14.06.2013 Views

QF25 - Don Pasquale - Fondazione Donizetti

QF25 - Don Pasquale - Fondazione Donizetti

QF25 - Don Pasquale - Fondazione Donizetti

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 1<br />

Quaderni della <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti 25<br />

«D’esitar non è più tempo»<br />

Sulle tracce del silente protagonista<br />

Stagione lirica e di balletto 2010


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 2


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 3<br />

Franco Tentorio<br />

Sindaco della Città di Bergamo<br />

Claudia Sartirani<br />

Assessore alla Cultura<br />

Francesco Bellotto<br />

Direttore artistico<br />

TEATRO DONIZETTI<br />

Giovanni Cappelluzzo<br />

Dirigente Servizi Culturali e Ricreativi<br />

Massimo Boffelli<br />

Responsabile Divisione Teatro <strong>Don</strong>izetti<br />

Rosanna Zanini<br />

Direttore di produzione<br />

Barbara Crotti, Silvana Martinelli, Dilva Rossi<br />

Segreteria organizzativa<br />

FONDAZIONE DONIZETTI<br />

Paolo Fabbri<br />

Direttore scientifico<br />

Livio Aragona, Federico Fornoni<br />

Responsabili Ricerca, Didattica ed Editoria<br />

Caterina Pusineri<br />

Segreteria<br />

Raffaella Valsecchi<br />

Ufficio stampa


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 4<br />

Collaborano con il Bergamo Musica Festival 2010:<br />

ACCADEMIA DEL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO<br />

ASSOCIAZIONE PIGNOLO IN<br />

AZIENDA TEATRO DEL GIGLIO DI LUCCA<br />

BIBLIOTECA CIRO CAVERSAZZI<br />

CAMERA DI COMMERCIO DI BERGAMO<br />

CASA RICORDI<br />

CIVICA BIBLIOTECA ANGELO MAI<br />

CIVICA BIBLIOTECA ANTONIO TIRABOSCHI<br />

DONIZETTI SOCIETY DI LONDRA<br />

EDIZIONE NAZIONALE DELLE OPERE DI GAETANO DONIZETTI<br />

ENTE CONCERTI MARIALISA DE CAROLIS DI SASSARI<br />

FESTIVAL ORGANISTICO INTERNAZIONALE CITTÀ DI BERGAMO<br />

FONDAZIONE CARIPLO - PROGETTO ‘VERSO DONIZETTI:<br />

UNA CONOSCENZA MUSICALE’<br />

FONDAZIONE TEATRO COCCIA DI NOVARA<br />

ISTITUTO SUPERIORE DI STUDI MUSICALI GAETANO DONIZETTI<br />

LABORATORIO 80<br />

MIA – FONDAZIONE DELLA CONGREGAZIONE DELLA MISERICORDIA<br />

MAGGIORE<br />

REGIONE LOMBARDIA - PROGETTO ‘PASSEGGIATE DONIZETTIANE:<br />

LA CITTÀ DEL COMPOSITORE’<br />

SISTEMA BIBLIOTECARIO PROVINCIALE<br />

SISTEMA BIBLIOTECARIO URBANO<br />

TEATRO GRANDE DI BRESCIA<br />

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO<br />

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA<br />

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO<br />

Si ringraziano:<br />

ASSOCIAZIONE COMMERCIANTI BERGAMOVIVE<br />

TURISMO BERGAMO


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 5<br />

Si inaugura la nuova stagione lirica del Teatro <strong>Don</strong>izetti. Che saluta i<br />

primi cinque anni del Bergamo Musica Festival Gaetano <strong>Don</strong>izetti.<br />

Festival che ha aiutato Bergamo ad accreditarsi come una delle maggiori<br />

‘Città della musica’ in Italia.<br />

Quest’anno il Festival apre nel segno di una continuità con un percorso<br />

che non ha appunto mancato di dare soddisfazioni al Teatro, e in<br />

termini di numeri, e in termini di apprezzamento per la qualità del prodotto,<br />

alla cui relizzazione ha concorso il massimo impegno profuso dalla<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti e da tutti i professionisti coinvolti. Cosa che ho<br />

potuto constatare direttamente, sia nella passata stagione bergamasca che<br />

nella fortunatissima tournée giapponese, durante la quale tremila entusiasti<br />

spettatori ogni sera hanno applaudito i nostri artisti al Bunka Kaikan<br />

di Tokyo. E tuttavia poiché puntiamo a fare ancora meglio, sono certa<br />

che altri progressi, sia in termini artistici che manageriali, verranno grazie<br />

anche ad un nuovo Consiglio di Amministrazione, di ottimo livello,<br />

che non mancherà di proporre con spirito costruttivo migliorie e innovazioni.<br />

Ad esempio, la stagione delle co-produzioni già quest’anno entra<br />

in una fase nuova, che dovrà essere percorsa fino in fondo. Sotto alcuni<br />

aspetti, la lirica è un po’ come il calcio nel nostro Paese. Ispira da sempre<br />

vivacissime discussioni, segno dell’amore per questa espressione artistica.<br />

Bergamo non fa eccezione. E alla lirica oggi questo stimolo fa bene<br />

più che mai; servono l’attenzione e l’apporto concreto di tutti, istituzioni,<br />

sponsor, artisti, amanti e appassionati, poiché, non nascondiamolo, è<br />

un momento cruciale per le difficoltà economiche imposte alla cultura.<br />

E tuttavia c’è qualcosa che ci fa ben sperare: i contributi erogati sono<br />

subordinati all’importanza culturale della produzione, alla regolarità<br />

gestionale, all’affluenza del pubblico. Una valutazione di merito, quindi.<br />

E sapendo che in queste tre caratteristiche l’attività della <strong>Fondazione</strong> e<br />

del Teatro si rispecchia perfettamente, pur nella preoccupazione per le<br />

oggettive difficoltà, mi permetto un cauto ottimismo per Bergamo e la<br />

sua produzione lirica. Del resto per carattere e formazione culturale,<br />

come tanti bergamaschi, sono convinta che la cosa più importante sia<br />

lavorare bene e con serietà, utilizzando al massimo le proprie capacità e<br />

le proprie risorse; queste le condizioni che permettono di essere credibili,<br />

dal pubblico e dalle Istituzioni. E all’appassionato e competente


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 6<br />

pubblico bergamasco chiedo un’adesione alla stagione; non incondizionata,<br />

anche critica. Però chiedo di far giungere a tutti a chiare lettere il<br />

segnale che la lirica è importante, seguita e amata nella città natale di<br />

Gaetano <strong>Don</strong>izetti.<br />

Claudia Sartirani<br />

Assessore alla Cultura e Spettacolo


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 7<br />

Il Bergamo Musica Festival Gaetano <strong>Don</strong>izetti giunge quest’anno alla<br />

quinta edizione. Cinque titoli lirici e un balletto costituiscono – come<br />

consuetudine – la struttura portante della manifestazione. I tre spettacoli<br />

monograficamente riferiti alla letteratura donizettiana vedono il teatro<br />

di Bergamo come capofila; gli altri tre spettacoli, capolavori del grande<br />

repertorio musicale, nasceranno nei teatri di Lucca e Novara.<br />

La programmazione 2010 prende a spunto un passo del libretto di<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>: «D’esitar non è più tempo: dite di sì». Il rapporto con il<br />

Tempo, intendendo il termine in molteplici sfumature di significato, è<br />

argomento che permette affascinanti affondi nella letteratura teatrale.<br />

Il Tempo può indicare la rotta d’un viaggio, innanzitutto: un calendario<br />

percorso in avanti o all’indietro è risorsa antichissima e di grande<br />

pregnanza spettacolare. In Poliuto il tracciato immaginato da Corneille,<br />

<strong>Don</strong>izetti e Cammarano conduce all’Armenia dell’anno 257 d.C., un<br />

altrove crono-geografico remotissimo. Ma è proprio grazie a tale lontananza<br />

se possiamo ritrovare la potenza degli elementi fondanti delle<br />

società occidentali moderne: l’adozione d’una nuova etica anche attraverso<br />

il percorso del martirio; il riconoscimento di idealità superiori e<br />

universali; i patti di lealtà e fedeltà che trasformano i singoli in comunità<br />

solidali. Professionisti di grande fama saranno protagonisti di questo<br />

nuovo allestimento: il tenore Gregory Kunde, che debutta il ruolo eponimo;<br />

il soprano Paoletta Marrocu per la prima volta sul nostro palcoscenico.<br />

Simone Del Savio e Andrea Papi tornano a Bergamo dopo fortunate<br />

produzioni degli anni passati. Al podio Marcello Rota, direttore<br />

che gli appassionati ricordano per una memorabile edizione di Roberto<br />

Devereux nel 2006. Lo spettacolo avrà la regia di Marco Spada, mentre le<br />

scene e i costumi sono di Alessandro Ciammarughi, accoppiata che ha<br />

presentato due anni fa un vivido e suggestivo Marino Faliero.<br />

Con maggior concretezza, lo scorrere del Tempo nella letteratura<br />

comica permette la realizzazione di trame dal meccanismo inesorabile.<br />

L’orologio di Amor ingegnoso, rarissima ed elegante farsa veneziana di<br />

Giovanni Simone Mayr, invece di scorrere linearmente racconta il paradosso<br />

apparente d’una persona creduta morta e improvvisamente tornata<br />

dal passato. Il campanello (che presentiamo per la prima volta nel nostro<br />

teatro con i dialoghi recitati) è invece un congegno esplosivo con una<br />

miccia che brucia per tutto l’arco drammatico, fino al botto finale: il per-


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 8<br />

fido Enrico ruba ogni minuto della prima notte di nozze al farmacista<br />

<strong>Don</strong> Annibale per impedirgli di dormire accanto alla novella sposa. La<br />

produzione è affidata a giovani cantanti di spiccato talento comico: fra<br />

loro citiamo almeno il basso napoletano Filippo Morace che ritorna<br />

dopo aver vestito i panni di Dulcamara l’anno scorso, Livio Scarpellini,<br />

Maurizio Magnini e Stefania Ferrari, che abbiamo apprezzato nel 2008<br />

in Una piccola Cenerentola. La regia è affidata all’umorismo teatrale di<br />

Enrico Beruschi, mentre la scenografia e i costumi saranno firmati da<br />

Angelo Sala e realizzati dall’Accademia del Teatro alla Scala di Milano.<br />

La farsa di Mayr verrà distribuita anche nell’ambito del progetto La<br />

scuola all’opera.<br />

In <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> il Tempo – inteso come età – potrebbe essere considerato<br />

addirittura il silente protagonista dell’opera. <strong>Don</strong>izetti vi inscena<br />

la più tenera delle debolezze umane: chi è che col trascorrere degli<br />

anni non ha mai immaginato di far camminare le lancette al contrario?<br />

C’è chi ricorre al chirurgo plastico e al botox, chi s’impianta parrucchini,<br />

chi intreccia spericolate liaisons con amanti più giovani di molti<br />

decenni, chi compra sgargianti tutine da ciclista o da jogging correndo<br />

giocondamente verso un coccolone. Battaglia, quella contro il Tempo,<br />

ovviamente impossibile da vincere: ma <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> affronta tragicomicamente<br />

il proprio destino fino in fondo, più o meno come farà quasi<br />

mezzo secolo dopo Sir John Falstaff nell’intonazione verdiana. Lo spettacolo<br />

è stato progettato con lo scenografo Massimo Checchetto e il<br />

costumista Carlos Tieppo del Teatro La Fenice di Venezia, e inscenerà<br />

appunto il dissidio fra il Tempo antico di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e il Tempo<br />

moderno di Norina. La compagnia propone alcuni solisti già noti al<br />

nostro pubblico – Paolo Bordogna, Linda Campanella, Roberto Iuliano,<br />

Ivan Magrì – assieme ad alcuni nomi nuovi: ricordiamo fra loro almeno<br />

Christian Senn ed Eugenio Leggiadri Gallani. Direttore d’orchestra sarà<br />

Stefano Montanari, artista che ha ottenuto un grande successo personale<br />

l’anno scorso in Elisir e che dalla critica internazionale è stato giudicato<br />

come autentica rivelazione della tournée del Teatro <strong>Don</strong>izetti in<br />

Giappone.<br />

Rigoletto, <strong>Don</strong> Giovanni e Lago dei cigni verranno proposti con allestimenti<br />

di carattere storicistico. Ivan Stefanutti riprogetta una Mantova


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 9<br />

cinquecentesca attraverso allusioni scenografiche e costumi di derivazione<br />

rinascimentale. Lo scenografo Dvorák utilizza la Rotonda del Palladio<br />

– evidente citazione dal film di Losey – per ospitare la complessità<br />

barocca dei rapporti fra i personaggi del <strong>Don</strong> Giovanni. Il lago dei cigni<br />

ripropone, attraverso la compagnia La classique, celeberrime coreografie<br />

della grande tradizione russa ottocentesca.<br />

Proiezioni cinematografiche, letture, conferenze, presentazioni di<br />

libri ed edizioni, il Premio <strong>Don</strong>izetti e numerosi concerti animeranno<br />

come di consueto i luoghi donizettiani della città fra settembre e dicembre.<br />

Francesco Bellotto<br />

Direttore artistico<br />

Bergamo Musica Festival Gaetano <strong>Don</strong>izetti


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 10


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 11<br />

DON PASQUALE<br />

dramma buffo in tre atti<br />

Libretto di<br />

Giovanni Ruffini<br />

Musica di<br />

Gaetano <strong>Don</strong>izetti


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 12<br />

A cura di<br />

Livio Aragona e Federico Fornoni<br />

Comitato editoriale<br />

Livio Aragona, Maria Chiara Bertieri, Federico Fornoni<br />

Realizzazione grafica di copertina<br />

Matteo Arena<br />

Si ringraziano per la gentile collaborazione<br />

Guia Aiolfi, <strong>Fondazione</strong> Museo di Palazzo Moroni, Bergamo<br />

Archivio Fotografico del Teatro alla Scala, Milano<br />

<strong>Fondazione</strong> Museo di Palazzo Moroni, Bergamo<br />

Piera Ravasio<br />

Copertina e illustrazioni del volume<br />

Ambienti aristocratici, galleria fotografica di Gianfranco Rota, Photo Studio UV<br />

interni di Palazzo Moroni, Bergamo<br />

Quaderni della <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti 25<br />

2010 © <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti<br />

www.donizetti.org<br />

Stampato da MAGGIONI LINO SRL – Ranica (Bg)<br />

ISBN<br />

978-88-89346-32-7


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 13<br />

La locandina<br />

LUCA ZOPPELLI<br />

«En vieux Lion moderne»<br />

INDICE<br />

MARIA CHIARA BERTIERI<br />

Modestine, semplicette, innocentine: Norina e le altre<br />

FULVIO STEFANO LO PRESTI<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> nei teatri di Bergamo:<br />

«certo quel briccone di Maestro sapeva quel che faceva!»<br />

a cura di PIERA RAVASIO<br />

FRANCESCO BELLOTTO<br />

Un dissidio fra opera ‘all’antica’ e opera ‘alla moderna’<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

Il libretto della prima<br />

ANGELO ANELLI<br />

Ser Marcantonio<br />

Bibliografia<br />

Discografia essenziale<br />

15<br />

17<br />

31<br />

43<br />

65<br />

77<br />

85<br />

89<br />

119<br />

157<br />

161


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 14


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.33 Pagina 15<br />

BERGAMO MUSICA FESTIVAL GAETANO DONIZETTI<br />

Teatro <strong>Don</strong>izetti<br />

3 dicembre ore 20.30 - 5 dicembre ore 15.30<br />

DON PASQUALE<br />

Dramma buffo in tre atti di Giovanni Ruffini<br />

Musica di Gaetano <strong>Don</strong>izetti<br />

Edizione Ricordi, Milano<br />

Personaggi<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

Norina<br />

Ernesto<br />

Malatesta<br />

Un notaro<br />

Direttore d’orchestra Stefano Montanari<br />

Regia Francesco Bellotto<br />

Regista assistente Luigi Barilone<br />

Movimenti coreografici Barbara Pessina<br />

Scene Massimo Checchetto<br />

Assistente alle scene Serena Rocco<br />

Costumi Cristina Aceti<br />

Disegno luci Claudio Schmid<br />

Maestro del coro Fabio Tartari<br />

Orchestra e Coro del<br />

Bergamo Musica Festival Gaetano <strong>Don</strong>izetti<br />

Coproduzione<br />

Bergamo Musica Festival Gaetano <strong>Don</strong>izetti<br />

<strong>Fondazione</strong> Teatro Coccia di Novara<br />

Nuovo allestimento<br />

Interpreti<br />

Paolo Bordogna<br />

Eugenio Leggiadri Gallani<br />

Linda Campanella<br />

Roberto Iuliano<br />

Ivan Magrì<br />

Christian Senn<br />

Luigi Barilone


01. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> preliminari_Layout 2 22/11/2010 8.34 Pagina 16


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 17<br />

LUCA ZOPPELLI<br />

«En vieux Lion moderne»<br />

1. L’elisir d’amore e <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> – i capolavori comici che <strong>Don</strong>izetti<br />

compose, a circa un decennio di distanza, rispettivamente per Milano<br />

(1832) e Parigi (1843) – vengono solitamente classificati come gli estremi<br />

gioielli di un genere, l’opera buffa italiana, che nel primo Ottocento<br />

giungeva al termine della sua secolare parabola. (Vi saranno, ancora per<br />

un po’, opere buffe di un certo successo composte dai vari Ricci, De<br />

Giosa, Petrella; ma resteranno un fenomeno locale e circoscritto, mentre<br />

il repertorio europeo si orienterà verso l’operetta / opéra bouffe di<br />

Offenbach, Suppé, Johann Strauss, Gilbert e Sullivan. Per tacere di commedie<br />

in musica come I maestri cantori di Norimberga o Falstaff, estranee<br />

ad ogni classificazione).<br />

Tuttavia, a ben guardare, sarebbe più corretto dire che Elisir e <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong> stanno già ai margini, e persino al di là, di quella storia gloriosa.<br />

Elisir – basato su una fonte francese – è un idillio campagnolo, privo<br />

dell’aggressività satirica e della dimensione di critica sociale che caratterizzava<br />

il genere: il mondo dei bravi e creduli villici vi è osservato con<br />

divertita bonomia, nella quale la superiorità culturale dell’osservatore –<br />

lo smaliziato spettatore urbano – si mescola ad un fondo di rimpianto<br />

russoviano per quella felice ed innocente stoltezza. Quanto a <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>, si può tranquillamente definirlo come un geniale esempio di<br />

straniamento storicistico, di post-opera buffa, che proprio nel momento<br />

in cui finge di ritornare ad un genere del passato lo stravolge in direzione<br />

di una modernità bruciante.<br />

Il Théâtre-Italien di Parigi era, negli anni Trenta-Quaranta<br />

dell’Ottocento, un luogo in cui s’incrociavano tendenze estetiche diverse.<br />

L’aristocrazia alla moda che lo frequentava aveva gusti piuttosto conservatori,<br />

che privilegiavano il repertorio classico del bel canto italiano,<br />

intonato dalle migliori voci dell’epoca. Tuttavia, in quanto sala prestigiosa<br />

inserita nel cuore pulsante del mondo culturale parigino – punto di<br />

raccolta di critici, intellettuali e uomini di teatro fra i più lucidi di quella<br />

capitale intellettuale del XIX secolo – stimolava i compositori italia-<br />

17


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 18<br />

ZOPPELLI<br />

ni, fuggiti dal clima soffocante del provincialismo e delle censure di<br />

quaggiù, a ‘modernizzarsi’, a trasformare la propria venerabile tradizione<br />

mettendola in contatto con le correnti più aggiornate della letteratura e<br />

del teatro moderni.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, composto nell’autunno 1842 e presentato al pubblico<br />

a inizio gennaio 1843, vive proprio di una simile duplicità. La partitura<br />

è concepita per quattro cantanti stellari: il basso Lablache nei panni del<br />

protagonista, il baritono Tamburini come Malatesta, Giulia Grisi e Mario<br />

nei ruoli dei due giovani innamorati. (Otto anni prima lo stesso quartetto,<br />

tranne Rubini al posto di Mario, aveva ottenuto coi Puritani il più<br />

grande successo nella storia del Théâtre-Italien). Nel chiedere al librettista<br />

Giovanni Ruffini, esule politico approdato in quel di Parigi, il remake<br />

di un vecchio e glorioso libretto, il Ser Marcantonio di Anelli – ridotto<br />

all’osso, sfrondato di personaggi e azioni collaterali – <strong>Don</strong>izetti sembra<br />

offrire al pubblico romantico parigino una sorta di ‘resurrezione’ dell’antica<br />

opera buffa italiana. Di quel modello d’opera buffa che si basa sul<br />

dispositivo archetipico del plot comico: due giovani si amano, un vecchio<br />

ridicolo – ma detentore di una posizione di potere – si mette di traverso,<br />

un collaboratore dei due giovani architetta uno stratagemma per gabbare<br />

il vecchio e giungere al fine desiderato. Comprese talune inverosimiglianze<br />

abituali nei codici di quel genere: travestimenti, credulità, brusco<br />

dietrofront finale con scambio di contratti nuziali. Con un tantino di<br />

cinismo, <strong>Don</strong>izetti diede persino alla serenata d’Ernesto al terz’atto un<br />

evidente «colore locale» romano, suscitando la delizia di un pubblico e<br />

di una critica appassionatamente adepti di questa categoria estetica. Nel<br />

riconoscere uno stereotipo culturale «tipicamente italiano», insomma, i<br />

bravi parigini si credevano confermati nella loro convinzione di assistere<br />

ad un prodotto nazionale standardizzato.<br />

Uno sguardo alle reazioni della numerosa stampa parigina (possibile<br />

grazie alla ricca antologia pubblicata da Annalisa Bini e Jeremy<br />

Commons) ci illumina sui modi e i significati dell’operazione. Nella prospettiva<br />

di critica e pubblico, l’opera buffa era considerata come un<br />

genere morto e sepolto, di cui restavano solo le testimonianze del passato:<br />

Mozart, Cimarosa, Rossini. Arrivando a teatro dopo un’attenta lettura<br />

del libretto (quanti critici fanno lo stesso oggi?), i giornalisti notava-<br />

18


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 19<br />

«En vieux Lion moderne»<br />

no dunque che «<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> rientra nel vecchio genere caricato [...] una<br />

buffoneria franca e senza pretese» («Le charivari»); furono in molti a sottolineare<br />

che sotto i nomi e le apparenze moderne dei personaggi si<br />

celavano le funzioni drammatiche e i modi d’interazione delle maschere<br />

dell’antica commedia dell’arte, peraltro molto ben nota in terra di<br />

Francia. Come scrisse un critico, «il soggetto rientra assai più nelle convenienze<br />

dell’arlecchinata italiana che nelle verosimiglianze della vita<br />

reale».<br />

2. Qui però, cominciavano i problemi. Non che l’opera non abbia ottenuto<br />

un franco successo e un’approvazione critica convinta, al contrario;<br />

eppure qualcosa non quadrava. Benché lo scenografo Domenico Ferri<br />

avesse creato un décor di tipo settecentesco, abituale per l’opera buffa, i<br />

personaggi passeggiavano in scena in abiti moderni, anzi: desunti direttamente<br />

dalla moda parigina del momento. Un recensore d’eccezione,<br />

Théophile Gautier, usa il suo inarrivabile talento di evocazione tattilovisiva<br />

per descrivere gli abiti del protagonista: nel primo atto una «veste<br />

da camera di basino [=cotone a spina] bianco, pantalone di nankino e<br />

cuffia di seta nera [...]», nel secondo «una superba parrucca color mogano<br />

chiaro» che «si attorciglia sul suo capo in riccioli troppo elaborati» e<br />

inoltre «un frac verde dai bottoni d’oro cesellato, le cui falde non si possono<br />

toccare a causa dell’enorme rotondità della sua persona». Il che gli<br />

dà l’aspetto di «un mostruoso scarabeo che vorrebbe aprire le ali per<br />

levarsi in volo e non ce la fa». Se l’autore di Smalti e cammei è un vero<br />

virtuoso della descrizione letteraria, altri critici apportano informazioni<br />

non meno preziose: la grottesca mise di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> che riceve Norina<br />

comprende «stivali di vernice, un monocolo, guanti di paglia e una rosa<br />

all’occhiello» che completano un vero «costume da dandy». Un recensore<br />

parla di un abito da «giovane e pimpante lion» (il termine usato a<br />

Parigi per i giovani danarosi alla moda in caccia di avventure galanti); un<br />

altro lo descrive «con stivali di vernice, guanti gialli e una camelia all’occhiello,<br />

né più né meno del più perfetto lion del Jockey-club». Anche di<br />

Ernesto si notano «la redingote di velluto, la cravatta alla Colin e le catene<br />

d’oro», che gli dànno l’aria di un «commesso viaggiatore di gioielli<br />

finti».<br />

19


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 20<br />

ZOPPELLI<br />

La critica, anche la più favorevole nei confronti dell’opera, ne pare<br />

disturbata: molti trovano che l’ambientazione attualizzante e ‘realistica’<br />

faccia a pugni con l’impianto arcaico di vecchia commedia dell’arte, retta<br />

da codici naïfs, artificiali e inverosimili. Si deplora che «l’azione abbia<br />

luogo ai nostri giorni; giacché è ben convenuto che le pièces di questo<br />

tipo non hanno epoca e si svolgono in un mondo impossibile». Secondo<br />

Délécluze, influente critico del «Journal des débats» (ma legato esteticamente<br />

a posizioni classiciste: veniva dalle arti figurative ed era stato prossimo<br />

a David e a Ingres), «questi abiti avvertono lo spettatore che lo si<br />

mette in presenza della vita reale e attuale; dunque diventa difficile credere<br />

al complotto di un medico, un nipote ed una giovane vedova,<br />

disposti a far subire delle umiliazioni di ogni tipo a un vecchio matto,<br />

brav’uomo peraltro, che ha il capriccio di sposarsi [...]». Lo stesso critico<br />

si lancia poi in una teoria del comico che richiama le analisi sulla necessità<br />

di allontanare, ‘derealizzare’ l’evento rappresentato, affinché si formi<br />

in noi una sorta di ‘anestesia del cuore’ (Schiller parlava di «sospensione<br />

del sentimento morale») che ci permette di ridere delle disgrazie di qualcuno<br />

che altrimenti ci parrebbe piuttosto degno di compassione:<br />

Far ridere non è cosa semplice come lo si crede. Fra tutti i mezzi che possono<br />

condurre a questo fine, uno dei primi consiste nello spaesare lo spettatore,<br />

nel trasportarlo in un mondo convenzionale, artificiale o persino<br />

sovrannaturale, che gli permetta di accettare tutto senza temere che il ridicolo<br />

lo possa mai colpire personalmente. [...] Questo tema [<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>]<br />

sa ancora della commedia di maschere [...] ma se voi introducete sulla<br />

scena un personaggio fatto e vestito come lo siamo tutti; gli prestate la<br />

nostra lingua e i nostri modi; gli fate seguire persino la moda del momento,<br />

allora [...] una donna, per quanto vivace e frizzante, non potrà permettersi<br />

di dare uno schiaffo a un vecchio, per quanto ridicolo [...]. Gli amori<br />

tardivi di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e i modi bruschi di Norina sarebbero stati accettabili<br />

riportando la scena a sessanta o ottant’anni fa.<br />

Un risultato collaterale di questa riattualizzazione, in effetti, era proprio<br />

quello di obbligare lo spettatore a un grado maggiore di identificazione<br />

emotiva; in mancanza di quello spaesamento (di quella «sospensione del<br />

sentimento morale») che ci permette di ridere delle disgrazie altrui, il<br />

fallimento delle aspirazioni soggettive – anche quelle di un ridicolo sca-<br />

20


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 21<br />

«En vieux Lion moderne»<br />

rabeo dal gilet verde troppo stretto – viene vissuto in termini di vera sofferenza.<br />

E in effetti, alcuni critici furono disturbati dal fatto che il «colore<br />

drammatico» dell’opera fosse quello di una «buffoneria assai triste»,<br />

che lo stile fosse «un po’ troppo grave per un’opera buffa».<br />

3. La scelta di usare costumi contemporanei, tuttavia, non era stata casuale<br />

né arbitraria: al contrario, va vista come un aspetto ben calcolato,<br />

essenziale ad una strategia complessiva che <strong>Don</strong>izetti perseguì con grande<br />

lucidità (e coraggio). Secondo la testimonianza di Ruffini, fu il compositore<br />

a pretendere che i costumi fossero «alla borghese moderna» –<br />

contro il parere di molti cantanti e dello stesso librettista (che ovviamente,<br />

da bravo letterato, ragionava in termini di stretta verisimiglianza e<br />

avrebbe preferito i «parrucconi»). La circostanza è provata da un documento<br />

molto interessante conservato al Museo <strong>Don</strong>izettiano di<br />

Bergamo: si tratta di una nota manoscritta del compositore elencante i<br />

costumi necessari per i personaggi di Maria di Rohan in occasione della<br />

prima viennese della primavera 1843 (i nomi degli interpreti, annotati a<br />

fianco di quelli dei personaggi, ci permettono di ricondurlo a questa<br />

precisa occasione, sebbene la nota sia scritta in francese). Una porzione<br />

dello stesso foglio (che riproduciamo nella pagina seguente) fu invece<br />

usata per alcune annotazioni relative a <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, che proviamo di<br />

seguito a decifrare e tradurre:<br />

Quasi tutti i cori in livrea – il maggiordomo in nero, vice-maggiordomo,<br />

lacché, chasseurs [domestici in livrea] – Parrucchiere, modiste.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> – primo atto. Veste da camera redingote piqué bianco.<br />

Pantaloni [illeggibile] bianchi – Pantofole. –<br />

2° atto – come un vecchio Lion moderno.<br />

È dunque chiaro che <strong>Don</strong>izetti tiene molto al suo <strong>Pasquale</strong> «en vieux<br />

Lion moderne», e che mai e poi mai avrebbe accettato i costumi della<br />

vecchia opera buffa. Il perché, a quanto pare, lo spiegò lui stesso a<br />

Ruffini: era la musica a non ammettere quello stile visivo invecchiato.<br />

In effetti, i costumi non rappresentano se non l’aspetto esteriore del<br />

programma estetico di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, un programma che prima di tutto<br />

21


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 22<br />

ZOPPELLI<br />

22<br />

Bergamo, Museo <strong>Don</strong>izettiano, IV 4 o B 2.


