente c’è anche una<br />

violazione della privacy: perché il contenuto<br />

oltre a essere mio tecnicamente<br />

(perché magari ho scattato la foto), è<br />

mio “personalmente” perché ci sono io<br />

nella foto (diritto all’immagine). Buona<br />

norma sarebbe quella di chiedere di<br />

utilizzare i contenuti <strong>dei</strong> social network<br />

ai proprietari, aspettare una risposta e<br />

poi, in caso affermativo, pubblicarli.<br />

Molti fanno opera di “sciacallaggio” e<br />

sperano che l’utente non se ne accorga.<br />

Altri chiedono, ma non aspettano la risposta:<br />

la cronaca richiede immediatezza.<br />

Ma sula pelle di chi? Certo, gli<br />

utenti andrebbero informati meglio, ma<br />

ovviamente se la legge non lo impone,<br />

nessun social network ne ha interesse.<br />

Ai giornalisti spetta il compito di agire<br />

con correttezza deontologica e capire<br />

che esiste, perché c’è, un confine tra il<br />

diritto di cronaca e il rispetto della privacy.<br />

fabiola fenili<br />

fabiola.fenili@gmail.com<br />

36 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 37


G IN LIbRERIA<br />

Milano al mare<br />

Milano Marittima<br />

100 anni<br />

e il racconto<br />

di un sogno<br />

di letizia Magnani<br />

Edizioni SBo<br />

Erano gli inizi del ‘900<br />

quando un gruppo di imprenditori<br />

lombardi ipotizzò<br />

di edificare sulle rive<br />

dell’Adriatico una città<br />

giardino per le vacanze della<br />

borghesia milanese. Da<br />

quell’idea nacque una delle<br />

più note ed eleganti località<br />

di villeggiatura: Milano<br />

Marittima.<br />

A cento anni dalla sua fondazione,<br />

Letizia Magnani<br />

ripercorre la storia partendo<br />

dalle origini del mito fino ai<br />

giorni nostri. È il racconto<br />

di una località di fascino e<br />

di quanti hanno contribuito<br />

a farla crescere e a darle fama.<br />

Il libro è ricco di testimonianze<br />

e documenti finora<br />

inediti, quali l’atto notarile<br />

del 1907 fra il Comune di<br />

Cervia e la famiglia Maffei<br />

e l’atto costitutivo della Società<br />

Milano Marittima<br />

(giugno 1911).<br />

Il volume è corredato da<br />

suggestive foto d’epoca che<br />

ricreano l’atmosfera di una<br />

Milano Marittima in bianco<br />

e nero.<br />

il valore dell’impresa<br />

Uomini e donne<br />

che fanno scuola<br />

nel mondo<br />

di fulvia Sisti<br />

Edizioni Minerva<br />

C’ è l’azienda che confeziona<br />

le scarpe per la regina Elisabetta<br />

e per Penelope Cruz,<br />

ma c’è anche l’ultima frontiera<br />

del biomedicale con la<br />

produzione dell’osso magnetico.<br />

Il volume Il Valore<br />

dell’impresa. Uomini e donne<br />

che fanno scuola nel mondo,<br />

scritto dalla giornalista<br />

Rai Fulvia Sisti (Minerva<br />

edizioni, pp. 192, euro 15),<br />

ripercorre 40 storie di aziende<br />

e imprenditori emiliano -<br />

romagnoli. Sono alcune delle<br />

storie raccolte nella rubrica<br />

“Impresa e lavoro” andata in<br />

onda ogni mercoledì, per cinque<br />

anni, sul TgR dell’<strong>Emilia</strong><br />

<strong>Romagna</strong>.Oltre gli stereotipi,<br />

l’autrice indaga su alcuni<br />

aspetti inediti del modello<br />

che ha fatto dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>,<br />

una fra le Regioni più<br />

ricche d’Europa. Tecnologia,<br />

talento e tolleranza sembrano<br />

contraddistinguere il valore<br />

aggiunto rappresentato, un<br />

po’ in tutti i settori, dalla manifattura<br />

all’alimentare, dal<br />

turismo, alla cultura. E poi ci<br />

sono i personaggi con le loro<br />

riflessioni, come il presidente<br />

della Confindustria che so-<br />

gna una Fiera della Ricerca.<br />

Il volume varca anche i confini<br />

regionali illustrando il<br />

grande mare magnum<br />

dell’export e raccontando le<br />

aziende che operano nella<br />

terra del Dragone. Infine fari<br />

accesi sull’industria dello<br />

spettacolo, settore nel quale<br />

l’<strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong> vanta il<br />

primato nazionale nei consumi.<br />

Qualche anno fa gli analisti<br />

di Goldman Sachs profetizzarono<br />

che “agli italiani<br />

non sarebbe restato che il cibo<br />

e il pallone”. Un’analisi<br />

impietosa e cattiva, che non<br />

teneva minimamente conto<br />

della creatività e della capacità<br />

di innovazione tipica degli<br />

emiliano romagnoli, gente<br />

capace di produrre le cose<br />

che piacciono al mondo. E le<br />

storie raccontate da Fulvia<br />

Sisti ne sono l’ennesima conferma.<br />

(gt)<br />

risorgimento e<br />

Contro-risogimento<br />

Un’epopea familiare<br />

di Gian Carlo Montanari<br />

Sugarco Edizioni<br />

Una saga familiare attraversa<br />

la grande storia nazionale<br />

dal 1796 fino all’Unificazione.<br />

Un padre e un figlio,<br />

su fronti opposti, incontrano<br />

i protagonisti della storia. Il<br />

padre, il colonnello Bartolo-<br />

meo Cavedoni, si avvicina<br />

al rutilante mondo di rivoluzionari<br />

e cospiratori incontrando<br />

figure di spicco come<br />

Foscolo. Resta affascinato<br />

da Napoleone e patisce la<br />

delusione della sconfitta<br />

delle sue idee.<br />

Il figlio Armodio, anch’egli<br />

militare di professione, è invece<br />

un campione del legittimismo.<br />

Da giovane ufficiale<br />

contribuisce all’arresto<br />

di Ciro Menotti e partecipa<br />

- fedele agli Asburgo-Este e<br />

quindi al vecchio ordine -<br />

alle campagne militari del<br />

1848-49, nonché a quella<br />

decisiva del 1859, che vedrà<br />

il consolidarsi del Risorgimento.<br />

Anche lui risulterà<br />

sconfitto e dovrà riparare in<br />

terra d’Austria. Attraverso<br />

le loro memorie il lettore rivive<br />

l’epico scontro tra due<br />

mondi.<br />

l’italia<br />

della green economy<br />

di Silvia Zamboni<br />

Edizioni Ambiente<br />

Fare soldi salvando il pianeta.<br />

È quel che riescono a<br />

fare le 80 aziende raccontate<br />

dalla giornalista bolognese<br />

Silvia Zamboni nel<br />

suo ultimo libro L’Italia<br />

della Green economy (Edizioni<br />

Ambiente, pp.313, euro<br />

28). Non dunque un<br />

dotto saggio sull’ecologia,<br />

ma un vero e proprio viaggio-inchiesta<br />

(con indirizzi<br />

e numeri di telefono) fra le<br />

imprese che hanno scommesso<br />

nell’efficienza energetica,<br />

nei materiali innovativi,<br />

nell’illuminazione a<br />

basso consumo, nelle fonti<br />

rinnovabili, nei biocarburanti,<br />

nella raccolta differenziata<br />

