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Giuseppe Vazzana - Catania per te

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Kipukamayus<br />

Aymarà<br />

racconto in versi<br />

di<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Vazzana</strong><br />

Omaggio poetico all’antico popolo di Tiwanaku


<strong>Giuseppe</strong> <strong>Vazzana</strong><br />

Kipukamayus<br />

Aymarà


Klpukamayus Aymarà<br />

Presentazione<br />

II racconto in versi recan<strong>te</strong> questo titolo e dedicato al popolo che<br />

visse a Tiwanaku, sulle rive del lago Titicaca, dal VI sec. a.C. al<br />

XIII d.C., tratta della cosmogonia da esso elaborata, ovvero del<br />

mito della Creazione del Mondo da par<strong>te</strong> dell'Ingenito, il Principio<br />

originario, coadiuvato nell'impresa dal Tempo Congenere, suo<br />

gemello, contro i Demoni primevi che, esclusi dall’atto fondativo<br />

dell'Universo e <strong>te</strong>mendo di restare confinati nello Spazio come<br />

astratti punti ma<strong>te</strong>matici in una condizione di assoluta immobilità,<br />

contrastano la formazione della Madre Terra, fin quasi a<br />

distruggerla. Il Tempo comunque riuscirà a placarli. convincendoli,<br />

con un ragionamento alquanto sottile, dell’opportunità di accettare<br />

il diritto all’esis<strong>te</strong>nza della prima creatura dell’Ingenito,in cambio<br />

della possibilità di dimorarvi in forma di siti e po<strong>te</strong>nze naturali<br />

suscettibili di culto da par<strong>te</strong> degli uomini.Il <strong>te</strong>sto è stato redatto in<br />

occasione di una mostra sul popolo Aymarà svoltosi a<br />

<strong>Catania</strong>,presso il Centro Culturale Le Ciminiere,nel luglio 2004,e<br />

letto nel corso di una presentazione della sua storia e cultura.


Kipukamayus Aymarà<br />

Invocazione del Gran Sacerdo<strong>te</strong>,<br />

che im<strong>per</strong>sona la figura sacra di Viracocha,<br />

figlio dell’Ingenito,vagan<strong>te</strong> nella <strong>te</strong>rra<br />

<strong>per</strong> diffondere la verità:<br />

“La tua luce, finalmen<strong>te</strong>,<br />

Dio degli Scettri,<br />

signore del mondo su<strong>per</strong>no,<br />

regolatore della pioggia<br />

sulla <strong>te</strong>rra che geme d’arsura!<br />

Tu la bruci e le dai refrigerio,<br />

tu dissolvi le venefiche nebbie<br />

sulle acque della madre Titicaca<br />

(detta grande quanto il mare a Ponen<strong>te</strong>,<br />

l’infinito non recinto da campi e picchi aguzzi)<br />

che lampeggia d’oro al tuo levarti dalla Not<strong>te</strong><br />

che ti <strong>te</strong>nne prigioniero e ti accudì,<br />

Signore a cui l’uomo è ovunque devoto, Dio Sole.<br />

Ti accoglie a Tiwanaku<br />

tuo figlio Viracocha,<br />

che fai nobile coprendolo di luce.<br />

Così il mio corpo è solo un’apparenza di cui ti servi<br />

<strong>per</strong> officiare riti a <strong>te</strong> s<strong>te</strong>sso,<br />

giovandoti delle mie mani<br />

<strong>per</strong> <strong>te</strong>nere ben sollevati gli idoli sacri<br />

e con la mia voce pronunci parole chiare sulla tua grandezza<br />

ch’è una col mio essere fugace<br />

quando nelle ore mis<strong>te</strong>riose dell’assenza


è abbandonato alle ingiurie di demoni ingovernabili<br />

che sogliono ricordare agli uomini,<br />

approfittando che sei altrove,<br />

la loro natura soggetta all’oscurità<br />

quando dallo spirito non viene preghiera,<br />

sì vaneggiamento e dolore.<br />

Ma tornano i tuoi raggi a svelare l’essenza delle cose<br />

né in tua presenza alcuno potrebbe <strong>te</strong>nerla celata.<br />

La Verità dell’essere è l’ombra,<br />

un ritaglio d’oscurità,<br />

che ha il profilo di ciò che illumini<br />

eppur si nega,<br />

né puoi fecondarla,<br />

lei ch’è memoria senza fine della Not<strong>te</strong>.<br />

So bene che l’apparenza sensibile<br />

è un tuo gioco e manifestazione<br />

della tua po<strong>te</strong>nza<br />

quando ognuno è Dio<br />

se non presume di esserlo,<br />

quando ognuno è Dio<br />

se come un grano di polline<br />

dal destino indeciso<br />

si getta nella luce<br />

come nel vento che turbina dalle vet<strong>te</strong> inneva<strong>te</strong>.<br />

