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Arnold Hauser <strong>Storia</strong> <strong>sociale</strong> dell’arte<br />
poemi va<strong>da</strong> considerato come il risultato di molte idee<br />
particolari ed eterogenee, di tradizioni continuamente<br />
riprese e perfezionate, e se dobbiamo quindi ringraziare<br />
il «genio della collettiv<strong>it</strong>à».<br />
La poesia, che, durante l’età eroica, differenziandosi<br />
il poeta <strong>da</strong>l sacerdote, aveva assunto forme piú personali<br />
ed era eserc<strong>it</strong>ata individualmente, mostra di<br />
nuovo una tendenza collettivistica. L’epos non è piú l’opera<br />
di singoli poeti, ma di intere scuole, e probabilmente<br />
d’intere corporazioni poetiche. È l’opera, se non<br />
di una comun<strong>it</strong>à etnica, di una comun<strong>it</strong>à di lavoro, cioè<br />
di un gruppo di artisti spir<strong>it</strong>ualmente soli<strong>da</strong>li, un<strong>it</strong>i fra<br />
loro <strong>da</strong> tradizioni e metodi comuni. Cosí comincia una<br />
nuova organizzazione del lavoro artistico, completamente<br />
ignota ai poeti piú antichi, un modo di produzione<br />
segu<strong>it</strong>o finora soltanto nelle arti figurative, e che<br />
permette – anche nella letteratura – la divisione del<br />
lavoro fra docenti e allievi, maestri ed aiuti.<br />
L’aedo cantava i suoi versi nell’aula regia, <strong>da</strong>vanti a<br />
un pubblico di principi e di nobili; il rapsodo rec<strong>it</strong>a<br />
passi dell’epopea nelle sedi dei nobili, nelle case dei<br />
signori, ma anche nelle feste popolari, nelle fiere, nelle<br />
botteghe e nelle terme. Quanto piú la poesia diventa<br />
popolare, quanto piú largo è il pubblico a cui si rivolge,<br />
e tanto meno stilizzata si fa la sua dizione, che si avvicina<br />
sempre piú alla chiarezza del linguaggio ab<strong>it</strong>uale; il<br />
metro e la rec<strong>it</strong>azione succedono alla lira e al canto. Questo<br />
processo di popolarizzazione si conclude soltanto<br />
nella madrepatria, a cui la leggen<strong>da</strong> r<strong>it</strong>orna nella sua<br />
nuova forma di epopea, e dove l’epos, diffuso <strong>da</strong>i rapsodi,<br />
viene ulteriormente elaborato <strong>da</strong>gli epigoni e trasformato<br />
<strong>da</strong>i tragici. La rec<strong>it</strong>azione dei poemi epici nelle<br />
feste popolari è di precetto fin <strong>da</strong>i tempi della tirannide<br />
e della prima democrazia. Già nel secolo vi una legge<br />
prescrive la rec<strong>it</strong>azione degli interi poemi omerici – probabilmente<br />
ad opera di rapsodi destinati ad alternarsi –<br />
<strong>Storia</strong> dell’arte Einaudi 72