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 23<br />

«En vieux Lion moderne»<br />

s’invera nella sua drammaturgia musicale. Qualcuno se ne rese conto,<br />

anche fra i recensori – come ad esempio quello, assai lucido, del «Corsaire»:<br />

A nostro avviso ci si è sbagliati nel credere che il maestro abbia inteso scrivere<br />

un’opera buffa nel vecchio senso della parola. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è un’opera<br />

semi-seria nel genere dell’Elisir d’amore. Sebbene il ruolo di Lablache sia fra<br />

i più comici, lo stile della nuova partitura si eleva talvolta sino alla malinconia,<br />

e il pubblico è assai commosso dagli amori dei due giovani, e un po’<br />

anche dalle disgrazie di questo bravo vecchio che paga i vetri che non ha<br />

rotto, e che in definitiva non ha torto più grave che rinchiudersi in un gilet<br />

assurdo e mettersi un’enorme camelia all’occhiello.<br />

4. <strong>Don</strong>izetti, lucido come sempre, aveva perfettamente ragione: la musica<br />

di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> risponde ad un’estetica della contemporaneità che<br />

non ammette parrucconi e crinoline. Vi sono diversi parametri che non<br />

lasciano dubbi in proposito: il carattere estremamente sciolto e flessibile<br />

del «tono di conversazione» che permea molte parti dialogiche dell’opera;<br />

la naturalezza dovuta alla dissoluzione delle forme, che tendono a<br />

separarsi in brevi ‘momenti’ autonomi; i passi malinconico-patetici; il<br />

ruolo preponderante che le moderne danze da salotto hanno nel modellare<br />

i motivi di molti ‘numeri’ dell’opera.<br />

Il primo elemento, udibile sin dall’aprirsi del sipario, è forse il più<br />

carico d’implicazioni storiche. Come ogni opera buffa che si rispetti,<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> pratica per lunghi tratti un tipo di scrittura in cui le voci<br />

cantano in maniera relativamente semplice e sillabata, per frammenti di<br />

frasi in dialogo o per note ripetute, mentre la conduzione del discorso<br />

musicale è affidata ai motivi che scorrono in orchestra secondo strutture<br />

periodiche e regolari. Nella tradizione buffa (e ancor più nella sua<br />

radicale esasperazione rossiniana) questo tipo di scrittura diveniva un<br />

congegno a orologeria astratto e lucido, che trasmetteva l’idea di un personaggio<br />

comico totalmente prigioniero della situazione, trasformato in<br />

una grottesca marionetta. Teorici della letteratura, psicologi e filosofi<br />

hanno spesso sottolineato come il comico corrisponda a situazioni di<br />

impotenza, inferiorità, automatismo meccanico: situazioni sonorizzate<br />

da una sorta di ingranaggio esterno, nei cui ritmi il personaggio vien<br />

costretto, volente o nolente, a rientrare. In <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, invece, le cose<br />

23


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 24<br />

ZOPPELLI<br />

vanno diversamente. Le ‘basi’ orchestrali sono di carattere più garbato,<br />

quasi lirico: si dipanano morbidamente e con eleganza, con movenze da<br />

romanza cameristica. Il tipo rossiniano di parlante ‘ad orologeria’ non è<br />

assente, ma viene riservato ai punti in cui <strong>Pasquale</strong> spinge all’estremo la<br />

sua funzione di vecchio ridicolo da commedia, tronfio ed illuso: nel<br />

tempo d’attacco del duetto con Ernesto («Io <strong>Pasquale</strong> da Corneto | possidente<br />

qui presente») o nella cabaletta del duetto con Malatesta del terzo<br />

atto. Altrimenti, il parlante si distribuisce sul dipanarsi di fili flessibili ed<br />

eleganti, come all’inizio dell’introduzione («Son nov’ore; di ritorno | il<br />

dottore esser dovria»), o nel motivo che accompagna la stesura del contratto<br />

(lodato senza riserve da molti commentatori dell’epoca). Anche<br />

l’inizio del duetto dello schiaffo («Signorina, in tanta fretta | dove va,<br />

vorrebbe dirmi?») è notevole per il garbo con cui le puntualizzazioni<br />

orchestrali s’inseriscono tra le frasi cantate; man mano che il dialogo<br />

continua, il congegno di alternanza fra voce e orchestra si sfasa delicatamente,<br />

permettendo agli archi melodici di estendersi e svilupparsi. Il<br />

«tono naturale e borghese, pieno di franchezza e bonomia» che il recensore<br />

della «Revue des deux mondes» riconosceva nell’opera deriva<br />

appunto da questa scioltezza, da una forma del dialogo musicale in cui<br />

la naturalezza e l’umanità prevalgono sul dispositivo comico astratto: la<br />

maggioranza dei pezzi dell’opera (lo dice, con una punta di delusione, il<br />

recensore della «Revue et gazette musicale de Paris») «sono ragionevoli<br />

più che buffi». «Ragionevole» è un aggettivo che ben si adatta – almeno<br />

per lunghi tratti – al profilo di questa musica, lontana anni luce dalla «follia<br />

organizzata e completa» che Stendhal riconosceva nel comico rossiniano<br />

(e segnatamente in quell’Italiana in Algeri che pure ha lasciato<br />

molte tracce nelle situazioni e persino nel testo di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>). Alcuni<br />

commentatori attribuirono a <strong>Don</strong>izetti la volontà di risalire – scavalcando<br />

il modello rossiniano – al tipo di comicità bonaria e garbata incarnata<br />

dal Matrimonio segreto di Cimarosa, il compositore che Stendhal aveva<br />

definito «il Molière italiano» (un recensore del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> riprende,<br />

senza citarla, proprio questa definizione). Certo non si può negare che il<br />

duetto <strong>Pasquale</strong>-Malatesta del terzo atto («Cheti, cheti, immantinente»)<br />

ricordi, nel carattere, nella distribuzione delle voci e nella strategia formale,<br />

il delizioso modello del duetto fra Geronimo e il Conte Robinson,<br />

24


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 25<br />

«En vieux Lion moderne»<br />

«Se fiato in corpo avete», nel Matrimonio segreto. Tuttavia è chiaro che, nel<br />

contesto del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, questo duetto – con le sue simmetrie ben<br />

organizzate, che ricordano anche quelle del duetto fra Dandini e <strong>Don</strong><br />

Magnifico nella Cenerentola – rappresenta comunque un’oasi di comicità<br />

vecchio stile, funzionale all’organizzazione dell’ultima, decisiva mascherata.<br />

Il secondo aspetto che contribuisce alla sensazione di ‘naturalezza’,<br />

di una drammaturgia proveniente dalla natura dei personaggi più che<br />

dall’applicazione di un congegno esterno, è la frammentazione delle<br />

unità formali. Nell’introduzione, ad esempio, Malatesta e <strong>Pasquale</strong> praticamente<br />

si dividono la responsabilità musicale per le sezioni chiuse: ad<br />

uno il tempo lento («Bella siccome un angelo»), all’altro la cabaletta («Un<br />

foco insolito | mi sento addosso»). Il duetto successivo fra zio e nipote<br />

prende avvio, dopo qualche scambio dialogico, con il citato scioglilingua<br />

comico per <strong>Pasquale</strong>; ad esso Ernesto risponde con un trasognato cantabile<br />

(«Sogno soave e casto»; i commenti ‘a parte’ di <strong>Pasquale</strong> non interferiscono<br />

nella conduzione del discorso melodico); dopo l’ulteriore<br />

scambio del tempo di mezzo, i due si alternano nella cabaletta con materiali<br />

del tutto diversi e giustapposti, unendosi solo verso la fine. La cavatina<br />

di Norina non ha ‘scena’: consta di un raffinato Andante che inizia<br />

quasi in medias res, e che allude, col suo lirismo esagerato e vecchiotto,<br />

alle fantasticherie di stile troubadour che Norina legge senza prenderle<br />

troppo sul serio: segue la sezione principale, in tempo vivace. Il terzetto<br />

in cui Norina velata fa il suo ingresso nel salone di <strong>Pasquale</strong> è caratterizzato<br />

da più sezioni pantomimiche con dialogo, alternate a refrains concertati<br />

‘a parte’. Si ha insomma l’impressione di una costruzione piuttosto<br />

informale, quotidiana, paratattica.<br />

Quanto alla vena patetica, essa ha sempre suscitato l’interesse e l’ammirazione<br />

degli osservatori, che hanno sottolineato la cappa di serietà<br />

imbarazzata ed imbarazzante, la sensazione struggente che cala sull’opera<br />

giusto dopo lo schiaffo fatidico: alla melodia in la minore dell’orchestra<br />

– sulla quale <strong>Pasquale</strong> si riduce a balbettare qualche sillaba di sconforto<br />

– nessuno, ivi compresa Norina, riesce a sottrarsi ad un meccanismo<br />

di identificazione soggettiva col pover’uomo che vede d’un tratto<br />

scomparire il suo sogno di tardiva felicità amorosa. Il vecchio ridicolo<br />

25


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 26<br />

ZOPPELLI<br />

della commedia dell’arte, insomma, è divenuto un membro di quella<br />

‘terza età’ cui la sensibilità moderna riconosce il diritto ad una vita affettiva<br />

piena e normale: impossibile non provare della simpatia per lui, qui<br />

come nella scena che precede il duetto con Malatesta nel terzo atto (lo<br />

vediamo rientrare su un motivo estremamente patetico, come «un morto<br />

che cammina»). Meno sorprendente, rispetto alla tradizione, che anche<br />

l’«amoroso» usi toni francamente patetici; tuttavia è chiaro che, sommando<br />

il pezzo a solo nel duetto con lo zio («Sogno soave e casto», accompagnato<br />

da un motivo ‘significante’ di clarinetto che rinvia ai modi della<br />

lirica da salotto) e la cavatina del secondo atto («Cercherò lontana<br />

terra»), la nostra immagine di Ernesto risulterà estremamente caricata in<br />

senso malinconico-sentimentale. Notevole è anche il trattamento lirico<br />

del concertato nel finale secondo, il quartetto «È rimasto là impietrato».<br />

Come nel finale primo del Barbiere, tutti si volgono a constatare lo stupore<br />

del buffo di fronte alla piega imprevista degli avvenimenti. Tuttavia,<br />

in Rossini, il trattamento del concertato sottolinea con lucida impassibilità<br />

l’arresto netto del flusso drammatico e la violenza della situazione<br />

rispetto alla volontà del personaggio: c’è molto distacco e compiacimento<br />

nei commenti di Figaro e soci che osservano <strong>Don</strong> Bartolo facendo<br />

notare che «sembra una statua». Qui invece il taglio lirico ed elegante,<br />

tipico di un melodizzare salottiero, sonorizza una reazione compartecipe<br />

ed indulgente. È anche possibile che ‘malinconia’ e ‘ragionevolezza’<br />

dipendessero da un calcolo contingente: il gruppo d’interpreti per cui<br />

<strong>Don</strong>izetti scrisse l’opera non era una compagnia di canto specializzata<br />

nel genere comico – come avveniva all’epoca d’oro dell’opera buffa italiana<br />

– ma una serie di grandi artisti assuefatti alle parti del repertorio<br />

lirico e tragico. Certo, il parametro della performance rimane fondamentale<br />

nelle scelte di un compositore dell’epoca: tuttavia il <strong>Don</strong>izetti maturo<br />

riesce sempre a sfruttare le caratteristiche dei suoi interpreti per inglobarle<br />

nella logica di un progetto drammaturgico coerente e meditato<br />

con grande lucidità, ed è certamente il caso con <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

5. Un punto essenziale, infine, riguarda i «tipi» di materiale tematico che<br />

<strong>Don</strong>izetti utilizza per i motivi – d’orchestra e vocali – delle sezioni più<br />

vivaci. Raramente essi sono di tipo ‘astratto’ e concitato, come avviene<br />

26


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 27<br />

«En vieux Lion moderne»<br />

nella tradizione rossiniana: per lo più sono perfettamente identificabili in<br />

danze da salotto diffuse nella quotidianità del bel mondo parigino dell’epoca.<br />

La cabaletta «Un foco insolito | mi sento addosso» (e la sua<br />

quasi-ripresa nel terzo atto: «Aspetta, aspetta | cara sposina»), quella del<br />

duetto Norina-<strong>Pasquale</strong> («Via caro sposino»), la morale conclusiva di<br />

Norina sono riconoscibili come valzer. Restando a Norina: la sezione<br />

principale della sua cavatina («So anch’io la virtù magica») è chiaramente<br />

una polka; sia la cabaletta del duetto con Malatesta, da lei intonata<br />

(«Vado, corro al gran cimento»), sia la sua prima esplosione di carattere<br />

dopo la firma del contratto («Modi villani e rustici») sono classificabili<br />

come finali di quadriglia. Se si aggiungono le sue letture preferite<br />

(novelle e romances storico-sentimentali in stile troubadour), Norina è un<br />

perfetto animale da salotto parigino – proprio il tipo che <strong>Pasquale</strong> non<br />

vorrebbe mai tirarsi in casa, e che pure, a sua volta, maldestramente scimmiotta<br />

nell’abbigliamento galante. Gli interventi del coro, raggruppabili<br />

in due blocchi, consistono rispettivamente in una polka («I diamanti,<br />

presto, presto»), un galop («Che interminabile | andirivieni!»), un valzer<br />

(«E il nipotino | guastamestieri»): quest’ultimo, in particolare, ha tutta la<br />

finezza compositiva, l’imprevedibile mobilità tonale, la fraseologia irregolare<br />

che si richiede ad un pezzo caratteristico da salotto. Di tutto ciò<br />

s’accorse il critico de «Le monde musical», che scrisse: «la sua opera italiana<br />

è un’incantevole opera francese; le melodie sono fresche, piene di<br />

charme; i movimenti dei pezzi sono vivi, una vera miniera da sfruttare in<br />

fatto di quadriglie, galops e valzer». <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, dunque, attinge a piene<br />

mani al mondo della musica da salotto parigina degli anni Quaranta,<br />

ragione sufficiente per pretendere che lo stile di presentazione visiva sia<br />

altrettanto moderno: interessante parallelismo con quanto accadrà, dieci<br />

anni dopo, per Traviata, opera che pure attinge all’universo mondano del<br />

valzer parigino, e per la quale Verdi chiederà un’ambientazione contemporanea.<br />

A molti, l’abbiam visto, la convivenza delle due anime dell’opera sembrava<br />

problematica: l’impianto da «arlecchinata» rediviva e la naturalezza di<br />

un trattamento attualizzante parevano incompatibili. Faticarono a rendersi<br />

conto che <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> incarnava con estrema finezza un paradosso<br />

27


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 28<br />

ZOPPELLI<br />

tipico dell’estetica romantica: quello per cui alcune opere d’arte alludono,<br />

è vero, ad un modello del passato, ad un ‘buon vecchio tempo antico’<br />

in cui tutto era più semplice e naïf; ma al tempo stesso lo trattano con una<br />

sensibilità moderna e riflessiva, che prende le distanze dal modello nell’istante<br />

stesso in cui gli rende omaggio (Schiller avrebbe parlato di<br />

«poesia sentimentale»; in musica, potremmo pensare al ciclo di Lieder Die<br />

schöne Müllerin di Schubert). Fra i recensori dell’opera, l’abbiamo visto,<br />

c’era Théophile Gautier: dal 1836 accarezzava il progetto (concluso solo<br />

nel 1863!) del Capitan Fracassa, miracolo letterario in cui i modi e i tipi<br />

della commedia dell’arte convivono con lo studio modernissimo delle<br />

sfumature psicologiche e delle strutture sociali. Il povero <strong>Pasquale</strong>, pretendente<br />

da commedia agghindato «en vieux Lion moderne», ci illumina sul<br />

fatto che i meccanismi primari dei vecchi tipi drammatici si ritrovano,<br />

sotto forma simbolica più che realistica, nella complessità delle società<br />

reali: l’opera d’arte gioca sulla distanza che separa realtà e finzione, facendo<br />

però capire che la finzione può parlare della realtà, e che uno schiaffo<br />

vero può alludere a molti immateriali – ma non meno brucianti.<br />

28


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 29<br />

29


02. Zoppelli - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.17 Pagina 30<br />

30


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 31<br />

MARIA CHIARA BERTIERI<br />

Modestine, semplicette, innocentine:<br />

Norina e le altre<br />

Come è noto, la principale fonte di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è il libretto di Angelo<br />

Anelli intitolato Ser Marcantonio, messo in musica dal compositore cremasco<br />

Stefano Pavesi (1779-1850) nel ‘lontano’ 1810. Oggi autore sconosciuto<br />

ai più, durante la sua attività Pavesi ebbe invece grande notorietà.<br />

Appartenente a quella folta schiera di musicisti pre-rossiniani protagonisti<br />

della vita operistica tra l’ultima decade del Settecento e le prime<br />

due dell’Ottocento – condizione che condivise con Pietro Generali,<br />

Carlo Coccia, Valentino Fioravanti, Giuseppe e Luigi Mosca, per citarne<br />

alcuni, e che vedeva nel più ‘anziano’ Giovanni Simone Mayr il nome più<br />

rappresentativo (e più rappresentato) – Pavesi compose quasi una cinquantina<br />

di opere in musica. La maggior parte di esse uscì dal repertorio<br />

nel giro di pochi anni: una sorte comune a centinaia di altre opere, prima<br />

che il concetto di repertorio assumesse la moderna valenza.<br />

Diverso fu il destino di Ser Marcantonio, il cui debutto già fu di quelli<br />

col botto. Per ben 54 sere rimase fisso nel cartellone del Teatro alla<br />

Scala durante la stagione di carnevale, segno che l’opera ‘funzionava’ sia<br />

dal punto di vista musicale, sia da quello drammaturgico: e di questo era<br />

certamente garanzia il librettista, appunto quell’Angelo Anelli che solo<br />

due anni prima aveva scritto L’italiana in Algeri per il compositore Luigi<br />

Mosca (Scala, 1808), un libretto perfetto al punto tale da indurre Rossini<br />

qualche anno più tardi a riprenderlo quasi integralmente per l’omonimo<br />

suo capolavoro (Venezia, 1813).<br />

Quando <strong>Don</strong>izetti nel 1842 iniziò a rivestire di musica il libretto<br />

che l’esule Giovanni Ruffini gli stava approntando, Ser Marcantonio circolava<br />

nei teatri da oltre trent’anni, sostanzialmente senza interruzioni<br />

(ad esclusione forse della parte centrale degli anni Trenta). Delle oltre 60<br />

riprese individuate con certezza (tramite i libretti superstiti, gli epistolari<br />

di autori ed interpreti e i resoconti giornalistici), la maggior concentrazione<br />

si situa negli anni Dieci, con punte anche di sette (nel 1817 e<br />

1819) o addirittura di nove riprese (nel 1812), in anni in cui si trattava<br />

31


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 32<br />

BERTIERI<br />

di convivere con le opere rossiniane, senza ancora esserne travolti.<br />

Colpisce certo anche la copertura geografica di questa partitura: l’Italia<br />

vi è interamente rappresentata, con qualche predominio delle regioni<br />

settentrionali, spesso presenti con più di una ‘piazza’ (su tutte il<br />

Triveneto: Venezia, Padova, Trieste, Verona, Udine), ma anche con il passaggio<br />

nei principali teatri della zona peninsulare (a cominciare dalla<br />

Toscana, presentissima con Firenze, Siena, Pistoia, Pisa, Livorno e perfino<br />

la piccola Volterra, giù giù fino a Napoli e Catania). Anche all’estero<br />

però ebbe uguale diffusione: due volte a Vienna e a Parigi, addirittura tre<br />

a Dresda (nel triennio 1817-1819), più una puntata a Madrid, due in<br />

Croazia (Fiume e Zara), una in Baviera (a Monaco nel 1820) e perfino<br />

un paio in ‘scomode’ isole mediterranee (Corfù e Palma di Maiorca).<br />

A quale di queste recite – o magari di qualcuna delle riprese di cui<br />

non è rimasta traccia, o non è ancora stata individuata – <strong>Don</strong>izetti ebbe<br />

modo di assistere? È piuttosto difficile stabilirlo: anche incrociando i<br />

(pochi) dati in nostro possesso, non si riesce ad avere certezze in merito.<br />

Si possono però fare alcune supposizioni: la più suggestiva è certamente<br />

quella che lo immagina spettatore nel Teatro Sociale di Bergamo, ancora<br />

fresco di apertura, durante le rappresentazioni di Ser Marcantonio nella<br />

primavera del 1812. A quell’epoca <strong>Don</strong>izetti, appena quindicenne, frequentava<br />

già da sei anni (ossia dalla loro istituzione) le cosiddette Lezioni<br />

caritatevoli, cioè la scuola di musica per alunni indigenti aperta a<br />

Bergamo da Mayr. Non è improbabile che il giovane <strong>Don</strong>izetti presenziasse<br />

alle recite del Sociale, teatro con il quale Mayr aveva rapporti stretti:<br />

non per nulla, nemmeno due anni dopo, nel carnevale del 1814,<br />

<strong>Don</strong>izetti subentrò addirittura come secondo buffo in una delle opere<br />

previste nel cartellone di quel teatro.<br />

Certo è possibile ipotizzare che nel 1842, cioè all’epoca della stesura<br />

di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, l’ascolto di Ser Marcantonio non fosse per lui così<br />

remoto. La più tarda ripresa ottocentesca conosciuta ebbe luogo a Vienna<br />

proprio nel 1842, a fine estate. <strong>Don</strong>izetti partì dalla capitale austriaca<br />

(prima per Napoli, poi proprio per Parigi, dove avrebbe appunto messo<br />

mano a <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>) durante il periodo delle prove. Non è quindi inverosimile<br />

che vi abbia assistito e che ne abbia tratto suggestioni tali da<br />

indurlo a scegliere il medesimo soggetto. Certo è che la sparizione dai<br />

teatri di Ser Marcantonio si dovette prevedibilmente alla comparsa di <strong>Don</strong><br />

32


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 33<br />

<strong>Pasquale</strong> (nell’aprile del 2000 Ser Marcantonio è tornato in scena al Teatro<br />

Rossini di Lugo, in un’edizione predisposta sui materiali autografi a cura<br />

della scrivente).<br />

Sul declino della presenza nei teatri dell’opera di Pavesi, <strong>Don</strong>izetti<br />

pareva proprio contare: in almeno due lettere egli infatti si premura di<br />

raccomandare ai destinatari di non far notare a nessuno la coincidenza<br />

dei soggetti («Poscia entro in ripetizione con un’opera nuova buffa [...]<br />

titolo: <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>. È il vecchio Marcantonio (non dirlo questo)» scrive<br />

al cognato Antonio Vasselli nel novembre del 1842; e ancora: «Nella<br />

vegnente settimana entro in prova col Sor D. <strong>Pasquale</strong>. [...] Gli è un soggetto<br />

antico, che tu pure conosci benone... Marcantonio. Ma non dirlo<br />

a persona» gli ripete poco dopo: anche il cognato quindi conosceva bene<br />

quell’opera, ma non è il caso di avventurarsi alla ricerca di quale delle<br />

riprese potesse aver visto).<br />

Quel «soggetto antico» era tale per davvero: il vecchio che vuol<br />

prender moglie in tarda età facendo mostra di appetiti erotici che lo<br />

espongono al ridicolo rimanda a tradizioni buffonesche ben lontane nel<br />

tempo. L’aspetto però che qui ci interessa non è tanto legato ai desideri<br />

amorosi del vecchio quanto agli escamotages utilizzati dalla futura sposina,<br />

Norina nel caso di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, per convincerlo di essere la persona<br />

giusta per lui, cioè servizievole, silenziosa, economa.<br />

Esempi di siffatte operazioni prima del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> si ritrovano ad<br />

esempio in Mozart: nella sua Finta semplice (1768, ma rappresentata almeno<br />

un anno dopo a Vienna), Rosina è una giovane che con le sue arti di<br />

finta modestia cerca di conquistare il vecchio misogino Cassandro per<br />

convincerlo a permettere le nozze tra la sorella di lui, Giacinta, e il fratello<br />

di Rosina, Fracasso: il libretto è una rielaborazione di Marco<br />

Coltellini su un precedente dal medesimo titolo da sempre attribuito a<br />

Carlo Goldoni. La scena della presentazione tra Rosina e Cassandro (I,<br />

6) ha certo delle assonanze con la medesima scena di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>:<br />

Rosina Chi è qua? Fratello... aiuto. (Ritirandosi spaventata)<br />

Cassandro Cosa avete veduto?<br />

Cioè, di che temete?<br />

Un galantuom son io.<br />

Rosina Un galantuomo?<br />

Norina e le altre<br />

33


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 34<br />

BERTIERI<br />

34<br />

[...]<br />

Cassandro Sediam, qui baronessa,<br />

e discorriamla un poco.<br />

Rosina Sarìa meglio in cucina, appresso il fuoco.<br />

Cassandro (Che stolida!) Volete<br />

che parliamo in francese,<br />

in tedesco, in turchesco o in italiano?<br />

Rosina Come che più vi piace.<br />

[...]<br />

Cassandro Ma dunque che sa lei?<br />

Rosina So che tre e tre fan sei.<br />

Cassandro Poter del mondo! Siete<br />

una gran dottoressa in aritmetica.<br />

E non è già sì poco<br />

nell’età vostra... di quanti anni?<br />

Rosina Gli anni?<br />

Cassandro Sì, signora madama.<br />

Rosina Lasciate che ci pensi.<br />

Cassandro E così?<br />

Rosina Gli anni adesso<br />

son millesettecento<br />

sessantotto in punto.<br />

Cassandro Oh che portento!<br />

Rosina Chi è questo signore?<br />

Cassandro Non sapete che sia il portento, il prodigio<br />

da tutti conosciuto?<br />

Rosina Non ho l’onor d’averlo mai veduto.<br />

Cassandro (Che innocente fanciulla!<br />

Questa non fa paura).<br />

Ma nulla voi sapete?<br />

Rosina Oh, so un poco di tutto.<br />

[...]<br />

Cassandro [...] (M’accosto un poco,<br />

che questa è al caso mio.)<br />

Rosina (Povero allocco!)<br />

Cassandro (Un muso da museo,<br />

una buona pulcella innocentina.<br />

Eh, lascia far a noi.) Ehi... madama.<br />

Rosina Che volete?<br />

Cassandro Accostatevi.<br />

Rosina Così. (S’accosta un poco)


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 35<br />

Cassandro Così in buonora. (La tira vicino affatto)<br />

Rosina Se volete, io vi vengo in braccio ancora.<br />

Cassandro (Senz’altro è innamorata).<br />

[...]<br />

Cassandro (Poter del mondo! Io sfido<br />

tutta la quinta essenza femminesca<br />

ad esser più sincera,<br />

cioè più di costei sciocca e ciarliera.)<br />

Norina e le altre<br />

Rosina vuol far credere di essere davvero una semplicetta, si direbbe<br />

quasi una povera in spirito, fraintendendo continuamente le domande di<br />

Cassandro, per la gioia di quest’ultimo. Come si diceva, la fonte di questo<br />

libretto viene generalmente annoverata tra i drammi di Carlo<br />

Goldoni (La finta semplice messa in musica da Salvatore Perillo e rappresentata<br />

nel 1764): l’attribuzione è stata abbastanza di recente messa efficacemente<br />

in dubbio (da Carlida Steffan, nel programma di sala della<br />

Finta semplice data alla Fenice di Venezia nel 2005, che ipotizza come possibile<br />

autore Gasparo Gozzi, fratello del più noto Carlo). Anche se<br />

Goldoni non ha responsabilità personali in questo libretto, egli però si<br />

era già cimentato in precedenza con un’altra finta ‘modestina’, anch’essa<br />

di nome Rosina, uno dei personaggi della commedia in versi Il ricco<br />

insidiato (1758). In breve, è la storia di un conte che, avendo ricevuto una<br />

grossa eredità, viene circuito da tutte le ragazze del paese, tra le quali<br />

appunto la nostra Rosina. Eccola nella solita ‘scena della presentazione’<br />

(III, 6):<br />

Brigida Questa è la prima volta, che la figliola mia<br />

avrà, dacch’ella è nata, pranzato in compagnia.<br />

Dopo che del mio sposo sono rimasta priva,<br />

in casa mia, vel giuro, non viene anima viva.<br />

Non andiam fuor di casa, mi preme l’onestà:<br />

quest’è la prima volta, e l’ultima sarà.<br />

Certo per esser voi le ho data la licenza. (al Conte)<br />

Via da brava, figliuola, fate una riverenza. (a Rosina)<br />

Rosina Serva. (s’inchina al Conte)<br />

Conte Con tutto il core.<br />

Riccardo Che giovane garbata!<br />

Il merito si vede di lei, che l’ha educata.<br />

35


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 36<br />

BERTIERI<br />

Brigida Certo non ho mancato di far la parte mia,<br />

l’ho sempre custodita con tutta gelosia.<br />

Non sa cosa sia mondo, è savia, e modestina:<br />

guardatela, è innocente come una colombina.<br />

Conte Di buona educazione si riconosce il frutto.<br />

Brigida E poi colle sue mani lavora, e fa di tutto.<br />

Sa cucir, sa filare, sa lavorar calzette,<br />

sa ricamar di bianco, sa far cento cosette.<br />

Ella si fa i golliè, le cuffie, ed i fioretti,<br />

sa lavar, sa stirare, sa inamidar merletti;<br />

sa accomodar vestiti meglio di una sartora,<br />

sa leggere, sa scrivere, che pare una dottora.<br />

Il ruolo che sarà del Dottor Malatesta viene qui svolto dalla madre<br />

Brigida (un po’ sulla falsariga delle madri di oggi, che incitano le loro<br />

figlie a far provini per trovare partito e lavoro): ella infatti preme affinché<br />

la sua bambina si comporti con modestia e semplicità, salvo poi non<br />

averla istruita a dovere, poiché la figliola si tradisce ogni momento (IV,<br />

9, di fronte alla sorella del Conte):<br />

Brigida È innocente, meschina, tale qual com’è nata.<br />

Ma l’altre! Al giorno d’oggi! Povera gioventù!<br />

Livia Quanti anni avrà?<br />

Brigida Quattordici.<br />

Rosina Oh diciassette, e più.<br />

Brigida Taci là, non è vero. Quattordici t’inganni.<br />

[...]<br />

Livia Che dice la fanciulla?<br />

Rosina Dirò, se dir mi lice,<br />

ch’io non son tanto semplice, quanto mia madre dice:<br />

che so la parte mia quanto si può sapere.<br />

Brigida Chetati quand’io parlo.<br />

Rosina Ma se...<br />

Brigida Non vuoi tacere?<br />

Proprio l’aspetto dell’insegnamento della parte, quello che manca nelle<br />

Rosine goldoniane, è invece un elemento fondamentale nella Norina<br />

del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>: la lezione che viene impartita dal Dottor Malatesta,<br />

motore di tutto l’ordito e fratello per finta, induce a pensare che in realtà<br />

Norina sia una ragazza di buona indole, che solo a fin di bene prove-<br />

36


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 37<br />

rà a prendersi gioco di un anziano pretendente. La sua diretta antesignana,<br />

la Bettina di Ser Marcantonio, impara altrettanto bene la lezione<br />

impartitale dal fratello (stavolta per davvero) Tobia, ma non si rivelerà<br />

altrettanto clemente. Prima di inoltrarci nel raffronto tra queste due finte<br />

innocentine, è utile un breve riassunto della trama di Ser Marcantonio.<br />

Atto I<br />

Ser Marcantonio convoca servi e familiari per informarli di una sua decisione:<br />

vuol finalmente prender moglie, e cerca una donna «che non rida, non pianga,<br />

| non conversi, non giochi, e non ispenda» (quest’ultima è la dote più gradita).<br />

I suoi due nipoti, Medoro e Dorina, vedono così in pericolo – per mancanza di<br />

dote – la possibilità di accasarsi: rispettivamente con la modista Bettina e il di<br />

lei fratello Tobia.<br />

Saputa la notizia, Tobia mette in atto un piano: sarà lui a trovare la donna giusta<br />

per Ser Marcantonio. È la propria sorella Bettina, che viene opportunamente<br />

istruita su come conquistare la fiducia dello ‘sposino’, apparendo fintamente<br />

ingenua e desiderosa solo di compiacerlo.<br />

L’incontro tra Marcantonio e Bettina funziona a meraviglia: il vecchio, all’istante<br />

innamorato dei modi innocenti della ragazza, è gabbato a dovere e fa subito<br />

chiamare un notaio. L’arrivo di Medoro, che non sa nulla del piano architettato<br />

ai danni di Marcantonio, rischia però di mandare tutto all’aria.<br />

Al giunger del notaio, che altri non è che Tobia travestito, si stende il contratto<br />

di nozze, nel quale Marcantonio si obbliga al pagamento di ottantamila franchi<br />

in caso di mancata fede ai patti sottoscritti. Terminato di apporre la firma, Bettina<br />

si trasforma sotto gli occhi esterrefatti di Marcantonio in una scialacquatrice<br />

accanita che lo comanda a bacchetta.<br />

Atto II<br />

Norina e le altre<br />

Inutili si rivelano i tentativi da parte di Marcantonio di riportare la ragazza a più<br />

miti consigli: non gli resta che tenersi Bettina o sborsare il danaro. Egli medita<br />

però un modo di non far né l’un né l’altro. Un aiuto insperato gli viene dal<br />

servo Pasquino che lo mette al corrente che Bettina ha predisposto un incontro<br />

galante con uno sconosciuto in giardino: è l’occasione giusta per disfarsi<br />

della sposa senza pagare dazio.<br />

Marcantonio si apposta in un boschetto per sorprendere i due amanti. I suoi<br />

nipoti, ormai informati di tutto e ben disposti a dare una mano per condurre lo<br />

37


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 38<br />

BERTIERI<br />

zio alla rovina, si infilano in un padiglione del giardino. Pensando che si tratti di<br />

Bettina e del suo amante, Marcantonio chiude a chiave il padiglione e corre a<br />

chiamare un giudice.<br />

Si predispone tutto per un processo per direttissima: Marcantonio accusa la<br />

sposa di tradimento. Grande però è lo stupore quando, aperta la porta del casino,<br />

ne escono Dorina e Medoro. Il giudice, in realtà il servo Pasquino travestito,<br />

accusa Marcantonio di calunnia. Tobia propone una soluzione a quest’imbroglio:<br />

Marcantonio dovrà rinunciare alla moglie, pagare i soldi pattuiti e, in più,<br />

acconsentire alle doppie nozze tra Tobia e Dorina e tra Medoro e Bettina.<br />

L’apparente indugio di Bettina ad accettare le nozze con Medoro sembra riportare<br />

di nuovo tutto in altro mare: ma è solo una feroce mossa per spogliare<br />

Marcantonio di tutti i suoi averi. La morale è presto detta: questo è quello che<br />

succede ad «un vecchio che vuolsi ammogliar».<br />

Ruffini (e <strong>Don</strong>izetti) avevano certo davanti agli occhi questo libretto:<br />

non si trattò infatti di utilizzare semplicemente lo stesso soggetto, ma di<br />

mantenere, pur con i necessari adeguamenti, alcune parti della versificazione,<br />

quelle evidentemente inossidabili al trascorrere del tempo, dai<br />

coautori considerate ancora efficaci nonostante l’età.<br />

Le due più cospicue sono entrambe legate all’aspetto della presunta<br />

modestia della protagonista. La prima è appunto la scena della ‘lezione<br />

di finta innocenza’, in assoluto il punto di maggior contatto tra i due<br />

libretti. Nella tabella sono evidenziati in grassetto i versi o parte di essi<br />

che sono transitati da Anelli a Ruffini:<br />

38<br />

Ser Marcantonio (I, 4) <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> (I, 5)<br />

BETTINA Parlo schietto. Ov’io non manchi<br />

all’amor del caro bene,<br />

farò imbrogli, farò scene:<br />

già tu sai se ne so far.<br />

TOBIA Non temere. Adoro ed amo<br />

ancor io la mia Dorina.<br />

Quest’imbroglio che facciamo,<br />

tende il vecchio a corbellar.<br />

BETTINA Siamo intesi. Prendo impegno.<br />

TOBIA La tua parte or io t’insegno.<br />

BETTINA Mi vuoi fiera?.. Mi vuoi mesta?..<br />

Deggio piangere, o gridar?<br />

TOBIA La tua parte non è questa.<br />

Stammi un poco ad ascoltar.<br />

Hai da far la semplicetta.<br />

BETTINA Posso in questo dar lezione.<br />

TOBIA Collo torto… bocca stretta.<br />

BETTINA Proviam dunque quest’azione.<br />

Ho vergogna… son zitella…<br />

NORINA Pronta son; purch’io non manchi<br />

all’amor del caro bene,<br />

farò imbrogli, farò scene,<br />

mostrerò quel che so far.<br />

DOTTORE Voi sapete se d’Ernesto<br />

sono amico, e ben gli voglio.<br />

Solo tende il nostro imbroglio<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> a corbellar.<br />

NORINA Siamo intesi. Or prendo impegno,<br />

DOTTORE Io la parte ecco v’insegno.<br />

NORINA Mi volete fiera, o mesta?<br />

DOTTORE Ma la parte non è questa.<br />

NORINA Ho da pianger, da gridar?<br />

DOTTORE State un poco ad ascoltar.<br />

Convien far la semplicetta.<br />

NORINA Posso in questo dar lezione.<br />

Contraffacendo. Mi vergogno, son zittella.<br />

Grazie, serva, signor sì.<br />

D Brava, brava, bricconcella!