Ma quando ognuno è Dio reca l’ombra che gli rammenta<br />

che lo è <strong>per</strong> un istan<strong>te</strong>,<br />

nel tuo gioco.<br />

Un giorno rivorrai indietro<br />

la ma<strong>te</strong>ria con cui m’hai plasmato<br />

<strong>per</strong> rifarmi come ti piacerà,


conferendomi un’altra apparenza.<br />

Questo dice con gioia tuo figlio Viracocha,<br />

che hai mandato in viaggio nel Creato<br />

<strong>per</strong> vedere l’orizzon<strong>te</strong> con gli occhi nostri,<br />

il tuo figliolo, a cui piace<br />

di giocare con se s<strong>te</strong>sso<br />

e apparire così diverso nelle fat<strong>te</strong>zze<br />

dagli uomini,dagli Aymarà,<br />

che han la pelle color tramonto:<br />

pelle chiara la mia,<br />

come lo specchio del cielo all’alba<br />

prima che cinga le pun<strong>te</strong> montane<br />

che incoronano la nostra madre equorea.<br />

Ho la barba,che <strong>per</strong> noi è quale un’ombra<br />

insinuata dai demoni nel viso,<br />

un segno della not<strong>te</strong>,<br />

che gli Aymarà radono incessan<strong>te</strong>men<strong>te</strong>.<br />

Invece io la faccio crescere,non troppo <strong>per</strong>ò,<br />

che non mi faccia apparir troppo vecchio e saggio<br />

quando predico agli uomini,agli Aymarà:<br />

”Figli della madre equorea<br />

fecondati dal medesimo padre<br />

che mi ebbe da Mamacocha,<br />

la Dea tutta Luce,<br />

sappia<strong>te</strong> che la vostra genitrice<br />

altro non è che la Madre Terra<br />

che si copre d’acqua raccogliendo<br />

le lagrime dei monti - demoni afflitti<br />

dalla statuizione che li vuole immobili<br />

nel circolare incedere del <strong>te</strong>mpo


che voi chiama<strong>te</strong> vita.<br />

Ben sape<strong>te</strong> che l’apparenza non è<br />

mentre solo il Vero è<br />

ma non si mostra<br />

e può solo lasciarsi indovinare<br />

e intanto vi si mostra come Sole.<br />

La nutrice Titicaca<br />

non è <strong>per</strong> sé indipenden<strong>te</strong><br />

ma appartiene alla Madre Comune,<br />

la Terra, ch’è figlia dell’Ingenito.<br />

In origine era un’unica massa<br />

ma il ciclo del Tempo l’ha logorata e ora è fatta<br />

di minuscole pietruzze<br />

sempre più piccole man mano che si osserva<br />

e più minu<strong>te</strong>,<br />

più piccole ancora,<br />

infinitamen<strong>te</strong> più minu<strong>te</strong><br />

fino all’invisibilità<br />

ma anche se invisibili<br />

son ques<strong>te</strong> estreme particelle ma<strong>te</strong>riali<br />

all’origine del peso dei corpi<br />

che altrimenti volerebbero nel cielo<br />

come nubi sogget<strong>te</strong> all’iracondia dei venti:<br />

ne diverrebbe il Caos,<br />

che già ci fu nel mondo<br />

nell’età in cui mio padre era oppresso da una noia inverosimile,<br />

quando il Tempo, suo Congenere,<br />

non faceva che guardare lo spazio innanzi a sé,<br />

seduto su uno Sgabello d’Oro<br />

nell’Universo vuoto


né aveva alcuna in<strong>te</strong>nzione di fare alcunché.<br />

Così mio padre si decise a cacciarlo dallo scranno<br />

e fu <strong>per</strong> sempre, crede<strong>te</strong>mi,<br />

<strong>per</strong>ché da allora lo Sgabello<br />

il Tempo non fa che cercarlo<br />

e torna su se medesimo <strong>per</strong> gioco,<br />

s<strong>per</strong>ando vanamen<strong>te</strong> che mio padre<br />

gli conceda di nuovo lo Sgabello, ma non lo fa<br />

benché lo illuda di ciò.<br />

Invero glielo nega <strong>per</strong>ché è saggio.<br />

Ovvero: essendo come vi dicevo,<br />

o Aymarà, l’Ingenito po<strong>te</strong>nza assoluta del mondo,<br />

non può mostrarsi altrimenti che come disco di luce<br />

nel cielo che gli è fedele,<br />

e poiché in quanto verità non può apparire<br />

il gioco della vita<br />

non può farlo scaturire da sé,<br />

ma dispone che a farlo sia il Tempo,<br />

di natura un genio pigro<br />

che ama starsene seduto sullo Sgabello.<br />

Sa d’averlo <strong>per</strong>duto <strong>per</strong> sempre<br />

ma fa solo mostra di volerlo riavere, simulando,<br />

che in cuor suo s’è rassegnato al cambiamento<br />

e ama più la fluitazione colorata della vita<br />

che l’immobile quie<strong>te</strong> senza pensiero.<br />

E recita la sua par<strong>te</strong><br />

andando <strong>per</strong> lo spazio vuoto<br />

a far finta di cercarlo<br />

e non trovando nessuno a cui chiedere,<br />

lui l’in<strong>te</strong>rlocutore se lo inventa.


