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Arnold Hauser <strong>Storia</strong> <strong>sociale</strong> dell’arte<br />
gestivo – non svolge una funzione diretta nel contesto<br />
oggettivo. È viceversa caratteristica del naturalismo<br />
paleol<strong>it</strong>ico la capac<strong>it</strong>à di rendere l’impressione visiva in<br />
una forma cosí immediata, pura, libera, esente <strong>da</strong><br />
aggiunte o lim<strong>it</strong>azioni intellettuali, che rimane un esempio<br />
unico fino al moderno impressionismo. Qui noi troviamo<br />
studi di movimento che già richiamano le nostre<br />
istantanee fotografiche, e che r<strong>it</strong>roviamo soltanto nelle<br />
figure di un Degas o di un Toulouse-Lautrec; al punto<br />
che, ad un occhio non eserc<strong>it</strong>ato <strong>da</strong>ll’impressionismo,<br />
molto in queste p<strong>it</strong>ture deve apparire mal disegnato e<br />
incomprensibile. I p<strong>it</strong>tori del paleol<strong>it</strong>ico sapevano ancora<br />
vedere a occhio nudo sfumature, che noi abbiamo scoperto<br />
soltanto con l’aiuto di complicati strumenti. L’età<br />
neol<strong>it</strong>ica ne avrà già perduto la nozione, e fin d’allora<br />
l’uomo saprà sost<strong>it</strong>uire saldi concetti alle immediate<br />
impressioni dei sensi. Ma l’uomo paleol<strong>it</strong>ico dipinge<br />
ancora ciò che realmente vede, e non piú di quello che<br />
può afferrare con un’occhiata in un momento determinato.<br />
Ignora l’eterogene<strong>it</strong>à ottica degli elementi figurativi<br />
e il razionalismo della loro composizione: contrassegni<br />
stilistici a noi ben noti <strong>da</strong>i disegni dei bambini e<br />
<strong>da</strong>ll’arte dei selvaggi; soprattutto l’uso di comporre un<br />
volto disegnandone il contorno di profilo e gli occhi di<br />
fronte. La p<strong>it</strong>tura paleol<strong>it</strong>ica possiede, apparentemente<br />
senza sforzo, quell’un<strong>it</strong>à dell’intuizione sensibile a cui<br />
l’arte moderna giunge soltanto dopo una lotta secolare;<br />
essa può migliorare i propri metodi, ma non li muta, e<br />
il dualismo fra visibile e invisibile, fra visione e conoscenza<br />
le resta affatto estraneo.<br />
Quale la causa, quale lo scopo di quest’arte? Esprimeva<br />
la gioia della v<strong>it</strong>a, che inc<strong>it</strong>ava a conservarla e ripeterla<br />
in immagini? O appagava l’istinto del gioco e il<br />
gusto decorativo, l’impulso a coprire superfici vuote con<br />
linee e forme, figure e ornamenti? Era il frutto dell’ozio,<br />
o aveva un fine pratico determinato? Dobbiamo<br />
<strong>Storia</strong> dell’arte Einaudi 6