o nella riduzione<br />

<strong>dei</strong> rifiuti. Settori, fra i pochi,<br />

a produrre nuova occupazione<br />

in tempi di crisi<br />

internazionale (creati in Italia<br />

oltre 200mila nuovi posti<br />

di lavoro solo nel 2009).<br />

Quelle raccontate da Silvia<br />

Zamboni sono aziende che<br />

hanno fatto della qualità<br />

ecologica l’elemento più<br />

importante della loro competitività,<br />

unendo crescita e<br />

sostenibilità ambientale.<br />

Emerge un quadro dove<br />

l’italica creatività non co-<br />

nosce confini: dalle tegole<br />

fotovoltaiche, ideali per i<br />

centri storici poiché compatibili<br />

con le norme paesaggistiche,<br />

alle vernici antimuffe<br />

e atossiche mangia<br />

smog, dai materiali edili in<br />

lana di pecora, al bioetanolo<br />

di seconda generazione<br />

o alla padella intelligente<br />

con cella termosensibile;<br />

posta alla base del manico,<br />

che garantisce una cottura<br />

alla temperatura desiderata<br />

e evita sprechi di energia.<br />

Insomma è un libro che<br />

scommette sul rapporto fra<br />

imprese e ambiente come<br />

nuova opportunità. Come<br />

scrive nella prefazione Edo<br />

Ronchi, presidente della<br />

Fondazione per lo Sviluppo<br />

Sostenibile:”Abbiamo bisogno<br />

tutti di un’economia<br />

che non sia ubriaca, che<br />

non passi dall’euforia del<br />

consumismo ai crolli della<br />

depressione, che non faccia<br />

della sua sregolatezza una<br />

minaccia continua per la<br />

comunità, che non sprechi<br />

il suo patrimonio più prezioso,<br />

quello delle risorse<br />

naturali e che non abbandoni<br />

parte della famiglia umana<br />

nell’indigenza”. Il libro<br />

di Silvia Zamboni si rivolge<br />

soprattutto a chi crede in un<br />

futuro dove possano convivere<br />

sviluppo tecnologico e<br />

ambiente. Del resto, non ci<br />

sono all’orizzonte molte altre<br />

alternative credibili.<br />

(gt)<br />

Quarantasei per due<br />

(appunti sulla vita<br />

e l’età di mio padre)<br />

di Giorgio Chiappini<br />

Giovanni Marchesi Editore<br />

Ci sono ricchezze sepolte<br />

nell’ombra. Diamanti grezzi<br />

che solo lo sguardo penetrante<br />

del conoscitore sa distinguere.<br />

Giorgio Chiappini -<br />

scrittore, giornalista, esperto<br />

di cinema e di musica rock,<br />

critico di costume, grande<br />

viaggiatore - durante la sua<br />

non lunga esistenza è stato<br />

una “pietra preziosa” che ha<br />

brillato solo nella ristretta,<br />

fortunata cerchia degli amici.<br />

Quarantasei per due (appunti<br />

sulla vita e l’età di mio<br />

padre) è un racconto autobiografico<br />

che esce postumo,<br />

narrato con una scrittura fol-<br />

gorante, nervosa e d’intensa<br />

forza espressiva, dove l’esistenza<br />

del padre (destinato a<br />

morire prematuramente) e<br />

del figlio (che all’età della<br />

scomparsa del genitore sceglie<br />

di raccontarne la vita) si<br />

intrecciano sullo sfondo di<br />

una società piacentina anni<br />

’60 in tumultuosa crescita,<br />

ricca di speranze e di traguardi<br />

da raggiungere. È una ricerca<br />

del tempo perduto, costellata<br />

di presagi su un futuro<br />

invece incerto, ripiegato<br />

per la disillusione, il malessere<br />

e l’imbarbarimento <strong>dei</strong> nostri<br />

giorni.<br />

Giorgio Chiappini - nato nel<br />

1959 in una famiglia della<br />

piccola borghesia piacentina<br />

- è un figlio anarchico e solitario<br />

di raffinata cultura cosmopolita.<br />

Ha una sensibilità<br />

acuta e ironica, un piglio ribelle<br />

e antiretorico: essenzialmente<br />

è uno “straniero”<br />

che, proprio per questa condizione<br />

spirituale, sa vedere<br />

con sguardo penetrante la filigrana<br />

della società in cui<br />

vive smascherandone ambiguità<br />

e ipocrisie.<br />

patrizia Soffientini<br />

la sentenza<br />

di Valerio Varesi<br />

Editore Frassinelli<br />

Abbandonato (momentaneamente?)<br />

il commissario<br />

Soneri, Valerio Varesi cambia<br />

scenario e periodo, pur<br />

rimanendo fra “nebbie e delitti”.<br />

Il romanzo La sentenza<br />

(Frassinelli editore, pp.<br />

278, euro 18,50) è ambientato<br />

nel 1944 e si sviluppa<br />

sull’Appennino parmense e<br />

reggiano, in quei sei mesi in<br />

cui l’Italia è divisa in due,<br />

con gli alleati che risalgono<br />

lentamente la penisola e i<br />

nazifascisti che si ritirano,<br />

mentre i partigiani cercano<br />

di contrastarli. È la storia<br />

(vera) di due uomini, Bengasi<br />

e Jim, partigiani più<br />

per caso che per vocazione.<br />

Bengasi è un ex miliziano<br />

della legione straniera, fuggito<br />

dal carcere durante un<br />

bombardamento. E’ insofferente<br />

agli ordini e alla rigida<br />

gerarchia del Pci che<br />

decide e impone senza discussioni<br />

e finirà col comandare<br />

azioni sconsidera-<br />

te di un gruppo affiliato alla<br />

brigata Garibaldi. Jim (nome<br />

che gli viene affibbiato,<br />

citando Conrad) accetta di<br />

essere infiltrato dai fascisti<br />

come spia nella 47esima<br />

brigata Garibaldi, in cambio<br />

della libertà. Jim e Bengasi,<br />

che all’inizio non credono<br />

in nulla, se non a un<br />

brutale istinto di conservazione,<br />

scappano da un passato<br />

a cui il destino ha regalato<br />

una seconda vita. La<br />

loro vicenda ha tratti in comune<br />

con il film Il generale<br />

Della Rovere di Roberto<br />

Rossellini, da un romanzo<br />

di Indro Montanelli. Il libro<br />

di Valerio Varesi è insieme<br />

un romanzo di avventura<br />

ma anche un grande affresco<br />

epico, espresso anche<br />

nel gioco delle umane passioni<br />

<strong>dei</strong> vari personaggi<br />

che entrano in scena. Evita<br />

l’aneddotica della guerra di<br />

liberazione. Scova le ombre<br />

e le rappresenta senza paura<br />

38 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 39


G IN LIbRERIA G RIcORDI<br />

ma, allo stesso tempo, l’autore<br />

ribadisce (contro ogni<br />

neo-revisionismo) l’importanza<br />

dell’esperienza della<br />

guerra partigiana e le ragioni<br />

che l’hanno sostenuta.<br />

(gt)<br />

i ragazzi<br />

di piazza Tahir<br />

di azzurra Meringolo<br />

CLUEB Edizioni<br />

I protagonisti di piazza Tahir<br />

sono i giovani delle chat room,<br />

che hanno saputo trasformare<br />

le proprie tastiere<br />

negli strumenti di una nuova<br />

opposizione lanciando messaggi<br />

ironici e sovversivi per<br />