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 39<br />

B Proviam dunque quest’azione.<br />

Ho vergogna… son zitella…<br />

serva… grazie… signor sì.<br />

TOBIA Brava, brava mia sorella:<br />

va benissimo così.<br />

A DUE Che bel gioco!.. Quel che resta,<br />

presto andiamo a concertar.<br />

A quel vecchio affé la testa<br />

questa volta ha da girar.<br />

Norina e le altre<br />

Grazie, serva, signor sì.<br />

DOTTORE Brava, brava, bricconcella!<br />

Va benissimo così.<br />

NORINA Collo torto.<br />

DOTTORE Bocca stretta.<br />

NORINA Mi vergogno.<br />

DOTTORE Oh benedetta!<br />

Va benissimo così.<br />

A DUE Che bel gioco! Quel che resta<br />

or si vada/or andate a combinar.<br />

A quel vecchio affé la testa<br />

questa volta ha da girar.<br />

Ben evidenti, anche se non altrettanto pedisseque, sono le derivazioni del<br />

secondo caso, che riguarda la scena – di poco successiva – in cui avviene<br />

il primo incontro tra Bettina/Norina e Ser Marcantonio/<strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>: è di nuovo la ‘scena della presentazione’, quella in cui la giovane<br />

sposina mette in pratica ciò che ha imparato, e convince il suo vecchio<br />

pretendente di essere la ‘modestina’ spacciata da Tobia/Malatesta (si<br />

riportano in grassetto le parti comuni e su sfondo grigio i versi simili<br />

che usano però parole diverse):<br />

Ser Marcantonio (I, 7) <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> (II, 3)<br />

MARC. Signorina…<br />

TOB. È ancor confusa.<br />

Ehi Bettina…<br />

MARC. Ancor sta chiusa.<br />

A DUE Zitto: indietro stiam per poco<br />

a veder che cosa fa.<br />

BETT. Serva sua… qui alcun non v’è.<br />

Mio fratel… tapina me.<br />

TOB. Osservate il portamento.<br />

Proprio è quella. Son contento.<br />

A TRE Vesti… gesti… sguardi… tratto…<br />

tutto è in lei semplicità.<br />

(Ei s’accosta: vecchio matto,<br />

or ti servo come va.)<br />

[…]<br />

MARC. Dite: la sera almeno<br />

vorrete in casa un po’ di compagnia?<br />

BETT. Non signor.<br />

MARC. Al teatro<br />

andrete dunque?<br />

BETT. Non signor.<br />

MARC. Ma sola<br />

star sempre in casa?..<br />

BETT. Sì signor. Mi piace<br />

di lavorar.<br />

MARC. Benissimo; e che cosa<br />

con queste vostre mani<br />

sapete far di bello, e di pulito?<br />

BETT. Quello che piace al mio signor marito.<br />

Calze, ricami, rocca…<br />

cucire, pettinar…<br />

TOB. (Che scaltra!)<br />

DOTT. Via da brava.<br />

NOR. Reggo appena...<br />

Tremo tutta...<br />

DOTT. V’inoltrate.<br />

NOR. Ah fratel! Non mi lasciate.<br />

DOTT. Non temete.<br />

NOR. Per pietà!<br />

DOTT. Fresca uscita di convento,<br />

natural è il turbamento,<br />

è per tempra un po’ selvatica,<br />

mansuefarla a voi si sta.<br />

NOR. Ah fratello!<br />

DOTT. Un sol momento.<br />

NOR. Se qualcun venisse a un tratto!<br />

(Sta a vedere, vecchio matto,<br />

ch’or ti servo come va.)<br />

PASQ. Mosse, voce, portamento<br />

tutto è in lei semplicità.<br />

La dichiaro un gran portento<br />

se risponde la beltà!<br />

NOR. Ah fratello!<br />

DOTT. Non temete.<br />

[…]<br />

PASQ. Volea dir ch’alla sera<br />

la signora amerà la compagnia.<br />

NOR. Niente affatto. Al convento<br />

si stava sempre sole.<br />

PASQ. Qualche volta a teatro?<br />

NOR. Non so che cosa sia, né saper bramo.<br />

PASQ. Sentimenti ch’io lodo,<br />

ma il tempo uopo è passarlo in qualche modo.<br />

NOR. Cucire, ricamar, far la calzetta,<br />

badare alla cucina,<br />

il tempo passa presto.<br />

DOTT. (Ah malandrina!)<br />

39


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 40<br />

BERTIERI<br />

Tanta semplicità di modi, così ammirata e richiesta nelle ragazze da<br />

marito, finì per contagiare dal libretto la partitura in modo tanto più efficace<br />

a mano a mano che il tempo passava. Nel 1820 un anonimo recensore<br />

milanese così parlava della rappresentazione datasi in gennaio al<br />

Teatro Re: «Dopo il <strong>Don</strong> Giovanni, adorno di quella musica direi quasi<br />

divina, ma scientifica tanto che da pochi viene bastevolmente bene eseguita,<br />

e da non molti può essere pienamente gustata, certamente il Ser<br />

Marc’Antonio di Pavesi, tutto semplicità e leggerezza, porgeva quella certa<br />

varietà che poteva anche piacevolmente intrattenerci» («Corriere delle<br />

dame», gennaio 1820). E un suo collega fiorentino pochi mesi dopo<br />

ribadiva: «Difatti il suo Ser Marcantonio, sentito e risentito, piace e piacerà<br />

sempre finché vi saranno degli orecchi non storditi dai tempestosi frastuoni<br />

degl’istromenti introdotti di recente nell’orchestra, che oltre a<br />

distruggere totalmente l’indole della nostra musica, rendono inutile l’effetto<br />

della poesia a cui ella viene applicata, sforzano e in breve tempo<br />

rovinano la voce dei cantanti, e convertono in un tartarico caos il più<br />

soave e il più seducente conforto della mente e del cuore» («Corriere<br />

delle dame», maggio 1820). A quell’altezza cronologica il riferimento è<br />

certamente a Rossini, e all’irrobustimento della sua orchestrazione, così<br />

evidente anche nell’ambito comico o semiserio (si pensi ad esempio a<br />

La gazza ladra, a Cenerentola o a Matilde di Shabran).<br />

Di altro sapore (una specie di dichiarazione d’amore per il bel<br />

tempo andato) è invece il riconoscimento che arrivò quasi vent’anni più<br />

tardi da parte di uno dei più illustri librettisti italiani, Felice Romani, che<br />

sulla «Gazzetta piemontese» (giugno 1839) ancora elogiava di Ser<br />

Marcantonio «la schietta melopea», la «naturalezza», le «voci non sopraffatte<br />

dagli stromenti» e appunto il coraggio di «presentarsi in tutta l’antica<br />

sua semplicità». Mancavano solo tre anni all’avvento di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

40


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 41<br />

41


03. Bertieri - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.20 Pagina 42<br />

42


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 43<br />

FULVIO STEFANO LO PRESTI<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

Gli anni Quaranta dell’Ottocento, ultimo decennio dell’itinerario artistico<br />

e dell’esistenza di Gaetano <strong>Don</strong>izetti, vedono emergere in fulgida<br />

sequenza nella prima metà i capolavori concepiti per le scene parigine e<br />

viennesi, mentre diventano più sporadiche le creazioni destinate ai teatri<br />

italiani. Se, tuttavia, <strong>Don</strong>izetti non si fosse affrancato pur traumaticamente<br />

dalla ‘sua’ Napoli, difficilmente questa radiosa stagione internazionale<br />

che conclude la sua carriera teatrale avrebbe potuto sorgere<br />

all’orizzonte.<br />

Nell’autunno 1838 <strong>Don</strong>izetti lascia la capitale del Regno delle due<br />

Sicilie in cui era approdato nella primavera 1822, nel momento in cui<br />

Gioachino Rossini preparava già i bagagli per quel viaggio che con vari<br />

giri lo avrebbe condotto a Parigi. In quei sedici anni si concentrava quasi<br />

tutta la carriera, intensa, travagliata, sofferta, sorprendentemente feconda,<br />

del quarantenne Bergamasco. Anche per <strong>Don</strong>izetti, viaggiatore consuetudinario<br />

instancabile dal Settentrione alla Sicilia, era dunque giunta<br />

l’ora di levare le tende senza voltarsi indietro verso l’agognata meta di<br />

Parigi. 1<br />

Ha ormai la quasi certezza, <strong>Don</strong>izetti, che la direzione del Real<br />

Conservatorio di San Pietro a Majella, di cui ha assunto l’interim dopo la<br />

morte di Nicola Zingarelli nel 1837, gli è definitivamente preclusa<br />

nonostante le ripetute facili promesse fattegli. 2 Come se non bastasse gli<br />

è piombato addosso il divieto, emanato da re Ferdinando II in persona,<br />

di far rappresentare Poliuto, composto per il Teatro San Carlo, al cui soggetto<br />

‘sacro’ – trattandosi della vicenda di un martire cristiano – non si<br />

addice, secondo l’intransigente morale borbonica, un ambito ‘profano’<br />

1. Se nelle lettere da Parigi <strong>Don</strong>izetti accenna talvolta a un suo probabile ritorno a Napoli,<br />

non sappiamo quanto ne fosse convinto egli stesso. Può darsi che volesse in questo modo<br />

tranquillizzare gli amici laggiù che curavano i suoi interessi, ed anche il cognato a Roma,<br />

col sottintendere che non aveva l’intenzione di mettere radici a Parigi.<br />

2. Si legga al riguardo la lettera all’amico vercellese, ma veneziano d’adozione, Agostino<br />

Perotti della metà di giugno 1837 («Studi donizettiani», 4, 1988, n. 239a, p. 32).<br />

43


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 44<br />

LO PRESTI<br />

quale la scena di un teatro. Ma la mancata andata in scena dell’opera<br />

espone il compositore al pagamento di una penale al teatro per inadempienza<br />

contrattuale!<br />

Persino la casa di proprietà di via Nardones – il lussuoso appartamento<br />

in cui si è trasferito nel maggio 1837 – lo spinge ora alla partenza.<br />

3 Dopo la morte dell’amata Virginia nell’estate del 1837 gli sembra<br />

così vuota! Ricordi troppo dolorosi lo circondano tra quelle pareti e lo<br />

fanno soffrire, la porta di una certa stanza non trova la forza di aprirla. 4<br />

Malgrado la popolarità di cui gode presso il pubblico napoletano o,<br />

forse, proprio a causa di essa, <strong>Don</strong>izetti non è riuscito a guadagnarsi il<br />

favore di una parte dell’intellighenzia partenopea, né a vincere la melliflua<br />

ostilità dei ‘vedovi’ di Vincenzo Bellini, vale a dire la congrega di<br />

Francesco Florimo – condiscepolo del Catanese nel conservatorio di cui<br />

nel frattempo è diventato archivista e poi sarà bibliotecario – ispiratore<br />

di una ‘fronda’ che trama in maniera subdola contro il foresto e funge da<br />

lobby volta a indurre Ferdinando II a non nominare <strong>Don</strong>izetti direttore<br />

del conservatorio. Il loro candidato, che finirà per averla vinta, è il regnicolo<br />

Saverio Mercadante, anch’egli ex allievo del conservatorio, sul<br />

quale Florimo ha premuto con insistenza affinché presentasse la sua candidatura.<br />

All’inizio Mercadante, installato dal 1833 nella ‘strategica’<br />

Novara con l’incarico di maestro di cappella della cattedrale, non è infatti<br />

troppo lusingato dai vantaggi di trasferirsi a Napoli per occupare un<br />

posto certo di alto prestigio ma a notevole distanza dalle piazze settentrionali<br />

in cui fa rappresentare le sue opere. 5<br />

3. «[...] l’appartamento, che ha acquistato in via Nardones 14, [...] è poco meno che una<br />

residenza principesca: dispone di una vasta galleria per le feste, di saloni, veranda, ampie<br />

camere e servizi igienici di prim’ordine. <strong>Don</strong>izetti vi aggiunge il tocco di una carrozza<br />

per le passeggiate di Virginia e non dimentica di scegliere personalmente la culla per il<br />

bambino prossimo a nascere. Né l’una né l’altra saranno mai utilizzate» (SAMY FAYAD,<br />

Vita di <strong>Don</strong>izetti, Milano, Camunia, 1995, pp. 221-222).<br />

4. In varie lettere scritte al cognato Antonio Vasselli, dopo la morte di Virginia, <strong>Don</strong>izetti<br />

accenna alla porta della stanza di lei che non ha la forza di aprire (cfr. GUIDO ZAVADINI,<br />

<strong>Don</strong>izetti. Vita - Musiche - Epistolario, Bergamo, Istituto italiano d’arti grafiche, 1948, n.<br />

254, 31 agosto 1837, p. 442; n. 263, 21 settembre 1837, p. 449; n. 279, 25 novembre 1837,<br />

p. 461).<br />

5. Delle sedici opere composte da Mercadante tra il 1831, dopo il ritorno dalla Spagna,<br />

e il 1840, soltanto tre ebbero il loro battesimo a Napoli, mentre le altre furono destinate<br />

44


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 45<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

Ferdinando II – sul quale non è facile ancora oggi esprimere un giudizio<br />

spassionato – a dispetto di un lato amabile della sua persona e di<br />

tante buone intenzioni, non è che un monarca assoluto illuminato in una<br />

parte più e altrove meno, bigotto nel senso che gli manca una visione<br />

‘laica’ dei suoi compiti di sovrano, animato da un benevolo paternalismo<br />

che fa breccia nel cuore del popolo semplice e bonaccione e dei più<br />

conservatori e tradizionalisti tra i suoi sudditi ma che non gli cattiva<br />

necessariamente la fiducia di tanti intellettuali (tra cui i ‘nefasti’ liberali)<br />

e di chi ha una visione più lungimirante della realtà, e, poiché resterà sul<br />

trono per ventinove anni e mezzo, fino alla vigilia della caduta, repentina<br />

simile a quella di un castello di carte, del vasto Regno delle Due<br />

Sicilie, è arduo compito non imputargli la più grande responsabilità nella<br />

fine ingloriosa di una monarchia che aveva da tempo il proprio avveni-<br />

a Milano, Torino, Venezia, Bergamo e Parigi. Delle undici successive che videro la luce<br />

quando si era già insediato alla direzione del Conservatorio di San Pietro a Majella, nove<br />

vennero composte per i teatri napoletani (cfr. THOMAS G. KAUFMAN, Catalogue of<br />

Mercadante’s Operas. Chronology of Performances with Casts, «Mercadante. Bollettino<br />

dell’Associazione Civica “Saverio Mercadante”», 1, 1996). «Che vi fosse una forte opposizione<br />

alla nomina di <strong>Don</strong>izetti alla carica era noto a molti in città. Nell’ambiente accademico<br />

più tradizionalista, con l’inizio della carriera di Bellini, si era formata una fazione<br />

antidonizettiana capeggiata da Francesco Florimo, la quale, scomparso il vecchio<br />

Zingarelli, esercitava pressione sul ministro Santangelo perché a sostituire il longevo rappresentante<br />

dell’antica opera napoletana venisse chiamato Saverio Mercadante, non tanto<br />

perché ritenuto più meritevole (questo non lo si disse mai esplicitamente), ma in quanto<br />

il maestro pugliese (ecco la scappatoia) possedeva il requisito di essere un “regnicolo”,<br />

al contrario di <strong>Don</strong>izetti, suddito austriaco. [...] però, suddito austriaco <strong>Don</strong>izetti non lo<br />

era più, avendo da sedici anni lasciato la Lombardia; semmai, e a pieno diritto, poteva<br />

considerarsi suddito di Ferdinando II, giacché nella sua qualità di direttore dei Reali<br />

Teatri e di docente al conservatorio svolgeva mansioni statali. Per manifestare la loro<br />

avversione a <strong>Don</strong>izetti, i gentiluomini del conservatorio non avevano dovuto attendere<br />

la morte di Zingarelli; essi la esternavano ricorrendo a piccole meschinità di ogni genere,<br />

quale quella di ritardare [anche di alcuni mesi] il pagamento del suo stipendio» (FAYAD,<br />

Vita di <strong>Don</strong>izetti cit., p. 244). <strong>Don</strong>izetti stesso riferisce di tale ritardo nel versargli lo<br />

stipendio in una lettera dell’estate 1838 al cognato Vasselli (ZAVADINI, <strong>Don</strong>izetti cit., n.<br />

301, p. 479). Per decidere di nominare Mercadante Ferdinando II indugiò fino al 18 giugno<br />

1840, quando <strong>Don</strong>izetti si trovava a Parigi da quasi due anni, ma fino all’ultimo<br />

«Mercadante era quasi contrario a trasferirsi a Napoli, dove non vedeva una convenienza<br />

economica ed artistica» (SANTO PALERMO, Mercadante e <strong>Don</strong>izetti e l’affare del<br />

Conservatorio di Napoli, «The <strong>Don</strong>izetti Society Newsletter», 78, 1999, p. 15).<br />

45


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 46<br />

LO PRESTI<br />

re alle spalle. 6 Che abbia simpatia e stima per <strong>Don</strong>izetti e che ne apprezzi<br />

la musica, è indubbio. Ma già nel 1834, quando aveva conferito da<br />

poco a <strong>Don</strong>izetti la cattedra di contrappunto e composizione al conservatorio,<br />

era scoppiato lo ‘scandalo’ di Maria Stuarda e Ferdinando si era<br />

dovuto scomodare in prima persona per sbarrare a quell’opera ‘sediziosa’<br />

la strada della scena, visto che i suoi zelanti censori avevano tardato a<br />

emettere un verdetto (o non avevano osato farlo). 7 Adesso, con questo<br />

nuovo ‘guaio’ del Poliuto e i fastidi della nomina del successore di<br />

Zingarelli, chissà che il sovrano non tragga un gran respiro di sollievo<br />

vedendo partire <strong>Don</strong>izetti per Parigi.<br />

Questo secondo viaggio di <strong>Don</strong>izetti in Francia ha avuto una lunga<br />

maturazione, poiché dal rientro a Napoli nella primavera 1835, dopo<br />

6. Nato a Palermo nel 1810, Ferdinando II sale al trono nel 1830 alla morte del padre<br />

Francesco I. Muore a 49 anni nel 1859. Quest’anno è caduto dunque il suo bicentenario,<br />

ma a celebrarlo saranno stati soltanto i filoborbonici napoletani in compagnia di altri<br />

nostalgici delle neiges d’antan. Mi sembra eloquente il sottotitolo del recente, breve profilo<br />

biografico del penultimo re Borbone di ROBERTO MARIA SELVAGGI, tracciato peraltro<br />

con una certa indulgenza partigiana che sfiora l’agiografia: Ferdinando II di Borbone.<br />

Storia di un sovrano napoletano. Trent’anni di regno tra progresso e reazione, Roma, 1996. Oserei<br />

dire che, senza volerlo, il Reale Teatro San Carlo ha in un certo senso ‘festeggiato’ il<br />

bicentenario ferdinandeo. Nel marzo e nell’aprile di quest’anno sono andati rispettivamente<br />

in scena Maria Stuarda di <strong>Don</strong>izetti e il balletto Giselle di Adolphe Adam.<br />

Ferdinando in persona proibì l’opera donizettiana il cui contenuto politico e religioso<br />

gli dispiaceva al massimo. Nella scena della confessione della regina scozzese (che non<br />

può non essere una confessione laica, poiché la Stuarda confessa le sue colpe a Talbot,<br />

cortigiano della regina Elisabetta, che non è un prete e non è neanche cattolico, benché<br />

non rari registi odierni gli affibbino addirittura una lunga tonaca gesuitica) si è visto<br />

benissimo che al termine della confessione Maria riceve da Talbot la comunione. In<br />

materia di balletto dettava legge la pia regina Maria Cristina di Savoia, prima moglie di<br />

Ferdinando e monaca mancata, la quale, nonostante la grande avversione per il teatro (in<br />

cui metteva piede soltanto per accompagnare il consorte), faceva del suo meglio per<br />

‘moralizzarlo’. I ballerini dovevano quindi essere quanto più coperti e assumere pose<br />

quanto più castigate. Ora, l’edizione 2010 di Giselle ha destato scalpore per l’apparizione<br />

in scena del primo ballerino, Roberto Bolle, completamente nudo. Se interessa la mia<br />

modesta opinione, si è trattato di una combinazione di esibizionismo e voyeurismo che<br />

nulla aggiungeva alla valenza artistica dello spettacolo, ma la bacchettona Maria Cristina,<br />

a quasi centottant’anni di distanza dalla sua ‘benefica’ azione moralizzatrice, ha pienamente<br />

meritato questo tardivo schiaffo sulla sua regale guancia.<br />

7. Forse perché la protagonista della Stuarda sarebbe stata Giuseppina Ronzi De Begnis<br />

che, come si mormorava, era l’amante di Ferdinando II?<br />

46


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 47<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

aver trascorso a Parigi quasi tre mesi tra gennaio e marzo per mettere in<br />

scena Marino Faliero al Théâtre-Italien, il compositore ha ardentemente<br />

desiderato di ritornare in quella capitale:<br />

Parigi naturalmente attirava <strong>Don</strong>izetti non soltanto perché la censura francese<br />

era più di manica larga. Era il prestigio, che poteva derivargli da un<br />

successo a Parigi, a coronamento della sua carriera di compositore, il principale<br />

richiamo. E, da un punto di vista squisitamente pratico, non disdegnava<br />

la prospettiva, che gli si apriva nella capitale francese, di più pingui<br />

compensi e di più favorevoli rapporti con gli editori. Né perdeva di vista<br />

l’aspetto della più ampia protezione accordata alla proprietà musicale rispetto<br />

all’Italia, dove per più di un decennio aveva dovuto lamentare sia la<br />

perdita di profitti che le manomissioni della sua musica ad opera di editori<br />

pirati. 8<br />

Dal suo ritorno a Parigi, alla fine di ottobre 1838, <strong>Don</strong>izetti non<br />

perde tempo: stabilisce una serie di contatti, si impegna fattivamente in<br />

vari progetti. L’enorme entusiasmo destato in anticipo dalla prima parigina<br />

di Lucia di Lammermoor – data al Théâtre-Italien nel 1837 – gli ha<br />

in un certo senso preparato il terreno. Si occupa, per cominciare, delle<br />

riprese in quello stesso teatro di Roberto Devereux e dell’Elisir d’amore 9 e<br />

parallelamente porta avanti le trattative con l’Académie Royale de<br />

Musique (Opéra) già avviate da Napoli.<br />

Sin da principio <strong>Don</strong>izetti – buon sangue bergamasco non mente –<br />

è stato un lavoratore instancabile, un vero e proprio workaholic 10 e non è<br />

8. WILLIAM ASHBROOK, <strong>Don</strong>izetti. La vita, Torino, EdT, 1986, p. 123.<br />

9. Nello spazio di tre settimane l’esito ottenuto sulla stessa scena da Roberto Devereux (27<br />

dicembre 1838) è diametralmente opposto al successivo Elisir d’amore (17 gennaio 1839).<br />

Lo stesso pubblico, che va in estasi assistendo all’Elisir, ha riservato un’accoglienza piuttosto<br />

fredda al Devereux «in parte perché [...], dopo Lucia di Lammermoor, si aspettava<br />

vocalità pirotecniche dello stesso genere» (ASHBROOK, <strong>Don</strong>izetti cit., p. 128). Fu per l’edizione<br />

parigina del Devereux che <strong>Don</strong>izetti compose l’ouverture con la parafrasi dell’inno<br />

nazionale britannico, «God save the King», auspicando in tal modo di poter traversare la<br />

Manica e dare un’opera a Londra. In tale direzione va probabilmente interpretata la dedica<br />

alla regina Vittoria delle Matinées musicales (1841). L’occasione, presentatasi nell’autunno<br />

1841, sfumò principalmente a causa della mancata collaborazione di Felice<br />

Romani, ma questa è un’altra storia.<br />

10. Maniaco del lavoro.<br />

47


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 48<br />

LO PRESTI<br />

certo a Parigi che i suoi ritmi di attività sono destinati a rallentare.<br />

Mentre procede alla laboriosa metamorfosi in grand opéra di Poliuto, che<br />

diventerà Les martyrs – prima non facile collaborazione, come non saranno<br />

agevoli le successive, con il celebre librettista Eugène Scribe nonché<br />

primo cimento all’Académie Royale – altri lavori ingombrano il suo<br />

tavolo. Uno di questi è Le duc d’Albe, secondo grand opéra su libretto di<br />

Scribe, concepito anch’esso per l’Académie Royale ma mai completato<br />

(e ciò più per circostanze esterne che per volontà di <strong>Don</strong>izetti). 11<br />

Malgrado <strong>Don</strong>izetti lavori contemporaneamente a diversi telai, il<br />

1839 può sembrare un anno di minore impegno, in cui non dà nessuna<br />

opera nuova. Per trovare un anno altrettanto ‘infruttuoso’ nella carriera<br />

del Bergamasco bisogna risalire all’ormai lontano 1825, l’anno critico<br />

dello sbarco in Sicilia dove lo attendeva la poco esaltante esperienza di<br />

maestro di cappella per una stagione al Teatro Carolino di Palermo. È pur<br />

vero che Les martyrs, già completati a metà maggio, avrebbero potuto<br />

andare in scena nei mesi successivi, anziché attendere la primavera 1840,<br />

senza una serie inenarrabile di lungaggini, ritardi e intoppi, non contando<br />

i tempi e la complessità di preparazione degli spettacoli all’Académie<br />

Royale. Purtuttavia, nell’estate 1839 va in scena una prima donizettiana:<br />

si tratta della versione francese ‘alleggerita’ di Lucia, Lucie de Lammermoor.<br />

Snellire alquanto Lucia e francesizzarla si era reso necessario per adattarla<br />

alle modeste risorse del Théâtre de la Renaissance, un teatro privato<br />

che viveva per così dire alla giornata non potendo contare su sovvenzioni<br />

dello Stato. Lucie segnò uno dei momenti memorabili nell’effimera<br />

esistenza della Renaissance, poiché il successo, ben al di là delle aspettative<br />

più rosee di <strong>Don</strong>izetti, la mantenne in cartellone per vari mesi a<br />

teatro esaurito. 12<br />

11. Rimando chi volesse approfondire l’argomento a quanto ho scritto in Sylvia prima di<br />

Léonor (con interferenze di un duca) e «Mon cher Monsieur Scribe»: una lettera sconosciuta di<br />

Verdi, «The <strong>Don</strong>izetti Society Journal», 7: <strong>Don</strong>izetti and France, a cura di Alexander<br />

Weatherson e Fulvio Stefano Lo Presti, London-Bergamo, <strong>Don</strong>izetti Society -<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2002, pp. 144-175 e pp. 423-459.<br />

12. «Nella Lucie [...] lo spartito può sembrare ad una prima lettura superficiale una copia<br />

stanca della Lucia italiana. E invece cambia tutto. Accettando di non tradurre in francese<br />

“Regnava nel silenzio”, <strong>Don</strong>izetti abbandona l’immagine di una protagonista [...] che dal<br />

suo primo apparire dava segni di follia. [...] Nella versione francese <strong>Don</strong>izetti sublima il<br />

48


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 49<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

La perentoria affermazione di Lucie alla Renaissance genera un<br />

nuovo contratto con questa. Gli stessi librettisti dell’adattamento francese<br />

di Lucia, Alphonse Royer e Gustave Vaëz, forniscono a <strong>Don</strong>izetti<br />

L’ange de Nisida, che il Bergamasco musica mentre compone La fille du<br />

régiment per l’Opéra-Comique ed è alle prese con l’interminabile preparazione<br />

dei Martyrs. 13<br />

Preceduti in febbraio dalla briosa e esuberante Fille du régiment, sono<br />

finalmente varati in aprile Les martyrs, primo grand opéra donizettiano. La<br />

lunga e fortunata carriera, in particolare in Francia, della Fille si inizia<br />

con un mezzo successo, mentre il felice esordio dei monumentali Martyrs<br />

all’Opéra, se divide i critici (e sono più quelli che fanno pollice verso), 14<br />

sogno romantico e si rivela compositore di una più grande modernità. Il musicologo sarà<br />

anche affascinato dal modo in cui <strong>Don</strong>izetti come già Spontini, Cherubini o Rossini<br />

cerchi di conformarsi al gusto francese. [...] l’introduzione del personaggio di Gilbert<br />

costituisce forse il secondo elemento veramente originale. Gilbert non è decorativo<br />

come lo sono Normanno e Alisa [le cui funzioni riunisce nella sua sola persona], ma si<br />

impone come [...] il ‘vilain’ che tradisce tutti e mente su tutto, personaggio subdolo, perfido<br />

e intrigante, come lo sarà solo Jago in Verdi» (SERGIO SEGALINI, Il rêve romantico di<br />

Lucie, in 23 o Festival della Valle d’Itria. Martina Franca, 25 luglio - 11 agosto 1997, Fasano,<br />

1997, pp. 38-39).<br />

13. Gli amici lontani, pur assiduamente informati dalle sue lettere, temono sempre che<br />

<strong>Don</strong>izetti ‘dissipi’ le sue energie nei loisirs parigini (come se il soggiorno parigino fosse<br />

per lui un equivalente degli ozi di Capua). Una replica un tantino risentita del musicista<br />

la leggiamo nella lettera a Tommaso Persico del 9 ottobre 1839: «Capirai che quando si<br />

ha tanto da fare, non vi è tempo a fare il gallo né con vecchie, né con giovani; tuttavia<br />

mi secco e mi diverto» (ZAVADINI, <strong>Don</strong>izetti cit., n. 328, p. 503). Allo stesso corrispondente<br />

il 6 dicembre 1839 fa notare, riferendosi al soprano Almerinda Granchi (‘candidata’<br />

per qualche tempo al matrimonio col vedovo <strong>Don</strong>izetti, secondo voci smentite dall’interessato):<br />

«La Granchi mi scrisse che qui ho una vecchia, che mi fa regali enormi.<br />

[...] non ho bisogno di alcuno, e non ho una spilla da chicchessia» (ivi, n. 330, p. 505).<br />

14. «Un Credo en quatre actes» [un Credo in quattro atti], il noto parere di Hector<br />

Berlioz nel «Journal des débats» del 12 aprile 1840 si riferisce però al libretto di Scribe<br />

(cfr. Le prime rappresentazioni delle opere di <strong>Don</strong>izetti nella stampa coeva, a cura di Annalisa<br />

Bini e Jeremy Commons, Roma-Milano, Accademia nazionale di Santa Cecilia - Skira,<br />

1997, p. 814). Sempre Berlioz, nella stessa recensione, prima di maltrattare Les martyrs,<br />

irride il rigore dei censori napoletani ai danni di Poliuto, probabilmente ignaro che<br />

Ferdinando II in persona – nipote guarda caso di Luigi Filippo d’Orléans – si era preso<br />

il disturbo di vietarlo: «Il est difficile de deviner ce que ladite censure a pu voir de dangereux<br />

dans ce drame inoffensif» [è difficile indovinare ciò che la censura ha potuto individuare<br />

di pericoloso in questo dramma inoffensivo] (ivi, p. 811). Resta il fatto che la<br />

49


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 50<br />

LO PRESTI<br />

conquista il pubblico. Ma, a dispetto dei meriti e... degli incassi, Les martyrs<br />

non erano destinati a resistere a lungo sulla scena, anzitutto perché<br />

ne era stata acclamata eroina Julie Dorus-Gras, che aveva un’acerrima<br />

rivale in Rosine Stoltz, amata e amante giovane del nuovo direttore<br />

dell’Opéra, Léon Pillet.<br />

La simultanea presenza su varie scene parigine del prolifico ‘invasore’<br />

oltramontano ha intanto di che alimentare i peggiori, non ingiustificati<br />

timori del ‘protezionista’ Hector Berlioz, che nel «Journal des débats»<br />

lancia un grido di allarme: «Non potremo più parlare dei teatri lirici di<br />

Parigi, ma dei teatri di <strong>Don</strong>izetti». 15<br />

Nel frattempo, travolto dal fallimento, il Théâtre de la Renaissance<br />

aveva definitivamente calato il sipario. Impossibile dare L’ange de Nisida<br />

altrove. Fu, tuttavia, una felix culpa, per prendere in prestito la celebre<br />

frase di Sant’Agostino: senza l’appuntamento mancato dall’Ange con la<br />

scena, non avrebbe visto la luce La favorite.<br />

Nel giugno 1840 <strong>Don</strong>izetti parte per l’Italia, passando per la<br />

Svizzera, dove si trattiene per una vera e propria vacanza più che meritata,<br />

mentre il sospirato soggiorno italiano non è che una parentesi di<br />

poche settimane trascorse tra Milano e Bergamo e tra vari impegni. Un<br />

viaggio a Roma per mettere in scena Adelia è rimandato (e così Adelia),<br />

poiché in agosto lo richiama a Parigi Pillet a cui serve una nuova opera<br />

al più presto, ma non Le duc d’Albe, che, non incontrando il gradimento<br />

di Rosine Stoltz, resterà accantonato (e incompleto).<br />

All’inizio di settembre <strong>Don</strong>izetti fa ritorno a Parigi e si rimbocca<br />

subito le maniche. Se si deve andare in scena in dicembre, non c’è tempo<br />

famiglia reale francese – senza Luigi Filippo che non era melomane – tenne ad assistere<br />

a Les martyrs e la regina Maria Amelia di Borbone, zia per l’appunto del re delle due<br />

Sicilie, ricevette poi a corte <strong>Don</strong>izetti accettandone la dedica dello spartito dell’opera.<br />

Alla regina non dovette dispiacere, se lo lesse, quanto aveva osservato tra l’altro l’anonimo<br />

recensore di «Le corsaire»: «Le caractère général de cette musique est celui auquel<br />

M. <strong>Don</strong>izetti nous a habitués ; de la fraîcheur, de la grâce toujours ; souvent de la force<br />

et de la grandeur. [...] L’ensemble en est profondément original et à la hauteur des plus<br />

grands maîtres» [Il carattere generale di questa musica è quello a cui il Signor <strong>Don</strong>izetti<br />

ci ha abituati: freschezza e grazia sempre, sovente forza e grandezza. [...] L’insieme è profondamente<br />

originale e degno dei più grandi maestri] (ivi, p. 810).<br />

15. Ripreso da ASHBROOK, <strong>Don</strong>izetti cit., p. 133.<br />

50


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 51<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

per scrivere un’opera ex novo. La soluzione più conveniente, che riscuote<br />

il favore della Stoltz, è quella di rifondere su un soggetto nuovo, rispondente<br />

alle esigenze dell’Opéra (compreso l’irrinunciabile balletto),<br />

l’ineseguito Ange de Nisida. Ai librettisti dell’Ange, Royer e Vaëz, si affianca<br />

provvidenzialmente Scribe, e dalla ‘crisalide’ di quello spunterà<br />

fuori La favorite. Basta un mese a <strong>Don</strong>izetti per portare a compimento<br />

l’estenuante metamorfosi in grand opéra dell’Ange. Bisogna però rilevare<br />

che L’ange è in notevole misura una sorta di cartone della Favorite, in particolare<br />

il quarto atto di quest’ultima che discende quasi tutto dai lombi<br />

della quarta parte dell’Ange. Intanto <strong>Don</strong>izetti, a cui non basta mai il<br />

carico di lavoro, trova il tempo per occuparsi dell’allestimento di Lucrezia<br />

Borgia al Théâtre-Italien.<br />

L’acqua fredda del battesimo della Favorite, la sera del 2 dicembre<br />

1840, non le sarà di ostacolo a diventare ben presto un valore sicuro del<br />

repertorio francese (non mettendo in conto la popolarità delle successive<br />

versioni italiane più o meno fedeli). La fortuna della Favorite aureolò<br />

meritatamente la sua protagonista, Rosine Stoltz, che predilesse<br />

quest’opera (avendo in seguito l’occasione di cantarla anche in Italia e in<br />

italiano). Ma La favorite è associata a un’altra maîtresse, quella di <strong>Don</strong>izetti:<br />

