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Arnold Hauser <strong>Storia</strong> <strong>sociale</strong> dell’arte<br />
libere <strong>da</strong> vincoli ieratici, e affatto esteriore il loro rapporto<br />
con la religione. Che si tratti di un idolo divino,<br />
di un monumento sepolcrale, di un ex voto, l’uso cultuale<br />
è solo il pretesto della loro esistenza; il loro vero<br />
scopo e significato è la riproduzione piú perfetta possibile<br />
del corpo umano, l’interpretazione della sua bellezza,<br />
la resa della sua forma sensibile, del tutto libera <strong>da</strong><br />
riferimenti magici e simbolici. Può <strong>da</strong>rsi che la produzione<br />
delle statue di atleti fosse collegata ad atti di culto,<br />
che le kórai joniche servissero come doni votivi, ma<br />
basta guar<strong>da</strong>rle per convincersi che non potevano avere<br />
nulla a che fare con sentimenti religiosi, e ben poco con<br />
le tradizioni del culto. Basta confrontarle con qualunque<br />
opera dell’antico Oriente, per rendersi conto della<br />
libertà, anzi dell’arb<strong>it</strong>rio della raffigurazione. L’opera<br />
orientale, idolo o r<strong>it</strong>ratto, è in funzione del culto. Anche<br />
le scene tratte <strong>da</strong>lla v<strong>it</strong>a quotidiana sono in rapporto con<br />
la fede nell’immortal<strong>it</strong>à e col culto dei morti. Questo<br />
rapporto fra culto ed arte sussiste per un certo tempo<br />
anche fra i Greci (anche se fin <strong>da</strong>ll’inizio meno stretto),<br />
e non c’è dubbio che le statue dei loro primi tempi fossero<br />
semplici doni votivi; cosa che Pausania afferma –<br />
strano a dirsi – per tutti i monumenti dell’Acropoli 29 .<br />
Ma proprio durante la tar<strong>da</strong> epoca arcaica l’intimo<br />
legame fra, arte e religione si scioglie, e d’ora in poi la<br />
produzione di opere profane cresce costantemente a scap<strong>it</strong>o<br />
dell’arte sacra. La religione continua pertanto a<br />
vivere e ad operare, benché l’arte non sia piú al suo servizio.<br />
Anzi, nell’epoca della tirannide, si prepara un<br />
rinascimento religioso che fa sorgere <strong>da</strong>ppertutto nuove<br />
fedi estatiche, nuovi misteri, nuove sette. Ma il loro<br />
primo sviluppo è sotterraneo, ed esse non si affacciano<br />
alla superficie dell’arte. E cosí non è piú l’arte a ricevere<br />
ordinazioni e stimoli <strong>da</strong>lla religione, ma è lo zelo religioso<br />
che viene stimolato <strong>da</strong>lla nuova maestria artistica<br />
del tempo. Il costume di offrire agli dei, come doni<br />
<strong>Storia</strong> dell’arte Einaudi 88