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da Storia sociale dell'arte - Artleo.it

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Arnold Hauser <strong>Storia</strong> <strong>sociale</strong> dell’arte<br />

soprattutto un ist<strong>it</strong>uto culturale. Il vero teatro popolare<br />

dell’antich<strong>it</strong>à classica fu il mimo, che non riceveva<br />

sovvenzioni e quindi neppure direttive <strong>da</strong>ll’alto, e attingeva<br />

i propri cr<strong>it</strong>eri solo <strong>da</strong>ll’immediata esperienza del<br />

pubblico. Esso non offriva drammi sapientemente<br />

costru<strong>it</strong>i, con azioni tragiche ed eroiche, nobili e sublimi,<br />

ma brevi scene a mo’ di bozzetti naturalisticamente<br />

disegnati, con temi e tipi tratti <strong>da</strong>lla semplice v<strong>it</strong>a<br />

quotidiana. Qui troviamo per la prima volta un’arte<br />

fatta non solo per il popolo, ma – almeno in una certa<br />

misura – <strong>da</strong>l popolo stesso. Anche se – com’è possibile<br />

– i mimi erano attori di professione, erano pur sempre<br />

attori popolari, e non avevano nulla a che fare con l’él<strong>it</strong>e<br />

culturale, almeno finché non diventarono di mo<strong>da</strong><br />

in società. Venivano <strong>da</strong>l popolo, ne condividevano i<br />

gusti e attingevano <strong>da</strong>lla sua saggezza pratica. Non volevano<br />

istruire né educare gli ascoltatori, ma soltanto<br />

intrattenerli. Questo teatro naturalistico e senza pretese<br />

aveva dietro di sé uno sviluppo assai piú lungo e continuo,<br />

e poteva presentare una produzione assai piú<br />

ricca e varia del teatro classico ufficiale; ma le sue produzioni<br />

sono an<strong>da</strong>te quasi interamente perdute. Se si<br />

fossero conservate, avremmo forse una diversa idea della<br />

letteratura e, verosimilmente, di tutta la civiltà greca.<br />

Non solo il mimo è assai piú antico della tragedia, ma<br />

probabilmente risale alla preistoria, e il suo sviluppo si<br />

ricollega direttamente alle <strong>da</strong>nze magico-mimiche, ai r<strong>it</strong>i<br />

della vegetazione, ai sortilegi della caccia e al culto dei<br />

morti. La tragedia, che nasce <strong>da</strong>l d<strong>it</strong>irambo, genere in<br />

sé non drammatico, deve quasi certamente al mimo la<br />

forma drammatica; e cioè la metamorfosi dei figuranti<br />

nei personaggi f<strong>it</strong>tizi dell’azione e la trasposizione del<br />

passato epico nel presente. In essa, d’altronde, l’elemento<br />

drammatico rimane subordinato all’elemento lirico-di<strong>da</strong>scalico;<br />

già la sopravvivenza del coro prova che<br />

la tragedia non mira esclusivamente all’effetto dram-<br />

<strong>Storia</strong> dell’arte Einaudi 99

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