Madame De Coussy, moglie del suo banchiere. Fu sotto l’ospitale tetto<br />

di Madame, prodiga verso il Maestro di un’affettuosa amicizia, che<br />

<strong>Don</strong>izetti trovò l’ispirazione di alcune tra le pagine più grandi del nuovo<br />

spartito.<br />

Avviata sul suo cammino La favorite, <strong>Don</strong>izetti riparte per l’Italia. A<br />

Roma aspettano la posticipata Adelia, che ha composto parallelamente<br />

alle prove della Favorite. Là <strong>Don</strong>izetti incontra per la prima volta il soprano<br />

Giuseppina Strepponi, scritturata per la stagione e già illustratasi in<br />

parecchi ruoli donizettiani. Taluni si sono dilettati, tra ieri e oggi, a ricamare<br />

su questo incontro tra il Maestro e la futura signora Verdi numero<br />

2, spingendosi incautamente a dare per scontata un’occasionale liaison,<br />

che sembra invece da escludere. 16<br />

16. Anche perché è improbabile che, se la Strepponi non fosse diventata più tardi la seconda<br />

moglie di Verdi, tali ipotesi e ricami avrebbero avuto ragione d’essere.<br />

51


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 52<br />

LO PRESTI<br />

La prima di Adelia ebbe luogo nel febbraio 1841 tra violenti tumulti,<br />

dentro e fuori del teatro, estranei ai meriti dell’opera. La forte aspettativa<br />

per la nuova opera aveva infatti indotto l’avido impresario del<br />

Teatro Apollo, Vincenzo Iacovacci, a vendere più biglietti dei posti disponibili.<br />

Questo ‘pioniere’ dell’overbooking finì conseguentemente in prigione<br />

benché per una sola notte e le sorti di Adelia si risollevarono con<br />

le rappresentazioni successive.<br />

Tra marzo e la metà di agosto <strong>Don</strong>izetti è di nuovo a Parigi, relativamente<br />

inoperoso. Da un lato conduce trattative per opere destinate a<br />

Milano e Vienna, dall’altro compone un Miserere dedicato a papa<br />

Gregorio XVI e mette la parola fine a un atto unico comico, Rita ou Le<br />

mari battu, che aveva probabilmente cominciato a comporre nel 1839.<br />

Ma alla deliziosa Rita toccherà pazientare fino al 1860 per vedere le luci<br />

della ribalta all’Opéra-Comique.<br />

Dopo un soggiorno in Germania, la fine dell’estate lo vede a<br />

Milano. A Parigi ha iniziato a scrivere il melodramma che inaugurerà la<br />

stagione di carnevale e quaresima 1841-42 del Teatro alla Scala, Maria<br />

Padilla, su libretto del veterano Gaetano Rossi. 17 La Padilla è una sorta di<br />

seguito non premeditato della Favorite dell’anno precedente. 18<br />

Le stagioni liriche del primo Ottocento offrono anzitutto prime<br />

assolute o prime locali, mentre trovano ancora uno spazio limitato le<br />

riprese dal repertorio. Maria Padilla va in scena la sera di Santo Stefano<br />

1841 19 e, in virtù del suadente bel canto romantico di cui è intessuta e<br />

della solida drammaturgia, si impone per 23 rappresentazioni, tante<br />

17. «Benché il testo di Maria Padilla venga comunemente attribuito a Rossi», tiene a precisare<br />

William Ashbrook, «sarebbe più esatto indicare anche il nome di <strong>Don</strong>izetti come<br />

coautore del libretto» (ASHBROOK, <strong>Don</strong>izetti cit., p. 149). Lo dichiara lo stesso <strong>Don</strong>izetti<br />

in una lettera al cognato (ibid.).<br />

18. Maria Padilla fu l’amante di Pedro il Crudele re di Castiglia, il cui padre, Alfonso XI,<br />

il re della Favorite, aveva avuto come amante Leonor de Guzman. Alla morte di Alfonso,<br />

Leonor venne gettata in prigione e morì, a quanto sembra, strangolata dal giovanissimo<br />

re (l’appellativo di crudele peraltro non era affatto usurpato). A meno di vent’anni di distanza,<br />

il figlio di Leonor Enrique de Trastamara detronizzò il fratellastro Pedro e lo fece<br />

uccidere, divenendo re di Castiglia.<br />

19. Il Protomartire del 26 dicembre fungeva allora da ‘protettore’ delle stagioni di<br />

carnevale e quaresima.<br />

52


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 53<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

quante ne totalizza con pari se non maggiore successo il secondo titolo,<br />

Saffo di Giovanni Pacini, nuova per Milano. L’ultima novità,<br />

Nabucodonosor, ben presto Nabucco, dell’ancora poco noto Giuseppe<br />

Verdi, poiché chiude la stagione, non ottiene che otto rappresentazioni,<br />

ma il suo impatto sulla scena è paragonabile allo scatenarsi di un ciclone<br />

e fa impallidire i pur cospicui meriti delle opere precedenti. Tant’è<br />

vero che verrà ripreso nella stagione di autunno 1842 totalizzando 57<br />

rappresentazioni. <strong>Don</strong>izetti, che si è trattenuto a Milano per finire la<br />

semiseria Linda di Chamounix attesa a Vienna, ha ascoltato con attenzione<br />

il Nabucodonosor di quel giovane Maestro e non manca di apprezzarne<br />

e gustarne l’impetuoso ardore, ma con maggiore attenzione il giovane<br />

Maestro avrà ascoltato e stimato la Padilla di <strong>Don</strong>izetti. 20<br />

Quando non manca molto alla partenza per Vienna, <strong>Don</strong>izetti riceve<br />

da Bologna un pressante invito a recarvicisi per dirigere la prima italiana<br />

dello Stabat Mater di Rossini. Difficile sottrarsi a una tale richiesta<br />

quando è Rossini in persona a rivolgergliela. 21<br />

A Bologna, dove venticinque anni prima ha concluso la propria formazione<br />

musicale, <strong>Don</strong>izetti dirige di fronte a un pubblico imponente<br />

tre esecuzioni dello Stabat Mater il 18 marzo 1842 e i giorni seguenti. 22<br />

20. Qui, dieci anni prima di Rigoletto, un padre si commuove al pianto della figlia, in un<br />

lungo e movimentato duetto, forse la pagina più alta della Padilla. Chi oserebbe sostenere<br />

che «Ah! Se ti restan lagrime | misera ancor non sei» sia meno ispirato e vibrante di<br />

«Piangi, fanciulla, e scorrere | fa il pianto sul mio cor» di Rigoletto? Il verdiano Charles<br />

Osborne, forte di una vasta conoscenza di <strong>Don</strong>izetti, osserva: «The lengthy father-daughter<br />

duet, “Padre, padre, oh rio dolore”, for Ruiz and Maria is positively Verdian in its<br />

intensity, its affecting pathos, and its freedom of form. [...] This is an opera which<br />

deserves to be heard more often» [L’esteso duetto padre-figlia, «Padre, padre, oh rio<br />

dolore», per Ruiz e Maria è decisamente verdiano quanto a intensità, commovente<br />

drammaticità e libertà formale. [...] Questa è un’opera che merita di essere ascoltata più<br />

frequentemente] (CHARLES OSBORNE, The Bel Canto Operas of Rossini, <strong>Don</strong>izetti, Bellini,<br />

Portland [Oregon], Amadeus Press, 1994, p. 285).<br />

21. «[Rossini] ha puntato i piedi perché a dirigerlo sia <strong>Don</strong>izetti, “l’unico in Italia” dice,<br />

“che possa farlo”[...]. <strong>Don</strong>izetti scrive al cognato: “Tu vedi che a simile invito non si<br />

replica. Non voglio già dirigere, ché tremerei davanti a lui, ma voglio essergli<br />

riconoscente”» (FAYAD, Vita di <strong>Don</strong>izetti cit., p. 301).<br />

22. L’occasione non venne lasciata sfuggire da Verdi, che si recò a Bologna e fu poi<br />

accolto cortesemente da Rossini (cfr. CLAUDIO CASINI, Verdi, Milano, Rusconi, 1994, p.<br />

68).<br />

53


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 54<br />

LO PRESTI<br />

All’ultima assiste Rossini e il trionfo è condiviso dai due maestri, che si<br />

separano abbracciandosi commossi fino alle lacrime. A Vienna <strong>Don</strong>izetti<br />

avrà presto l’occasione di dirigere di nuovo lo Stabat rossiniano.<br />

La capitale dell’impero austriaco riserva un’accoglienza calorosa a<br />

<strong>Don</strong>izetti, il quale non deluderà certo i nuovi ospiti. Linda di Chamounix<br />

va in scena al Kärntnertortheater (Teatro di Porta Carinzia) il 19 maggio<br />

sotto la direzione dell’autore e l’entusiasmo nel teatro affollatissimo<br />

è al colmo. Quale Linda, Eugenia Tadolini dispiega le risorse più cospicue<br />

di cantante e interprete e <strong>Don</strong>izetti è il primo a riconoscerlo. Al<br />

favore del pubblico si unisce quello della famiglia imperiale che assiste<br />

alle rappresentazioni successive. 23 Linda sarà presto applaudita a Parigi,<br />

Londra e in altre città grandi e piccole. <strong>Don</strong>izetti scrive nel frattempo<br />

un’Ave Maria a cinque voci dedicandola all’imperatore Ferdinando I.<br />

Ciò ch’era nell’aria si concretizza senza troppi indugi: alla fine di<br />

giugno a <strong>Don</strong>izetti, «non senza sua lieta sorpresa», 24 è conferita dall’imperatore<br />

la nomina di Maestro di Cappella e di Camera e Compositore<br />

di Corte, ricoperta un tempo da Wolfgang Amadeus Mozart. Al prestigio<br />

dell’incarico si accompagnano i vantaggi di un invidiabile stipendio e di<br />

sei mesi di libertà per continuare a esercitare «il mestiere del povero<br />

scrittore d’opere» 25 (adesso non più povero però). In precedenza<br />

<strong>Don</strong>izetti aveva rifiutato la direzione del Conservatorio di Bologna<br />

offertagli ripetutamente da Rossini.<br />

Da Vienna riparte presto per Milano e ritorna a Bergamo. In agosto<br />

ridiscende alla volta di Napoli, dove al San Carlo Maria Padilla, «benché<br />

massacrata da non riconoscersi dalla censura in modo orrendo», 26<br />

23. Sin dall’elegante ouverture, ricavata dal primo tempo del Quartetto per archi n. 18<br />

(1836), Linda, che in taluni momenti richiama La sonnambula di Bellini e sotto certi<br />

aspetti sembra anticipare Luisa Miller di Verdi, cattiva il pubblico. «Musicalement, on<br />

admire le soin de l’orchestration [...], la fluidité du discours musical [...], une grande<br />

fraîcheur dans l’invention mélodique» [Sul piano musicale si ammira la cura nell’orchestrazione<br />

[...] la fluidità del discorso musicale [...] una grande freschezza nell’invenzione<br />

melodica] (GILLES DEVAN, Gaetano <strong>Don</strong>izetti, Paris, Bleu nuit, 2009, p. 134).<br />

24. ZAVADINI, <strong>Don</strong>izetti cit., p. 105.<br />

25. Lettera a Giovanni Simone Mayr, ivi, n. 25, Palermo, 21 dicembre 1825, p. 244.<br />

26. «Studi donizettiani», 1, 1962, lettera a Giovanni Ricordi, n. 94 (Z 439a), Napoli, 28<br />

agosto 1842, p. 88.<br />

54


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 55<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

infervora il pubblico e la corte. Gaetano non è uso a pavoneggiarsi – in<br />

verità, per dare lezioni di modestia, potrebbe salire in cattedra – ma che<br />

la sua fresca nomina a Wiener Hofkapellmeister procuri un travaso di bile<br />

ad alquante ‘vecchie’ di San Gennaro non può dispiacergli soverchiamente.<br />

Quelle stesse ‘vecchie’ esulteranno a loro volta, a meno di un<br />

anno e mezzo di distanza, dopo l’insuccesso sancarliano di Caterina<br />

Cornaro in assenza di <strong>Don</strong>izetti rimasto a Vienna.<br />

Poi <strong>Don</strong>izetti lascia Napoli diretto a Parigi e lungo la strada scrive<br />

al fraterno ex condiscepolo bergamasco Antonio Dolci: «Vado a Parigi<br />

per le traduzioni di Padilla e Linda; Dio sa cos’altro ci farò». 27 E invece,<br />

nota William Ashbrook, «avrebbe trovato moltissime altre cose da fare,<br />

iniziando senza saperlo uno dei periodi più intensi ed estenuanti di tutta<br />

la sua prolifica carriera», 28 quell’ultimo capitolo che Robert Steiner-<br />

Isenmann chiama appropriatamente «Krönung eines Lebenswerks»<br />

[coronamento dell’opera di una vita]. 29<br />

A Milano, durante la preparazione della Padilla, ha conosciuto un<br />

giovane librettista siciliano, Giacomo Sacchero, che ha scritto per<br />

Federico Ricci Corrado d’Altamura, accolto con grande favore alla Scala<br />

nel novembre 1841 (e promesso a una bella carriera internazionale). 30<br />

Sacchero gli fornisce nel 1842 il libretto di Caterina Cornaro (liberamente<br />

basata su La reine de Chypre di Jacques Halévy, 1841), che <strong>Don</strong>izetti<br />

compone a Parigi tra la fine del 1842 e la primavera 1843. Inizialmente<br />

prevista per Vienna, Caterina Cornaro verrà dirottata in seguito a<br />

Napoli. 31<br />

Il 18 gennaio 1844 al San Carlo Caterina Cornaro concluderà<br />

nell’amarezza di un fiasco immeritato il catalogo donizettiano. Se<br />

<strong>Don</strong>izetti fosse sceso a Napoli per accompagnare sulla scena la sua creatura,<br />

questa, nonostante le vessazioni dei soliti, immarcescibili censori<br />

27. ZAVADINI, <strong>Don</strong>izetti cit., n. 443, Genova, 15 settembre 1842, p. 628.<br />

28. ASHBROOK, <strong>Don</strong>izetti cit., p. 159.<br />

29. ROBERT STEINER-ISENMANN, Gaetano <strong>Don</strong>izetti. Sein Leben und seine Opern, Bern,<br />

Hallwag, 1982, p. 292.<br />

30. Il catanese Giacomo Sacchero (1813-1875) era, guarda caso, prozio della nonna<br />

materna dell’autore di questo scritto.<br />

31. Dirottamento resosi necessario dopo che <strong>Don</strong>izetti apprese, fortemente contrariato,<br />

che un’altra Cornaro, quella di Franz Lachner, era in procinto di essere ripresa a Vienna.<br />

55


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 56<br />

LO PRESTI<br />

borbonici, avrebbe probabilmente incontrato una sorte migliore. 32<br />

Risollevatasi momentaneamente a Parma nel 1845, la Cornaro finirà<br />

dimenticata fino al tardivo riconoscimento del XX secolo. Ma ritorniamo<br />

all’autunno 1842.<br />

A Vienna destina invece, rinfrescando un ‘vecchio’ progetto, Maria di<br />

Rohan, fosca tragedia di cappa e spada, amore violento e morte, all’epoca<br />

di Luigi XIII e Richelieu, anticipatrice alla guisa di <strong>Don</strong>izetti del Ballo<br />

in maschera verdiano. 33 Ma prima della Rohan (cominciata in abbozzo alla<br />

fine di novembre e terminata al principio di febbraio 1843) ha un<br />

impegno più incombente da onorare: un’opera comica per il Théâtre-<br />

Italien.<br />

<strong>Don</strong>izetti ha scelto senza troppi indugi di rispolverare il soggetto di<br />

un cavallo di battaglia prerossiniano, Ser Marcantonio di Stefano Pavesi su<br />

libretto di Angelo Anelli (1810), tra l’altro ancora in repertorio. Tant’è<br />

vero che – casuale coincidenza – è stato ripreso a Vienna in agosto quando<br />

<strong>Don</strong>izetti era già andato via.<br />

Appropriarsi di un soggetto altrui non desta scalpore a quest’epoca<br />

(e non soltanto nella pittura), per non dire che è quasi una consuetudine.<br />

Il Marcantonio di Pavesi ha peraltro un precedente nella farsa Diritto e<br />

rovescio di Francesco Gardi (1801). Lo schema dell’intreccio è arcisfrut-<br />

32. Oserei dire, benché non occorra alcuna audacia per sostenerlo, che, ancora fino a<br />

Puccini, era importantissima, per non dire indispensabile, la presenza attiva del compositore<br />

durante le prove e alla prima di una nuova opera.<br />

33. La guisa ma anche la Guisa di <strong>Don</strong>izetti. Nell’autunno 1837 si accingeva a comporre,<br />

per darlo alla Fenice di Venezia nel carnevale 1837-38, «Un duello sotto Richelieu, una<br />

specie di Caterina di Guisa [di Carlo Coccia (1833)]» (ZAVADINI, <strong>Don</strong>izetti cit., lettera ad<br />

Antonio Vasselli, n. 264, Napoli, 23 settembre 1837, p. 450). Quel progetto tuttavia venne<br />

poco dopo abbandonato e <strong>Don</strong>izetti e Cammarano ripiegarono su Maria de Rudenz<br />

poiché il poeta aveva incontrato difficoltà nella stesura del libretto. Difficoltà nondimeno<br />

superate nel 1839 quandò Cammarano lo fornì, intitolandolo Il conte di Chalais, a<br />

Giuseppe Lillo, che con questo melodramma riscosse un franco successo al San Carlo<br />

nell’autunno di quell’anno (Il conte di Chalais totalizzò infatti 16 rappresentazioni e fu tra<br />

le opere più eseguite della stagione 1839-40). <strong>Don</strong>izetti era dunque male informato sull’esito<br />

del Conte di Chalais («che Lillo vestì di musica senza successo», lettera ad Antonio<br />

Vasselli, ivi, n. 456, Parigi, 28 novembre 1842, p. 640). Lo stesso libretto di Cammarano,<br />

previa una serie di modifiche apportate a Parigi quasi certamente da Giovanni Ruffini,<br />

divenne la Maria di Rohan di <strong>Don</strong>izetti, che da Vienna avrebbe spiccato il volo per molte<br />

altre scene.<br />

56


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 57<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

tato e affonda le radici nella commedia dell’arte e più indietro ancora nel<br />

tempo e consiste nelle progettate nozze da parte di un anziano scapolo,<br />

che si illude di raggiungere la felicità con una sposa giovane, le cui aspirazioni<br />

– è comprensibile – sono diametralmente opposte. 34<br />

Il suo agente parigino nonché factotum Michele Accursi gli ha procurato<br />

un librettista ‘debuttante’ nella persona dell’esule mazziniano<br />

genovese Giovanni Ruffini, il cui fratello più giovane Agostino aveva<br />

collaborato con <strong>Don</strong>izetti nel 1835 per modificare il libretto di Marino<br />

Faliero di Giovanni Emanuele Bidera. Sulla collaborazione tra il poeta<br />

alle prime armi tiranneggiato e il Maestro bergamasco che respira la polvere<br />

del palcoscenico (Verdi più tardi non sarà meno tirannico con<br />

Francesco Maria Piave) notizie di prima mano si possono leggere nella<br />

corrispondenza tra Giovanni Ruffini e la madre in Italia. 35 A forza di riscrivere,<br />

tagliare, allungare, modificare, il docile Ruffini non si ritrova<br />

autore della stesura finale (quando è quasi al termine dell’impresa, riferisce<br />

alla madre: «sempre brodo lungo»; e gli ultimi versi lo fanno «sudare<br />

sangue e acqua») 36 e, pur accettando il compenso che gli spetta (di cui<br />

ha un vitale bisogno), non se la sente di firmare il libretto di <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>. Ruffini tuttavia non abbandonerà subito il ‘tirannico’ Maestro<br />

e gli scriverà ancora la versione ritmica italiana del libretto di Dom<br />

Sébastien di Scribe. 37<br />

«E invece in quell’apparente massacro del testo poetico dobbiamo<br />

riconoscere un <strong>Don</strong>izetti autenticamente drammaturgo, che ha piena<br />

coscienza delle regole del teatro per musica e soprattutto sa adeguare le<br />

34. Ser Marcantonio diventa <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> nell’opera donizettiana, che viene ambientata<br />

– e non è un’ambientazione di comodo – nella Roma ottocentesca. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è<br />

infatti un personaggio romano della commedia dell’arte con un profilo abbastanza simile<br />

a quello disegnato da <strong>Don</strong>izetti e Ruffini (ringrazio vivamente l’amico Francesco<br />

Cento di Genova, il cui Dizionario donizettiano, ancora inedito, è per me fonte inesauribile<br />

a cui attingere).<br />

35. Cfr. ALFONSO LAZZARI, Giovanni Ruffini, Gaetano <strong>Don</strong>izetti e il <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> (da<br />

documenti inediti), «Rassegna nazionale», CCV/36, 1 e 16 ottobre 1915.<br />

36. Le prime rappresentazioni cit., pp. 1087-1088.<br />

37. Ruffini abbandonerà presto la librettistica e si trasferirà in Gran Bretagna dove si<br />

dedicherà alla narrativa in lingua inglese.<br />

57


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 58<br />

LO PRESTI<br />

convenzioni poetico-drammatiche alle proprie attitudini compositive».<br />

38<br />

<strong>Don</strong>izetti concepisce <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> per il formidabile quartetto di<br />

interpreti a disposizione formato dal soprano Giulia Grisi, dal tenore<br />

Mario (che con la bella Giulia forma un tandem inseparabile nella finzione<br />

come nella realtà), dal baritono Antonio Tamburini e dal basso<br />

Luigi Lablache, quegli stessi, meno Mario e con Giovanni Battista<br />

Rubini (di cui Mario ha preso nel frattempo il posto), che nel 1835, sulla<br />

stessa scena del Théâtre-Italien, hanno incarnato i personaggi della tenzone<br />

a distanza tra Bellini e <strong>Don</strong>izetti, tra I puritani e Marino Faliero.<br />

Indulgendo alle volte in un’amabile civetteria, <strong>Don</strong>izetti si vantava<br />

con gli intimi di aver musicato in poco tempo taluni suoi spartiti. Che<br />

in undici giorni abbia composto <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è però vero solo in parte,<br />

se si tiene conto che ci lavorava ancora mentre si svolgevano le prove (ma<br />

fino a Verdi ciò era pressoché consuetudine). In ogni caso prima della<br />

metà di novembre la partitura è per così dire completata e alla fine del<br />

mese cominciano le prove. Prove che, interrotte o ritardate da malattie a<br />

turno dei cantanti, procedono in un clima di glaciale se non ostile indifferenza<br />

da parte dell’orchestra del Théâtre-Italien. Con l’eccezione di<br />

<strong>Don</strong>izetti e Ruffini, pochi si aspettano che l’opera incontri successo. Ma<br />

scettici e malevoli verranno smentiti con il clamore del trionfo decretato<br />

dagli spettatori della prima. Bisogna credere al «Journal des débats» del<br />

6 gennaio 1843 quando esordisce con l’ammissione: «De tous les opéras<br />

écrits exprès pour le théâtre de Paris, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, est, après celui des<br />

Puritains, l’ouvrage qui a obtenu le plus de faveur du public pour lequel<br />

38. La citazione così prosegue: «Perché di fronte ad una vicenda che aveva tutti i caratteri<br />

della serialità non c’era proprio bisogno di ‘logica’ drammatica, come sembrava pretendere<br />

invece il librettista, non era necessario esplicitare tutti i nessi scenico-teatrali, non<br />

ci si doveva dilungare in belle esposizioni liriche o intrighi comici paradossali. Era inutile<br />

insomma cercare l’originalità in una topica beffa teatrale, a quattro personaggi, il cui esito<br />

è scontato e predisposto fin dal primo atto: lì tutto è riconoscibile; per chi ha consuetudine<br />

con l’opera buffa anche settecentesca e con la librettistica comica a cavallo dei due<br />

secoli il libretto sembra un concentrato di luoghi comuni; ma se l’effetto è quello di<br />

un’originale Stilmischung [stile composito], se i personaggi hanno tratti ‘moderni’ il merito<br />

è indubbiamente della musica donizettiana» (DANIELA GOLDIN FOLENA, Interni<br />

borghesi, «Classic Voice Opera», 15, ottobre-novembre 2003, pp. 6-7).<br />

58


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 59<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

il a été composé. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, fait pour être chanté par Mme Grisi,<br />

Mario, Tamburini e Lablache, a obtenu un plein succès le mardi 3 de ce<br />

mois. Plusieurs morceaux ont été redemandés» 39 [Tra tutte le opere italiane<br />

scritte appositamente per il teatro di Parigi, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è, dopo I<br />

puritani, l’opera che ha riscosso il maggior favore da parte del pubblico a<br />

cui era destinata. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, composto per essere cantato da Madame<br />

Grisi, da Mario, Tamburini e Lablache, ha ottenuto un successo totale il<br />

martedì 3 di questo mese. Vari pezzi sono stati bissati]. Ma i critici parigini<br />

sono in prevalenza animali a sangue freddo e i più resistono come<br />

possono all’entusiasmo del pubblico.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è «l’opera comica più celebre del Maestro, un capolavoro<br />

che se da un lato risponde a stilemi e a un formulario risalente al<br />

secolo precedente, per altri versi è opera moderna, molto diversa dalle<br />

altre. [...] è il risultato di un’enorme padronanza dei mezzi drammaturgico-musicali<br />

raggiunti dal <strong>Don</strong>izetti maturo e, benché scaturito come<br />

di getto dalla penna del compositore, è frutto, in realtà, di un travaglio<br />

creativo teso alla ricerca di un equilibrio perfetto fra testo e musica». 40<br />

Il merito del successo spetta anche ai quattro superlativi interpreti,<br />

anzitutto a Lablache, protagonista a pieno titolo, che presta una voce con<br />

pochi confronti, una profonda intelligenza musicale e una padronanza<br />

scenica irresistibile al vecchio scapolo donizettiano, eroe romantico suo<br />

malgrado, poiché, pur diversamente dal radioso Elisir d’amore che lo precede<br />

di undici anni, anche <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è un’opera buffa romantica. 41<br />

E Lablache si mantenne fedele a questo ruolo fino al congedo dalla<br />

scena avvenuto nel 1857. A loro volta la Grisi, Mario e Tamburini rimasero<br />

a lungo attaccati ai loro personaggi rispettivi.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è appena varato che già <strong>Don</strong>izetti si prepara a ripartire:<br />

lo richiamano a Vienna le nuove funzioni alla corte imperiale. Ma<br />

39. Le prime rappresentazioni cit., p. 1106.<br />

40. FRANCESCO ATTARDI ANSELMO, Dal Ser Marcantonio al <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, «The<br />

<strong>Don</strong>izetti Society Journal», 7 cit., pp. 339-341.<br />

41. Il quarantacinquenne <strong>Don</strong>izetti non è l’irriverente ventiquattrenne Rossini, che bastona<br />

allegramente <strong>Don</strong> Bartolo nel Barbiere di Siviglia (1816). Gaetano prova affetto e<br />

nel suo intimo almeno in parte solidarizza con il settantenne celibatario, vittima di un<br />

inganno necessario, ancor più che con gli altri suoi personaggi. Eroe romantico <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>, è anzi ‘tragico’, anticipando così il distante John Falstaff verdiano.<br />

59


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 60<br />

LO PRESTI<br />

prima di lasciare Parigi viene chiamato a far parte dell’Académie<br />

Française in qualità di membro corrispondente.<br />

Dopo un viaggio estenuante, ritrova Vienna nella morsa di un inverno<br />

glaciale. Colpito da febbre, è costretto a mettersi a letto, ma dopo tre<br />

giorni è di nuovo in piedi e ha ripreso il lavoro. Deve tra l’altro ultimare<br />

Maria di Rohan per la stagione italiana del Kärntnertortheater e a metà<br />

febbraio è cosa fatta. Così può cominciare a dedicarsi al monumentale<br />

grand opéra Dom Sébastien roi de Portugal, che in autunno aspettano a<br />

Parigi, e intanto licenzia Caterina Cornaro destinata a Napoli. Se Verdi,<br />

non senza una certa dose di vittimismo, chiamò anni di galera il decennio<br />

da Nabucco a Rigoletto, <strong>Don</strong>izetti dal canto suo avrebbe potuto con<br />

maggior ragione considerare anni di galera l’intera sua carriera teatrale.<br />

Maria di Rohan offre ad Eugenia Tadolini un nuovo ruolo con cui<br />

cimentarsi alla grande, per tacere del tenore Carlo Guasco e del baritono<br />

Giorgio Ronconi, destinato quest’ultimo a diventare un memorabile<br />

Chevreuse in innumerevoli Rohan date un po’ ovunque. Il 5 giugno<br />

1843 la Rohan va in scena «sotto la direzione dell’autore e alla presenza<br />

della corte e della famiglia imperiale, accorsa al completo dalla villeggiatura<br />

per assistere alla novità tanto attesa [...] il secondo trionfo di<br />

<strong>Don</strong>izetti nella capitale asburgica». 42 L’accoglienza da parte del pubblico<br />

e dei critici viennesi è infatti unanimemente favorevole. La ‘violenza’<br />

dell’amore, ineluttabilmente associato alla morte, raggiunge un’apoteosi<br />

tragica nella Rohan, che sospinge il melodramma romantico verso regioni<br />

inesplorate e suona come un annuncio del dopo <strong>Don</strong>izetti. 43<br />

Un progetto lasciato a mezzo è l’enigmatico «soggetto fiammingo» 44<br />

Ne m’oubliez pas, su libretto di Vernoy de Saint-Georges (che in collaborazione<br />

con Bayard aveva scritto quello della Fille du régiment), destinato<br />

all’Opéra-Comique. Il libretto non è stato ritrovato e della musica, composta<br />

da <strong>Don</strong>izetti probabilmente nell’estate 1843, sono rimasti sette<br />

‘numeri’ completi di orchestrazione.<br />

42. Le prime rappresentazioni cit., p. 1150.<br />

43. «Si tratta di un tipico melodramma romantico, genere [...] del quale Maria di Rohan<br />

costituisce l’ultimo e più compito esempio in tutta la [...] produzione [donizettiana]»<br />

(ivi, p. 1149).<br />

44. Lettera ad Antonio Vasselli, ZAVADINI, <strong>Don</strong>izetti cit., n. 470, Vienna, 30 gennaio 1843,<br />

p. 652.<br />

60


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 61<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

Dal suo ritorno a Parigi a metà luglio, comincia per <strong>Don</strong>izetti la<br />

lunga via crucis della preparazione di Dom Sébastien all’Opéra. Il libretto<br />

dell’impervio Scribe mescola con innegabile talento inventivo storia e<br />

finzione, trasformando il giovane re portoghese, caduto in Africa nel<br />

1578 vittima della propria crociata fanatica contro il Marocco, in un<br />

semilibertario per quanto disilluso eroe romantico. In un improbabile<br />

ma suggestivo sodalizio con il poeta-soldato Camoëns e Zayda, nobile<br />

musulmana che egli stesso ha sottratto al rogo, <strong>Don</strong> Sebastiano finisce<br />

stritolato negli ingranaggi dell’Inquisizione venduta al di lui cugino<br />

spagnolo Filippo II. Un tale ‘pasticcio’ storico dimostra in ogni caso che<br />

l’abile librettista conosceva a sufficienza l’aggrovigliato periodo della storia<br />

del Portogallo tra la fine del regno di <strong>Don</strong> Sebastiano e l’ascesa al<br />

trono portoghese dell’unico erede legittimo rimasto: Filippo II di Spagna.<br />

Manco a farlo apposta, la grande macchina dell’Académie Royale<br />

che ‘macina’ lentamente – ma uno spettacolo va curato in ogni aspetto<br />

nei minimi dettagli – non risparmia al Maestro complicazioni, contrattempi,<br />

contrarietà e ostacoli vari, senza mettere nel conto i capricci e le<br />

ubbie di Madame Stoltz. <strong>Don</strong>izetti, a cui è toccato per l’«immensa opera<br />

in 5 atti» – vera e propria fatica d’Ercole – scrivere «sacchi di musica per<br />

canto e ballo», 45 è letteralmente estenuato e il clima quotidiano in cui si<br />

trova a dover lavorare non gli è particolarmente propizio. Il male in<br />

agguato comincia forse a dare le prime subdole avvisaglie. Se, come ha<br />

riferito il biografo Edoardo Clemente Verzino, <strong>Don</strong>izetti si è realmente<br />

lasciato sfuggire le parole «<strong>Don</strong> Sebastiano mi uccide», 46 non lo avrà fatto<br />

per atteggiarsi a vittima.<br />

Dom Sébastien va finalmente in scena il 13 novembre 1843<br />

all’Opéra. L’indomani il Théâtre-Italien accoglie la prima locale di Maria<br />

di Rohan, rimaneggiata per l’occasione. Due giorni dopo <strong>Don</strong>izetti riferisce<br />

a Dolci: «Dirti quale dei due abbia meglio piaciuto non saprei, ma<br />

se gli applausi, se i bis provano un successo ebbi tutto questo». 47<br />

45. Lettera a Teodoro Ghezzi, ivi, n. 507, Parigi, 5 ottobre 1843, p. 690.<br />

46. EDOARDO CLEMENTEVERZINO, Contributo ad una biografia di Gaetano <strong>Don</strong>izetti con lettere<br />

e documenti inediti, Bergamo, I. Carnazzi, 1896, p. 125.<br />

47. Lettera ad Antonio Dolci, ZAVADINI, <strong>Don</strong>izetti cit., n. 521, Parigi, 16 novembre 1843,<br />

p. 704.<br />

61


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 62<br />

LO PRESTI<br />

Anche misurato col metro della grandiosità degli spettacoli<br />

dell’Académie Royale, Dom Sébastien si impone in magnificenza e<br />

impressiona. Il pubblico accorso è entusiasta. Quanto alla critica, in parte<br />