colpire l’immagine del faraone<br />

(Mubarak) considerato<br />

intramontabile. Maghi della<br />

tecnologia al passo con ogni<br />

novità che hanno infiammato<br />

gli animi egiziani conducendoli<br />

alla rivoluzione. Una<br />

nuova generazione di attivisti<br />

della classe media, nati nei<br />

movimenti sociali e fuori dai<br />

partiti, con una buona istruzione.<br />

“Abbiamo mandato a<br />

casa il dittatore, abbiamo fatto<br />

qualcosa di straordinario -<br />

dice il giovane e distinto Zeinab<br />

amante <strong>dei</strong> Pink Floid -<br />

anche l’aria oggi ha un sapore<br />

nuovo, è più buona e più leggera”.<br />

Dio non produce<br />

scarti, cronache<br />

da Basùra<br />

di Matteo Donati<br />

EMi Editore<br />

Il giovane giornalista romagnolo<br />

di Russi, vincitore del<br />

concorso Piccolink 2008<br />

(promosso dal settimanale Il<br />

Piccolo di Faenza), dopo<br />

l’esordio con la raccolta di<br />

racconti Comuni mortali, Il<br />

Filo 2009, propone il suo secondo<br />

lavoro. Lavare, strofinando<br />

con energia, stereotipi<br />

e pregiudizi è la prima e indispensabile<br />

operazione di igiene<br />

mentale per prepararsi alla<br />

lettura di queste cronache.<br />

Cronache di incontri veri,<br />

coinvolgenti e sconvolgenti,<br />

fra esseri umani in condizioni<br />

estreme, ai quali è collegata<br />

l’esperienza dell’autore come<br />

responsabile del Centro di<br />

ascolto della Caritas di Pesaro.<br />

Ma che cos’è Basùra?<br />

Una voce spagnola che vale<br />

per spazzatura, non quella<br />

materiale <strong>dei</strong> rifiuti da smaltire<br />

che si vede straripare da<br />

contenitori e cassonetti, bensì<br />

quella che si annida nel nostro<br />

cuore, nella nostra mente,<br />

dentro di noi insomma, come<br />

un falso meccanismo di difesa<br />

da tutto quello che può<br />

metterci in crisi, in discussione,<br />

da quanto si propone co-<br />

me un disturbo, un problema<br />

scomodo che non abbiamo<br />

voglia di affrontare e che cerchiamo<br />

perciò di ... buttare<br />

via. Ci interpellano e ci interrogano<br />

i volti di giovani mendicanti<br />

agli angoli delle strade<br />

di città, nelle stazioni o davanti<br />

alle chiese? Non abbiamo<br />

né voglia né tempo di<br />

fermarci a pensare alle loro<br />

vite ed ecco allora che possiamo<br />

gettare via, scrollarci di<br />

dosso quel disagio sottile che<br />

ci provocano i loro occhi fieri<br />

e supplichevoli a un tempo.<br />

Ci infastidisce il forte sentore<br />

di alcol, di sudore o di sporco<br />

di chi viene a sedersi proprio<br />

sulla “nostra” panchina in<br />

ombra che pensavamo di aver<br />

appena guadagnato in esclusiva<br />

per leggere in pace e solitudine?<br />

Cerchiamo di respingere<br />

con decisione l’interrogativo<br />

che si affaccia spontaneo<br />

“come e perché, che cosa<br />

li avrà portati a quel punto?”<br />

Matteo Donati “cronista”non<br />

ci permette di girare la faccia<br />

dall’altra parte, di fingere di<br />

non vedere, di non sentire,<br />

perché lui non l’ha girata, ha<br />

voluto l’incontro, vincendo<br />

anche il senso di disagio e in<br />

certi casi di reazione fisica,<br />

per ascoltare da uomo a uomo,<br />

da uomo a donna, da<br />

persona a persona, la storia di<br />

ciascuno, occhi negli occhi,<br />

con coraggio. E l’ascolto si fa<br />

condivisione e aiuto, se e<br />

quando è ancora possibile.<br />

Questi incontri con esseri<br />

umani speciali per la loro autenticità<br />

- e, limpida nella sua<br />

sincerità indifesa, la resa sulla<br />

pagina, ricca di emozioni,<br />

odori e colori, tra dramma e<br />

speranza, errori, disperazione,<br />

coraggio - non possono<br />

lasciare indifferenti e hanno<br />

l’efficacia di aprirci e di farci<br />

buttare via questa volta la<br />

basùra dal cuore.<br />

Chi può sostenere, infatti, che<br />

questo libro efficace che inchioda<br />

alla pagina, che fa ve-<br />

dere, sentire, annusare, toccare,<br />

grazie alla scrittura diretta<br />

e incisiva e anche agli scatti<br />

potenti di Alessandro Piersigilli<br />

e Roberta Longo, denuncia<br />

sociale oltre che documento<br />

umano, e che colpisce,<br />

non possa sconvolgere la coscienza,<br />

cambiare chi legge ...<br />

e forse, quindi, le cose modificando<br />

la realtà?<br />

Santa Cortesi<br />

Storia del Bologna<br />

Storia <strong>dei</strong> sette<br />

scudetti vinti<br />

di Giuseppe Quercioli<br />

Tinarelli Editore<br />

Dal primo scudetto (1924-25)<br />

fino alla conquista del settimo<br />

e ultimo titolo nazionale<br />

(1963-64). Un’analisi appassionata,<br />

arricchita da articoli<br />

di giornali sportivi dell’epoca,<br />

commenti, interviste e trascrizioni<br />

di radiocronache.<br />

L’autore, grande conoscitore<br />

e amante del calcio, ripercorre<br />

una glorioso periodo della<br />

squadra rosso-blu: vittorie,<br />

campioni, aneddoti. Ma anche<br />

momenti di crisi: sono<br />

emblematici i capitoli riguardanti<br />

gli anni del secondo<br />

conflitto mondiale. Una documentata<br />

opera che è un<br />

omaggio alla storia calcistica<br />

del Bologna e del calcio in<br />

generale.<br />

Birdgarden.<br />

il giardino naturale<br />

e i suoi ospiti<br />

di angela Zaffignani<br />

Mattioli Editore<br />

L’arte di creare un giardino<br />

secondo natura, dove la varietà<br />

è sempre preferibile<br />

alla monotonia. Questo è il<br />

birdgarden. Immaginate di<br />

riprodurre le ambientazioni<br />

tipiche di una rigogliosa oasi<br />

verde: lo stagno, l’arbusteto,<br />

il frutteto, la bordura<br />

di erbacce perenni, senza<br />

mai dimenticare che ogni<br />

giardino che si rispetti ha - e<br />

deve avere - i suoi abitanti:<br />

uccelli soprattutto ma anche<br />

ricci, ranocchie, bisce, orbettini,<br />

lombrichi, pipistrelli,<br />

forbicine, bombi, coccinelle,<br />

gli insetti impollinatori<br />

e i piccoli microorganismi<br />

che fertilizzano amorevolmente<br />

il terreno. E se non<br />

avete un parco e neanche un<br />

fazzoletto di terra ma un<br />

balcone?<br />

Birdgarden saprà fornire preziosi<br />

consigli su come trasformare<br />

i vostri metri quadrati<br />

sospesi nell’aria in un angolo<br />

di Natura, degno di essere<br />

considerato una piccola e magica<br />

riserva protetta. Il volume<br />

è arricchito dalle splendide<br />

illustrazioni dal gusto retrò<br />

di Gabriele Pozzi.<br />

ferrara nel cuore<br />

Una raccolta di commenti,<br />