S<strong>per</strong>o seguia<strong>te</strong> i nodi della mia storia sui fili del kipus.<br />

Il kipukamayus non deve essere frain<strong>te</strong>so<br />

ma è bene di tanto in tanto<br />

riavvolgere il rocchetto<br />

e raccontare tutta la storia di nuovo.<br />

All’inizio, prima di ogni prima,<br />

c’era lo Spazio vuoto.<br />

Mio padre l’Ingenito non bastava a se s<strong>te</strong>sso<br />

che altrimenti sarebbe stato, <strong>te</strong>meva,<br />

solo un fuso di ma<strong>te</strong>ria invisibile.<br />

Insomma già gli mancava quel gioco<br />

che non immaginava neppure, ma presentiva: la vita.<br />

Il Tempo allora stava seduto su uno Sgabello d’Oro.<br />

Mio padre l’ingannò chiedendogli<br />

se po<strong>te</strong>va prestarglielo un istan<strong>te</strong><br />

<strong>per</strong>ché era veramen<strong>te</strong> molto stanco.<br />

Ecco l’inganno che concepì:<br />

quanto dura un istan<strong>te</strong> nell’e<strong>te</strong>rnità?<br />

Appunto un’e<strong>te</strong>rnità!<br />

È strano ma il Tempo astutissimo ci cadde.<br />

.<br />

Così quello rimase senza Sgabello.<br />

Quando il Tempo disse di rivolerlo<br />

mio padre scagliò nello spazio la preziosa seggiola<br />

dicendo: “Va pure a riprender<strong>te</strong>lo”<br />

“Ho ben poche possibilità di trovarlo nell’infinito”<br />

“Invece ne hai mol<strong>te</strong> – disse mio padre –<br />

Prometto che se dovesse capitarmi tra le mani<br />

mentre sei in giro a cercarlo,<br />

ti chiamerò <strong>per</strong> restituir<strong>te</strong>lo,


ma a una condizione,<br />

che tu abbia a raccontarmi tut<strong>te</strong> le storie possibili”<br />

“Ma non ci sono storie <strong>per</strong> adesso” fece il Tempo Congenere.<br />

“Questo è vero, ma tu, se non erro,<br />

sei il Tempo, no? Il Tempo mio Congenere.<br />

Chi può creare le storie se non tu?<br />

E aggiungo questo: ricompari a me<br />

a in<strong>te</strong>rvalli <strong>per</strong>fettamen<strong>te</strong> uguali,<br />

potrei aver trovato il tuo sgabello<br />

e voler<strong>te</strong>lo ridare volentieri.<br />

Ma ti darò l’inappellabile verdetto<br />

dopo che mi avrai raccontato almeno una storia”<br />

O Aymarà, devo dirvi che il Tempo Congenere s<strong>te</strong>t<strong>te</strong> al gioco.<br />

Di certo anche lui s’era annoiato<br />

a star sullo Sgabello <strong>per</strong> rimirare il vuoto.<br />

Così andando in giro si sgolava:<br />

“C’è qualcuno a cui chiedere<br />

di qualcosa che ho <strong>per</strong>duto?”<br />

Non gli rispondeva nessuno<br />

ma quando disse, men<strong>te</strong>ndo: “Sono stato mandato dall’Ingenito<br />

a cercagli una moglie nell’Universo<br />

<strong>per</strong>ché gli va d’aver progenie”,<br />

una voce gli rispose: “Sono Mamacocha”<br />

Si girò intorno e non vide nessuno.<br />

E allora ripeté: “Sono stato mandato…”<br />

e quella: “Ho sentito, ho sentito. Sono Mamacocha”<br />

“Ma non ti vedo” “Ascolta: pronuncia il mio nome, Mamacocha”<br />

E lui: “Mamacocha”. E lei apparve,<br />

la bellissima Dea tutta Luce.<br />

“Ecco il segreto: se sai il nome


delle divinità dimoranti nello spazio<br />

devi pronunciarlo e il chiamato appare”<br />

“Ti porto con me dall’Ingenito: sono certo che gli piacerai”.<br />

Mamacocha era già una storia e a mio padre piacque<br />

ma non si sognò di ridare al Tempo il suo Sgabello.<br />

E il Congenere andò ancora in giro a chiedere<br />

“C’è qualcuno a cui chiedere qualcosa?”<br />

Gli rispose un demone che disse “Sono Akutyhal”.<br />

Il Tempo, che aveva buona memoria,<br />

lo chiamò col nome anzidetto e quello apparve.<br />

Era ben strano quell’essere: un arbusto dai rami serpenti<br />

che si diramavano in serpenti minori.<br />

Il Tempo ne ebbe un soprassalto<br />

ma quello capì e disse: “Sappilo,<br />

sono solo uno degli infiniti demoni dello spazio siderale.<br />

Ho questo aspetto <strong>per</strong> puro caso.<br />

Dentro l’Universo il vuoto e il pieno coincidono<br />

e prima di <strong>te</strong> e di quello che chiamano Ingenito<br />

ci fu il primo vero Dio, l’Archi<strong>te</strong>tto,<br />

il solo a cui riconosciamo la suprema autorità,<br />

anche se nessuno sa dove si trovi.<br />

Non concepì lo Spazio <strong>per</strong>ché restasse vuoto<br />

e gli diede l’ordine di riempirsi da sé<br />

in qualsiasi modo purché non restasse allo stato po<strong>te</strong>nziale.<br />