è anch’essa impressionata e favorevole, in parte fa del proprio meglio per<br />

intiepidire gli ardori altrui. Ma anche l’ostile Berlioz sul «Journal des<br />

débats» deve riconoscere, con una certa dose di fair play, taluni meriti del<br />

grand opéra donizettiano, elogiando tra gli altri brani la marcia funebre del<br />

terzo atto (in seguito sfruttata sia da Liszt che da Mahler), e non manca<br />

di far notare che il superbo Adagio del grande concertato del quarto atto<br />

ha dovuto essere bissato. 48<br />

<strong>Don</strong>izetti non abbandonerà Dom Sébastien, che dedicherà alla regina<br />

del Portogallo, e lo sottoporrà a rifacimenti e cambiamenti, tant’è<br />

vero che ne sono rimaste varie versioni. Una di queste è quella cosiddetta<br />

viennese in italiano, priva del lungo balletto, che <strong>Don</strong>izetti stesso<br />

diresse ma in tedesco nella capitale austriaca nel 1845.<br />

Con 25 anni di mestiere alle spalle, il «gran Maestro» (così lo chiamerà<br />

Verdi) 49 detta in questo ‘testamento’ drammaturgico una lezione<br />

per i compositori coevi e a venire. Dominando con padronanza il grand<br />

opéra (con cui sin dal 1835 ha ambito di misurarsi), ne imbriglia la magniloquenza<br />

congenita e si districa elegantemente e con inesauribile<br />

vena tra la diversità di situazioni, toni e atmosfere che la vicenda di volta<br />

in volta gli presenta. L’invenzione rifulge nella varietà dei pezzi solistici<br />

e degli insiemi, con una strumentazione costantemente raffinata ed<br />

espressiva, consegnandoci momenti tra i più alti della sua arte. Dom<br />

Sébastien non deve temere il confronto con due imponenti esempi del<br />

genere che lo precedono, La juive di Halévy (1835) e Les huguenots di<br />

Meyerbeer (1836), in compagnia dei quali non gli tocca sicuramente la<br />

parte del parente povero. 50<br />

48. Cfr. Le prime rappresentazioni cit., pp. 1233-1235.<br />

49. ZAVADINI, <strong>Don</strong>izetti cit., Appendice B, lettera di Giuseppe Verdi al Marchese<br />

Caracciolo S. Teodoro, n. 40, p. 953.<br />

50. «Seppur diseguale, l’ultima fatica del compositore rimane uno dei vertici della sua<br />

arte: ricco di innovazioni teatrali e musicali, calato nella differente drammaturgia del<br />

teatro lirico francese, esso troverà degna continuazione nel <strong>Don</strong> Carlos» (FABRIZIO DORSI<br />

- GIUSEPPE RAUSA, Storia dell’opera italiana, Milano, Bruno Mondadori, 2000, p. 397).<br />

62


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 63<br />

Da Napoli a Parigi e Vienna<br />

I suoi giorni di gloria erano contati: l’incessante travaglio di più di<br />

un quarto di secolo, l’errare zingaresco di città in città e la spola tra<br />

Parigi e Vienna degli ultimi anni, sono presto interrotti da un male inesorabile<br />

che ha il sopravvento, la paralisi nervosa, la demenza, il buio di<br />

una mente che tanto generosamente ha creato. Finisce internato in una<br />

clinica psichiatrica nei dintorni di Parigi. Dopo mesi di crudeli sofferenze,<br />

lo riportano, ormai inerte residuo di umanità, nella sua Bergamo<br />

natale e qui, appena cinquantenne, troverà la sua tomba nella fatidica primavera<br />

del 1848.<br />

Le sue opere continueranno a essere eseguite fin negli angoli più<br />

remoti del pianeta. Verdi, divenuto nel frattempo solo e pressoché incontrastato<br />

dominatore dell’opera italiana, l’avrà spesso davanti fino al termine<br />

della sua lunga esistenza quell’ombra di <strong>Don</strong>izetti, quasi come la<br />

statua del Commendatore...<br />

Statua di Gaetano <strong>Don</strong>izetti, posta nell’atrio del Teatro alla Scala. Opera dello scultore<br />

milanese Giovanni Strazza, venne inaugurata il 10 marzo 1874. L’aveva commissionata<br />

l’editore di musica Francesco Lucca, che la donò al Municipio della città per collocarla<br />

nell’atrio del teatro.<br />

63


04. Lo Presti - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.23 Pagina 64<br />

64


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 65<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> nei teatri di Bergamo:<br />

«certo quel briccone di Maestro sapeva quel che faceva!»<br />

a cura di PIERA RAVASIO<br />

Dopo solo un anno e 20 giorni dalla prima rappresentazione al Théâtre<br />

des Italiens, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> venne allestito a Bergamo, nel Teatro della<br />

Società, dove, come a Parigi, riscosse grande successo. Anzi, sarebbe più<br />

opportuno parlare di uno straordinario successo tanto da sorprendere il<br />

giornalista che, sulle pagine del «Giornale della Provincia di Bergamo»<br />

di martedì 23 gennaio 1844, redasse la cronaca della serata:<br />

«Al tutto ai nostri giorni, comunque ne mormorino altro certi accigliati<br />

antiquari, son parole d’ordine progresso e maraviglie. Noi credevamo<br />

d’aver nel Bravo 1 dopo il brillante soccorso portatovi dal valentissimo<br />

sig. Biacchi 2 uno spettacolo, di che non si potesse aspettar meglio pel<br />

nostro teatro del carnevale, ed ecco che il <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> del Maestro Cav.<br />

<strong>Don</strong>izetti posto in scena la sera del 17 corr. riporta sovr’esso uno splendidissimo<br />

trionfo, che confonde ogni nostra previsione, e ciò che è più<br />

anco le sentenze che alcuni profondi scienziati di musica con misteriosa<br />

gravità ne andavano buccinando. Quel trionfo parve anche a noi sì<br />

smisurato, che credemmo di indugiare alcun po’ innanzi proclamarlo.<br />

Forse c’era bisogno d’un po’ più di allegria, io andava dicendo tra me,<br />

d’un po’ d’opera buffa; forse coteste opere sono più all’unisono col teatro,<br />

col carnovale, e colla più comune inclinazione degli uomini che non<br />

le catastrofi tragiche e le strida disperate o moribonde di che troppo<br />

sovente in oggi i nostri teatri fremono; fors’anche le severe bellezze del<br />

poema musicale del Mercadante non son fatte per tutte le orecchie e<br />

tutte le fantasie, onde alcuni spettatori cominciavano a noiarsene, e il<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> abbattutosi a tutte queste favorevoli disposizioni, come<br />

favilla che trovi temperatura e materia acconcia a fiamma, ha destato la<br />

1. Il bravo di Mercadante, prima opera della stagione di carnevale. Seguivano <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

e Nabucodonosor di Giuseppe Verdi.<br />

2. Lorenzo Biacchi sostituì, a partire dalla seconda recita, il tenore Giuseppe Bonfigli che<br />

si era ammalato.<br />

65


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 66<br />

RAVASIO<br />

prima sera un prodigioso entusiasmo, che le sere seguenti si ridurrà a più<br />

modesta misura. Ma il nostro calcolo è ancora andato in fallo. Perocché<br />

quell’entusiasmo primo del pubblico sembra che anzi vada crescendo.<br />

Ogni sera si applaude romorosamente a ogni picciol tratto dell’opera;<br />

ogni sera si richiamano a gara i principali attori sulla scena a ricevervi le<br />

onorevoli dimostrazioni del generale aggradimento. La signora<br />

Gambardella 3 è sempre salutata, secondo che ne avevamo presagito,<br />

come il fior più leggiadro del nostro teatro, come fiore di tutta gentilezza<br />

e fragranza, e oltre alla simpatica soavità della sua voce, e alla seducente<br />

disinvoltura con che disimpegna la briosa sua parte di Norina, si<br />

ammira pure l’agilità del suo canto, su di che per lo innanzi qualche<br />

severo aristarco arrischiava de’ dubbi. Il sig. Maspes (Malatesta) del quale<br />

avevamo annunciato, che nel rimettersi d’una piccola indisposizione<br />

entrava ogni dì più in favore appo il pubblico, ora cantando la sua parte<br />

al tutto qual fu scritta a Parigi pel celebratissimo Tamburini ottiene ogni<br />

sera numerosi applausi, e chiamate sulla scena. Del sig. Rossi (<strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>) poi non si può altro dirne se non che pareggia la bella fama<br />

con che è venuto tra noi e per cui era desiderato sulle scene, e che però<br />

gli applausi continui, ond’è accompagnato il suo canto, e la piacevolissima<br />

arte comica, ch’ei dispiega senza mai venir meno a dignità, son premio<br />

dovuto al vero suo merito. Resta dunque di conchiudere esortando<br />

a concorrere al nostro teatro chi vuol godere di due dolcissime cose,<br />

d’una musica spiritosa, e piacevolissima, e d’una udienza tutta lieta, che<br />

applaude continuamente e soprattutto con furore da baccante a un duetto<br />

graziosissimo in fine del primo atto, a un quartetto di singolar artificio<br />

musicale, che chiude l’atto secondo, e a un allegrissimo rondò, a che<br />

termina lo spettacolo».<br />

Nonostante il gradimento dimostrato dal pubblico, il titolo non<br />

ricomparve nei cartelloni dei teatri cittadini che dopo diversi anni. Lo si<br />

ritrova nel 1867, ancora al Teatro della Società, ma questa volta l’accoglienza<br />

fu decisamente fredda, come si legge nella «Gazzetta di Bergamo»<br />

di sabato 9 febbraio 1867:<br />

3. Il cast era composto da Annetta Gambardella (Norina), Gaetano Maspes (Malatesta),<br />

Napoleone Rossi (<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>), Ernesto Cossetti (Ernesto) e Antonio Viola (Notaio).<br />

66


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 67<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> nei teatri di Bergamo<br />

«Se alcuno ci interrogasse intorno alla prima recita del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>,<br />

avvenuta mercoledì scorso, saremmo costretti a rispondere che il successo<br />

non fu certo dei più clamorosi. E ciò avvenne per due ragioni principali;<br />

la prima perché il teatro poco affollato generava una naturale freddezza<br />

in quelli che assistevano; la seconda poi perché lo spettacolo non<br />

era né capito, né preparato a sufficienza. Il <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è una musica<br />

scritta sopra un libretto che è ragionevole, e potrebbe anco per alcuni<br />

riguardi dirsi bonino. Ma l’azione è quieta; è del carattere delle commedie<br />

così dette da tavolino, ove il frizzo ed il ridicolo non si manifestano<br />

per arditi contrasti e per situazioni di effetto strepitoso. Per tre atti abbastanza<br />

lunghi non appaiono in scena, che i quattro personaggi intorno ai<br />

quali s’aggira la favola; cioè il vecchio <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, cui viene il ticchio<br />

di prender moglie, il nipote Ernesto, che è innamorato di Norina, quella<br />

che lo zio vorrebbe impalmare, Norina stessa, ed il di lei fratello il Dr.<br />

Malatesta. Non vi son Cori che all’ultimo atto, ed anche questi brevissimi:<br />

e quindi non finali di gran rumore, non distacchi e varietà maggiori<br />

di quelle che possono offrire i duetti, i terzetti, i quartetti, che si succedono<br />

e si avvicendano nello sviluppo della comica azione. <strong>Don</strong>izetti<br />

con tal natura di libro dovette far sforzo per riempire il vuoto e creare<br />

una musica che fosse, per così dire, anch’essa da tavolo e casalinga, come<br />

la commedia; schivando la monotonia col brio e colle festività delle<br />

combinazioni delle voci e dell’orchestra, colla vivacità delle frasi e col<br />

lavoro di istrumentazione, che simulasse e tenesse luogo delle masse<br />

corali, e solleticasse pure variamente e piacevolmente l’orecchio. E a ciò<br />

<strong>Don</strong>izetti è riuscito da quel maestro che era; e con sì pochi mezzi ha<br />

tutto, o moltissimo ottenuto. Ma non bisogna considerare l’effetto del<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> dalla recita di mercoledì, che parve una prova generale con<br />

fondate speranze di miglioramento pel seguito. Con questa musica bisogna<br />

cantare, e cantare per bene. Però la egregia artista signora Giannetti 4<br />

fu sempre una assai gentile Norina; in alcuni punti fu applaudita, e nel<br />

complesso apparve disinvolta e finita e simpatica nella non facile sua<br />

parte. Nella scena dell’atto 1 o ove col fratello concerta certi stratagem-<br />

4. Adele Giannetti faceva parte della compagnia di canto insieme ad Alessandro Torelli<br />

(Malatesta), Aristide Fiorini (<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>) e Onorato Colomasi (Ernesto).<br />

67


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 68<br />

RAVASIO<br />

mi, per ingannare <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> piacque assai, bene assecondata dal baritono<br />

sig. Torelli né piacque meno, ove si incontra la prima volta col presunto<br />

sposo <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, ove ci fece udire note ed accenti veramente<br />

deliziosi. Il Torelli poi ci sembrò in questo spartito assai migliore che<br />

negli altri due della stagione. 5 Cito ad esempio il duetto al secondo atto<br />

con <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, ove l’allegro motivo che lo chiude, ripetuto dal Dr.<br />

Malatesta, ebbe assai più colorito ed accento di quello che gli seppe dare<br />

lo stesso Fiorini. Il tenore Colomasi poi si sforzò a far bene, ma sia colpa<br />

della parte, sia d’indisposizione, trovò la prima sera assai minori applausi,<br />

che nella Sonnambula, e li troverà, ne dubitiamo, anche in seguito.<br />

Toccando poi del Fiorini, ha esso dato al carattere del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> il<br />

vero e completo rilievo che nell’opera tiene come protagonista?<br />

Trattandosi d’un artista giovine e che ha mezzi quali il sig. Fiorini credo<br />

sia debito dirgli la verità tutta intera per quanto possa valere la nostra<br />

parola ed i nostri suggerimenti. Un cantante buffo non ha solo il canto<br />

da esaurire. Questo anzi il più delle volte è il meno. Vi è il modo d’acconciarsi,<br />

vi è l’azione, che deve essere comica perfetta, studiata con lunghe<br />

osservazioni e fatiche sulla natura, e suggerita da quella intuizione,<br />

che costituisce e corona l’artista. [...] Tutta la sua cura la ci pare posta nel<br />

far sentire la bella voce che possiede. Ma il cantante buffo deve più parlare<br />

quasi che cantare, deve vocalizzare in guisa da lasciar capire tutto<br />

quel che dice, altrimenti l’effetto è perduto, ed il pubblico né si diverte,<br />

né ride. Il sig. Fiorini invece mangia spesso parole e note, o le smozzica<br />

e confonde: e sempre per smania di cantare. [...] La parte del buffo è assai<br />

più difficile di quella del cantante serio, cui una buona voce può supplire<br />

a grandi cose; ed il carattere di un personaggio d’opera scherzosa non<br />

si studia al cembalo colla musica in mano, né s’improvvisa sul palcoscenico.<br />

[...] I Cori, i Cori poi riuscirono perfettamente nel 1 o e nel 2 o atto!<br />

Non facciam quistioni coll’Impresa sulla messa in iscena. Essa ha in quest’anno<br />

assai più degnamente esauriti i propri impegni degli anni scorsi,<br />

ed il pubblico ne è soddisfatto. Quindi noi non vogliamo essere indiscreti<br />

nelle pretese riguardo ai vestiti ed ai scenari, fatto calcolo che il teatro<br />

5. La stagione di carnevale si aprì quell’anno con Il menestrello di Saverio Amedeo De<br />

Ferrari. Per secondo titolo si ebbe La sonnambula di Bellini, quindi <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e si concluse<br />

con Il campanello, in occasione della beneficiata di Aristide Fiorini.<br />

68


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 69<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> nei teatri di Bergamo<br />

non ha dote, ne è sussidiato da vistosi incassi. Alla seconda recita di giovedì,<br />

il <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> ebbe un esito più sicuro e di miglior effetto».<br />

Domenica 16 aprile 1876, si aprì in città bassa un nuovo teatrino<br />

sito all’interno della trattoria albergo dell’Elefante, in via Torquato Tasso<br />

39 (dove sorgeva l’Albergo Commercio), «chiamato pomposamente<br />

Nuovo Teatro <strong>Don</strong>izetti di Bergamo». 6 Il nuovo luogo di spettacolo<br />

venne inaugurato con un <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> che, ad un certo punto, migrò al<br />

Riccardi (unico titolo della stagione di primavera) subendo qualche piccola,<br />

buffa disavventura. Due sono le cronache pubblicate dalla «Gazzetta<br />

di Bergamo»: la prima, di lunedì 17 aprile 1876, riferisce dell’esecuzione<br />

nel nuovo teatro, che doveva essere di dimensioni assai ridotte, la<br />

seconda, comparsa il successivo lunedì 24 aprile, riguarda la recita al<br />

Teatro Riccardi.<br />

«Per chi lo avesse dimenticato, l’opera del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> fu scritta in<br />

nove giorni! C’è da far disperare tutti i maestri de’ nostri giorni, i quali,<br />

come le montagne d’Esopo, hanno gestazioni lunghe e rumorose, e poi<br />

finiscono solitamente a partorire de’ sorci, con false apparenze di mastodonti.<br />

Nove giorni per scrivere un capolavoro da cima a fondo! E un<br />

capolavoro che non ha bisogno di salse per essere gustato; non ha bisogno<br />

di grandi masse, di meccanismi grandiosi, di scene sfarzose, di abiti<br />

splendenti, né di duecentomila lire; quattro gatti, dico per dire, bastano<br />

perché si esegua in tutta la sua bellezza. E non è un lavoro solo possibile<br />

nei teatri di primo ordine e con soli artisti di cartello, come si usa scrivere<br />

al giorno d’oggi; tutt’altro; esso fu rappresentato al Teatro Italiano di<br />

Parigi (1843) colla Grisi, Lablache, Tamburini e Mario 7 (scusate se è<br />

poco), e fu rappresentato ieri sera al <strong>Don</strong>izetti dalla signora Ricci, da<br />

Mattioli, da Belardi, da Lendinara. 8 A Parigi, lo crederete, ebbe un esito<br />

clamoroso (senza le chiamate chilometriche, invenzione brevettata<br />

posteriore) e ieri sera la musica piacque egualmente. Questa musica ha<br />

6. ERMANNO COMUZIO, Il Teatro <strong>Don</strong>izetti, I: Due secoli di storia, Bergamo, Lucchetti,<br />

1990, p. 195.<br />

7. Gli interpreti della prima rappresentazione dell’opera, il 3 gennaio 1843, furono Giulia<br />

Grisi (Norina), Luigi Lablache (<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>), Antonio Tamburini (Malatesta), Mario de<br />

Candia (Ernesto).<br />

8. Matilde Ricci interprete di Norina, Pietro Mattioli nel ruolo del titolo, Lendinara nei<br />

panni di Ernesto, e Domenico Belardi nel personaggio di Malatesta.<br />

69


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 70<br />

RAVASIO<br />

trentatré anni, signori, ed è ancora lì fresca, vispa, viva, da far invidia (e<br />

quanta!) alle musiche nate ieri, e, pur troppo, già vecchie! S’è cercata<br />

tanto e forse si cerca ancora la produzione spontanea! Nel <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

abbiamo, direi, il punto culminante della spontaneità, della fluidità della<br />

musica donizettiana; e con tutto questo nulla di trascurato, di trasandato,<br />

come pure troviamo in altri lavori del nostro Maestro. Vi abbonda il brio,<br />

la giocondità, la soavità delle melodie, come l’eleganza della strumentazione.<br />

Il duetto finale del primo atto, il quartetto nel secondo, il duetto<br />

fra baritono e basso nel terzo, la romanza del tenore, e il duetto fra<br />

Ernesto e Norina sul finire dell’opera sono pezzi di meravigliosa bellezza,<br />

che basterebbero da sé soli a dare il nome di gran maestro a chi oggi<br />

li sapesse scrivere, qualora non fossero già scritti. E poi... ma è tempo di<br />

dire una parola della esecuzione. Una musica così perfetta non dovrebbe<br />

essere eseguita che dalle Grisi, dai Lablache, dai Mario, dai Tamburini<br />

[...]. Se in teoria possiamo lamentarci, scendendo al caso pratico, non<br />

saremmo seri se avessimo delle pretese. In un piccolo teatro, com’è quello<br />

di via Torquato Tasso, bisogna in complesso dichiararsi contenti di<br />

quello che c’è. [...] La signora Matilde Ricci, simpatica quanto mai, s’è<br />

fatta applaudire all’aria di sortita, poi al duetto col baritono, ed ebbe con<br />

questo una chiamata al proscenio dopo il primo atto. La sua voce estesa<br />

ed espansiva ha bisogno di un teatro più vasto; ecco tutto. In tutta l’opera<br />

venne particolarmente approvata, ed ella deve dichiararsi contenta,<br />

come il pubblico è contento di lei. Benissimo poi, e senza alcuna eccezione,<br />

il baritono sig. Belardi, che ha bellissima voce, sempre intonata e<br />

sicura, e canta bene e con arte. Egli pure ebbe non pochi applausi. Il<br />

Mattioli è vecchio artista; e come tale sa trovar sempre il momento di<br />

farsi riconoscere. Con questi tre artisti tutto andrebbe bene. La parte del<br />

tenore è difficilissima; il suo effetto è tutto poggiato sul canto; un fil di<br />

voce potrebbe bastare, ma quel filo dovrebbe appartenere a un artista coi<br />

fiocchi. Ci rincresce dirlo, ma il Lendinara i fiocchi non li ha. E in questo<br />

punto lo spettacoletto è difettoso assai. Il finale dell’opera va a rotoli,<br />

e dovrebbe essere invece un incanto. L’orchestra per quanto poco<br />

numerosa, lo sembra ancora troppo, poiché in quel piccolo spazio risuona<br />

tanto da coprire spesso la voce dei cantanti. Del resto l’orchestra<br />

suonò con cura e bene; in complesso dunque si può spendere il franchetto<br />

col cuor leggero».<br />

70


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 71<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> nei teatri di Bergamo<br />

La settimana dopo, al Riccardi:<br />

«La musica del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, trasportata dal Teatro di via Torquato<br />

Tasso al Riccardi, vi ha guadagnato non poco; in questo ambiente più<br />

adatto e armonico si poterono rilevar meglio tutte le bellezze di quest’opera,<br />

che nel suo genere si può dire la più completa e perfetta del<br />

nostro <strong>Don</strong>izetti; e anche vi han guadagnato gli artisti, e specialmente la<br />

bella e simpatica voce del baritono Belardi, e gli squillanti acuti della<br />

signora Ricci. Il signor Mattioli ha potuto colorire di più il carattere di<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e piacque infatti più dell’altre sere. Il tenore, 9 grazie ad<br />

alcune belle note, e a una certa sicurezza è stato applaudito sabato e<br />

anche ieri sera al primo duetto con <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e alla bellissima<br />

romanza del 2 o atto. I maggiori applausi toccarono ieri sera come sempre<br />

alla signora Ricci e al signor Belardi, che al primo duetto finale del<br />

primo atto furono chiamati al proscenio e richiesti bis insistentemente;<br />

ciò che eseguirono. Il sig. Mattioli cantò l’annunciata cavatina buffa di<br />

<strong>Don</strong>izetti: “Viva il Matrimonio” 10 che eseguì assai bene e venne molto<br />

applaudito. Benissimo l’orchestra, che, pochina com’è, fa veramente<br />

miracoli, e sa dare il vero carattere a questa musica tutta brio e vivacità.<br />

Gli abbonati ogni sera più si appassionano e si innamorano di questa<br />

musica, poiché più la si sente e più vi si scoprono nuove bellezze, privilegio<br />

delle cose proprio belle. A dir brillante, vivace, briosa, fresca a questa<br />

musica, è dir poco o nulla; tutta la parte del tenore è di una delicatezza<br />

impareggiabile, e tutta la parte d’orchestra è una musica di perle e<br />

di gioielli. Di tanto in tanto sembra che l’orchestra dia la baia al povero<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>; la musica vi si fa railleuse; infatti quando <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> sta<br />

per combinare il matrimonio con Norina coll’intervento del Dottor<br />

Malatesta, i corni si fanno sentire nell’orchestra e certo quel briccone di<br />

Maestro sapeva quel che faceva!<br />

Alcune piccole disgrazie o miserie ci fecero dubitare ieri sera della<br />

serietà dello spettacolo. Da prima si alzò il sipario a mezza sinfonia, sic-<br />

9. Giuseppe Masato sostituì il Lendinara che si era dichiarato indisposto.<br />

10. Nel numero della «Gazzetta di Bergamo» di sabato 22 aprile 1876, in coda alle informazioni<br />

riguardanti la recita della domenica sera, si legge: «Il signor Mattioli domani sera<br />

dopo il primo atto dell’opera canterà la cavatina buffa di <strong>Don</strong>izetti “Viva il Matrimonio”<br />

che andrà a genio certamente a tutte le ragazze di marito ed alle loro mammine».<br />

71


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 72<br />

RAVASIO<br />

ché la scena stette vuota per un bel pezzo; poi il tenore alla sua entrata<br />

intoppa nel traverso della porta e fu miracolo se stette in piedi; poi la<br />

signora Ricci esce col vestito tutto bagnato; poi nel cambiamento d’una<br />

scena cade e si straccia un pezzo di scenario, e nella confusione si dimenticano<br />

tavoli e sedie: tutto ciò si potrebbe schivare con un po’ d’attenzione<br />

e di preparazione. Son cose da nulla, ma è meglio che non avvengano».<br />

Altre sei riprese dell’opera si succedettero tra la città alta e la città<br />

bassa con esiti più o meno felici, fino all’edizione memorabile del 1933,<br />

dove <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> chiudeva la stagione di fiera del Riccardi, dopo La<br />

walchiria di Wagner e La forza del destino di Verdi:<br />

«Dopo tante edizioni del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> di <strong>Don</strong>izetti, talune delle<br />

quali lanciate al pubblico con poco rispetto del maestro concittadino,<br />

pareva azzardoso che il vecchio capolavoro potesse ancora esercitare un<br />

forte richiamo, una nuova ed intensa attrattiva. Gli è che il <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

ha una sua vitalità miracolosa che bene lo regge in gambe, malgrado gli<br />

urti che spesso gli vengono dal malgarbo degli esecutori. Aggiungasi che<br />

per l’attuale riproduzione era stata invitata al nostro Massimo una schiera<br />

di cantanti scelti, preceduti da indiscutibile rinomanza quale potevano<br />

avere Mercedes Capsir, Tito Schipa, Mariano Stabile e Salvatore<br />

Baccaloni [...] così il <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> ha riportato ieri sera al <strong>Don</strong>izetti il<br />

più vivo dei successi, dovuto alla splendida esecuzione non solo, ma alla<br />

genialità intrinseca della musica. Quest’opera trae la linfa salutare che la<br />

conserva giovane in vita dalla vivacità e dal brio della sua azione, dalla<br />

verità dei suoi caratteri scenici e, come abbiamo detto, dalla genialità<br />

della musica che riscalda l’azione e la illumina in modo confacente alla<br />

natura del melodramma buffo; senza cadere in eccessi e barocchismi<br />

antipatici. Da questi eccessi è stata immune anche l’esecuzione, curata<br />

con zelo di musicista in modo da epurare lo spartito da certe interpretazioni<br />

introdotte con la faciloneria propria di molti direttori, poco scrupolosi<br />

della verità artistica. Il maestro Del Campo è riuscito a far tabula<br />

rasa di quello spirito volgare che stuzzica la risata ed a portare sul palcoscenico<br />

la partitura nella sua originalità, già per se stessa efficacemente<br />

comica ed espressiva. Vigilando il maestro sulle sorti dell’intero spettacolo,<br />

si è accaparrato l’anima del pubblico, con l’augurio e la speranza<br />

prima, con la soddisfazione e le acclamazioni dopo. Il divo Schipa ebbe<br />

72


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 73<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> nei teatri di Bergamo<br />

accoglienze trionfali espresse in modo insolito da forti battimani dai<br />

numerosi frequentatori dei palchi e della platea. Dall’Olimpo, come vien<br />

chiamato in gergo teatrale il loggione, vennero a lui dimostrazioni speciali,<br />

quasi coercitive per la ripetizione di tutto lo spettacolo. L’arte di<br />

Schipa è di quella specie che viene al mondo se non a lunghi intervalli,<br />

isolata. [...] Egli non specula sul malsano desiderio del pubblico, che<br />

attende chi sa quali sforzi e quale potenza di voce per la affermazione di<br />

un cantante. Schipa è il tenore della eleganza, della grazia, del fraseggio<br />

miniato, del melodizzare signorile; cantante di una serenità sorprendente,<br />

artista eccezionale che ha una dizione bellissima, una intensità espressiva<br />

che ottiene grandi risultati anche su coloro che sono meno disposti<br />

ad un facile e benevolo giudizio. Perciò la sua affermazione si è delineata<br />

subito avvincente, radiosa. Bastò che aprisse bocca alla prima romanza<br />

“sogno soave e casto”, perché si profilasse a suo favore un trionfo che<br />

non ha eguali. Egli ha conquistato tutti. Fu coperto di ovazioni mentre<br />

nel teatro si è diffusa la gioia ed il compiacimento che un grande tenore<br />

stava sulla scena e che il pubblico aveva davanti a sé tutta un’opera per<br />

goderlo, per applaudirlo...<br />

Mercedes Capsir non era nuova alle nostre scene. [...] Quanta<br />

purezza e quanta dolcezza nella sua voce! E quanto ella è precisa, stilizzatrice<br />

di ogni dettaglio, suscitatrice d’entusiasmo sentito e profondo!<br />

Gaia, ingenua, irrequieta, stizzosa anche, ha cantato con civetteria e grazia,<br />

effondendo il suo canto con arte genialissima. Credo che non si possa<br />

plasmare una Norina migliore. Quando poi concerta con Mariano<br />

Stabile, l’incanto è completo. Stabile è sempre quell’artista aristocratico<br />

che tutti conosciamo. Il suo portamento, la sua modellatura gli conferiscono<br />

qualche cosa di nobile e di comico insieme da sembrare l’interprete<br />

ideale del Dottor Malatesta, manipolatore astuto di matrimoni a<br />

danno del povero <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, che Salvatore Baccaloni disegna con<br />

perizia somma e con originalità personale. E questa volta in lui abbonda<br />

anche la voce; cosa abbastanza rara ne’ suoi colleghi di palcoscenico.<br />

Il suo protagonista grottesco, clamoroso, pomposo ci fa ridere di cuore,<br />

ma la nostra risata è spontanea perché deriva da lievi impalpabili finezze<br />

che la musica esprime ed il cantante sottolinea. [...] Ammiratissimi i<br />

coretti dei servitori al terzo atto. [...] Gli scenari ben disegnati ed i costumi<br />

sgargianti ed appropriati hanno formato uno sfondo ambientale pit-<br />

73


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 74<br />

RAVASIO<br />

toresco, una cornice appropriata all’azione. Perciò la cronaca della serata<br />

è lietissima, la più lieta di quelle che si sono avute finora. [...] Non ci fu<br />

un minuto di noia e nemmeno d’indifferenza. Marcello Ballini». 11<br />

La memoria di quella rappresentazione rimase così vivida da sovrastare<br />

ogni ricordo delle successive riprese dell’opera, e, ancora nel 1964,<br />

veniva rammentata in apertura della cronaca che illustrava ai lettori<br />

un’altra esecuzione degna di nota:<br />

«[...] quell’indimenticabile <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> diretto da Giuseppe del<br />

Campo [...] suggestivo ricordo di un’esecuzione, che ci assorbimmo<br />

tutta, battuta per battuta, nota per nota, riscoprendo per conto nostro un<br />

<strong>Don</strong>izetti non mai scoperto, godendo fin da allora per accostamenti ed<br />

anticipazioni, ai quali pur non sapevamo dare un giudizio in parole, ma<br />

che sentivamo dentro di noi, in totale, gaudiosa compiutezza di dati e di<br />

assimilazioni [...]. Per l’esecuzione dell’edizione, offertane ieri al<br />

<strong>Don</strong>izetti in questa stagione per il rinnovato Teatro, 12 sotto la direzione<br />

del maestro Oliviero De Fabritiis, giova affermare subito che scegliere<br />

un <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> per consentire a due specialisti del genere drammatico<br />

di esordire in quello buffo, è stato un imperdonabile errore. Eccellenti<br />

voci come quelle di Paolo Washington e Giulio Fioravanti sono apparse<br />

pressoché totalmente fuori posto nei ruoli assegnati. E ben poco ha<br />

potuto fare e fatto il maestro Oliviero De Fabritiis per ridare all’esecuzione<br />

quell’humor e quella fierezza gentile, che ne dovrebbe essere<br />

appannaggio dalla prima all’ultima battuta. La signora Renata Scotto è<br />

stata, come prevedibile, superiore ad ogni elogio; la sua voce è quella che<br />

conosciamo; ma diremmo che essa stessa si sia trovata a minor agio, nel<br />

complesso interpretativo, forse per quell’errore cui si è accennato dianzi.<br />

Corretto Ernesto il tenore Renzo Casellato, e spassoso Notaio il<br />

nostro basso Emilio Salvoldi. Ottimo il Coretto, diretto da Giulio<br />

Bertola che è stato meritatamente bissato; decorosa la regia di Sandro<br />

Bolchi. Un’ammirazione quasi sconfinata, invece, per la scenografia, assolutamente<br />

deliziosa. Leggiamo che si tratta di scene e costumi del Teatro<br />

Massimo di Palermo, su bozzetti di Bice Brichetto. Ebbene, sarebbero<br />

11. «L’eco di Bergamo», giovedì 12 ottobre 1933.<br />

12. La stagione autunnale si era aperta con Lucia di Lammermoor, alla quale seguirono due<br />

spettacoli di balletti. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> era il titolo di chiusura.<br />

74


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 75<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> nei teatri di Bergamo<br />

bastati loro, per rendere piacevole l’ascolto dell’opera e la sua presentazione.<br />

[...] Molto favorevoli le accoglienze. Un pubblico che ha raggiunto<br />

l’esaurito ha tributato al maestro De Fabritiis, ai suoi collaboratori, e<br />

soprattutto a Renata Scotto una schietta dimostrazione di entusiasmo,<br />

che è garanzia per il rinnovo del successo nelle due rappresentazioni che<br />

seguiranno secondo il calendario prefissato in teatro, fatta segno a cordiale<br />

omaggio, la figlia di Arturo Toscanini, contessa Wally Castelbarco,<br />

che in precedenza era stata ricevuta nella residenza municipale dal<br />

Sindaco. Marcello Ballini». 13<br />

Curiosissimo, sempre a proposito di quest’ultima citata edizione,<br />

l’articolo di costume apparso sul «Giornale di Bergamo» di domenica 25<br />

ottobre 1964: «Anche la seconda opera in programma della stagione lirica<br />

ha richiamato, alla sua prima rappresentazione, il tout Bergamo. Il teatro<br />

era affollatissimo in ogni ordine di posti. Le signore, elegantissime,<br />

sfoggiavano ammirate toilettes.<br />

In sala e nei palchi abbiamo notato il sen. Pezzini, il questore, l’intendente<br />

di finanza, il comandante del gruppo dei carabinieri, il sindaco<br />

avv. Simoncini e signora, il dr. Enzo Zambetti, Wally Toscanini (ospite<br />

d’onore), il cav. del lav. Carlo Pesenti, la signora Cappellini, moglie del<br />

prefetto, il comm. Agostino Eschini e signora, l’ing. Carlo Andrea Coltri,<br />

il comm. Busti, il comm. Ciocca e sorella, la contessa Roncalli e la figlia<br />