articoli storici e culturali apparsi<br />

sulla Nuova Ferrara<br />

nel corso del 2011. L’idea è<br />

venuta al direttore del quotidiano<br />

Paolo Boldrini, rileggendo<br />

a distanza di mesi un<br />

articolo di Folco Quilici intitolato<br />

Io e il mio albero<br />

come 81 anni fa. “È troppo<br />

bello per durare solo un<br />

giorno”, ha detto con entusiasmo.<br />

Poi, sfogliando la raccolta<br />

del 2011, ne sono stati trovati<br />

altri che meritavano di<br />

essere riproposti. E tra i tanti<br />

la scelta è caduta su testimonianze,<br />

storie e commenti<br />

che vanno oltre le 24 ore<br />

di vita di un quotidiano. Un<br />

giornale che ha avuto sulle<br />

sue colonne autori come il<br />

criminologo Federico Varese,<br />

che anche da Oxford<br />

pensa alla sua città, l’architetto<br />

Carlo Bassi con Gianluigi<br />

Magoni. E ancora:<br />

Diego Marani ed Elisabetta<br />

Sgarbi che, al momento di<br />

ritirare un premio alla carriera,<br />

fa un discorso surreale<br />

prendendo in giro chi le sta<br />

intorno. Non mancano firme<br />

storiche come Carlo<br />

Chierici e Fabio Ziosi.<br />

dal 16 dicembre 2011<br />

in edicola in abbinamento<br />

con la Nuova Ferrara<br />

Ciao Lucio<br />

genio di note<br />

e di parole<br />

Lucio Dalla,<br />

pubblicista,<br />

iscritto<br />

al nostro <strong>Ordine</strong><br />

dal 3 maggio 1987<br />

40 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 41


G RIcORDI<br />

Guido Fanti: Bologna nel cuore<br />

bologna era il suo vero<br />

grande amore. Pensiero<br />

fisso quasi ossessivo.<br />

Poi la Regione e l’Europa”.<br />

Così il figlio Lanfranco<br />

ricorda il padre Guido Fanti,<br />

nell’affollatissimo omaggio<br />

<strong>dei</strong> cittadini e delle istituzioni<br />

nella sala d’Ercole del Comune<br />

di Bologna. E Bologna, la<br />

Regione e il Parlamento italiano<br />

e poi Europeo hanno<br />

contraddistinto anche le importanti<br />

tappe della sua vita<br />

politica e amministrativa .<br />

Guido Fanti nasce a Bologna<br />

il 25 maggio 1925 da un padre<br />

pittore e una madre casalinga.<br />

Frequenta la facoltà di<br />

Scienze Biologiche dell’università<br />

di Bologna, ma è costretto<br />

ad abbandonare gli<br />

studi con la Seconda guerra<br />

mondiale. Chiamato alle armi<br />

nel 1943, abbandona l’esercito,<br />

diventa partigiano e nel<br />

1945 si iscrive al partito Comunista<br />

dove avrà anche l’incarico<br />

di responsabile per la<br />

Lauro Casadio<br />

comunicazione. Nel luglio<br />

del 1949 con gli articoli, perlopiù<br />

di carattere culturale e<br />

scientifico, pubblicati sul<br />

quotidiano bolognese Il Progresso<br />

d’Italia e cinque mesi<br />

di collaborazioni per il quotidiano<br />

romano La Repubblica<br />

d’Italia diventa giornalista<br />

pubblicista. In seguito è caporedattore<br />

dell’organo della<br />

federazione provinciale bolognese<br />

del partito Comunista<br />

La Lotta. Da allora, Fanti ricopre<br />

vari incarichi politici,<br />

(prima segretario provinciale<br />

poi regionale del Pci, quindi<br />

componente della Direzione<br />

Nazionale) ma sempre indica:<br />

“giornalista” alla voce<br />

“professione”. Esponente di<br />

quella che sarà definita la<br />

“nouvelle vague” del Pci, riformista<br />

ma attento agli equilibri<br />

interni, forse il miglior<br />

interprete di quello che viene<br />

definito il “modello emiliano”,<br />

emerge politicamente<br />

nel 1959 quando, alla Confe-<br />

Nato a Faenza nel 1924, ma è vissuto a lungo<br />

a Milano, città nella quale fu eletto consigliere<br />

regionale nel 1975 e divenne Presidente<br />

della Commissione “Istruzione, cultura<br />

e informazione”. Prestigiosa figura di<br />

partigiano e dirigente della Gioventù Comunista<br />

negli anni ’50, segretario della Camera<br />

del Lavoro di Milano e della CGIL lombarda.<br />

Fu collaboratore del mensile di cultura Calendario del Popolo,<br />

de L’Unità e altri periodici editi dalla regione Lombardia.<br />

Giacomo Partisani<br />

Pubblicista dal 1977, era nato a Forlì nel 1950, ma viveva<br />

a Predappio. Collaboratore del Resto del Carlino fin<br />

dai primi anni ’70, si occupava di<br />

sport: sua grande passione, che lo<br />

aveva portato anche a diventare allenatore<br />

di calcio nella lega regionale<br />

dilettanti.<br />

renza Regionale del Pci, sostiene<br />

la rinuncia all’illusione<br />

di una prospettiva rivoluzionaria,<br />

lo sviluppo legato ai<br />

ceti medi ed alla piccola e<br />

media impresa ed una riforma<br />

dello Stato basata sul decentramento.<br />

Da sindaco di Bologna<br />

(1966-1970) si impegna<br />

nella salvaguardia del verde,<br />

nella tutela del centro storico e<br />

nello sviluppo del progetto del<br />

Fiera District affidato all’architetto<br />

giapponese Kenzo<br />

Tange. Poi gli asili, il welfare<br />

e l’ampliamento <strong>dei</strong> servizi<br />

alla persona, condizioni per la<br />

costruzione di un benessere<br />

diffuso. All’inizio del suo<br />

mandato riceve a palazzo<br />

d’Accursio il cardinal Giacomo<br />

Lercaro per conferirgli la<br />

cittadinanza onoraria. Pratica<br />

il dialogo con i cattolici (famosa<br />

la sua battuta: “Col libro<br />

bianco di Dossetti ci abbiamo<br />

campato 20 anni”), ma l’accusa<br />

di consociativismo lo ha<br />

sempre fatto infuriare. Attento<br />

Guido Montanari<br />

all’immagine, si preoccupa<br />

del lancio di Bologna anche<br />

all’estero. La Bbc racconta<br />

nel mondo la presunta anomalia<br />

di una città rossa che funziona<br />

meglio di quelle anglosassoni.<br />

Da primo presidente<br />

della Regione (1970-76) organizza,<br />

fra l’altro, grandi ricevimenti<br />

nelle ville della <strong>Romagna</strong>,<br />

dove invita decine di<br />

giornalisti tedeschi per fare<br />

Originario di Alfonsine - dove era nato<br />

nel 1930 - ma da sempre residente a<br />

Imola, si era iscritto nell’elenco <strong>dei</strong><br />

pubblicisti nel 1973.<br />

Ha collaborato a lungo con il Resto del<br />

Carlino, Stadio e con l’edizione bolognese<br />

del Giornale d’Italia, per il quale<br />

curava una rubrica di caccia.<br />

Ma ha scritto pure numerosi articoli per la rivista Caccia e<br />

pesca. È deceduto nel gennaio scorso.<br />

Romano Pieri<br />

Nato a Cesena nel 1919, era laureato in Lettere, di professione<br />

ispettore scolastico. Si era iscritto all’elenco <strong>dei</strong> pubblicisti nel<br />