Tu puoi chiamarmi demone ed è un giusto nome,<br />

ma non vuol dire <strong>per</strong>ciò che sono un mostro:<br />

devi sa<strong>per</strong>e che lo Spazio, generando da sé le creature<br />

senza il concorso d’una po<strong>te</strong>nza seconda<br />

che gli insegnasse cos’è la bellezza,<br />

infinito com’è avrebbe potuto produrre


una sola e unica forma<br />

infinitamen<strong>te</strong> replicata<br />

ovvero infini<strong>te</strong> forme in un unico esemplare.<br />

Preferì la seconda possibilità.<br />

Così l’Universo sappilo,<br />

è in ogni dove pieno di demoni<br />

non più belli più di quanto sia io<br />

(dico questo cadendo volutamen<strong>te</strong> in errore<br />

<strong>per</strong>ché se non esis<strong>te</strong> alcuna idea di bellezza<br />

tutti gli esseri sono a un <strong>te</strong>mpo belli e brutti)<br />

Ogni punto dello Spazio ha un suo demone<br />

che può ma<strong>te</strong>rializzarsi se viene evocato<br />

ma può anche farlo <strong>per</strong> noia,<br />

come <strong>te</strong>, che dici d’andare in giro<br />

a cercare qualcosa che hai <strong>per</strong>so,<br />

ma forse vuoi dimostrare<br />

che l’Universo è vuoto e dominato,<br />

da un unico principio, l’Ingenito, o da pochi,<br />

oltre a lui tu e Mamacocha.<br />

In questo caso congiuntamen<strong>te</strong><br />

diamo mandato a uno di noi d’apparire<br />

<strong>per</strong> dare un’idea della nostra po<strong>te</strong>nza.<br />

Presto ciò accadrà senz’altro, se come credo<br />

l’Ingenito vuol dar corso alla Creazione<br />

escludendoci dal gioco più bello<br />

che i preveggenti tra noi chiamano vita.<br />

In tal caso, siine certo,<br />

scoppierà un conflitto generale<br />

<strong>per</strong>ché mai vorremo restarcene dove siamo<br />

a non far nulla <strong>per</strong> la nostra infinita durata.


“Allora tutto andrà subito distrutto” fece il Tempo<br />

“Non <strong>per</strong> forza – rispose Xanathl –<br />

Noi demoni di solito siamo concordi tra di noi<br />

e anche <strong>per</strong> questo parlo <strong>per</strong> tutti.<br />

Non pre<strong>te</strong>ndiamo la signoria sul Cosmo<br />

- non tutti insieme almeno –<br />

ma chiediamo che a ognuno di noi in successione<br />

tocchi ogni giorno<br />

la responsabilità di governare il Creato,<br />

restando l’Ingenito l’en<strong>te</strong> supremo<br />

a cui renderemmo lode pubblica quotidianamen<strong>te</strong>”<br />

”E lui? Che dovrebbe fare se lo governa<strong>te</strong> voi il Creato?”<br />

“Nulla, solo starsene a guardare ciò che facciamo noi<br />

omaggiato <strong>per</strong> quanto duri l’in<strong>te</strong>ro giorno”<br />

“Gli recherò tali nuove” disse il Tempo Congenere.<br />

O Aymarà,la dannazione più grande<br />

è doversene star fermi a non far nulla,<br />

semplicemen<strong>te</strong> a morirsene di noia.<br />

Quando mio padre, unico e vero principio,<br />

- quell’Archi<strong>te</strong>tto di cui dicevano i demoni<br />

era <strong>per</strong> lui soltanto un’impostura -<br />

seppe le condizioni detta<strong>te</strong> al Congenere<br />

andò su tut<strong>te</strong> le furie, si adirò come mai fin allora<br />

ma <strong>per</strong> non restare lì ad arrovellarsi<br />

sul fatto che tutti quegli esseri<br />

di cui lui in verità fino ad allora<br />

non sapeva veramen<strong>te</strong> nulla<br />

e che gli si rivelavano adesso <strong>per</strong> via dello Sgabello d’Oro<br />

scagliato nello Spazio senza fine<br />

(insomma è questa la lezione del kipukamayus:


dall’immobilità solo immobilità,<br />

dall’azione conoscenza, fatti nuovi e straordinari,<br />

anche contrasto, a vol<strong>te</strong>, ma sempre incessan<strong>te</strong> novità)<br />

e spaventatissimo che quelli si coalizzassero<br />

contro di lui <strong>per</strong> ridurlo nuovamen<strong>te</strong> alla stasi<br />

