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Arnold Hauser <strong>Storia</strong> <strong>sociale</strong> dell’arte<br />
cia accanto all’arte della cap<strong>it</strong>ale egiziana, anziché di<br />
un’arte popolare accanto all’arte aulica. Le opere d’arte<br />
che contano sorgono sempre – e col procedere del<br />
tempo sempre piú esclusivamente – alla corte del re o<br />
nelle sue vicinanze; prima a Menfi, poi a Tebe, infine a<br />
Tell-el-Amarna. Ciò che si fa in provincia, lontano <strong>da</strong>lla<br />
cap<strong>it</strong>ale e <strong>da</strong>i grandi santuari, è relativamente trascurabile,<br />
e arranca a stento dietro l’evoluzione dell’arte 28 . È<br />
un bene culturale «decaduto», non già qualcosa che<br />
salga <strong>da</strong>l basso, <strong>da</strong>l popolo. Anche quest’arte provinciale,<br />
che non è quindi lec<strong>it</strong>o considerare come la continuazione<br />
dell’antica arte rustica, è destinata alla nobiltà<br />
terriera, e deve la sua esistenza all’allontanamento dell’aristocrazia<br />
feu<strong>da</strong>le <strong>da</strong>lla corte, che è in corso fin <strong>da</strong>lla<br />
sesta dinastia. Da questi elementi, staccatisi <strong>da</strong>lla cap<strong>it</strong>ale,<br />
si forma la nuova nobiltà di provincia con la sua cultura<br />
regionale arretrata e la sua arte provinciale di secon<strong>da</strong><br />
mano.<br />
<strong>Storia</strong> dell’arte Einaudi 55