1974. È stato collaboratore del Resto del<br />

Carlino, di <strong>Romagna</strong> e direttore responsabile<br />

del periodico Il Popolano del Partito Repubblicano<br />

Italiano di Cesena. Si è occupato<br />

soprattutto di arte, letteratura e cultura.<br />

promozione al turismo della<br />

nostra costa. Terminato il<br />

mandato in Regione, Fanti entra<br />

nel percorso riservato ai<br />

cavalli di razza: eletto al Parlamento<br />

dal 1976 al 1987, diventa<br />

Europarlamentare per<br />

dieci anni, fino a diventare<br />

vicepresidente del Parlamento<br />

Europeo dal 1984 al 1989.<br />

Uscito da ogni ruolo attivo,<br />

non ha mai smesso di far sen-<br />

Luigi Vespignani<br />

Nato a Casola Valsenio nel 1928,<br />

laureato in economia e commercio,<br />

fu prima iscritto come vice<br />

corrispondente sportivo da Bologna<br />

per i quotidiani Stampa e<br />

Stampa Sera; nell’agosto del<br />

1962 fu assunto come praticante<br />

da Stadio. Nell’ambiente conosciuto<br />

come “il Vesp”, era molto<br />

apprezzato per la sua penna pungente,<br />

ma sempre competente e<br />

corretta. Da anni malato, si è<br />

spento nel novembre scorso.<br />

tire la sua opinione su quel<br />

che avveniva a Bologna, mantenendo<br />

vivaci contatti con<br />

associazioni e movimenti. Lo<br />

scorso anno l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

(vedi foto) lo ha festeggiato<br />

come decano <strong>dei</strong> pubblicisti<br />

ma anche come intellettuale<br />

capace di guardare al<br />

futuro con coraggio e spirito<br />

d’innovazione.<br />

Giorgio Tonelli<br />

Giorgio Chiappini<br />

42 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 43<br />

Guido Fanti<br />

riceve<br />

da Gerardo<br />

Bombonato<br />

la medaglia<br />

d'oro<br />

per i 40 anni<br />

di iscrizione<br />

all'ordine<br />

Enrico docci<br />

Ravennate, classe 1926, era iscritto nell’elenco <strong>dei</strong> pubblicisti<br />

dal 1969. Dopo la Laurea in Lettere classiche all’Università di<br />

Bologna, fin dagli anni ’50 fu collaboratore del settimanale<br />

cattolico il Piccolo di Faenza e della Gazzetta Padana di Ferrara<br />

con articoli letterari e politici. E negli<br />

anni ’60 di Momento Sera, del Resto del<br />

Carlino e di numerosi uffici stampa. È<br />

stato direttore della rivista <strong>Romagna</strong>,<br />

dell’emittente Tele1 nei primi anni ’80 ed<br />

è stato informatore da Faenza per il Gazzettino<br />

dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> della Rai. È<br />

stato autore di monografie sulla storia del<br />

Risorgimento. La sua ultima fatica letteraria,<br />

Storie Alpine, risale al 2010.<br />

Giorgia iazzetta<br />

Uccisa dal male a 35 anni. Una combattente, fiera e coraggiosa.<br />

Fino a pochi mesi prima di morire, nonostante le condizioni fisiche,<br />

ha continuato a lavorare. Laureata con lode in Scienze della comunicazione,<br />

era molto attiva nel giornalismo e nella comunicazione<br />

on-line. In passato aveva collaborato con il Corriere del Veneto e<br />

diretto l’edizione bolognese della<br />

Piazza, vivendo per qualche<br />

anno nel capoluogo emiliano.<br />

La malattia l’aveva poi obbligata<br />

a rientrare a Chioggia, dove si<br />

era reinventata un lavoro, fondando<br />

e dirigendo il portale<br />

Comunicatori Pubblici. Era pubblicista<br />

dal 2002.<br />

Roberto Mori<br />

Piacentino, fu iscritto nell’elenco Professionisti nel 1976, per<br />

il praticantato svolto presso il quotidiano Avvenire nel quale si<br />

occupava di cronaca bianca.<br />

Scrittore e storico apprezzato, ha collaborato<br />

anche con Il Giorno, Il Tempo illustrato,<br />

L’Europeo e La Domenica del<br />

Corriere. Per un breve periodo fece anche<br />

parte della redazione de Il Giornale diretto<br />

da Indro Montanelli.<br />

La sua opera letteraria più nota è Piacenza,<br />

una città nel tempo, quattro volumi<br />

sulla storia cittadina dall’800 a oggi.<br />

Nato a Piacenza nel 1959, si era iscritto nell’elenco <strong>dei</strong> pubblicisti nel ’95 per la sua pluriennale collaborazione<br />

con La Nuova Ferrara. Per il quotidiano estense scriveva di costume e cronaca cittadina ma curava<br />

anche recensioni d’arte, cultura, spettacolo. È stato autore di opere narrative, quali Via dalla vita e il più<br />

recente Quarantasei per due (appunti sulla vita e l’età di mio padre).


iSCriZiONi<br />

e CaNCellaZiONi<br />

■ Riunione del 27 settembre 2011<br />

IScRIzIONI<br />

REGISTRO DEI PRATICANTI<br />

Grassi Margherita [Reggio <strong>Emilia</strong><br />

- 21/05/1982]: Telereggio,<br />

01/01/2011; Guerzoni Giulio<br />

[Modena - 26/08/1982]: Radio<br />

Bruno, 08/06/2011; Negrelli Veronica<br />

[Modena - 27/12/1974]:<br />

freelance, 27/09/2011.<br />

ALBO DEI PROFESSIONISTI<br />

Serri Giulio [Pavullo nel Frignano<br />

(MO) - 24/07/1984]: 25/05/2011;<br />

Vecchi Gianluca [Carpi (MO) -<br />

08/07/1979]: 06/09/2011.<br />

ALBO DEI PUBBLICISTI<br />

Beretta Federica [Parma -<br />

08/10/1990]: Gazzetta di Parma;<br />

Lavalle Giuseppe [Melfi (PZ) -<br />

24/05/1978]: Notasport.it; Maggi<br />

Andrea [Ferrara - 18/01/1959]:<br />

passaggio dai praticanti; Melli<br />

Andrea [Formigine (MO) -<br />

26/06/1987]: L’informazione - Il<br />

Domani; Oliva Giada [Brescia -<br />

12/02/1982]: Il Cittadino Oggi -<br />

Corriere Nazionale; Portelli Margherita<br />

[Parma - 27/12/1985]:<br />

Gazzetta di Parma; Tirabassi Eleonora<br />

[Modena - 09/07/1988]:<br />

Notizie; Veronesi Gabriele [Carpi<br />

(MO) - 24/12/1985]: Fuori.tv.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Cappellari Marco [Ferrara -<br />