dopo che aveva fatto ciò che aveva fatto,<br />

decise di tagliar corto e dar corso,<br />

sia pure in gran fretta, alla Creazione.<br />

Per prima cosa ingravidò Mamacocha<br />

la dolce Dea tutta Luce, raccomandandole<br />

di popolare il Creatodi esseri che non fossero demoni<br />

orribili a vedersi,mostruosi,<br />

(come glieli aveva descritti il Tempo)<br />

ma simili a Lei ch’era così bella.<br />

Inoltre un figlio vagan<strong>te</strong> tra i mortali<br />

si sarebbe certo reso utile a istruirli<br />

sulle gius<strong>te</strong> dottrine e sul rispetto<br />

di chi li aveva messi al mondo,<br />

utile a renderli edotti<br />

della natura fortuita della vita,<br />

ch’è insieme casuale e necessaria,<br />

<strong>per</strong>ché ogni uomo<br />

sarebbe nato da un atto della suprema volontà<br />

che dura esattamen<strong>te</strong> quanto il giorno:<br />

assoluto finché non si fa not<strong>te</strong>,<br />

l’indomani diverso,<br />

sebbene la cagione del suo esis<strong>te</strong>re<br />

e <strong>per</strong>durare fino al buio<br />

sia il sorgere di quella medesima luce<br />

che c’era già ieri e domani ci sarà ancora.


Lui diceva tutto questo a Mamacocha che l’adorava<br />

affinché, quando m’avesse messo al mondo,<br />

mi istruisse lei s<strong>te</strong>ssa sui miei compiti,<br />

ché lui sarebbe stato impegnato<br />

a <strong>te</strong>nere a bada i demoni.<br />

E aggiunse che ogni essere fugace<br />

doveva considerarsi figlio suo<br />

e della Grande Madre Terra,<br />

precisando che li avrebbe chiamati<br />

uomini (coloro che sono <strong>te</strong>mporaneamen<strong>te</strong>)<br />

in opposizione a demoni, i piccoli dei<br />

che si sottraggono al Tempo. -.<br />

Così, ogni volta che uno di loro fosse morto<br />

ciò avrebbe significato soltanto<br />

ch’era tornato alla Madre Terra<br />

sua genitrice, e viaggiando <strong>per</strong> gallerie sot<strong>te</strong>rranee<br />

sarebbe giunto a Lui, il genitore.<br />

Questo disse mio padre a Mamacocha<br />

<strong>per</strong>ché lo apprendesse<br />

e trasmet<strong>te</strong>sse a me, Viracocha,<br />

<strong>per</strong> farvene vangelo a voi Aymarà.<br />

Poi s’allontanò dalla compagna<br />

<strong>per</strong> dare corso alla Creazione.<br />

Quando l’Ingenito fu abbastanza lontano<br />

da non vedere più la Dea tutta Luce<br />

si concentrò nel pensare al da farsi<br />

II


e si chiese quale po<strong>te</strong>sse essere la forma<br />

della Madre Terra sua prima creatura<br />

diversa da lui ma somiglian<strong>te</strong><br />

come figlia al padre,<br />

<strong>per</strong>fetta come lui e una in ogni sua par<strong>te</strong>,<br />

piena d’una s<strong>te</strong>ssa ma<strong>te</strong>ria uniforme,<br />

equidistan<strong>te</strong>, concentrica e <strong>per</strong>fetta.<br />

Così gli si formò in men<strong>te</strong><br />

l’idea d’una sfera<br />

e subito la pose in essere,<br />

non essendovi, come sape<strong>te</strong>, limi<strong>te</strong> alcuno<br />

al suo volere, o Aymarà.<br />

Così la nostra Madre Terra<br />

istantaneamen<strong>te</strong> fu fatta:<br />

un’immensa sfera di pietra nuda<br />

orbitan<strong>te</strong> nel Cosmo secondo l’orbita disposta dall’Ingenito<br />

che in quanto Sole l’avrebbe guidata nel cammino del giorno.<br />

Fu il primo istan<strong>te</strong> della Creazione.<br />

Lui ammiro la figlia<br />

e meditava gli atti successivi<br />

quando comparvero all’opposto orizzon<strong>te</strong><br />

Xanathl e demoni infiniti:<br />

“Noi non vediamo la ragione<br />

<strong>per</strong> cui tu debba prenderti l’in<strong>te</strong>ro merito<br />

d’aver riempito il vuoto dello spazio<br />

e cominciato la vita nell’Universo!”<br />

“Sappi che non ci piace non esis<strong>te</strong>re<br />

- fa Akutyhal – e che esis<strong>te</strong>re non significa di certo starsene<br />

come inutili po<strong>te</strong>nzialità nello spazio sidereo!”<br />

“Vogliamo agire come <strong>te</strong>, far qualcosa,


iempire anche noi quest’immenso spazio vuoto!”<br />

questo disse Amantuyhal.<br />

E mio padre: “Tutto ciò è già un mio merito”<br />

E Xanathl: “Lo sappiamo”<br />

E Akutyhal: “L’hai ot<strong>te</strong>nuto gabbando il Tempo Congenere”<br />

E Amantuyhal: “L’hai rispettato davvero<br />

togliendogli lo Sgabello d’Oro<br />

e gettandolo nel vuoto”<br />

Mio padre chiamò allora il Tempo Congenere<br />

e davanti all’infinitudine dei demoni gli disse ques<strong>te</strong> parole:<br />

