Cercare-Tartufi-in-Abruzzo_low.pdf - A.R.S.S.A. Abruzzo

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ARSSA Abruzzo UFFICIO ARSSA ANNO D’IMPIANTO N° CAMPI COMUNI In totale sono stati piantati 20 campi per una superficie di circa 5,00 ettari, 12 dei campi realizzati sono stati investiti a T. melanosporum, 3 a T. magnatum mentre su 5 campi troviamo più di una specie tra cui T. aestivum. Da quanto sopra, emerge che l’attività sperimentale si è concentrata in particolare sul Tuber melanosporum, la specie che oggi offre, insieme alle ottime quotazioni di mercato, ampie garanzie sulla coltivazione. 12 L’Aquila 1 8 3 Avezzano, Fagnano Alto, Capestrano Lanciano 1 2 2002 2003 Chieti 1 4 2 Roccamontepiano 13 Borrello, Colledimacine, Colledimezzo, Pennadomo, Monteferrante, Villa Santa Maria, Montenerodomo, Roio del Sangro, Roccascalegna, Atessa, Civita d’Antino, Civitella Valle Roveto, L’Aquila Vasto 1 4 2 Carunchio, Castelguidone Tartufaia coltivata realizzata dall’ARSSA a Pennadomo (Ch) con i primi carpofori di T. melanosporum raccolti.
Attività e servizi dell’ARSSA nel settore tartuficolo L’attività di sperimentazione fin qui portata avanti per quest’ultima specie, indica buone possibilità di sviluppo della coltivazione per diverse ragioni: 1) la crescente richiesta di mercato in progressiva espansione; 2) eccessivo sfruttamento e irrazionalità nella raccolta sulle tartufaie naturali (zappatura diffusa) che ha portato ad un calo di produzione delle stesse; 3) buona qualità delle piante micorrizate provenienti dai vivai di sicura affidabilità per il perfezionamento delle tecniche di produzione; 4) buona risposta della coltivazione anche su territori dove non esistono tartufaie naturali. In termini produttivi le tartufaie coltivate di T. melanosporum hanno ormai superato i 100 kg. per ettaro, ma considerato che parliamo di tartufaie che hanno quasi sempre meno di 15 anni, rimane da verificare l’andamento produttivo degli impianti nella fase di maturità. Altro elemento sicuramente confortante riguarda alcuni impianti più recenti realizzati su terreni meno vocati per la specie; la prima produzione ottenuta tra il 4° e 5° anno rappresenta un buon auspicio sebbene una valutazione più attendibile andrà fatta tra alcuni anni. T. melanosporum (g 287) raccolti su nocciolo al 5° anno dall’impianto nella tartufaia di Atessa (Ch). Lo stesso non può dirsi per i pochi impianti di T.magnatum; su questa specie si era investito alcuni anni fa, al momento, tutti gli esperti della materia, tendono a sconsigliare questo tipo di impianto in quanto non da nessuna garanzia di produzione. Discorso a parte va fatto per lo “scorzone” (T. aestivum). I pochi campi realizzati dall’Agenzia non consentono di trarre utili indicazioni tuttavia, l’estrema rusticità di questa specie legata alla larga diffusione in Abruzzo (dalla costa 13
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