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Arnold Hauser <strong>Storia</strong> <strong>sociale</strong> dell’arte<br />
ri; cosí fanno Demodoco, alla corte del re dei Feaci, e<br />
Femio nel palazzo di Odisseo a Itaca. Sono aedi di<br />
mestiere, ma – nello stesso tempo – cortigiani e vassalli<br />
del re; nonostante il loro mestiere, passano per persone<br />
rispettabili; appartengono alla società di corte e gli eroi<br />
li trattano <strong>da</strong> uguali. Conducono la v<strong>it</strong>a profana del cortigiano<br />
e, anche se «un dio seminò i canti nell’anima»<br />
loro (Od., XXII, 347-48), e se conservano il ricordo dell’origine<br />
divina della loro arte, sono versati quanto il<br />
loro pubblico nel rude mestiere delle armi; e hanno<br />
molto di piú in comune con esso che coi loro antenati<br />
spir<strong>it</strong>uali, i veggenti e i maghi della preistoria.<br />
Della condizione <strong>sociale</strong> dei poeti e degli aedi l’epos<br />
omerico non ci dà un quadro un<strong>it</strong>ario. L’uno appartiene<br />
alla casa del principe, l’altro sta a mezza stra<strong>da</strong> tra<br />
l’aedo di corte e il cantastorie popolare 6 . Può <strong>da</strong>rsi che<br />
anche qui si confon<strong>da</strong>no le condizioni dell’età eroica<br />
con quelle che videro la composizione e l’ultima re<strong>da</strong>zione<br />
dei poemi epici, cioè dell’età omerica stessa. In<br />
ogni caso, è lec<strong>it</strong>o supporre che fin <strong>da</strong>i tempi piú antichi,<br />
accanto agli aedi della nobile società di corte, ci fossero<br />
anche cantanti girovaghi, che intrattenevano il<br />
pubblico sulle piazze e nelle terme, forse con storie<br />
meno grandiose e solenni delle avventure eroiche 7 . Di<br />
queste storie l’epos non ci consente di farci un’idea precisa,<br />
a meno che non si vogliano far risalire a quelle narrazioni<br />
popolari aneddoti come quello dell’adulterio di<br />
Afrod<strong>it</strong>e 8 .<br />
Nell’arte figurativa gli Achei continuano la tradizione<br />
cretese-micenea, e anche lo stato <strong>sociale</strong> dell’artista<br />
presso di loro non dovette differire gran che <strong>da</strong> quello<br />
dell’artista-operaio di Creta. Non è certo pensabile<br />
che uno scultore o un p<strong>it</strong>tore sia mai usc<strong>it</strong>o <strong>da</strong>lla nobiltà<br />
achea, né che abbia appartenuto alla società di corte.<br />
Anzi, il fatto che principi e nobili si dilettassero di poesia<br />
e che i poeti di professione fossero esperti nel mestie-<br />
<strong>Storia</strong> dell’arte Einaudi 70