“Questo io l’ho fatto e non lo nego,<br />

ma è una colpa soltanto se me la rinfacci.<br />

Ora dimmi, mio gemello,<br />

ritieni ch’io mi sia macchiato d’un atto nefando<br />

verso di <strong>te</strong> facendo ciò che ho fatto?”<br />

“No! – disse quello fermamen<strong>te</strong> –<br />

Questa colpa non ce l’hai<br />

e anzi ti ringrazio di aver gettato via quello Sgabello<br />

<strong>per</strong>ché in verità mi annoiavo a mor<strong>te</strong>.<br />

E credo anche che tu non debba dividere con nessuno<br />

all’infuori di me, tuo Congenere,<br />

l’orgoglio di creare il mondo.<br />

Loro – disse rivolgendosi ai demoni –<br />

li ho sco<strong>per</strong>ti <strong>per</strong> puro caso,<br />

immobili com’erano nei loro punti dello spazio.<br />

Nessuno ha avuto animo d’uscire<br />

dall’immensa Oscurità che li imprigionava<br />

e <strong>per</strong>tanto nessuno può avanzare diritti<br />

su questa Sfera di Pietra<br />

ch’è la Grande Madre Terra


figlia dell’Ingenito e genitrice<br />

degli uomini che verranno.”<br />

Allora tutti i demoni urlarono affermando<br />

di voler esis<strong>te</strong>re e sca<strong>te</strong>narono contro la Terra<br />

i loro immensi po<strong>te</strong>ri malvagi.<br />

O Aymarà, ricorda<strong>te</strong>vene bene,<br />

chè la memoria di ciò che vi narro<br />

resti impressa in voi e vi sia di giovamento<br />

nelle vostre vicende di mortali:<br />

quella che iniziò allora fu l’Età del Caos.<br />

Io ero ancora nel ventre di Mamacocha<br />

che già mi istruiva del mio Fato,<br />

su ciò che avrei dovuto fare quando fossi venuto al mondo.<br />

Comunque non po<strong>te</strong>vo essere d’aiuto<br />

nella battaglia contro i demoni.<br />

I po<strong>te</strong>ri dell’Ingenito erano grandissimi<br />

ma non assoluti, e i demoni innumerevoli.<br />

Il Tempo non aveva es<strong>per</strong>ienza di battaglie.<br />

In effetti, Aymarà, quest’es<strong>per</strong>ienza non l’aveva nessuno<br />

ma i demoni parevano portati di natura<br />

più alla malvagia distruzione<br />

che alla Creazione del Mondo.<br />

Akutyhal avvolse la Terra di serpenti<br />

Xanathl le gettò contro vapori venefici<br />

Amatuyhal la morse con denti micidiali e la ferì in molti punti<br />

svelando ch’essa aveva, sotto la crosta,<br />

una sostanza infuocata che cominciò a scorrere<br />

fiammeggiando sulla sua su<strong>per</strong>ficie<br />

già <strong>te</strong>mpestata d’ingiurie.<br />

Kuyn la colpì con tremende scaglie di ghiaccio


che aveva trovato negli spazi più remoti<br />

e Tayhan con massi che solo lui sapeva<br />

come procurarsi dal nulla.<br />

Nessun demone osava attaccare direttamen<strong>te</strong><br />

mio padre l’Ingenito o il Tempo<br />

ma tutti colpivano la Grande Madre Terra.<br />

Mio padre, che avvampava d’ira,<br />

cercava di pro<strong>te</strong>ggerla con reti magiche<br />

e muri sveltamen<strong>te</strong> fabbricati<br />

ma non serviva, non era abbastanza,<br />

<strong>per</strong>ché i demoni erano troppo numerosi e po<strong>te</strong>nti.<br />

Quelli che ho appena nominato sono i soli<br />

di cui l’Ingenito mi ha trasmesso memoria<br />

<strong>per</strong>ché degli infiniti altri non potres<strong>te</strong> ricordarvi<br />

né vi servirebbe, ma i più eminenti tra loro, sì,<br />

conviene citarli, <strong>per</strong>ché furono<br />

i più importanti ar<strong>te</strong>fici dell’Età del Caos,<br />

ed è buona cosa <strong>te</strong>nerli a men<strong>te</strong>,<br />

ché non abbia<strong>te</strong> a incontrarli nuovamen<strong>te</strong><br />

senza rammentarne le malvagità contro la <strong>te</strong>rra.<br />

Questa stava ormai <strong>per</strong> soccombere<br />

e frantumarsi in mille schegge<br />

e <strong>per</strong>dersi nel vuoto senza fine dello Spazio<br />

sennonché il Tempo ebbe a notare una cosa<br />

(del resto <strong>per</strong> ogni sua sco<strong>per</strong>ta<br />

al Tempo serve se s<strong>te</strong>sso).<br />

Egli notò che prima di scagliarsi nei loro attacchi mortali<br />

i demoni si chiamavano tra loro a gran voce<br />

e poi ognuno chiamava se s<strong>te</strong>sso:<br />

“Xanathl!” “Io, Xanathl!”