Laura, la baronessa Scotti, la contessa Zanchi [...]», e così via per un totale<br />

di due colonne.<br />

13. «L’eco di Bergamo», domenica 25 ottobre 1964.<br />

75


05. Ravasio - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.28 Pagina 76<br />

76


06. Bellotto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.44 Pagina 77<br />

FRANCESCO BELLOTTO<br />

Un dissidio fra opera ‘all’antica’<br />

e opera ‘alla moderna’<br />

Il 3 gennaio 1843 al Théâtre-Italien di Parigi si mette in scena per la<br />

prima volta un «dramma buffo» in tre atti di Gaetano <strong>Don</strong>izetti. Da oltre<br />

dieci anni (L’elisir d’amore, 1832) il compositore aveva abbandonato le<br />

opere giocose italiane di ampie dimensioni: nel frattempo aveva comunque<br />

continuato a coltivare il genere comico attraverso fulminanti atti<br />

unici di soggetto francese, arrivando a sperimentare l’opéra comique con<br />

Fille du régiment e il vaudeville con Deux hommes et une femme. Davvero<br />

bizzarra al dunque la scelta del soggetto di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> per Parigi: si<br />

trattava di riscrivere un vetusto libretto di Angelo Anelli per Stefano<br />

Pavesi andato in scena nel 1810 alla Scala di Milano. Il titolo del libretto<br />

era Ser Marcantonio, e possedeva esattamente tutto ciò che del comico<br />

‘all’italiana’ era già ben noto e stravisto da decenni e decenni. Quanti<br />

vecchi avari beffati da ragazze scaltre e amorose, quanti finti matrimoni,<br />

quante finte lettere, quante agnizioni finali, quanti nipoti diseredati e poi<br />

ereditieri si erano avvicendati sulle tavole dei palcoscenici prima di <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>? Ma il 1843 operistico era epoca ormai molto lontana da quelle<br />

storie: esaurita l’‘onda lunga’ rossiniana, in Italia i teatri commissionavano<br />

agli autori di prima sfera quasi esclusivamente opere serie. Il genere<br />

era considerato démodé e tutt’al più le finestre comiche dei diversi cartelloni<br />

proponevano titoli di repertorio (e Ser Marcantonio era appunto<br />

uno di questi).<br />

Qualche motivo ‘contestuale’ utile a spiegare la bizzarrìa d’un tuffo<br />

nel passato effettivamente c’era: il Teatro degli Italiani di Parigi aveva un<br />

indirizzo di programmazione specializzato, e distribuiva con regolarità<br />

testi con peculiarità (linguistiche, interpretative, drammaturgiche e stilistiche)<br />

tipiche della tradizione italiana. L’impostazione perdurava anche<br />

in anni in cui tali peculiarità forse erano radicalmente mutate perfino nel<br />

paese d’origine. E <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> venne percepito in ‘controtendenza’: il<br />

pubblico della prima – trascinato dalla compagnia stellare Grisi, Mario,<br />

77


06. Bellotto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.44 Pagina 78<br />

BELLOTTO<br />

Tamburini e Lablache – accolse con un vero trionfo l’opera di <strong>Don</strong>izetti,<br />

mentre la critica e fors’anche l’establishment del teatro, rimasero<br />

freddi se non addirittura ostili. Salvo poi mutar completamente rotta al<br />

cospetto d’un travolgente successo: al Théâtre-Italien per la prima volta<br />

veniva scalzato il primato di botteghino de I puritani, che sopravviveva<br />

dal 1835.<br />

Insomma: gli ‘esperti’ – come al solito – non si erano accorti che il<br />

lavoro fatto da <strong>Don</strong>izetti non era semplicemente una pietanza riscaldata,<br />

ma nascondeva un qualcosa di ben più raffinato e interessante. Persino<br />

il librettista incaricato, l’esule mazziniano Giovanni Ruffini, era rimasto<br />

spiazzato dal progetto, tanto da ritirarne la firma: «Non ho messo il nome<br />

mio, s’intende, perché fatto con quella fretta e in un certo modo essendo<br />

stata paralizzata la mia libertà d’azione dal Maestro». Il musicista, forte<br />

d’una autorevolezza conquistata nei più grandi teatri del mondo, aveva<br />

deciso per <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> di controllare tutte le fasi della gestazione, arrivando<br />

addirittura a scrivere di suo pugno diverse scene del libretto e<br />

bloccando l’autonomia creativa del povero poeta.<br />

E pur partendo da un canovaccio antico <strong>Don</strong>izetti compie un gesto<br />

di dirompente novità: abbandona il classico ‘settecentume’ di tanti drammi<br />

giocosi, azzardando costumi ‘alla borghese moderna’. Il bellissimo<br />

articolo di Luca Zoppelli in questo «Quaderno» ne tratta diffusamente.<br />

L’ingresso a gamba tesa della contemporaneità modifica irreversibilmente<br />

i rapporti fra i personaggi rispetto al modello di Anelli. Ad esempio,<br />

cade il tema convenzionale di un gruppo di oppositori capeggiati da uno<br />

o più servi che si ribellano all’ancien régime del facoltoso padrone di casa.<br />

Per conseguenza, i caratteri che ruotano attorno al protagonista mutano<br />

fisionomia. Malatesta veste i panni d’un medico elegante e misurato: è<br />

un caro amico di famiglia animato da nobili intenzioni. In Ser<br />

Marcantonio il personaggio corrispondente era un astuto sensale mosso da<br />

interesse personale; inventava inganni e travestimenti, con rilievo figaresco<br />

del tutto diverso. <strong>Don</strong>izetti attenua anche la sentimentalità della coppia<br />

degli innamorati. Norina, ad esempio, si presenta all’antica, un po’ come<br />

Rosina nel Barbiere, cantando una cavatina che comincia con una sezione<br />

patetica («Quel guardo il cavaliere»). Ma la sua passionalità è finta: la<br />

giovane vedova in verità sta leggendo un romanzetto rosa, e la sua caba-<br />

78


06. Bellotto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.44 Pagina 79<br />

Un dissidio fra opera ‘all’antica’ e opera ‘alla moderna’<br />

letta, «So anch’io la virtù magica», prende il via con il lancio del libro ed<br />

una risata che seppellisce qualsiasi smanceria all’antica. Anche ad Ernesto<br />

viene in qualche modo allentata la corda patetica: il suo meraviglioso<br />

cantabile di presentazione «Sogno soave e casto» viene ‘rovinato’ dai<br />

commenti sarcastici del vecchio zio che lo insulta: «Ma veh che originale!<br />

| Che tanghero ostinato!». Persino «Cercherò lontana terra» ha poca<br />

incisività drammatica: la disperazione del tenore collocata in quel segmento<br />

narrativo dell’opera non commuove fino in fondo perché nel<br />

duetto precedente si è scoperto che Malatesta non è un traditore e –<br />

soprattutto – si è visto che Norina sta già attuando un piano per arrivare<br />

ad una soluzione lieta. Per contrasto, l’unica vera isola sentimentale<br />

che si staglia nella partitura è nella celeberrima scena dello schiaffo del<br />

terz’atto: lì <strong>Don</strong>izetti chiede al pubblico di commuoversi per un personaggio.<br />

Il problema è che il personaggio in questione è <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, il<br />

nemico dell’amore di Ernesto e Norina. Quale opera giocosa ha mai<br />

chiesto al pubblico di soffrire e vedere la vicenda con gli occhi del ‘cattivo’<br />

di turno, si chiami Almaviva, Bartolo, Magnifico o Mustafà? In questo<br />

preciso senso <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> non è solo l’erede di un’antichissima<br />

schiatta teatrale di vecchi tutori, di Pantaloni innamorati: è anche un personaggio<br />

che ha dimenticato che per suscitare il riso è necessario tenere<br />

una certa distanza emotiva dallo spettatore. Tutto questo ci viene raccontato<br />

da <strong>Don</strong>izetti rispondendo alla committenza del Théâtre-Italien,<br />

che chiedeva un’opera all’antica: il compositore in effetti utilizza una<br />

vecchia storia, personaggi decrepiti e persino forme ormai sorpassate<br />

come cavatine e duetti rossiniani per una narrazione ‘alla moderna’.<br />

E si ritorna al dissidio del titolo: come trattare dal punto di vista<br />

drammatico un testo che è ‘antico’ per molti aspetti e ‘moderno’ per il<br />

raffinato riposizionamento dei suoi componenti? <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è un<br />

buffo classico quando sciorina i suoi sillabati, ma ci spiazza se, da vecchio<br />

beffato, spiattella piangendo tutte le più intime ragioni del suo sentire.<br />

Se vogliamo, il fascino suscitato dal settuagenario Da Corneto su<br />

Gaetano <strong>Don</strong>izetti – ormai piuttosto ammalato, e provato da un’esistenza<br />

operosissima – doveva essere lo stesso tipo di fascino suscitato da Sir<br />

John Falstaff sul vecchio Verdi. In ambedue i casi le partiture propongono<br />

protagonisti statuari, straordinariamente empatici: odiamo forse i<br />

79


06. Bellotto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.44 Pagina 80<br />

BELLOTTO<br />

<strong>Pasquale</strong> e Sir John per la loro tardiva lussuria e prepotenza? Ce ne sentiamo<br />

forse lontani, distaccati? Ne giudichiamo l’agire? Non sono forse<br />

cresciute queste due figure nel medesimo campo?<br />

<strong>Don</strong>izetti, ormai diventato finissimo drammaturgo, sapeva che il<br />

pubblico del suo tempo aveva bisogno di grandi passioni («voglio amore,<br />

[...] e amor violento!» proclamava in una celeberrima lettera a Giuseppe<br />

Consul). Potremmo paragonare le sue partiture a campi di battaglia fra<br />

opposte fazioni. La linea di scontro viene spostata di volta in volta<br />

seguendo obiettivi differenti: l’amore contro la ragion di stato (ad esempio<br />

Roberto Devereux o Lucia di Lammermoor); la povertà contro la ricchezza<br />

(in Elisir); il libero arbitrio contro la morale (Il furioso o Maria di<br />

Rohan); la giustizia contro la tirannia (Marino Faliero o Dom Sébastien). La<br />

trovata geniale in <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è che le due forze drammaturgicamente<br />

contrapposte sono l’età anagrafica del protagonista e l’età del mondo circostante.<br />

Tale punto di vista può contribuire a spiegare il motivo che ha<br />

spinto <strong>Don</strong>izetti all’ambientazione contemporanea: se lo spettatore non<br />

si rispecchia nei personaggi sul palcoscenico, il meccanismo di immedesimazione<br />

non funziona, i passi patetici non commuovono, e infine le<br />

potenzialità del conflitto vengono molto attenuate.<br />

Il problema vero è come raccontare tutto ciò in uno spettacolo, e<br />

farne la chiave dell’allestimento.<br />

Massimo Checchetto, scenografo del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> che va in scena a<br />

Bergamo, è stato l’insostituibile interlocutore d’un progetto che – fra liti,<br />

discussioni, tentativi, prove preliminari e intuizioni – ha occupato per<br />

quasi un anno i nostri pensieri.<br />

Il primo dubbio ovviamente riguardava il contesto iconografico.<br />

Dopo simili premesse, in quale ambiente visivo e storico avremmo<br />

dovuto collocare la nostra azione?<br />

La prima possibilità era naturalmente quella di pensare ad un generico<br />

Settecento con costumi goldoniani, tipico della tradizione giocosa<br />

italiana. Questa è l’ipotesi che abbiamo più facilmente scartato: è evidente<br />

che <strong>Don</strong>izetti aveva deliberatamente proceduto in direzione opposta.<br />

La seconda possibilità era più interessante e legittimata da elementi<br />

oggettivi: fissare al 1843, anno del debutto, l’epoca di svolgimento.<br />

Quella in effetti è la contemporaneità progettata dall’autore e cristallizzata<br />

80


06. Bellotto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.44 Pagina 81<br />

Un dissidio fra opera ‘all’antica’ e opera ‘alla moderna’<br />

attraverso il testo. Ma è pure indubbio che per lo spettatore di oggi guardare<br />

un’azione teatrale calata in uno scenario di 167 anni fa impedisce<br />

qualsiasi percezione di quel geniale dissidio di cui sopra: la buca e i cantanti<br />

eseguono un testo ‘antico’ in un contesto visivo ‘all’antica’ con personaggi<br />

talmente ‘antichi’ da essere entrati in quel museo immaginario<br />

che chiamiamo ‘repertorio’.<br />

La terza possibilità è quella cui non dovrebbe assolutamente sottrarsi<br />

un regista votato al ‘Teatro di Regia’ (maiuscole non casuali).<br />

Rispondere cioè alla contemporaneità proposta da <strong>Don</strong>izetti utilizzando<br />

come scenografia la contemporaneità degli spettatori. Una casa romana del<br />

2010 con tutto quel che ne deriva: tivù, internet, smartphone, ecc. Il problema<br />

vero è che non siamo più nel 1843, e così questo tipo di scelta è<br />

ormai talmente praticata a teatro da esser diventata anch’essa cliché, scenario<br />

standard per tutte le occasioni: si può dare per Trovatore come per<br />

Tristano, per Rigoletto come per <strong>Don</strong> Giovanni, per Elisir come per Giulio<br />

Cesare, e via di seguito. Al dunque, esattamente come avveniva per l’ambientazione<br />

in abito goldoniano, il contesto 2010 avrebbe levato la possibilità<br />

di leggere in profondità quel contrasto fra ‘antico’ e ‘moderno’<br />

che <strong>Don</strong>izetti stesso aveva posto al centro del suo lavoro.<br />

Abbiamo dunque scelto una quarta possibilità che permettesse di<br />

enfatizzare gli elementi costitutivi del conflitto. Tutta l’azione si svolgerà<br />

all’interno di un perimetro ristretto, la casa di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>. È uno<br />

spazio che diventa la materializzazione visiva degli stati d’animo del<br />

protagonista, la traduzione scenografica di quel che gli studiosi di drammaturgia<br />

chiamano ‘moto interiore’ del personaggio. Alla prima levata<br />

di sipario <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è ritratto nello splendore della sua posizione di<br />

forza, che viene esercitata attraverso il dominio completo sull’ambiente.<br />

Ha abiti che ci parlano di un tempo che non c’è più, di un passato<br />

elegante e confortevole. Ma – in verità – è la sua dimora a raccontarci<br />

l’appartenenza del padrone ad un’epoca remota. È la casa di un collezionista<br />

d’arte classica. Suppellettili preziose, mobili d’antiquariato, tappeti,<br />

statue e soprammobili caratterizzano l’ambiente. Ma sono soprattutto<br />

i quadri – la scena potrebbe essere intesa come la galleria d’una<br />

grande pinacoteca – a svelare il mondo di immagini eleganti, gusti raffinati<br />

e ricordi che albergano nella mente di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>. In questo<br />

81


06. Bellotto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.44 Pagina 82<br />

BELLOTTO<br />

senso la scenografia deve presentarsi perfettamente ‘all’antica’, secondo<br />

canoni tradizionali.<br />

La Pittura è stata scelta come tema narrativo del nostro racconto<br />

scenico. La pittura renderà evidente il contrasto fra il mondo di <strong>Pasquale</strong><br />

e il mondo degli altri. Se <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è un collezionista di opere d’arte,<br />

Ernesto dev’essere un creatore di opere, un pittore ‘alla moderna’,<br />

appartenente ad un mondo di sperimentazioni ed avanguardie. Il museo<br />

è arte ferma, fissa e morta. La creazione del pittore è movimento, gesto<br />

cangiante e vivo. Tale contrasto – fra l’altro – ci ha permesso di dar rilievo<br />

alla storia d’amore di Ernesto. Perché mai una donna bella, vissuta e<br />

intelligente come Norina dovrebbe innamorarsi di un bamboccione<br />

irresoluto che vive alle spalle dello zio? La verità è che Norina ama in<br />

Ernesto proprio la creatività e – soprattutto – la capacità di compiere<br />

gesti poetici: il compositore ce lo rivela attraverso gli straordinari cantabili<br />

affidati al tenore.<br />

Nel corso dell’opera, col dipanarsi della beffa di Sofronia (culminante<br />

nello sfregio dello schiaffo), il dominio, le certezze, la psicologia di<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> vengono via via demoliti, mentre cresce il potere poetico<br />

di Ernesto sul mondo circostante. La scenografia si muoverà seguendo il<br />

medesimo tracciato.<br />

82


06. Bellotto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.44 Pagina 83<br />

Figurino di Cristina Aceti per <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Bergamo Musica Festival, 2010.<br />

83


06. Bellotto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.44 Pagina 84<br />

84<br />

Figurini di Cristina Aceti<br />

per <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Norina e Coro donne.<br />

Bergamo Musica Festival, 2010.


07. Struttura e argomento - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.33 Pagina 85<br />

Sinfonia<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

ATTO PRIMO<br />

Introduzione (Dottore, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>)<br />

«Son nov’ore»; «Bella siccome un angelo»<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> da Corneto, un ricco e avaro attempato signore, decide di<br />

trovarsi una giovane moglie che gli possa dare numerosi figlioli. Per trovare<br />

la persona giusta si è affidato all’amico Dottor Malatesta, il quale gli<br />

ha organizzato un incontro con una fanciulla bella e onesta, che dice<br />

essere sua sorella.<br />

Recitativo e Duetto (Ernesto, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>)<br />

«Son rinato. Or si parli al nipotino»; «Prender moglie!»<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> decide dunque di cacciare di casa e diseredare il nipote<br />

Ernesto, anche perché il ragazzo è colpevole d’intrattenere una relazione<br />

con una giovane vedova, Norina, e per amore di questa ha rifiutato<br />

un matrimonio combinato per interesse.<br />

Cavatina (Norina)<br />

«Quel guardo il cavaliere»; «So anch’io la virtù magica»<br />

Norina si presenta leggendo un libro e mettendo in mostra le sue capacità<br />

seduttive.<br />

Recitativo e Duetto Finale I (Norina, Dottore)<br />

«E il Dottor non si vede!»; «Pronta io son»<br />

Malatesta, deciso fin dall’inizio ad emendare l’egoistico capriccio di <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>, ha ordito una beffa geniale e prende accordi con Norina: la<br />

giovane vedova verrà fatta passare per la sorella del Dottore, e data in<br />

finte nozze al vecchio caparbio.<br />

85


07. Struttura e argomento - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.33 Pagina 86<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

ATTO SECONDO<br />

Preludio, Scena ed Aria (Ernesto)<br />

«Povero Ernesto! Dallo zio scacciato»; «Cercherò lontana terra»<br />

Intanto, il povero Ernesto, dopo aver mandato un biglietto d’addio alla<br />

sua amata, si appresta a lasciare la casa dello zio.<br />

Scena e Terzetto (Norina, Dottore, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>)<br />

«Quando avrete introdotto»; «Via da brava»<br />

Il Dottore arriva da <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> portando Norina, che viene presentata<br />

come sua sorella Sofronia.<br />

Scena e Quartetto Finale II (Norina, Ernesto, Dottore, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>,<br />

Notaro)<br />

«Non abbiate paura»; «Fra da una parte etcetera»<br />

Il piano funziona, e <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> sposa la timida sorella del Dottore grazie<br />

agli uffici di un falso notaio. Firmato il contratto, la docile Sofronia<br />

si trasforma immediatamente in una dispotica consorte, che mette sottosopra<br />

la gestione della casa e commette ogni genere di prepotenze,<br />

costringendo a folli spese il parsimonioso <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

ATTO TERZO<br />

Coro d’introduzione (<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, Coro)<br />

«I diamanti presto, presto»<br />

L’arrivo di Norina ha gettato nello scompiglio la casa e tutti sono indaffarati<br />

per accontentare le sue richieste.<br />

Recitativo e Duetto (Norina, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>)<br />

«Vediamo: alla modista»; «Signorina in tanta fretta»<br />

La signora Sofronia, già nel primo giorno di nozze, decide di andare a<br />

teatro per conto suo e, alle obiezioni di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, oppone un fiero<br />

ceffone.<br />

86


07. Struttura e argomento - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.33 Pagina 87<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

Recitativo e Coro (<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, Coro)<br />

«Qualche nota di cuffie»; «Che interminabile andirivieni»<br />

Il vecchio si sente perduto, ma nell’uscire la giovane sposa perde un<br />

foglio: è la lettera in cui combina, con un ignoto amante, un convegno<br />

amoroso nel giardino.<br />

Recitativo e Duetto (Dottore, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, Ernesto)<br />

«Siamo intesi»; «Cheti, cheti, immantinente»<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è furibondo, e fa tutte le sue rimostranze al cognato,<br />

minacciando di rivolgersi agli organi di giustizia. Malatesta lo placa proponendogli<br />

invece di cogliere i due amanti sul fatto, per poter cacciare<br />

di casa l’incomoda moglie.<br />

Serenata e Notturno (Ernesto, Norina, Coro)<br />

«Com’è gentil la notte a mezzo April!»; «Tornami a dir che m’ami»<br />

All’appuntamento galante si presenta Ernesto, che fugge senza farsi riconoscere<br />

mentre sopraggiunge lo zio. Sofronia nega l’evidenza, e <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>, pur di liberarsi dalla terribile moglie decide di perdonare<br />

Ernesto e acconsentire alle sue nozze con Norina: l’arrivo di una nuova<br />

sposa senz’altro avrebbe allontanato la superba Sofronia, non disponibile<br />

a condividere lo stesso tetto con un’altra.<br />

Scena e Rondò Finale III (Norina, Ernesto, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, Dottore)<br />

«Eccoli! Attenti ben...»; «Senz’andar lungi la sposa è presta»; «La moral di<br />

tutto questo»<br />

Strappato il permesso alle nozze fra Ernesto e Norina, finalmente si svelano<br />

i giochi e <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, felice d’essere scampato ad un destino così<br />

miserabile, perdona di buon grado i tre cospiratori.<br />

87


07. Struttura e argomento - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.33 Pagina 88<br />

88


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 89<br />

DON PASQUALE<br />

Dramma buffo in tre atti<br />

Trascrizione del libretto a stampa<br />

per la prima rappresentazione dell’opera<br />

Parigi, Lange Levy e Comp., 1842<br />

89


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 90<br />

90<br />

PERSONAGGI.<br />

DON PASQUALE, vecchio celibatario, tagliato all’antica, economo, credulo,<br />

ostinato, buon uomo in fondo.<br />

Dottor MALATESTA, uomo di ripiego, faceto, intraprendente, medico e amico<br />

di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, e amicissimo di<br />

ERNESTO, nipote di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, giovine entusiasta, amante corrisposto di<br />

NORINA, giovane vedova, natura subita, impaziente di contraddizione, ma<br />

schietta e affettuosa.<br />

Un Notaro.<br />

Coro di Servi e Cameriere,<br />

Maggiordomo, Modista, Parrucchiere, che non parlano.<br />

L’azione si finge in Roma.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 91<br />

ATTO PRIMO.<br />

SCENA PRIMA.<br />

Sala in casa di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, con porta in<br />

fondo d’entrata comune, e due porte laterali<br />

che guidano agli appartamenti interni.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> solo. Guarda con impazienza<br />

all’orologio.<br />

DON PASQUALE<br />

Son nov’ore; di ritorno<br />

il Dottore esser dovria.<br />

Ascoltando.<br />

Zitto... parmi... è fantasia,<br />

forse il vento che passò.<br />

Che boccon di pillolina,<br />

nipotino, vi preparo!<br />

Vo’ chiamarmi <strong>Don</strong> Somaro<br />

se veder non ve la fo.<br />

DOTTORE Malatesta di dentro.<br />

È permesso?<br />

DON PASQUALE<br />

Avanti, avanti.<br />

SCENA II.<br />

Entra il Dottor Malatesta.<br />

DON PASQUALE Con ansietà.<br />

Dunque..?<br />

DOTTORE<br />

Zitto, con prudenza.<br />

DON PASQUALE<br />

Io mi struggo d’impazienza.<br />

La sposina?<br />

DOTTORE<br />

Si trovò.<br />

DON PASQUALE<br />

Benedetto!<br />

DOTTORE<br />

(Che babbione!)<br />

Proprio quella che ci vuole.<br />

Ascoltate, in due parole<br />

il ritratto ve ne fo.<br />

DON PASQUALE<br />

Son tutt’occhi, tutto orecchie,<br />

muto, attento a udir vi sto.<br />

DOTTORE<br />

Bella siccome un angelo<br />

in terra pellegrino,<br />

fresca siccome il giglio<br />

che s’apre in sul mattino,<br />

occhio che parla e ride,<br />

sguardo che i cor conquide,<br />

chioma che vince l’ebano,<br />

sorriso incantator.<br />

DON PASQUALE<br />

Sposa simile! Oh giubilo!<br />

Non cape in petto il cor.<br />

DOTTORE<br />

Alma innocente e candida,<br />

che sé medesma ignora,<br />

modestia impareggiabile,<br />

dolcezza che innamora,<br />

ai miseri pietosa,<br />

gentil, buona, amorosa,<br />

il ciel l’ha fatta nascere<br />

per far beato un cor.<br />

DON PASQUALE<br />

Famiglia?<br />

DOTTORE<br />

Agiata, onesta.<br />

Atto I<br />

91


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 92<br />

Atto I<br />

DON PASQUALE<br />

Casato?<br />

DOTTORE<br />

Malatesta.<br />

DON PASQUALE<br />

Sarà vostra parente?<br />

DOTTORE Con intenzione.<br />

Alla lontana un po’.<br />

È mia sorella.<br />

DON PASQUALE<br />

Oh gioia!<br />

Di più bramar non so.<br />

E quando di vederla,<br />

quando mi fia concesso?<br />

DOTTORE<br />

Domani sul crepuscolo.<br />

DON PASQUALE<br />

Domani? Adesso, adesso.<br />

Per carità, Dottore!<br />

DOTTORE<br />

Frenate il vostro ardore,<br />

quetatevi, calmatevi<br />

fra poco qui verrà.<br />

DON PASQUALE Con trasporto.<br />

Da vero?<br />

DOTTORE<br />

Preparatevi,<br />

e ve la porto qua.<br />

DON PASQUALE<br />

Oh caro!<br />

Lo abbraccia.<br />

Or tosto a prenderla.<br />

92<br />

DOTTORE<br />

Ma udite...<br />

DON PASQUALE<br />

Non fiatate.<br />

DOTTORE<br />

Ma...<br />

DON PASQUALE<br />

Non c’è ma, volate.<br />

O casco morto qua.<br />

Gli tura la bocca, e lo spinge via.<br />

Un foco insolito<br />

mi sento addosso<br />

omai resistere<br />

io più non posso,<br />

dell’età vecchia<br />

scordo i malanni,<br />

mi sento giovine<br />

come a vent’anni.<br />

Deh! Cara affrettati,<br />

dolce sposina!<br />

Ecco di bamboli<br />

mezza dozzina<br />

veggo già nascere,<br />

veggo già crescere,<br />

a me d’intorno<br />

veggo scherzar.<br />

Son rinato. Or si parli al nipotino.<br />

A fare il cervellino<br />

veda che si guadagna.<br />

Guarda nelle scene.<br />

Eccolo appunto!<br />

SCENA III.<br />

Ernesto e detto.<br />

DON PASQUALE<br />

Giungete a tempo. Stavo<br />

per mandarvi a chiamare. Favorite.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 93<br />

ERNESTO<br />

Sono ai vostri comandi.<br />

DON PASQUALE<br />

Non vo’ farvi un sermone,<br />

vi domando un minuto d’attenzione.<br />

È vero o non è vero<br />

che, saranno due mesi,<br />

io v’offersi la man d’una zitella<br />

nobile, ricca e bella?<br />

ERNESTO<br />

È vero.<br />

DON PASQUALE<br />

Promettendovi per giunta<br />

un buon assegnamento, e alla mia<br />

[morte<br />

quanto possiedo?<br />

ERNESTO<br />

DON PASQUALE<br />

È vero.<br />

Minacciando,<br />

in caso di rifiuto,<br />

diseredarvi, e a torvi ogni speranza,<br />

ammogliarmi, se è d’uopo?<br />

ERNESTO<br />

DON PASQUALE<br />

È vero.<br />

Or bene<br />

la sposa che v’offersi or son tre mesi,<br />

ve l’offro ancor.<br />

ERNESTO<br />

Non posso: amo Norina,<br />

la mia fede è impegnata...<br />

DON PASQUALE<br />

Sì con una spiantata<br />

con una vedovella civettina...<br />

ERNESTO Con calore.<br />

Rispettate una giovine<br />

povera, ma onorata, e virtuosa.<br />

DON PASQUALE<br />

Siete proprio deciso?<br />

ERNESTO<br />

Irrevocabilmente.<br />

DON PASQUALE<br />

Or ben, pensate<br />

a trovarvi un alloggio.<br />

ERNESTO<br />

Così mi discacciate?<br />

DON PASQUALE<br />

La vostra ostinatezza<br />

d’ogni impegno mi scioglie.<br />

Fate di provvedervi. Io prendo moglie.<br />

ERNESTO Nella massima sorpresa.<br />

Prender moglie?<br />

DON PASQUALE<br />

ERNESTO<br />

Voi..?<br />

Sì signore.<br />

Atto I<br />

DON PASQUALE<br />

Quel desso in carne e in ossa.<br />

ERNESTO<br />

Perdonate... lo stupore...<br />

la sorpresa... (oh questa è grossa!)<br />

Voi..?<br />

93


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 94<br />

Atto I<br />

DON PASQUALE Con impazienza.<br />

L’ho detto e lo ripeto<br />

io <strong>Pasquale</strong> da Corneto,<br />

possidente, qui presente,<br />

sano in corpo e sano in mente,<br />

d’annunziarvi ho l’alto onore<br />

che mi vado ad ammogliar.<br />

ERNESTO<br />

Voi scherzate.<br />

DON PASQUALE<br />

Scherzo un corno.<br />

Lo vedrete al nuovo giorno.<br />

Sono, è vero, stagionato,<br />

ma ben molto conservato,<br />

e per forza e vigoria<br />

me ne sento da prestar.<br />

Voi, signor, di casa mia<br />

preparatevi a sfrattar.<br />

ERNESTO<br />

(Ci volea questa mania<br />

i miei piani a rovesciar!)<br />

Sogno soave e casto<br />

de’ miei prim’anni, addio.<br />

Se ambii ricchezze e fasto<br />

fu sol per te, ben mio,<br />

povero, abbandonato,<br />

caduto in basso stato,<br />

pria che vederti misera,<br />

cara, rinunzio a te.<br />

DON PASQUALE<br />

Ma veh che originale!<br />

Che tanghero ostinato!<br />

Adesso, manco male<br />

si par capacitato.<br />

Ben so dove gli duole<br />

ma è desso che lo vuole,<br />

altri che se medesimo<br />

egli incolpar non dé!<br />

94<br />

ERNESTO Dopo breve pausa.<br />

Due parole ancor di volo.<br />

DON PASQUALE<br />

Son qui tutto ad ascoltarvi.<br />

ERNESTO<br />

Ingannar si puote un solo:<br />

ben fareste a consigliarvi.<br />

Il Dottore Malatesta<br />

è persona grave, onesta.<br />

DON PASQUALE<br />

L’ho per tale.<br />

ERNESTO<br />

Consultatelo.<br />

DON PASQUALE<br />

È già bello e consultato.<br />

ERNESTO<br />

Vi sconsiglia!<br />

DON PASQUALE<br />

Anzi al contrario,<br />

mi felicita è incantato.<br />

ERNESTO Colpitissimo.<br />

Come? Come? Oh questa poi...<br />

DON PASQUALE Confidenzialmente.<br />

Anzi, a dirla qui fra noi,<br />

la... capite?.. La zittella,<br />

ma... silenzio... è sua sorella.<br />

ERNESTO Agitatissimo.<br />

Sua sorella!! Che mai sento?<br />

Del Dottore?<br />

DON PASQUALE<br />

Del Dottor.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 95<br />

ERNESTO<br />

(Oh, che nero tradimento!<br />

Ahi, Dottore senza cor!)<br />

Mi fa il destin mendico,<br />

perdo colei che adoro,<br />

in chi credevo amico<br />

discopro un traditor!<br />

D’ogni conforto privo,<br />

misero! A che pur vivo?<br />

Ah! Non si dà martoro<br />

eguale al mio martor!<br />

DON PASQUALE<br />

L’amico è bello e cotto,<br />

in sasso par cambiato,<br />

non fiata, non fa motto,<br />

l’affoga il crepacuor.<br />

Si roda, gli sta bene,<br />

ha quel che gli conviene.<br />

Impari lo sventato<br />

a fare il bello umor.<br />

Entrambi via.<br />

SCENA IV.<br />

Stanza in casa di Norina.<br />

Entra Norina con un libro alla mano,<br />

leggendo:<br />

NORINA<br />

[«Quel guardo il cavaliere<br />

in mezzo al cora trafisse;<br />

piegò il ginocchio e disse:<br />

son vostro cavalier!]<br />

E tanto era in quel guardo<br />

sapor di paradiso,<br />

che il cavalier Ricciardo<br />

tutto d’amor conquiso<br />

al piè le cadde, e a lei<br />

eterno amor giurò!»<br />

So anch’io la virtù magica!<br />

D’un guardo a tempo, e a loco,<br />

so anch’io come si bruciano<br />

i cori a lento foco,<br />

d’un breve sorrisetto<br />

conosco anch’io l’effetto,<br />

d’una furtiva lagrima,<br />

d’un subito languor;<br />

conosco i mille modi<br />

dell’amorose frodi,<br />

i vezzi, e l’arti facili<br />

onde s’adesca un cor,<br />

ho testa balzana,<br />

son d’indol vivace,<br />

scherzare mi piace,<br />

mi piace brillar,<br />

se vien la mattana<br />

di rado sto al segno,<br />

ma in riso lo sdegno<br />

fo presto a cambiar.<br />

E il Dottor non si vede! Oh, che<br />

[impazienza!<br />

Del romanzetto ordito<br />

a gabbar <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>,<br />

ond’ei toccommi in fretta,<br />

poco o nulla ho capito, ed or<br />

[l’aspetto...<br />

Entra un servo, le porge una lettera, ed<br />

esce.<br />

Guardando alla soprascritta.<br />

La man d’Ernesto... io tremo.<br />

Legge dà cenni di sorpresa, poi di<br />

costernazione.<br />

Oh! Me meschina!<br />

SCENAV.<br />

Dottore e detta.<br />

DOTTORE Con allegria.<br />

Buone nuove, Norina,<br />

il nostro stratagemma...<br />

NORINA Con vivacità.<br />

Me ne lavo le mani.<br />

Atto I<br />

95


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 96<br />

Atto I<br />

DOTTORE<br />

Come? Che fu?<br />

NORINA Porgendogli la lettera.<br />

Leggete.<br />

DOTTORE Leggendo.<br />

«Mia Norina, vi scrivo<br />

colla morte nel cor». Lo farem vivo.<br />

«<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> aggirato<br />

da quel furfante...» grazie!<br />

«da quella faccia doppia del Dottore<br />

sposa una sua sorella,<br />

mi scaccia di sua casa,<br />

mi disereda in somma. Amor<br />

[m’impone<br />

di rinunziare a voi.<br />

Lascio Roma oggi stesso, e quanto<br />

[prima<br />

l’Europa. Addio. Siate felice. Questo<br />

è l’ardente mio voto. Il vostro Ernesto.»<br />

Le solite pazzie!<br />

NORINA<br />

Ma s’egli parte!<br />

DOTTORE<br />

Non partirà v’accerto. In quattro salti<br />

son da lui, della nostra<br />

trama lo metto a giorno, ed ei rimane,<br />

e con tanto di cor.<br />

NORINA<br />

Ma questa trama.<br />

Si può saper qual sia?<br />

DOTTORE<br />

A punire il nipote<br />

che oppone le sue voglie,<br />

<strong>Don</strong> Pasqual s’è deciso a prender<br />

[moglie.<br />

96<br />

NORINA<br />

Già mel diceste.<br />

DOTTORE<br />

Or ben, io suo dottore,<br />

“usando l’ascendente<br />

“che una felice cura<br />

“mi die’ su lui” ne lo sconsiglio, e<br />

[invano.<br />

Vistolo così fermo nel proposto<br />

cambio tattica, e tosto<br />

nell’interesse vostro, e in quel<br />

[d’Ernesto<br />

mi pongo a secondarlo. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

sa ch’io tengo al convento una sorella,<br />

vi fo passar per quella<br />

egli non vi conosce - e vi presento<br />

pria ch’altri mi prevenga;<br />

vi vede e resta cotto.<br />

NORINA<br />

Va benissimo.<br />

DOTTORE<br />

Caldo caldo vi sposa. Ho prevenuto<br />

Carlotto mio cugino<br />

che farà da notaro. Al resto poi<br />

tocc’a pensare a voi.<br />

Lo fate disperar. Il vecchio impazza,<br />

l’abbiamo a discrezione...<br />

allor...<br />

NORINA<br />

Basta. Ho capito.<br />

DOTTORE<br />

Va benone.<br />

NORINA<br />

Pronta son; purch’io non manchi<br />

all’amor del caro bene,


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 97<br />

farò imbrogli, farò scene,<br />

mostrerò quel che so far.<br />

DOTTORE<br />

Voi sapete se d’Ernesto<br />

sono amico, e ben gli voglio.<br />

Solo tende il nostro imbroglio<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> a corbellar.<br />