13/12/1964]: annullamento cancellazione;<br />

Ricci Garotti Adolfo<br />

[Conselice (RA) - 07/10/1946]:<br />

Notiziario.<br />

cANcELLAzIONI<br />

PRATICANTI<br />

Maggi Andrea, Serri Giulio, Vecchi<br />

Gianluca.<br />

PROFESSIONISTI<br />

Marcheggiani Gianbattista: deceduto.<br />

PUBBLICISTI<br />

Costantini Franco, Grassi Margherita,<br />

Guerzoni Giulio, Negrelli<br />

Veronica.<br />

Velez Alfonso: deceduto.<br />

■ Riunione dell’11 ottobre 2011<br />

IScRIzIONI<br />

ALBO DEI PROFESSIONISTI<br />

Gozzi Alessia [Bergamo -<br />

01/12/1981]: trasferita da Milano.<br />

ALBO DEI PUBBLICISTI<br />

Bragadini Benedetta [Parma -<br />

14/07/1985]: Radio TV Parma;<br />

Costa Silvia [Bologna -<br />

30/04/1981]: Cultumedia.it; Ferrieri<br />

Daniele [Lugo (RA) -<br />

30/09/1956]: La Piazza; Lisi<br />

Chiara [Rimini - 26/05/1976]: Peso<br />

Perfecto; Pellegrino Antonella<br />

[Lecce - 11/07/1966]: FiscoOggi,<br />

Comunicazione.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Gardella Mauro [Bologna -<br />

04/05/1971]: Kubo’; Vecchi Paola<br />

[Modena - 13/04/1949]: Teca.<br />

cANcELLAzIONI<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Anconelli Fabio, Lenzi Sergio,<br />

Virgoli Marco.<br />

■ Riunione del 25 ottobre 2011<br />

IScRIzIONI<br />

ALBO DEI PUBBLICISTI<br />

Alvisi Roberto [Cento (FE) -<br />

06/03/1973]: annullamento cancellazione;<br />

Arcolaci Alessia [Lugo<br />

(RA) - 22/04/1982]: Confronti;<br />

Beltrambini Simone [Rimini -<br />

24/12/1974]: Calcionline.com;<br />

Caracciolo Danilo [Napoli -<br />

23/02/1969]: Istruzioneer.it; Ciceroni<br />

Luca [Ravenna - 10/06/1978]:<br />

Skymeteo24 - Skytg24; Ghini Valentina<br />

[Faenza (RA) - 21/07/1982]:<br />

Prima Pagina Comunicazione, Il<br />

Ponte; Lucchini Alessandra [Piacenza<br />

- 22/08/1964]: trasferita da<br />

Milano; Ongaro Giovanni [Genova<br />

- 04/03/1958]: Autocaravan; Sacchetti<br />

Silvia [Guastalla (RE) -<br />

20/07/1974]: Consumatori; Vandini<br />

Carlotta [Modena -<br />

09/09/1974]: Fuori.tv; Vezzali<br />

Giuliana [Mirandola (MO) -<br />

31/07/1981]: Radiostella News.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Bonomi Chiara [Napoli -<br />

30/07/1976]: Railway Engineering;<br />

Tega Walter [Salisano (RI) -<br />

24/08/1941]: Philosophia.<br />

cANcELLAzIONI<br />

PROFESSIONISTI<br />

Martino Arrigo: deceduto.<br />

PUBBLICISTI<br />

Pavone Alessandro.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Gatti Giovanni, Molfino Alessandra.<br />

■ Riunione dell’11 novembre 2011<br />

IScRIzIONI<br />

REGISTRO DEI PRATICANTI<br />

Maarad Brahim [Elaioune - Marocco<br />

(EE) - 01/02/1989]: Nuovo<br />

Quotidiano Di Rimini, 01/05/2011.<br />

ALBO DEI PUBBLICISTI<br />

Angelini Paolo [Rimini -<br />

07/09/1977]: Chiamami Città; Boromeo<br />

Elena [Ortona (CH) -<br />

14/02/1985]: Agenzia Dire; Bulfarini<br />

Alessandro [San Giovanni in<br />

Persiceto (BO) - 06/03/1985]: Il<br />

Resto del Carlino, Comunità Ravarinese;<br />

Carnelos Antonio [Gorizia<br />

- 10/05/1991]: Sette Sere; Chiappari<br />

Maria Elena [Parma -<br />

22/05/1975]: passaggio dai professionisti;<br />

Di Trinca Giulia [Roma<br />

- 14/01/1976]: Art Journal;<br />

Franzoni Valerio [Cento (FE) -<br />

19/01/1981]: Il Resto del Carlino;<br />

Furlanis Federica [Latisana (UD)<br />

- 15/03/1986]: Radio Città Fujiko;<br />

Riciputi Marco [Ravenna -<br />

03/06/1975]: La Voce di <strong>Romagna</strong>;<br />

Rossi Enrico [Reggio <strong>Emilia</strong><br />

- 10/08/1984]: Reporter.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Bertocchi Paola [Bologna -<br />

06/05/1970]: Il Refuso; Tartari<br />

Catia [Bentivoglio (BO) -<br />

16/02/1964]: Cq Elettronica.<br />

cANcELLAzIONI<br />

PRATICANTI<br />

Piantella Benedetta.<br />

PROFESSIONISTI<br />

Chiappari Maria Elena.<br />

Davoli Ivano: deceduto.<br />

PUBBLICISTI<br />

Boni Franco, Coppi Antonio,<br />

Malavasi Fabrizio, Maltoni Maria,<br />

Manzini Giovanni.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Albarello Giovanni, Banzi Eugenio,<br />

Benaglia Franco, Chierici<br />

Alfredo, Cremonesini Claudia,<br />

Cupioli Luciano, Enriques<br />

Federico, Faraotti Roberto, Favaro<br />

Giuliano, Ferrari Pier Luigi,<br />

Ficarelli Tiziana, Gellini<br />

Giorgio, Gori Davide, Grilli Alberto,<br />

Gruppioni Graziano, Mascitti<br />

Marcello, Mazzi Guido,<br />

Monferini Massimo, Montanari<br />

Donatello, Monti Miler, Morini<br />

Maurizio, Morsiani Simon Luca,<br />

Mouftakir Mohamed, Nascetti<br />

Paolo, Pausini Paolo,<br />

Pietrelli Alberto, Pini Paolo, Politi<br />

Francesca, Porticati Marco,<br />

Prati Lamberto, Ranalli Paolo,<br />

Ronconi Antonio, Sabattini Valerio,<br />

Saetti Riccardo, Simoni<br />

Stefano, Stignani Chiara, Taruffi<br />

Igor, Tiezzi Maurizio, Trevisani<br />

Daniele, Vannini Gianfranco.<br />

Totti Giorgio: deceduto.<br />

■ Riunione del 22 novembre 2011<br />

IScRIzIONI<br />

ALBO DEI PUBBLICISTI<br />

Giannico Pietro Francesco [Gioia<br />

del Colle (BA) - 25/08/1975]: trasferito<br />

da Potenza; Marinucci<br />

Maria Grazia [Termoli (CB) -<br />

10/08/1985]: Parma Ok, La Sera<br />

di Parma.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Marzocchi Chiara [Bologna -<br />