“Akutyhal!” “Akutyhal!”<br />

“Amantuyhal!”, “Tesup!” “Tesup!” “Io, Tesup!”<br />

e colpivano la cara Madre Terra.<br />

Fu allora che il Tempo gridò con rabbia:<br />

“Perché vi chiama<strong>te</strong> l’un l’altro?<br />

Perché ognuno di voi chiama se s<strong>te</strong>sso?<br />

Teme<strong>te</strong> forse di scordare i vostri nomi?”<br />

Quelli non risposero e continuarono<br />

a colpire la Terra con la brutalità<br />

di cui erano capaci di natura.<br />

La figlia dell’Ingenito era ormai dissanguata.<br />

Ma la salvò il Tempo, che non aveva più bisogno di se s<strong>te</strong>sso.<br />

Mentre Akutyhal la mordeva con i suoi serpenti cosmici<br />

disse a gran voce: “In verità, fare a pezzi la Terra<br />

è davvero una nobile impresa!<br />

Come sape<strong>te</strong> sono il Tempo Congenere del Supremo<br />

e voi sta<strong>te</strong> uccidendo sua figlia.<br />

A me il privilegio di custodire la memoria delle imprese sublimi.<br />

Ma adesso mi viene un dubbio:<br />

dovrò riportare alla pos<strong>te</strong>rità il nome Akutyhal o Akutihal?<br />

Dovrò rammentarlo alle generazioni dei viventi,<br />

se mai ce ne saranno,<br />

con la y o con la i?”<br />

“Che importa? – rispose quello dei bramosi serpenti –<br />

fa come vuoi! Per me è uguale!”<br />

E il Tempo: “Ognuno di noi reca il Fato<br />

inciso nel suo nome. Una sola let<strong>te</strong>ra<br />

può modificare l’in<strong>te</strong>ro suo destino<br />

<strong>per</strong>ché ognuna di esse è una cifra segreta<br />

dal valore inestimabile. Allora, dimmi,


dopo la t c’è la i o l’y?<br />

E dopo questa una h o una a?<br />

E l’altro furen<strong>te</strong>:<br />

“Che vuole questo qui? Perché non mi lascia in pace?”<br />

Ma Xanathl lo corresse<br />

“Colui che tu chiami questo<br />

è il Tempo Congenere dell’Ingenito<br />

e dobbiamo comunque portargli rispetto<br />

<strong>per</strong>ché la nostra memoria dipende da lui.<br />

Allora, rispondi, digli se è i o y e se è h o a”<br />

“Non lo so, dannazione! C’è qualcuno<br />

che ricorda il mio nome?”<br />

Dai demoni medesimi venne una risata sonora come un tuono.<br />

“Tu non sai il tuo nome<br />

e credi che possano conoscerlo gli altri?<br />

- fa uno – Noi ti chiamiamo<br />

come abbiamo sempre sentito da tutti.<br />

Non sappiamo se è y o i<br />

né sappiamo se h o a!”<br />

“Maledizione! Cosa importa! – fa Akutyhal -<br />

La Terra la mordo lo s<strong>te</strong>sso!”<br />

“Tra poco morirà – fece Xanathl –<br />

Abbiamo impedito a un dittatore<br />

di im<strong>per</strong>are sull’Universo.<br />

Stiamo ultimando una grande impresa<br />

ma tu non potrai essere ricordato<br />

<strong>per</strong>ché non si conosce il tuo nome,<br />

demone dei serpenti!”<br />

“Neanche tu potrai esserlo – fece il Tempo –<br />

Dovrò riportare Xanathl


o Csanatl? Prima della l<br />

c’è un’h o non c’è?”<br />

“È chiaro che non lo so – fece Xanathl<br />

arrestando immediatamen<strong>te</strong><br />

le sue piogge venefiche –<br />

È chiaro che non lo sa nessuno!<br />

È chiaro che neppure io potrò essere ricordato<br />

<strong>per</strong> la mia impresa!” -<br />

“Nessuno di voi potrà essere ricordato<br />

<strong>per</strong> aver ucciso la Grande Madre Terra<br />

figlia dell’Ingenito,<br />

quella che a voi pare un’impresa così meritoria.<br />

Io sono il Tempo e <strong>per</strong> principio<br />

sono la Memoria e ho ne ho una davvero buona.<br />

Ho sentito i vostri nomi mentre vi chiamava<strong>te</strong>.<br />

Ora dico <strong>per</strong>ché chiamarvi senza posa<br />

se voi sape<strong>te</strong> esattamen<strong>te</strong> chi sie<strong>te</strong>?<br />