NORINA<br />

Siamo intesi. Or prendo impegno.<br />

DOTTORE<br />

Io la parte ecco v’insegno.<br />

NORINA<br />

Mi volete fiera, o mesta?<br />

DOTTORE<br />

Ma la parte non è questa.<br />

NORINA<br />

Ho da pianger, da gridar?<br />

DOTTORE<br />

State un poco ad ascoltar.<br />

Convien far la semplicetta.<br />

NORINA<br />

Posso in questo dar lezione.<br />

Contraffacendo.<br />

Mi vergogno, son zittella.<br />

Grazie, serva, signor sì.<br />

DOTTORE<br />

Brava, brava, bricconcella!<br />

Va benissimo così.<br />

NORINA<br />

Collo torto.<br />

DOTTORE<br />

NORINA<br />

Mi vergogno.<br />

DOTTORE<br />

Bocca stretta.<br />

Oh benedetta!<br />

Va benissimo così.<br />

A DUE<br />

Che bel gioco! Quel che resta<br />

or si vada/or andate a combinar.<br />

A quel vecchio affé la testa<br />

questa volta ha da girar.<br />

NORINA<br />

Già l’idea del gran cimento<br />

mi raddoppia l’ardimento,<br />

già pensando alla vendetta<br />

mi comincio a vendicar.<br />

Una voglia avara e cruda<br />

i miei voti invan contrasta.<br />

Io l’ho detto e tanto basta,<br />

la saprò, la vo’ spuntar.<br />

DOTTORE<br />

Poco pensa <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

che boccon di temporale<br />

si prepari in questo punto<br />

sul suo capo a rovinar.<br />

Urla e fischia la bufera.<br />

Vedo il lampo, il tuono ascolto,<br />

la saetta fra non molto<br />

sentiremo ad iscoppiar.<br />

[FINE DELL’ATTO I]<br />

Atto I<br />

97


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 98<br />

Atto II<br />

ATTO SECONDO.<br />

SCENA PRIMA.<br />

Sala in casa di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Ernesto solo, abbattutissimo.<br />

ERNESTO<br />

Povero Ernesto! “Oh come in un sol<br />

[punto<br />

“mi veggo al colmo giunto<br />

“d’ogni miseria!” Dallo zio cacciato,<br />

da tutti abbandonato,<br />

mi restava un amico,<br />

e un coperto nemico<br />

chiarisco in lui, che a’ danni miei<br />

[congiura.<br />

“Ah! Meglio, o Malatesta,<br />

“io mertava da te! Ma non è questa<br />

la mia più gran sventura.”<br />

Perder Norina, oh Dio!<br />

“Questo è il sommo dei mali! E con<br />

[che core<br />

“offrirle un’esistenza,<br />

“meco unita, di pene, e d’indigenza?<br />

“Ah no.” Ben feci a lei<br />

d’esprimere in un foglio i sensi miei.<br />

Ora in altra contrada<br />

i giorni grami a terminar si vada.<br />

Cercherò lontana terra<br />

dove gemer sconosciuto.<br />

Là vivrò col core in guerra<br />

deplorando il ben perduto;<br />

ma né sorte a me nemica,<br />

né frapposti i monti e il mar,<br />

ti potranno, o dolce amica,<br />

dal mio seno cancellar.<br />

E se fia che ad altro oggetto<br />

tu rivolga un giorno il core<br />

se mai fia che un nuovo affetto<br />

spegna in te l’antico ardore,<br />

98<br />

non temer che un infelice<br />

te spergiura accusi al ciel;<br />

se tu sei, ben mio, felice,<br />

morrà pago il tuo fedel.<br />

Guardando nelle scene.<br />

Ecco lo zio; non vegga<br />

il turbamento mio; per or s’eviti.<br />

Esce.<br />

SCENA II.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> in gran gala seguito<br />

da un servo.<br />

DON PASQUALE Al servo.<br />

Quando avrete introdotto<br />

il Dottor Malatesta e chi è con lui,<br />

ricordatevi bene,<br />

nessuno ha più da entrar; guai se<br />

[lasciate<br />

rompere la consegna. Adesso andate.<br />

Per un uom sui settanta... Servo via.<br />

(Zitto che non mi senta la sposina.)<br />

Convien dir che son lesto e ben<br />

[portante.<br />

Con questo boccon poi<br />

di toilette...<br />

Si pavoneggia.<br />

alcun viene.<br />

Eccoli. A te mi raccomando, Imene.<br />

SCENA III.<br />

Dottore conducendo per mano<br />

Norina velata.<br />

DOTTORE<br />

Via da brava.<br />

NORINA<br />

tremo tutta...<br />

Reggo appena...


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 99<br />

DOTTORE<br />

V’innoltrate.<br />

Nell’atto che il Dottore fa innoltrar Norina<br />

accenna colla mano a <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> di<br />

mettersi in disparte. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> si rincantuccia.<br />

NORINA<br />

Ah fratel! Non mi lasciate.<br />

DOTTORE<br />

Non temete.<br />

NORINA<br />

Per pietà!<br />

Appena Norina è sul davanti del proscenio,<br />

il Dottore corre a <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

DOTTORE<br />

Fresca uscita di convento,<br />

natural è il turbamento,<br />

è per tempra un po’ selvatica,<br />

mansuefarla a voi si sta.<br />

NORINA<br />

Ah fratello!<br />

DOTTORE<br />

Un sol momento.<br />

NORINA<br />

Se qualcun venisse a un tratto!<br />

(Sta a vedere, vecchio matto,<br />

ch’or ti servo come va.)<br />

DON PASQUALE<br />

Mosse, voce, portamento<br />

tutto è in lei semplicità.<br />

La dichiaro un gran portento<br />

se risponde la beltà!<br />

NORINA<br />

Ah fratello!<br />

DOTTORE<br />

Non temete.<br />

NORINA<br />

A star sola mi fa male.<br />

DOTTORE<br />

Cara mia, sola non siete,<br />

ci son io, c’è <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>...<br />

NORINA Con terrore.<br />

Come? Un uomo! Ah, me<br />

[meschina!<br />

Presto andiam, fuggiam di qua.<br />

DON PASQUALE<br />

(Com’è cara e modestina<br />

nella sua semplicità!)<br />

DOTTORE<br />

(Quella scaltra malandrina<br />

impazzire lo farà.)<br />

A Norina.<br />

Non abbiate paura, è <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

padrone e amico mio,<br />

il re dei galantuomini.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> si confonde in inchini.<br />

Norina non lo guarda.<br />

DOTTORE A Norina.<br />

Rispondete al saluto.<br />

NORINA Fa la riverenza senza guardar<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Grazie, serva, signor.<br />

DON PASQUALE<br />

Atto II<br />

(Che bella mano!)<br />

99


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 100<br />

Atto II<br />

DOTTORE<br />

(È già cotto a quest’ora.)<br />

NORINA<br />

(Oh, che baggiano!)<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> dispone tre sedie; siedono.<br />

Dottore nel mezzo.<br />

DOTTORE A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

(Che ne dite?)<br />

DON PASQUALE<br />

(È un incanto; ma quel velo...)<br />

DOTTORE<br />

Non oseria, son certo,<br />

a sembiante scoperto<br />

parlare a un uom. Prima l’interrogate;<br />

vedete se nei gusti v’incontrate.<br />

Poscia vedrem.<br />

DON PASQUALE<br />

(Capisco. Andiam, coraggio.)<br />

A Norina.<br />

Posto ch’ho l’avvantaggio...<br />

S’imbroglia.<br />

anzi il signor fratello...<br />

il Dottor Malatesta...<br />

cioè... volevo dir...<br />

DOTTORE<br />

A Norina.<br />

Rispondete.<br />

(Perde la testa.)<br />

NORINA Facendo la riverenza.<br />

Son serva; mille grazie.<br />

DON PASQUALE A Norina.<br />

Volea dir ch’alla sera<br />

la signora amerà la compagnia.<br />

100<br />

NORINA<br />

Niente affatto. Al convento<br />

si stava sempre sole.<br />

DON PASQUALE<br />

Qualche volta a teatro?<br />

NORINA<br />

Non so che cosa sia, né saper bramo.<br />

DON PASQUALE<br />

Sentimenti ch’io lodo,<br />

ma il tempo uopo è passarlo in<br />

[qualche modo.<br />

NORINA<br />

Cucire, ricamar, far la calzetta,<br />

badare alla cucina,<br />

il tempo passa presto.<br />

DOTTORE<br />

(Ah malandrina!)<br />

DON PASQUALE Agitandosi sulla sedia.<br />

(Fa proprio al caso mio.)<br />

Al Dottore.<br />

(Quel vel per carità!)<br />

DOTTORE A Norina.<br />

Rimovete quel velo.<br />

Cara Sofronia.<br />

NORINA Vergognosa.<br />

Non oso... in faccia a un uom?<br />

DOTTORE<br />

NORINA<br />

Obbedisco, fratel.<br />

Si toglie il velo.<br />

Ve lo comando.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 101<br />

DON PASQUALE Dopo averla guardata,<br />

levandosi a un tratto, e dando addietro<br />

come spaventato.<br />

Misericordia!<br />

DOTTORE Tenendogli dietro.<br />

Che fu? Dite...<br />

DON PASQUALE<br />

Una bomba in mezzo al core.<br />

Agitatissimo.<br />

Per carità, Dottore,<br />

ditele se mi vuole,<br />

mi mancan le parole,<br />

sudo, aghiaccio, son morto.<br />

DOTTORE<br />

(Fate core.<br />

Mi sembra ben disposta, ora le parlo.)<br />

A Norina piano.<br />

Sorellina mia cara,<br />

dite... vorreste?.. In breve<br />

quel signore...<br />

Accenna <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

vi piace?<br />

NORINA Con un’occhiata a <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong> che si ringalluzza.<br />

A dirlo ho soggezione...<br />

DOTTORE<br />

Coraggio.<br />

NORINA Timidamente.<br />

Sì. (Sei pure il gran babbione!)<br />

DOTTORE Tornando a <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Consente. È vostra.<br />

DON PASQUALE Con trasporto.<br />

Oh giubilo!<br />

Beato me!<br />

NORINA<br />

DON PASQUALE<br />

Or presto pel notaro.<br />

(Te n’avvedrai fra poco!)<br />

DOTTORE<br />

Per tutti i casi dabili<br />

ho tolto meco il mio ch’è in<br />

[anticamera;<br />

or l’introduco.<br />

Esce.<br />

DON PASQUALE<br />

Oh caro!<br />

Quel Dottor pensa a tutto.<br />

DOTTORE Rientrando col notaro.<br />

Ecco il notaro.<br />

SCENA IV.<br />

Notaro e detti.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e Norina seduti. I servi<br />

dispongono in mezzo alla scena un tavolo<br />

coll’occorrente da scrivere. Sopra il tavolo<br />

sarà un campanello. Notaro saluta siede e<br />

s’accinge a scrivere.<br />

Dottore in piedi, a destra del notaro come<br />

dettandogli.<br />

DOTTORE<br />

Fra da una parte et cetera<br />

Sofronia Malatesta<br />

domiciliata et cetera<br />

con tutto quel che resta.<br />

E d’altra parte et cetera<br />

<strong>Pasquale</strong> da Corneto<br />

coi titoli e le formole<br />

secondo il consueto.<br />

Entrambi qui presenti,<br />

volenti, e consenzienti<br />

Atto II<br />

101


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 102<br />

Atto II<br />

un matrimonio in regola<br />

a stringere si va.<br />

DON PASQUALE Al notaro.<br />

Avete messo?<br />

NOTARO<br />

Ho messo.<br />

DON PASQUALE<br />

Sta ben.<br />

Va alla sinistra del notaro.<br />

Scrivete appresso.<br />

Come dettando.<br />

Il qual prefato et cetera<br />

di quanto egli possiede<br />

in mobili ed immobili,<br />

dona tra i vivi e cede<br />

a titolo gratuito<br />

alla suddetta et cetera<br />

sua moglie dilettissima<br />

fin d’ora la metà.<br />

NOTARO<br />

Sta scritto.<br />

DON PASQUALE<br />

E intende ed ordina,<br />

che sia riconosciuta<br />

in questa casa e fuori<br />

padrona ampia assoluta,<br />

e sia da tutti e singoli<br />

di casa riverita,<br />

servita, ed obbedita<br />

con zelo e fedeltà.<br />

DOTTORE e NORINA<br />

A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Rivela il vostro core<br />

quest’atto di bontà.<br />

102<br />

NOTARO<br />

Steso è il contratto. Restano<br />

le firme...<br />

DON PASQUALE<br />

Sottoscrivendo con vivacità.<br />

Ecco la mia.<br />

DOTTORE Conducendo Norina al tavolo<br />

con dolce violenza.<br />

Cara sorella, or via<br />

si tratta di segnar.<br />

NOTARO<br />

Non vedo i testimoni,<br />

un solo non può star.<br />

Mentre Norina sta in atto di sottoscrivere,<br />

si sente la voce di Ernesto dalla porta d’ingresso.<br />

Norina lascia cader la penna.<br />

ERNESTO Di dentro.<br />

Indietro, mascalzoni,<br />

indietro, io voglio entrar.<br />

NORINA<br />

Ernesto! Or veramente<br />

mi viene da tremar!<br />

DOTTORE<br />

Ernesto! E non sa niente<br />

può tutto rovinar!<br />

SCENAV.<br />

Ernesto e detti.<br />

Ernesto senza badare agli altri va dritto<br />

a <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

ERNESTO A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> con vivacità.<br />

Pria di partir, signore,<br />

vengo per dirvi addio,<br />

e come a un malfattore<br />

mi vien conteso entrar!


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 103<br />

DON PASQUALE A Ernesto.<br />

S’era in faccende: giunto<br />

però voi siete in punto.<br />

A fare il matrimonio<br />

mancava un testimonio.<br />

Volgendosi a Norina.<br />

Or venga la sposina!<br />

ERNESTO<br />

Vedendola nel massimo stupore.<br />

(Che vedo? Oh ciel! Norina!<br />

Mi sembra di sognar!)<br />

Esplodendo.<br />

Ma questo non può star,<br />

costei...<br />

Il Dottore che in questo frattempo si sarà<br />

interposto fra <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e Ernesto,<br />

interrompe quest’ultimo.<br />

DOTTORE<br />

La sposa è quella.<br />

Con intenzione marcata.<br />

Sofronia, mia sorella.<br />

ERNESTO Con sorpresa crescente.<br />

Sofronia! Sua sorella!<br />

Comincio ad impazzar!<br />

DOTTORE Piano ad Ernesto.<br />

Per carità, sta zitto,<br />

ci vuoi precipitar.<br />

Piano a <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Gli cuoce: compatitelo,<br />

lo vò capacitar.<br />

Prende Ernesto in disparte.<br />

(Figliuol, non farmi scene,<br />

è tutto per tuo bene.<br />

Se vuoi Norina perdere<br />

non hai che a seguitar:<br />

Ernesto vorrebbe parlare.<br />

seconda la commedia,<br />

sta cheto, e lascia far).<br />

Volgendosi alla comitiva.<br />

Questo contratto adunque<br />

si vada ad ultimar.<br />

Il Dottore conduce a sottoscrivere prima<br />

Norina poi Ernesto, quest’ultimo metà per<br />

amore metà per forza.<br />

NOTARO Reunendo le mani degli sposi.<br />

Siete marito e moglie.<br />

DON PASQUALE<br />

Mi sento a liquefar.<br />

NORINA e DOTTORE<br />

(Va il bello a cominciar.)<br />

Appena segnato il contratto Norina prende<br />

un contegno naturale, ardito senza<br />

impudenza, e pieno di disinvoltura.<br />

DON PASQUALE Facendo l’atto di volerla<br />

abbracciare.<br />

Carina!<br />

NORINA Respingendolo con dolcezza.<br />

Adagio un poco.<br />

Calmate quel gran foco.<br />

Si chiede pria licenza.<br />

DON PASQUALE Con sommessione.<br />

Me l’accordate?<br />

NORINA Seccamente.<br />

No.<br />

Qui il notaro si ritira inosservato.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> rimane mortificatissimo.<br />

ERNESTO Ridendo.<br />

Ah! Ah!<br />

DON PASQUALE Con collera.<br />

Che c’è da ridere,<br />

signore impertinente?<br />

Atto II<br />

103


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 104<br />

Atto II<br />

Partite immantinente,<br />

via, fuor di casa...<br />

NORINA Con disprezzo.<br />

Oibò!<br />

Modi villani e rustici<br />

che tollerar non so.<br />

A Ernesto.<br />

Restate.<br />

A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Le maniere<br />

apprender vi saprò.<br />

DON PASQUALE Consternato al Dottore.<br />

Dottore!<br />

DOTTORE Come sopra.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>!<br />

DON PASQUALE<br />

È un’altra!<br />

DOTTORE<br />

DON PASQUALE<br />

Che vorrà dir?<br />

DOTTORE<br />

Son di sale!<br />

Calmatevi,<br />

sentire mi farò.<br />

ERNESTO e NORINA<br />

(In fede mia dal ridere<br />

frenarmi più non so.)<br />

NORINA A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Un uom qual voi decrepito,<br />

qual voi pesante e grasso<br />

condur non può una giovine<br />

decentemente a spasso.<br />

104<br />

Bisogno ho d’un bracciere.<br />

Accennando Ernesto.<br />

Sarà mio cavaliere.<br />

DON PASQUALE Con vivacità.<br />

Oh! Questo poi, scusatemi,<br />

oh questo esser non può.<br />

NORINA Freddamente.<br />

Perché?<br />

DON PASQUALE Risoluto.<br />

Perché nol voglio.<br />

NORINA Con scherno.<br />

Non lo volete?<br />

DON PASQUALE Come sopra.<br />

No.<br />

NORINA Facendosi presso a <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>, con dolcezza affettata.<br />

Viscere mie, vi supplico<br />

scordar quella parola.<br />

Con enfasi crescente.<br />

Voglio, per vostra regola,<br />

voglio, lo dico io sola;<br />

tutti obbedir qui devono,<br />

io sola ho a comandar.<br />

DOTTORE<br />

Ecco il momento critico.<br />

ERNESTO<br />

Lo stretto da passar.<br />

DON PASQUALE<br />

Ma se...<br />

NORINA<br />

Non voglio repliche.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 105<br />

DON PASQUALE Accennando Ernesto.<br />

Costui...<br />

NORINA Instizzita.<br />

Taci buffone.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> fa per parlare.<br />

Zitto; provato a prenderti<br />

finora ho colle buone.<br />

Facendoglisi presso con minaccia espressiva.<br />

Saprò se tu mi stuzzichi<br />

le mani adoperar.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> dà indietro atterrito.<br />

DON PASQUALE<br />

(Sogno..? Veglio..? Cos’è stato?<br />

Calci..? Schiaffi..? Brava! Bene!<br />

Buon per me che m’ha avvisato,<br />

or vedrem che cosa viene!<br />

Che t’avesse, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>,<br />

su due piedi ad ammazzar!)<br />

NORINA<br />

È rimasto là impietrato.<br />

ERNESTO<br />

Vegli, o sogni non sa bene.<br />

DOTTORE<br />

Sembra un uomo fulminato,<br />

non ha sangue nelle vene.<br />

A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Fate core <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>,<br />

non vi state a sgomentar.<br />

NORINA<br />

Or l’amico, manco male,<br />

si potrà capacitar.<br />

ERNESTO<br />

Or l’intrico, manco male,<br />

incomincio a indovinar.<br />

Norina va al tavolo, prende il campanello,<br />

e suona con violenza. Entra un servo.<br />

NORINA Al servo.<br />

Riunita immantinente<br />

la servitù qui voglio.<br />

Servo esce.<br />

DON PASQUALE<br />

(Che vuol dalla mia gente?)<br />

DOTTORE e ERNESTO<br />

(Or nasce un altro imbroglio.)<br />

Entrando due servi e un maggiordomo.<br />

NORINA Ridendo.<br />

Tre in tutto! Va benissimo,<br />

c’è poco da contar.<br />

A voi.<br />

Al maggiordomo.<br />

Da quanto sembrami<br />

voi siete il maggiordomo.<br />

Maggiordomo s’inchina.<br />

“Esperto nel servizio,<br />

“attivo, galantuomo,<br />

s’intende. Vi commincio<br />

la paga a raddoppiar.<br />

Maggiordomo si confonde in inchini.<br />

DON PASQUALE<br />

Addio quei quattro ruspi,<br />

son bello e rovinato!<br />

DOTTORE e ERNESTO<br />

Quel diavolo incarnato,<br />

tutte le va a cercar.<br />

NORINA Al maggiordomo.<br />

Ora attendete agli ordini,<br />

che mi dispongo a dar.<br />

Di servitù novella<br />

Atto II<br />

105


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 106<br />

Atto II<br />

pensate a provvedermi;<br />

sia gente fresca e bella,<br />

tale da farci onor.<br />

“Parmi che due dozzine<br />

“potran bastar per or.<br />

DON PASQUALE A Norina con rabbia.<br />

Poi quando avrà finito...<br />

NORINA<br />

Non ho finito ancor.<br />

Al maggiordomo.<br />

Di legni un paio sia<br />

stasera in scuderia,<br />

“uno leggero e basso,<br />

“in quello andremo a spasso,<br />

“l’altro più greve e solido<br />

“da viaggio servirà.<br />

Quanto ai cavalli poi,<br />

lascio la scelta a voi.<br />

“Siano di razza inglese,<br />

“e non si badi a spese.<br />

“Otto da tiro: due<br />

“da sella e basterà.<br />

La casa è mal disposta.<br />

La vo’ rifar di posta,<br />

sono anticaglie i mobili,<br />

si denno rinnovar.<br />

Vi son mill’altre cose<br />

urgenti, imperïose,<br />

un parrucchier da scegliere,<br />

un sarto, un gioielliere,<br />

ma questo con più comodo<br />

domani si può far.<br />

DON PASQUALE Con rabbia concentrata.<br />

Avete ancor finito?<br />

NORINA Seccamente.<br />

No.<br />

Al maggiordomo.<br />

106<br />

Mi scordavo il meglio.<br />

Farete che servito<br />

sia per le quattro un pranzo<br />

nel gran salon terreno<br />

sarem cinquanta almeno,<br />

fate le cose in regola,<br />

non ci facciam burlar.<br />

D’un cenno congeda il maggiordomo che<br />

parte coi servi.<br />

DOTTORE Guardando <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

(Il cielo si rannuvola.)<br />

ERNESTO<br />

(Comincia a lampeggiar.)<br />

NORINA Volgendosi con calma a <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>.<br />

“Ecco finito.<br />

DON PASQUALE<br />

Chi paga?<br />

NORINA<br />

“Grazie.”<br />

Oh bella! Voi.<br />

DON PASQUALE<br />

A dirla qui fra noi<br />

non pago mica.<br />

NORINA<br />

No?<br />

DON PASQUALE Riscaldato.<br />

Sono o non son padrone?<br />

NORINA Con disprezzo.<br />

Mi fate compassione.<br />

Con forza.<br />

Padrone ov’io comando?


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 107<br />

DOTTORE Interponendosi a Norina.<br />

Sorella...<br />

NORINA<br />

Or or vi mando...<br />

A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> con... furia crescente.<br />

siete un villano, un tanghero...<br />

DON PASQUALE Con dispetto.<br />

È vero; v’ho sposato.<br />

NORINA Come sopra.<br />

Un pazzo temerario...<br />

DOTTORE A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> che sbuffa.<br />

Per carità, cognato.<br />

NORINA<br />

Che presto alla raggione<br />

rimettere saprò.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> è fuori di sé, vorrebbe e non<br />

può parlare, la bile lo affoga.<br />

DON PASQUALE<br />

Son tradito, calpestato,<br />

son di riso a tutti oggetto.<br />

Quest’inferno anticipato<br />

non lo voglio sopportar.<br />

Dalla rabbia e dal dispetto<br />

sto vicino a soffocar.<br />

NORINA A Ernesto.<br />

Or t’avvedi, core ingrato,<br />

che fu ingiusto il tuo sospetto.<br />

Solo amor m’ha consigliato<br />

questa parte a recitar.<br />

Accennando <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, poveretto!<br />

È vicino ad affogar.<br />

ERNESTO A Norina.<br />

Sono, o cara, sincerato,<br />

momentaneo fu il sospetto.<br />

Solo amor t’ha consigliato<br />

questa parte a recitar.<br />

Accennando <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, poveretto!<br />

È vicino ad affogar.<br />

DOTTORE A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Siete un poco riscaldato,<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, andate a letto.<br />

NORINA Con rimprovero.<br />

Far soprusi a mio cognato!<br />

Non lo voglio sopportar.<br />

DOTTORE Agli amanti, coprendoli perché<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> non li veda.<br />

Ragazzacci, ma cospetto!<br />

Non vi state a palesar.<br />

FINE DELL’ATTO II<br />

Atto II<br />

107


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 108<br />

Atto III<br />

ATTO TERZO.<br />

Sala in casa di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> come nell’atto<br />

I e II. Sparsi sui tavoli, sulle sedie,<br />

per terra, articoli di abbigliamento femminile,<br />

abiti, cappelli, pellicce, sciarpe, merletti,<br />

cartoni; etc. <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> seduto nella<br />

massima costernazione davanti una tavola<br />

piena zeppa di liste e fatture; vari servi in<br />

attenzione. Dall’appartamento di <strong>Don</strong>na<br />

Norina esce un parrucchiere con pettini,<br />

pomate, cipria, ferri da arricciare, etc., attraversa<br />

la scena, e via per la porta di mezzo.<br />

SCENA PRIMA.<br />

Cameriera facendosi sulla porta dell’appartamento<br />

di <strong>Don</strong>na Norina ai servi.<br />

CAMERIERA<br />

I diamanti presto, presto.<br />

UN SERVO Annunziando.<br />

La scuffiara.<br />

2 a CAMERIERA Come sopra.<br />

Venga avanti.<br />

La scuffiara portante un monte di cartoni<br />

viene introdotta nell’appartamento di<br />

<strong>Don</strong>na Norina.<br />

3 a CAMERIERA Con pelliccia grande<br />

mazzo di fiori, boccette d’odore che consegna<br />

a un servo.<br />

In carrozza tutto questo.<br />

4 a CAMERIERA<br />

Il ventaglio, il velo, i guanti.<br />

5 a CAMERIERA<br />

I cavalli sul momento<br />

ordinate d’attaccar.<br />

108<br />

DON PASQUALE<br />

Che mare! Che stordimento!<br />

È una casa da impazzar.<br />

A misura che le cameriere danno gli ordini<br />

di sopra, i servi eseguiscono in fretta. Ne<br />

nasce trambusto e confusione.<br />

DON PASQUALE Esaminando le note.<br />

Vediamo: alla modista<br />

cento scudi. Obbligato! Al carrozziere<br />

seicento. Poca robba!<br />

Novecento e cinquanta al gioielliere.<br />

Per cavalli...<br />

Getta la nota con stizza e si alza.<br />

al demonio<br />

i cavalli, i mercanti, e il matrimonio!<br />

Pensa.<br />

Che cosa vorrà dir questa gran gala!<br />

Escir sola a quest’ora<br />

“un primo dì di nozze<br />

“è un atto così fuor d’ogni ragione<br />

“ch’io marito e padrone”<br />

debbo oppormi a ogni modo ed<br />

[impedirlo.<br />

Ma... si fa presto a dirlo.<br />

Colei ha certi occhiacci,<br />

certo far da regina<br />

“che mi viene la pelle di gallina<br />

“solamente a pensarvi.” Ah! <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

chi te l’ha fatta far! Ad ogni modo<br />

vo provarmi. Se poi<br />

fallisce il tentativo... eccola; a noi.<br />

SCENA II.<br />

Norina e detto.<br />

Norina entra correndo, e senza badare a<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, fa per escire. È vestita in<br />

grandissima gala, ventaglio in mano.<br />

DON PASQUALE<br />

Dove corre in tanta fretta<br />

signorina, vorria dirmi?