21/11/1987]: Uso Comune.<br />

cANcELLAzIONI<br />

PROFESSIONISTI<br />

Cabassi Sergio, Marcheselli Tiziano:<br />

deceduti.<br />

Cavini Daniela.<br />

PUBBLICISTI<br />

Botti Francesca, Gravano Anna<br />

Maria, Lugli William, Majoli Albertazzi<br />

Francesca, Mauro<br />

Maurizio.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Raimondi Ezio, Rocchi Gianluca.<br />

■ Riunione del 6 dicembre 2011<br />

IScRIzIONI<br />

REGISTRO DEI PRATICANTI<br />

Pletto Simona [Forlì - 25/01/1965]:<br />

La Voce di <strong>Romagna</strong>,01/11/2011.<br />

ALBO DEI PROFESSIONISTI<br />

Bortolotti Luca [Pavullo nel Frignano<br />

(MO) - 23/12/1985]:<br />

30/11/2011; Di Raimondo Rosario<br />

[Modica (RG) - 19/02/1987]:<br />

22/11/2011; Genovese Angela<br />

[Napoli - 22/02/1949]: trasferita<br />

da Napoli; Magliulo Claudio [Battipaglia<br />

(SA) - 14/02/1986]:<br />

23/11/2011; Mainardi Andrea<br />

[Fusignano (RA) - 11/02/1974]:<br />

23/11/2011; Mazzotti Giorgia<br />

[Bologna - 25/08/1966]: trasferita<br />

da Milano; Mezzano Cosimo [Milano<br />

- 26/09/1946]: trasferito da<br />

Milano; Panettiere Giovanni [Bologna<br />

- 25/07/1981]: 25/11/2011;<br />

Proli Mario [Forlì - 20/04/1969]:<br />

25/11/2011.<br />

ALBO DEI PUBBLICISTI<br />

Aghito Carla [Padova -<br />

17/09/1946]: Flip Magazine; Briani<br />

Daniele [Padova - 15/11/1965]:<br />

La Madia Travelfood; Volpe Anna<br />

Maria [Iglesias (CI) - 01/05/1985]:<br />

Radio International.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Graziani Guido [Roma -<br />

23/08/1964]: Agrisfera.<br />

cANcELLAzIONI<br />

PRATICANTI<br />

Bortolotti Luca, Di Raimondo<br />

Rosario, Magliulo Claudio, Mainardi<br />

Andrea, Panettiere Giovanni,<br />

Persico Stefania, Proli<br />

Mario, Triolo Umberto.<br />

PROFESSIONISTI<br />

Bini Alessandro, Poletti Silvia.<br />

PUBBLICISTI<br />

Andrini Maria Vittoria, Angelini<br />

Giuseppe, Barlettai Monica,<br />

Bassi Graziano, Bertini Giacomo,<br />

Bonazzi Maurizio, Cravedi<br />

Ettore, Cravedi Gianni, Denti<br />

Andrea, Di Giovannantonio Simona,<br />

Dinacci Aldo, Frangilli<br />

Maria Michela, Giacometti<br />

Francesco, Lambri Roberto,<br />

Lombardi Walther, Lucchi Paolo,<br />

Lugari Benito, Mausoli Luigi,<br />

Menozzi Agostino, Nanni Andrea,<br />

Piancastelli Giuseppe,<br />

Pletto Simona, Proli Mario, Rosa<br />

Simone, Rossi Simone, Rubbiani<br />

Maria Teresa, Tassinari<br />

Matteo, Triolo Umberto.<br />

■ Riunione del 21 dicembre 2011<br />

IScRIzIONI<br />

ALBO DEI PROFESSIONISTI<br />

Bussi Francesca [Pavullo nel Frignano<br />

(MO) - 21/03/1985]:<br />

30/11/2011; Giordano Mauro<br />

[Norcia (PG) - 08/04/1987]:<br />

23/11/2011; Mantelli Lorenzo<br />

[Bologna - 02/04/1983]:<br />

24/11/2011; Salini Antonella [Rieti<br />

- 06/03/1984]: 28/11/2011;<br />

Stocchi Christian [Casalmaggiore<br />

(CR) - 23/05/1977]: 29/11/2011;<br />

Zuccoli Sara [Castelfranco <strong>Emilia</strong><br />

(MO) - 02/05/1984]: 29/11/2011.<br />

ALBO DEI PUBBLICISTI<br />

Amico Giuseppe [Napoli -<br />

21/03/1959]: trasferito da Trento;<br />

Casali Ascanio [Busseto (PR) -<br />

18/03/1946]: Cara Val Stirone;<br />

Crepaldi Alberto [Bolzano -<br />

28/07/1970]: trasferito da Trento;<br />

Gandini Leonardo [Bolzano -<br />

19/01/1961]: trasferito da Trento.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Alberini Marco [Parma -<br />

23/03/1975]: Milsec.<br />

cANcELLAzIONI<br />

PRATICANTI<br />

Bussi Francesca, Giordano<br />

Mauro, Lippi Gabriele, Mantelli<br />

Lorenzo, Rossi Antonella, Salini<br />

Antonella, Stocchi Christian,<br />

Zuccoli Sara.<br />

PROFESSIONISTI<br />

Smerieri Alessandro.<br />

PUBBLICISTI<br />

Fabbri Paolo, Labanti Davide,<br />

Rossi Antonella, Rovinalti Luca,<br />

Soso Domenica, Spinelli Riccardo.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Pirani Gianni.<br />