Non è forse <strong>per</strong>ché <strong>te</strong>me<strong>te</strong> di dimenticare<br />

la vostra identità? Non è forse <strong>per</strong>ché ave<strong>te</strong><br />

un concetto vago di voi s<strong>te</strong>ssi?<br />

I po<strong>te</strong>ri magici li ave<strong>te</strong>, chi può negarlo,<br />

tra cui quello di distruggere il Creato,<br />

ma di certo non sape<strong>te</strong> rendervi immortali nella memoria.<br />

Non uno di voi saprebbe dirmi<br />

se nel suo nome c’è una k<br />

o un’h o un’i o una y oppure una c!<br />

Smemorati e ignoranti.<br />

uccide<strong>te</strong> la Terra che se po<strong>te</strong>sse sopravvivere<br />

sarebbe Madre degli uomini,<br />

i soli che potrebbero ricordarsi di voi,


assegnandovi nomi esatti<br />

e definiti luoghi di culto onde onorarvi,<br />

se soltanto accettas<strong>te</strong> di non infierire ancora su di lei<br />

che può ancora salvarsi,<br />

nonostan<strong>te</strong> le feri<strong>te</strong> che ha subito”<br />

“E se accettassimo? – fece Xanathl inebetito -<br />

Che ne sarebbe di noi?<br />

Ci <strong>per</strong>segui<strong>te</strong>res<strong>te</strong> nel Cosmo all’infinito?”<br />

“No – disse l’Ingenito – vi lasceremmo tornare<br />

indenni ai vostri punti nello spazio oscuro e poi null’altro”<br />

“Ingenito, ascolta – fece il Tempo –<br />

Loro lasceranno sopravvivere la Terra<br />

solo <strong>per</strong> essere ricordati, come si disse poc’anzi.<br />

Ciò non potrebbe accadere<br />

se tu li allontanassi ancora nei punti natii,<br />

facendo che ci si scordi di loro.<br />

Scommetto che non passerebbe molto<br />

che si rifarebbero vivi<br />

non sopportando l’inazione<br />

a cui sarebbero ancora obbligati<br />

e avremmo una seconda Età del Caos.<br />

Reputo sia meglio met<strong>te</strong>r fine a questa stolta guerra<br />

offrendo loro d’alloggiare in luoghi della Terra a loro scelta<br />

mascherando le orribili fat<strong>te</strong>zze<br />

con sembianze di siti naturali,<br />

montagne, colline, sorgenti,<br />

laghi, fiumi e quant’altro inven<strong>te</strong>rò<br />

facendo del mio meglio <strong>per</strong> trasformare<br />

le ingiurie che le hanno arrecato alla tua dolce figlia<br />

in fat<strong>te</strong>zze fisiche e geografiche


sì che questa battaglia sia <strong>per</strong> sempre ricordata<br />

come il Momento Supremo della Creazione.<br />

Io, il Tempo dirò di voi attraverso Viracocha,<br />

che intanto è nel grembo della madre<br />

ma verrà presto alla luce,<br />

lui che già nel nome vuol dire<br />

fuoco visibile e sorgiva del sa<strong>per</strong>e,<br />

due vol<strong>te</strong> vita dunque!<br />

Sarà la guida degli uomini<br />

e dirà della grandezza dell’Ingenito,<br />

dirà che suo padre aveva bensì concepito la Sfera di Pietra<br />

ma poi solo il Conflitto e la Ragione<br />

po<strong>te</strong>rono farne la dimora dell’uomo”<br />

III<br />

O Aymarà,<br />

ave<strong>te</strong> ascoltato ancora oggi<br />

dal vostro Gran Sacerdo<strong>te</strong>il kipukamayus<br />

qui,ai piedi della piramide Akapana<br />

e della Porta del Sole a Tiwanaku.<br />

Ora sape<strong>te</strong> in qual modo il mondo fu creato<br />

<strong>per</strong> volontà dell’Ingenito<br />

che col Tempo Congenere<br />

salvò dai demoni la Madre Terra<br />

donde sie<strong>te</strong> voi s<strong>te</strong>ssi generati,o Aymarà.<br />

Viracocha raccomanda che l’amia<strong>te</strong><br />

e non abbia<strong>te</strong> a scordarvi di Lei un solo istan<strong>te</strong>,<br />

ch’essa vive nella pietra del deserto<br />

come nella valle donde sgorga la sorgiva:


venera<strong>te</strong>la quanto le è devoto l’Ingenito<br />

ch’è padre dei suoi figli e ancor fervido aman<strong>te</strong>.<br />

Così ogni giorno racconto la battaglia<br />

che avvenne prima di ogni prima<br />

e ricomincerà dopo ogni dopo,<br />

qui,nel centro del mondo, a Tiwanaku,<br />

che vuol dire molta acqua che si raccoglie dai monti<br />

nel mare più vicino al cielo che esista,<br />

il sacro Titicaca ove convergono<br />

le lagrime degli stolti demoni<br />

che mossero contro l’Ingenito e ora sono valli,<br />

picchi innevati, precipizi,<br />

ancora immobili dunque<br />

non più nello Spazio Primevo<br />

dominato dall’ Oscurità<br />

ma sotto gli occhi degli uomini,<br />

che sono fugaci faville nel Fuoco della Vita<br />

acceso ché dal Nulla venisse il Qualcosa<br />

e da cosa altra cosa<br />

e ancora cosa da cosa.

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