■ Riunione del 17 gennaio 2012<br />

IScRIzIONI<br />

REGISTRO DEI PRATICANTI<br />

Di Antonio Sara [Teramo -<br />

29/12/1976]: freelance, Casalgrande,17/01/2011;<br />

Ravaglia<br />

Elisa [Lugo (RA) - 15/02/1984]:<br />

freelance, 17/01/2011.<br />

ALBO DEI PROFESSIONISTI<br />

Adinolfi Gerardo [Oliveto Citra<br />

(SA) - 20/10/1987]: 30/11/2011;<br />

Agnessi Enrico [Frosinone -<br />

12/09/1985]: 29/11/2011; Bandini<br />

Enrico [Faenza (RA) -<br />

18/03/1977]: 30/11/2011; Benedetti<br />

Barbara [Faenza (RA) -<br />

01/01/1981]: 30/11/2011; Boldrin<br />

Benedetta [Verona -<br />

19/10/1979]: 30/11/2011; Frenquellucci<br />

Jacopo [Rimini -<br />

21/01/1988]: 23/11/2011; Iannello<br />

Riccardo [Massa -<br />

02/04/1956]: trasferito da Firenze;<br />

Stinco Giovanni [Varese -<br />

23/02/1981]: 29/11/2011; Zaccariello<br />

Giulia [Vigevano (PV) -<br />

14/04/1985]: 29/11/2011; Zanchi<br />

Andrea [Bologna - 15/12/1984]:<br />

29/11/2011.<br />

ALBO DEI PUBBLICISTI<br />

Andrini Maria Vittoria [Meldola (FC)<br />

- 26/11/1949]: revoca cancellazione<br />

del 06/12/2011; Bellocchio Benedetta<br />

[Carpi (MO) - 24/03/1980]:<br />

Notizie; Bertuzzi Giovanni [Bologna<br />

- 01/08/1946]: Corriere Di Bologna;<br />

Cravedi Ettore [Piacenza -<br />

14/03/1966]: revoca cancellazione<br />

del 06/12/2011; Cravedi Gianni<br />

[Piacenza - 07/12/1970]: revoca<br />

cancellazione del 06/12/2011; Cristelli<br />

Angela [Messina - 25/02/1982]:<br />

Psicoradio; Elia Marinella [Santa<br />

Marinella (RM) - 24/04/1954]: Puntoradio;<br />

Galanti <strong>Emilia</strong>no [Ravenna -<br />

19/10/1978]: Cooperazione Ravennate;<br />

Gatta Rudy [Ravenna -<br />

04/04/1978]: Cooperazione Ravennate,<br />

Ravenna e Dintorni; Groppi<br />

Cesare [Parma - 28/06/1951]: Parmaqui;<br />

Monti Viviana [Reggio <strong>Emilia</strong><br />

- 08/08/1972]: Consumatori; Niccolai<br />

Ares [Bologna - 09/10/1982]:<br />

Radio Città Fujiko; Schianchi Mattia<br />

[Parma - 02/01/1979]: Polis Quotidiano;<br />

Sezzi Nicola [Reggio <strong>Emilia</strong> -<br />

07/07/1982]: Reggio 24ore; Vaira<br />

Fabio [Foggia - 13/09/1975]: trasferito<br />

da Bari.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Anceschi Alessandra [Scandiano<br />

(RE) - 08/04/1965]: Idee In Form@<br />

Zione; Balzani Massimo [Meldola<br />

(FC) - 02/10/1959]: Dimensione<br />

Industria, Informazioni Industriali;<br />

Bonavolta Lidia [Carpi (MO) -<br />

16/04/1975]: Carpi Free; Cardea<br />

Ubaldo [Taranto - 05/07/1988]:<br />

Infomedical; Finocchiaro Myriam<br />

Rosaria [Milano - 17/06/1970]: A<br />

Gran Voce; Muzzetto Pierantonio<br />

[Sassari - 12/05/1951]: Parma Medica;<br />

Nappi Pasquale [Sassari -<br />

22/05/1960]: Annali online Università<br />

di Ferrara; Pluchino Paola<br />

[Ragusa - 03/07/1986]: The<br />

Artship; Samorì Mirko [Imola (BO)<br />

- 06/01/1975]: Raccontando; Spada<br />

Gabriele [Russi (RA) -<br />

22/01/1959]: Casa Notizie.<br />

cANcELLAzIONI<br />

PRATICANTI<br />

Adinolfi Gerardo, Agnessi Enrico,<br />

Bandini Enrico, Benedetti<br />

44 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 45


aNNO 1<br />

NUMerO 1<br />

Muratoriana on line<br />

centro studi<br />

muratoriani<br />

Periodico annuale di<br />

approfondimenti muratoriani<br />

Redazione:<br />

http://www.centrostudimuratoriani.<br />

it/strumenti/muratoriana-online<br />

Direttore responsabile:<br />

Fabio Marri<br />

Prima Pagina<br />

Quotidiano di informazione di Reggio <strong>Emilia</strong> e Modena<br />

Redazione: via Gramsci 22, Reggio <strong>Emilia</strong><br />

Direttore responsabile: Corrado Guerra - e-mail: reggiocronaca@gmail.com<br />

xaltro<br />

Quadrimestrale di Società<br />

Dolce<br />

Redazione:<br />

via Cristina da Pizzano 5,<br />

Bologna<br />

Direttore responsabile:<br />

Mauro Spinato<br />

Stampa:<br />

Press Società Dolce<br />

e-mail: redazione@xaltro.it<br />

Menuin<br />

Guida semestrale alle migliori<br />

proposte culinarie<br />

Redazione:<br />

via Curiel 10/g, Bologna<br />

Direttore responsabile:<br />

Claudio Minoja<br />

Stampa:<br />

Sab Litografia,<br />

Trebbo di Budrio (BO)<br />

VOLari<br />

Periodico sugli orari <strong>dei</strong> voli<br />

di linea nazionali<br />

Redazione:<br />

via Curiel 10/g, Bologna<br />

Direttore responsabile:<br />

Mario Minoja<br />

Stampa:<br />

Cantelli Rotower,<br />

Castel Maggiore (BO)<br />

Annunci Bologna<br />

Magazine sulla Comunicazione<br />

Dinamica di Bologna e Provincia<br />

Redazione:<br />

via de Gasperi 16, Cento (FE)<br />

Direttore responsabile:<br />

Marco Taddia<br />

Stampa:<br />

Il Torchio, San Giovanni in<br />

Persiceto (BO)<br />

iSCriZiONi<br />

e CaNCellaZiONi<br />

Barbara, Boldrin Benedetta,<br />

Frenquellucci Jacopo, Scaletti<br />

Ludovica, Stinco Giovanni, Zaccariello<br />

Giulia, Zanchi Andrea.<br />

PROFESSIONISTI<br />

Giberti William.<br />

Mori Roberto, Vespignani Luigi:<br />

deceduti.<br />

PUBBLICISTI<br />

Bernardi Luigi, Fontanazzi Giuseppe,<br />

Franchini Daniele, Lorusso<br />

Rosetta, Mori Domenico,<br />

Pula Paola, Ravaglia Elisa, Salvato<br />

Sandra.<br />

Casadio Lauro, Iazzetta Giorgia,<br />

Montanari Guido: deceduti.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Amelotti Carlo Pietro, Borelli Maurizio,<br />

Calmistro Marco, Clò Alessandro,<br />

D'Aloia Tiberio, De Cicco<br />

Giorgia, Elegante Albino, Errani<br />

Linda, Gentilini Renato, Ivardi Ganapini<br />

Albino, Marino Luigi, Miserotti<br />

Giuseppe, Morolli Giuseppe,<br />

Pantaleoni Sebastiano, Pivi Gabriella,<br />

Santarelli Luciano, Severi<br />

Bruno, Troiano Alessandro.<br />

■ Riunione del 23 gennaio 2012<br />

IScRIzIONI<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Camparini Fabio [Correggio (RE) -<br />

19/12/1967]: Salute.info, Comuni.info;<br />

De Panfilis Carlo [Bahia Blanca<br />

(Argentina) - 11/05/1960]: Appunti;<br />

Faccenda Maria Alessandra [Bologna<br />

- 15/08/1958]: Pmagazine.<br />

cANcELLAzIONI<br />

PROFESSIONISTI<br />

Pedrelli Luciano.<br />

PUBBLICISTI<br />

Chiappini Giorgio, Docci Enrico,<br />

Partisani Giacomo: deceduti<br />

Chicco Luigi, Giugli Silvana, Guerzoni<br />

Antonio, Penna Maria Vittoria.<br />

ELENCO SPECIALE<br />

Baldazzi Enzo, Cappelli Lorenzo,<br />

Ferri Corrado, Gasparini Casari<br />

Vittorio, Indulgenza Pasquale,<br />

Vezzani Giorgio.<br />

46 . GIORNALISTI / aprile 2012 aprile 2012 / GIORNALISTI . 47


48 . GIORNALISTI / aprile 2012

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