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 109<br />

NORINA<br />

È una cosa presto detta,<br />

vò a teatro a divertirmi.<br />

DON PASQUALE<br />

Ma il marito, con sua pace,<br />

non voler potria talvolta.<br />

NORINA<br />

Il marito vede e tace,<br />

quando parla, non s’ascolta.<br />

DON PASQUALE Con bile crescente.<br />

A non mettermi al cimento<br />

per suo bene, la consiglio.<br />

Vada in camera al momento.<br />

Ella in casa resterà.<br />

NORINA Con aria di motteggio.<br />

A star cheto e non far scene<br />

per mia parte la scongiuro.<br />

Vada a letto, dorma bene,<br />

poi doman si parlerà.<br />

Va per uscire.<br />

DON PASQUALE Interponendosi fra lei e<br />

la porta.<br />

Non si sorte.<br />

NORINA Ironica.<br />

DON PASQUALE<br />

Sono stanco.<br />

NORINA<br />

DON PASQUALE<br />

Civettella!<br />

Veramente!!<br />

Sono stuffa.<br />

NORINA Con gran calore.<br />

Impertinente,<br />

prendi su che ben ti sta!<br />

Gli dà uno schiaffo.<br />

DON PASQUALE<br />

(Ah! È finita, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>,<br />

più non romperti la testa.<br />

Il partito che ti resta,<br />

è d’andarti ad annegar.)<br />

NORINA<br />

(È duretta la lezione,<br />

ma ci vuol a far l’effetto.<br />

Or bisogna del progetto<br />

la riuscita assicurar.)<br />

A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

Parto dunque...<br />

DON PASQUALE<br />

Parta pure.<br />

Ma non faccia più ritorno.<br />

NORINA<br />

Ci vedremo al nuovo giorno.<br />

DON PASQUALE<br />

Porta chiusa troverà.<br />

NORINA<br />

Via, caro sposino,<br />

non farmi il tiranno,<br />

sii dolce e bonino,<br />

rifletti all’età.<br />

Va’ a letto, bel nonno,<br />

sia cheto il tuo sonno<br />

per tempo a svegliarti<br />

la sposa verrà.<br />

DON PASQUALE<br />

Divorzio! Divorzio!<br />

Che letto che sposa<br />

Atto III<br />

109


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 110<br />

Atto III<br />

peggiore consorzio<br />

di questo non v’ha.<br />

Ah! Povero sciocco!<br />

Se duri in cervello<br />

con questo martello<br />

miracol sarà.<br />

Norina via.<br />

Nell’atto di partire Norina lascia cadere<br />

una carta, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> se ne avvede e la<br />

raccoglie.<br />

Qualche nota di cuffie e di merletti<br />

che la signora semina per casa.<br />

La spiega e legge.<br />

«Adorata Sofronia.»<br />

Nella massima ansietà.<br />

Ehi! Ehi! Che affare è questo!<br />

Legge.<br />

«Fra le nove e le dieci della sera<br />

sarò dietro al giardino,<br />

dalla parte che guarda a settentrione.<br />

Per maggior precauzione<br />

fa se puoi d’introdurmi<br />

pel piccolo cancello. A noi ricetto<br />

daran securo l’ombre del boschetto.<br />

Mi scordavo di dirti<br />

che annunzierò cantando il giunger<br />

[mio.<br />

Mi raccomando. Il tuo fedele. Addio.»<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> fuori di sé.<br />

Questo è troppo; costei<br />

mi vuol morto arrabbiato!<br />

Ah! Non ne posso più perdo la testa!<br />

Scampanellando.<br />

Si chiami Malatesta.<br />

Ai servi che entrano.<br />

Correte dal Dottore,<br />

ditegli che sto mal che venga tosto.<br />

(O crepare o finirla ad ogni costo!)<br />

Esce.<br />

110<br />

SCENA III.<br />

Entra coro di servi e cameriere.<br />

TUTTI<br />

Che interminabile andirivieni!<br />

Non posso reggere rotte ho le reni.<br />

Tin tin di qua, ton ton di là,<br />

in pace un attimo mai non si sta.<br />

Ma... casa buona montata in<br />

[grande,<br />

si spende, e spande, v’è da scialar.<br />

DONNE<br />

Finito il pranzo vi furon scene.<br />

UOMINI<br />

Comincian presto. Contate un po’.<br />

DONNE<br />

Dice il marito. «Restar conviene.»<br />

Dice la sposa «sortire io vo.»<br />

Il vecchio sbuffa, segue baruffa.<br />

UOMINI<br />

Ma la sposina l’ha da spuntar.<br />

V’è un nipotino guasta-mestieri...<br />

DONNE<br />

Che tiene il vecchio sopra pensieri.<br />

UOMINI<br />

La padroncina è tutto foco.<br />

DONNE<br />

Par che il marito lo conti poco.<br />

TUTTI<br />

Zitto, prudenza, alcun qui viene;<br />

si starà bene v’è da scialar.<br />

Escono.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 111<br />

SCENA IV.<br />

Dottore, e Ernesto, sul limitare<br />

della porta.<br />

DOTTORE<br />

Siamo intesi.<br />

ERNESTO<br />

Sta bene. Ora in giardino<br />

scendo a far la mia parte.<br />

DOTTORE<br />

Mentr’io fo qui la mia.<br />

Soprattutto che il vecchio<br />

non ti conosca!<br />

ERNESTO<br />

DOTTORE<br />

venir ci senti...<br />

ERNESTO<br />

DOTTORE<br />

Ottimamente.<br />

ERNESTO<br />

Ernesto esce.<br />

Non temer.<br />

Appena<br />

Su il mantello e via.<br />

A rivederci.<br />

DOTTORE Avanzandosi.<br />

Questa<br />

repentina chiamata<br />

mi prova che il biglietto<br />

del convegno notturno ha fatto<br />

[effetto.<br />

Guarda fra le scene.<br />

Eccolo!.. Com’è pallido, e dimesso!<br />

Non sembra più lo stesso...<br />

me ne fa male il core...<br />

ricomponiamci un viso da dottore.<br />

SCENAV.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> abbattutissimo<br />

s’innoltra lentamente.<br />

DOTTORE Andandogli incontro.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>...<br />

DON PASQUALE Con tristezza solenne.<br />

Cognato, in me vedete<br />

un morto che cammina.<br />

DOTTORE<br />

languir. Che fu? Parlate.<br />

Non mi fate<br />

DON PASQUALE Senza badargli e come<br />

parlando a se stesso.<br />

Pensar che per un misero puntiglio<br />

mi son ridotto a questo!<br />

Mille Norine avessi dato a Ernesto!<br />

DOTTORE<br />

(Cosa buona a sapersi.)<br />

Mi spiegherete alfin.<br />

DON PASQUALE<br />

Mezza l’entrata<br />

d’un anno in cuffie e in nastri<br />

[consumata!<br />

Ma questo è nulla.<br />

DOTTORE<br />

DON PASQUALE<br />

vuol escire a teatro.<br />

E poi?<br />

Atto III<br />

La signorina<br />

111


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.34 Pagina 112<br />

Atto III<br />

M’oppongo colle buone,<br />

non intende ragione, e son deriso.<br />

Comando... e della man mi dà sul<br />

[viso.<br />

DOTTORE<br />

Uno schiaffo!!<br />

DON PASQUALE<br />

Uno schiaffo, sì signore!<br />

Ma questo è nulla v’è di peggio<br />

[ancora.<br />

Leggete.<br />

Porge la lettera al Dottore che legge dando<br />

segni di sorpresa crescente fino all’orrore.<br />

DOTTORE<br />

Io son di sasso.<br />

DON PASQUALE Riscaldandosi.<br />

Corpo d’un satanasso,<br />

voglio vendetta.<br />

DOTTORE<br />

DON PASQUALE<br />

sta in noi.<br />

DOTTORE<br />

Come?<br />

DON PASQUALE<br />

È giusto.<br />

Assicurarla<br />

Ascoltate.<br />

Ho un mio ripiego; ma sediam.<br />

Siedono.<br />

DOTTORE<br />

112<br />

Parlate.<br />

DON PASQUALE<br />

Cheti cheti immantinente<br />

nel giardino discendiamo,<br />

prendo meco la mia gente,<br />

il boschetto circondiamo,<br />

e la coppia sciagurata<br />

a un mio cenno imprigionata<br />

senza perdere un momento<br />

conduciam dal podestà.<br />

Che vi par del pensamento?<br />

DOTTORE<br />

Parlo schietto, non mi va.<br />

Riflettete. La colpevole<br />

m’è sorella, è moglie vostra.<br />

Ah non stiamo l’onta nostra<br />

su pei tetti a divulgar.<br />

A DUE<br />

Espediente più a proposito<br />

procuriam d’imaginar.<br />

DOTTORE<br />

Io direi... sentite un poco,<br />

noi due soli andiam sul loco,<br />

nel boschetto ci appostiamo,<br />

a suo tempo ci mostriamo<br />

e tra preghi, tra minacce<br />

d’avvertir l’autorità.<br />

Ci facciam dai due promettere<br />

che la tresca ha fine là.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> che vi par?<br />

DON PASQUALE Alzandosi.<br />

Perdonate, non può star.<br />

È siffatto scioglimento<br />

poca pena al tradimento.<br />

Vada fuor di casa mia,<br />

altri patti non vò far.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.35 Pagina 113<br />

A DUE<br />

È un affare delicato,<br />

vuol ben esser ponderato.<br />

La prudenza col rigore<br />

qui bisogna conciliar.<br />

DOTTORE A un tratto.<br />

L’ho trovata!<br />

DON PASQUALE<br />

Dite presto.<br />

DOTTORE<br />

Oh benedetto!<br />

Nel boschetto<br />

quatti quatti ci appostiamo,<br />

di là tutto udir possiamo.<br />

S’è costante il tradimento,<br />

su due piè s’ha da cacciar.<br />

DON PASQUALE<br />

Son contento, va benone.<br />

DOTTORE<br />

Ma con patto e condizione<br />

che l’intento ad ottenere<br />

m’accordiate di potere<br />

fare e dire a nome vostro<br />

tutto quello che mi par.<br />

DON PASQUALE<br />

Carta bianca vi concedo,<br />

fate pur quel che vi par.<br />

Aspetta, aspetta<br />

cara sposina<br />

la mia vendetta<br />

già s’avvicina,<br />

già già ti preme,<br />

già t’ha raggiunto,<br />

tutte in un punto<br />

l’hai da scontar.<br />

Vedrai se giovino<br />

raggiri e cabale,<br />

sorrisi teneri<br />

sospiri e lagrime.<br />

La mia rivincita<br />

mi voglio prendere,<br />

sei nella trappola<br />

v’hai da restar.<br />

DOTTORE<br />

Il poverino<br />

sogna vendetta<br />

non sa il meschino<br />

quel che l’aspetta,<br />

invano freme,<br />

invano arrabbia,<br />

è chiuso in gabbia,<br />

non può scappar.<br />

Invano accumula<br />

progetti e calcoli:<br />

non sa che fabbrica<br />

castelli in aria;<br />

non vede il semplice<br />

che nella trappola<br />

da sé medesimo<br />

si va a gettar.<br />

Escono insieme.<br />

Atto III<br />

SCENAVI.<br />

Ernesto e coro di dentro.<br />

Boschetto nel giardino attiguo alla casa di<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>; a sinistra dello spettatore<br />

gradinata che dalla casa mette in giardino<br />

a dritta belvedere. Piccolo cancello in fondo.<br />

ERNESTO<br />

Com’è gentil - la notte a mezzo<br />

[april!<br />

È azzurro il ciel - la luna è senza<br />

[vel:<br />

tutto è languor - pace, mistero,<br />

[amor.<br />

113


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.35 Pagina 114<br />

Atto III<br />

Ben mio, perché - ancor non<br />

[vieni a me?<br />

Sembra che l’aura - formi<br />

[sospiri e accenti,<br />

del rio nel mormore - carezze e<br />

[baci senti;<br />

il tuo fedel - si strugge di desir;<br />

Nina crudel - mi vuoi veder<br />

[morir!!<br />

Poi quando sarò morto, piangerai,<br />

ma ritornarmi in vita non potrai.<br />

CORO Di dentro.<br />

Poi quando sarà morto, piangerai,<br />

ma ritornarlo in vita non potrai.<br />

Norina esce con precauzione dalla parte<br />

del belvedere, e va ad aprire ad Ernesto, che<br />

si mostra dietro il cancello. Ernesto è avvolto<br />

in un mantello che lascerà cadere.<br />

A DUE<br />

ERNESTO e NORINA<br />

Tornami a dir che m’ami,<br />

dimmi che mia/o tu sei;<br />

quando tuo ben mi chiami<br />

la vita addoppi in me.<br />

La voce tua sì cara<br />

rinfranca il core oppresso:<br />

sicuro/a a te dappresso,<br />

tremo lontan da te.<br />

Si vedono <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e il Dottore<br />

muniti di lanterne sorde entrar pian piano<br />

nel cancello, si perdono dietro agli alberi per<br />

si comparire a suo tempo.<br />

NORINA Sommessamente.<br />

Sento rumor.<br />

ERNESTO<br />

114<br />

Son dessi...<br />

NORINA<br />

Comincia l’ultim’atto.<br />

ERNESTO<br />

Se perder ti dovessi!<br />

NORINA<br />

Fa cor, t’affida in me.<br />

Mentre <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e il Dottore si compariscono<br />

Ernesto riprende il mantello, e si<br />

scosta alquanto da Norina nella direzione<br />

della casa di <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

DON PASQUALE<br />

Eccoli; attenti ben...<br />

DOTTORE<br />

Mi raccomando...<br />

SCENAVII.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, Dottore e detti.<br />

DON PASQUALE Sbarrando la lanterna<br />

in volto a Norina.<br />

Alto là!<br />

NORINA<br />

Ladri, aiuto!<br />

DON PASQUALE A Norina.<br />

Zitto; ov’è il drudo?<br />

NORINA<br />

DON PASQUALE<br />

Chi?<br />

Colui che stava<br />

con voi qui amoreggiando.<br />

NORINA Con risentimento.<br />

Signor mio,<br />

mi meraviglio, qui non v’era alcuno.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.35 Pagina 115<br />

DOTTORE<br />

(Che faccia tosta!)<br />

DON PASQUALE<br />

Che mentir sfacciato!<br />

Saprò ben io trovarlo.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> e il Dottore fanno indagini<br />

nel boschetto. Ernesto entra pian piano in<br />

casa.<br />

NORINA<br />

Vi ripeto<br />

che qui non v’era alcun che voi<br />

[sognate.<br />

DOTTORE<br />

A quest’ora in giardin che facevate?<br />

NORINA<br />

Stavo prendendo il fresco.<br />

DON PASQUALE<br />

Il fresco!<br />

Con esplosione.<br />

Ah donna indegna,<br />

fuor di mia casa, o ch’io...<br />

NORINA<br />

Ehi, ehi, signor marito,<br />

su che tuon la prendete?<br />

DON PASQUALE<br />

Escite, e presto.<br />

NORINA<br />

Nemmen per sogno. È casa mia, vi<br />

[resto.<br />

DON PASQUALE<br />

Corpo di mille bombe!<br />

DOTTORE<br />

(<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

lasciate fare a me; solo badate<br />

a non smentirmi; ho carta bianca...)<br />

DON PASQUALE<br />

NORINA<br />

(Il bello adesso viene!)<br />

(È inteso.)<br />

DOTTORE<br />

(Stupor misto di sdegno, attenta bene.)<br />

Sorella, udite, io parlo<br />

per vostro ben; vorrei<br />

risparmiarvi uno sfregio.<br />

NORINA<br />

A me uno sfregio!<br />

DOTTORE<br />

(Benissimo.) Domani in questa casa<br />

entra la nuova sposa...<br />

NORINA Come sopra.<br />

Un’altra donna!<br />

A me simile ingiuria!<br />

DOTTORE<br />

(Ecco il momento di montare in<br />

[furia.)<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> tien dietro al dialogo con<br />

grande interesse.<br />

NORINA<br />

Sposa di chi?<br />

DOTTORE<br />

D’Ernesto, la Norina.<br />

NORINA Con disprezzo.<br />

Quella vedova scaltra, e civettina!<br />

Atto III<br />

115


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.35 Pagina 116<br />

Atto III<br />

DON PASQUALE Al Dottore.<br />

Bravo Dottore!<br />

DOTTORE<br />

a cavallo.<br />

NORINA<br />

Siamo<br />

Colei qui a mio dispetto!<br />

Norina ed io sotto l’istesso tetto!<br />

Con forza.<br />

Giammai! Piuttosto parto.<br />

DON PASQUALE<br />

(Ah! Lo volesse il ciel!)<br />

NORINA Cambiando modo.<br />

Ma... piano un poco.<br />

Se queste nozze poi fossero un gioco!<br />

Vo’ sincerarmi pria.<br />

DOTTORE<br />

È giusto.<br />

A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

(<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, non c’è via;<br />

qui bisogna sposar quei due davvero,<br />

se no costei non va.)<br />

DON PASQUALE<br />

DOTTORE Chiamando.<br />

Ehi! Di casa, qualcuno,<br />

Ernesto...<br />

ERNESTO<br />

116<br />

(Non mi par vero.)<br />

SCENA ULTIMA.<br />

Ernesto, e servi.<br />

Eccomi.<br />

DOTTORE<br />

A voi<br />

accorda <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

la mano di Norina, e un annuo<br />

[assegno<br />

di quattromila scudi.<br />

ERNESTO<br />

E fia ver?<br />

Ah! Caro zio!<br />

DOTTORE A <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>.<br />

(D’esitar non è più tempo,<br />

dite di sì.)<br />

NORINA<br />

DON PASQUALE<br />

M’oppongo.<br />

Ed io consento.<br />

A Ernesto.<br />

Corri a prender Norina,<br />

e d’unirvi io m’impegno in sul<br />

[momento.<br />

DOTTORE<br />

Senz’andar lungi la sposa è presta.<br />

DON PASQUALE<br />

Come? Spiegatevi...<br />

DOTTORE<br />

Norina è questa.<br />

DON PASQUALE<br />

Quella?.. Norina..? Che<br />

[tradimento!!<br />

Dunque Sofronia...<br />

DOTTORE<br />

Dura in convento.


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.35 Pagina 117<br />

DON PASQUALE<br />

E il matrimonio..?<br />

DOTTORE<br />

Fu un mio pensiero.<br />

Stringervi in nodo di nullo effetto<br />

il modo a torvi di farne un vero.<br />

È chiaro il resto del romanzetto.<br />

DON PASQUALE<br />

Ah bricconissimi... (vero non<br />

[parmi!<br />

Ciel ti ringrazio!) Così ingannarmi!<br />

Meritereste...<br />

DOTTORE<br />

Via siate buono.<br />

ERNESTO Inginocchiandosi.<br />

Deh! Zio, movetevi!<br />

NORINA Come sopra.<br />

Grazia, perdono!<br />

DON PASQUALE<br />

Tutto dimentico, siate felici,<br />

Com’io v’unisco v’unisca il ciel!<br />

NORINA<br />

La moral di tutto questo<br />

è assai facile trovar,<br />

ve la dico presto presto<br />

se vi piace d’ascoltar:<br />

ben è scemo di cervello<br />

chi s’ammoglia in vecchia età,<br />

va a cercar col campanello<br />

noie e doglie in quantità.<br />

DON PASQUALE<br />

La morale è molto bella<br />

applicarla a me si sta,<br />

sei pur fina o bricconcella<br />

m’hai servito come va.<br />

DOTTORE e ERNESTO<br />

La morale è molto bella<br />

<strong>Don</strong> Pasqual l’applicherà,<br />

quella cara bricconcella<br />

lunga più di noi la sa.<br />

[FINE.]<br />

Atto III<br />

117


08. libretto - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 1 19/11/2010 14.35 Pagina 118<br />

118


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 119<br />

SER MARCANTONIO<br />

Dramma giocoso<br />

Libretto di Angelo Anelli<br />

Musica di Stefano Pavesi<br />

Trascrizione del libretto a stampa<br />

per la prima rappresentazione dell’opera<br />

Milano, Tipografica de’ Classici Italiani, 1810<br />

119


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 120


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 121<br />

SER MARCANTONIO<br />

Il Sig. Niccola Bassi.<br />

MEDORO<br />

Il Sig. Michele Schira.<br />

DORINA<br />

La Signora Lutgarda Anibaldi.<br />

LISETTA, sua Cameriera<br />

La Signora Marianna Muraglia.<br />

PASQUINO, suo Servitore<br />

Il Sig. Pietro Vasoli.<br />

ATTORI.<br />

BETTINA, Scuffiara<br />

La Signora Elisabetta Gafforini,<br />

prima cantante al servizio di S. M. Re d’Italia.<br />

TOBIA, Sensale, fratello di Bettina<br />

Il Sig. Luigi Zamboni.<br />

Suoi Nipoti<br />

CORI E COMPARSE<br />

Di vecchi Parenti e Amici di Marcantonio.<br />

Di Suonatori e Cantanti.<br />

Di Falegnami, Muratori, Mercanti di Mode, e Bijeutterie.<br />

Alcune Ragazze Modiste, Servitori ec.<br />

121


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 122<br />

In mancanza della prima <strong>Don</strong>na canterà la Signora Anna Ferri.<br />

Supplimento al primo Tenore, il Sig. Gaetano Bianchi.<br />

Supplimento ai Buffi, il Sig. Antonio Coldani.<br />

La Musica è del Sig. Maestro STEFANO PAVESI.<br />

Tanto le scene dell’Opera quanto quelle del Ballo son tutte nuove, disegnate e<br />

dipinte dai Signori Alessandro Sanquirico e Giovanni Pedroni.<br />

122


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 123<br />

Maestro al Cembalo<br />

Sig. Vincenzo Lavigna.<br />

Capo d’Orchestra<br />

Sig. Alessandro Rolla.<br />

Primo Violoncello<br />

Sig. Giuseppe Sturioni.<br />

Clarinetto<br />

Sig. Giuseppe Adami.<br />

Corno da caccia<br />

Sig. Luigi Belloli.<br />

Primo Fagotto<br />

Sig. Gaudenzio Lavarìa.<br />

Primi Contrabbassi<br />

Sig. Giuseppe Andreoli - Sig. Gio. Monestiroli.<br />

Primo Violino per i Balli<br />

Sig. Gaetano Pirola.<br />

123


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 124<br />

124<br />

Direttore del Coro<br />

Sig. Gaetano Terraneo.<br />

Copista della Musica, e Suggeritore<br />

Sig. Carlo Bordoni.<br />

Inventore degli Abiti, ed Attrezzi<br />

il Sig. GIACOMO PREGLIASCO,<br />

R. Disegnatore.<br />

Capi Sarti<br />

Da Uomo<br />

Sig. Albino Rinaldo.<br />

Da <strong>Don</strong>na<br />

Sig. Lombardi Gio.<br />

Macchinisti<br />

Sig. Francesco Pavesi - Sig. Antonio Gallina.<br />

Capo Illuminatore<br />

Sig. Michele Gastaldi.<br />

Berrettonaro<br />

Sig. Giosuè Parravicino.


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 125<br />

ATTO I.<br />

SCENA I.<br />

Piccola sala con porta nel mezzo aperta,<br />

e praticabile.<br />

Marcantonio seduto nel mezzo fra<br />

Dorina, e Medoro. Intorno a lui un coro di<br />

vecchi suoi amici, pure seduti. Lisetta, e<br />

Pasquino in piedi dietro gli altri.<br />

MARCANTONIO<br />

Amici miei carissimi,<br />

conciossiachè vi resta,<br />

per quanto è almen da credere,<br />

un po’ di senno in testa:<br />

un grave affar desidero<br />

con voi di consultar.<br />

MEDORO e DORINA<br />

(D’un qualche imbroglio io<br />

[dubito.)<br />

LISETTA e PASQUINO<br />

(Che diavolo vuol far?)<br />

MARCANTONIO<br />

Di questi miei nipoti<br />

io sono assai contento:<br />

per compiere i lor voti<br />

vorrei far testamento.<br />

MEDORO e DORINA<br />

Ah! Caro zio... (qual giubbilo!)<br />

MARCANTONIO<br />

Lasciatemi parlar.<br />

Pensando poi, che l’ultimo<br />

io son del mio casato:<br />

che ancor potrei, volendolo,<br />

esser pappà chiamato,<br />

per dir la cosa in termini,<br />

moglie vorrei pigliar.<br />

MEDORO e DORINA<br />

(Ohimè! Qual nuova è questa!)<br />

PASQUINO e LISETTA<br />

(È matto nella testa.)<br />

A 4<br />

(Mi fa strasecolar.)<br />

MARCANTONIO<br />

Quest’è ciò che desidero<br />

con voi di consultar.<br />

CORO DEI VECCHI<br />

Considerando Ser Marcantonio,<br />

qual sien gli obblighi del<br />

[matrimonio:<br />

facendo i calcoli così all’ingrosso<br />

dei quattro sabati, che avete indosso,<br />

noi concludiamo da buoni amici,<br />

che ad ogni coniuge d’antichi<br />

[auspici<br />

il matrimonio s’ha da interdir.<br />

LISETTA, DORINA, MEDORO,<br />

Atto I<br />

PASQUINO<br />

Costor si spiegano con senno, e<br />

[sale.<br />

MARCANTONIO<br />

A prender moglie fo’ dunque male?<br />

CORO<br />

Male, malissimo: non c’è da dir.<br />

MARCANTONIO S’alza, e così tutti gli<br />

altri.<br />

Care bestie, del vostro consiglio,<br />

125


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 126<br />

Atto I<br />

parlo tondo, non son persuaso.<br />

Prendo moglie, e con tanto di naso<br />

tutti quanti vi faccio restar.<br />

LISETTA, DORINA, PASQUINO,<br />

MEDORO<br />

(Qual rovina! Il balordo s’ostina.)<br />

CORO<br />

Perdonate: così non si tratta.<br />

TUTTI<br />

Prego il ciel, che vi/gli tocchi una<br />

[matta,<br />

che di rabbia vi/lo faccia crepar.<br />

Il coro parte.<br />

MARCANTONIO<br />

Che credono costor?.. Perché negli<br />

[anni<br />

son un poco avanzato,<br />

ch’io sia com’essi, un colascion<br />

[scordato?<br />

Che ne dici Lisetta?<br />

LISETTA<br />

Oh!.. Voi, padrone,<br />

siete ancora un campione<br />

da fare al par d’ognun la vostra parte.<br />

MARCANTONIO<br />

Brava: or vedo, che sei perita in arte.<br />

DORINA<br />

(Mi tradisci tu ancor?)<br />

LISETTA<br />

(Ma non capite,<br />

che convien secondar?)<br />

126<br />

MARCANTONIO<br />

Pasquin, ti pare,<br />

ch’io non possa sperare<br />

di diventar pappà?<br />

PASQUINO<br />

Qual giovinotto<br />

più ben di voi si porta?<br />

MARCANTONIO<br />

Bravo: tu sai capir quel che più<br />

[importa.<br />

MEDORO<br />

(A far questi spropositi, briccone,<br />

il padron si consiglia?)<br />

PASQUINO<br />

(Già più dite di no, più si puntiglia.)<br />

MARCANTONIO<br />

Orsù, Pasquin, Lisetta,<br />

v’ho da parlare. Andiam. Nipoti miei,<br />

preparatevi pure a far la corte<br />

alla signora zia nostra consorte.<br />

SCENA II.<br />

Medoro, Dorina, indi Tobia.<br />

MEDORO<br />

Sorella mia...<br />

DORINA<br />

Fratello...<br />

MEDORO<br />

Che abbiam da far?<br />

DORINA<br />

Che possiam dir?


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 127<br />

MEDORO<br />

Bettina,<br />

che credendomi erede<br />

della roba del zio dovea sposarmi,<br />

or forse più non mi vorrà.<br />

DORINA<br />

Tobia<br />

di lei fratel, ch’esser volea mio sposo,<br />

sulla fede d’aver una gran dote:<br />

or che resto a man vuote,<br />

mi pianterà.<br />

MEDORO<br />

DORINA<br />

Vedilo appunto.<br />

MEDORO<br />

Questa nuova del zio<br />

di noi chi gliela dà?<br />

DORINA<br />

Oh Dio!<br />

Non ho coraggio.<br />

MEDORO<br />

Nemmen io. Già lo sai,<br />

che per dar tristi nuove io non son<br />

[fatto.<br />

DORINA<br />

Che fortuna crudel!<br />

MEDORO<br />

Che vecchio matto!<br />

Siedono lontani, e stanno in atto di tristezza.<br />

TOBIA<br />

Quando, o Dorina amabile,<br />

quando verrà quel dì,<br />

che il tuo bocchin di zucchero<br />

a me dirà di sì?<br />

Io giorno, e notte assiduo<br />

a far negozi attendo:<br />

propongo stocchi, e debiti,<br />

compro, baratto, e vendo:<br />

or dimmi tutto questo,<br />

Dorina mia, perché?<br />

Per arricchir più presto;<br />

per viver ben con te.<br />

Ma Dorina... Medoro... e che vuol<br />

[dire<br />

cotal malinconia? Che cosa avete?<br />

Spiegatevi. Sapete,<br />

che vostro amico io sono.<br />

MEDORO<br />

TOBIA<br />

Dimmi: cos’è?<br />

MEDORO<br />

Ah! Qual rovina!<br />

Te lo dirà Dorina.<br />

TOBIA<br />

Son qua, cara, son qua. Delle tue<br />

[smanie<br />

qual mai, visetto d’oro,<br />

è la cagion?<br />

DORINA<br />

Parte.<br />

Te lo dirà Medoro.<br />

SCENA III.<br />

Medoro, Tobia, indi Lisetta.<br />

Atto I<br />

TOBIA<br />

Voi mi fate impazzir. Forse Dorina<br />

è in collera con me?<br />

127


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 128<br />

Atto I<br />

MEDORO<br />

No, caro amico.<br />

TOBIA<br />

Ma dunque qual intrico...<br />

qual disgrazia improvvisa?..<br />

LISETTA<br />

Ah! Ah!.. Vecchio babbeo!.. Schiatto<br />

[di risa.<br />

TOBIA<br />

Lisetta... e che vuol dir?<br />

LISETTA<br />

che il mio padrone...<br />

TOBIA<br />

LISETTA<br />

TOBIA<br />

Eh! Via.<br />

MEDORO<br />

Pur troppo.<br />

TOBIA<br />

Ebben?<br />

Già lo saprete<br />

Vuole ammogliarsi.<br />

Ah! Ah! Delle tue smanie<br />

è questa la cagione; or me ne avveggio.<br />

MEDORO<br />

E che altro mi potea nascer di peggio?<br />

TOBIA<br />

Ma chi è poi questa sposa?<br />

LISETTA<br />

Non l’ha trovata ancor.<br />

128<br />

MEDORO<br />

LISETTA<br />

Come?..<br />

Sentite.<br />

A me, a Pasquin poc’anzi<br />

egli aperse il suo cor. Vuole una sposa<br />

buona, bella, amorosa,<br />

che non rida, non pianga,<br />

non conversi, non giochi, e non<br />

[ispenda;<br />

che ad altro non attenda,<br />

che alla casa, e al marito: in somma<br />

[tale,<br />

che all’età vecchia, e nuova<br />

io mi lascio scannar s’una ne trova.<br />

MEDORO<br />

Via: via: quand’è così... che pensi?<br />

TOBIA<br />

(Appunto...<br />

è questa l’occasione<br />

di dare ai vecchi matti una lezione.<br />

A me, perbacco, a me.) Corri, Lisetta,<br />

a dire al tuo padron, che fra mezz’ora<br />

gli condurrò una giovane,<br />

e che spero, a dir tutto in due parole,<br />

che appunto sarà tal, qual ei la vuole.<br />

Lisetta parte.<br />

MEDORO<br />

Che intesi!.. Ah! Traditore...<br />

(La bile, e lo stupore<br />

tutto agitar mi fa.)<br />

TOBIA<br />

Oh! Bella!.. Io fo il sensale.<br />

(Ah... ah... la intende male.<br />

È matto in verità.)


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 129<br />

MEDORO<br />

Tradir così un amico?<br />

TOBIA<br />

Non me n’importa un fico.<br />

A 2<br />

MEDORO<br />

(Ei ride, ed io m’imbroglio;<br />

né so quel che sarà.)<br />

TOBIA<br />

(Or divertir mi voglio.<br />

Alfin la capirà.)<br />

SCENA IV.<br />

Bottega di cuffiara, o modista.<br />

In prospetto l’ingresso.<br />

Bettina sola, che guarnisce un cappellino.<br />

Intorno a lei alcune ragazze che lavorano,<br />

indi Tobia.<br />

BETTINA<br />

Mi vien da ridere - se dir mi<br />

[sento<br />

col suon più languido - del<br />

[sentimento:<br />

Bettina, io spasimo - di amor per te.<br />

Io che per indole - son tutta foco,<br />

sì fredde chiacchere - le conto<br />

[poco.<br />

Vo’ un cor, che stabile - mi serbi fé.<br />

Di certi giovani - conosco l’arte:<br />

e indarno tentano - di farla a me.<br />

Presto presto Cecchina<br />

porta questo cappello in fretta in fretta<br />

a Madama Zabetta, onde nasconda<br />

le bianche chiome al Cavalier Berliche<br />

grande amator delle medaglie antiche.<br />

Quest’abito, Peppina,<br />

alla Marchesa Bianca,<br />

che in lei farà parer quel che le manca.<br />

E voi altre, ragazze, andate tutte<br />

con veli, nastri, e piume alla locanda<br />

da quella provincial: voi già sapete,<br />

ch’ama alla sua maniera<br />

di porsi indosso una bottega intiera.<br />

TOBIA<br />

Sorella... ohimè!.. Sorella... il tuo<br />

[Medoro...<br />

la mia cara Dorina...<br />

BETTINA<br />

Sbrigati: che cos’è?<br />

TOBIA<br />

Sono in rovina.<br />

Il loro zio con settant’anni in corpo<br />

vuole ammogliarsi.<br />

BETTINA<br />

Oh! Vecchio maledetto!<br />

TOBIA<br />

Ma senti un mio progetto. Ho rilevato<br />

qual genere di sposa egli vorria:<br />

se tu, sorella mia, fossi capace<br />

di far bene una parte, ho meditata<br />

una bella commedia.<br />

BETTINA<br />

Ci vuol altro?<br />

Parla pur, che ho da far?<br />

TOBIA<br />

Atto I<br />

A Marcantonio<br />

ho fatto dir, ch’io gli trovai la sposa:<br />

che a lui la condurrò; che se gli piace<br />

nel punto istesso si farà il contratto.<br />

Or tu quella esser dei.<br />

129


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 130<br />

Atto I<br />

BETTINA<br />

Scherzi, o sei matto?<br />

Che ne dice Medoro?<br />

TOBIA<br />

Anche di lui<br />

ci dobbiam divertir. Fidati. Alfine<br />

egli sarà tuo sposo;<br />

Dorina sarà mia: e al vecchio sciocco<br />

farem passar le voglie<br />

di gabbar i nipoti, e prender moglie.<br />

BETTINA<br />

Parlo schietto. Ov’io non manchi<br />

all’amor del caro bene,<br />

farò imbrogli, farò scene:<br />

già tu sai, se ne so far.<br />

TOBIA<br />

Non temere. Adoro, ed amo<br />

ancor io la mia Dorina.<br />

Quest’imbroglio, che facciamo,<br />

tende il vecchio a corbellar.<br />

BETTINA<br />

Siamo intesi. Prendo impegno.<br />

TOBIA<br />

La tua parte or io t’insegno.<br />

A 2<br />

BETTINA<br />

Mi vuoi fiera?.. Mi vuoi mesta?..<br />

Deggio piangere, o gridar?<br />

TOBIA<br />

La tua parte non è questa.<br />

Stammi un poco ad ascoltar.<br />

Hai da far la semplicetta.<br />

BETTINA<br />

Posso in questo dar lezione.<br />

130<br />

TOBIA<br />

Collo torto... bocca stretta.<br />

BETTINA<br />

Proviam dunque quest’azione.<br />

A 2<br />

BETTINA<br />

Ho vergogna... son zitella...<br />

serva... grazie... signor sì.<br />

TOBIA<br />

Brava: brava: mia sorella<br />

va benissimo così.<br />

A 2<br />

Che bel gioco!.. Quel che resta,<br />

presto andiamo a concertar.<br />

A quel vecchio affé la testa<br />

questa volta ha da girar.<br />

SCENA V.<br />

Parte del giardino, che corrisponde ad<br />

alcuni appartamenti.<br />

Medoro, Dorina, e Lisetta.<br />

DORINA<br />

Che Tobia ci tradisca in tal maniera<br />

io mai nol crederò.<br />

MEDORO<br />

Ch’egli scherzasse,<br />

mi lusingava anch’io. Ma...<br />

DORINA<br />

Come mai<br />

cercar può il nostro danno,<br />

se mio sposo esser vuol?<br />

LISETTA<br />

Signori...


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 131<br />

MEDORO<br />

Ebbene?..<br />

LISETTA<br />

A momenti qua viene<br />

la bella, che Tobia pur or propose<br />

in isposa al padrone.<br />

DORINA<br />

Dunque è ver?..<br />

MEDORO<br />

Se lo so, ch’egli è un briccone.<br />

DORINA<br />

Or che farà la tua Bettina?<br />

MEDORO<br />

tosto a parlar con lei.<br />

LISETTA<br />

Io corro<br />

Ma s’ella ancora...<br />

per diventar signora...<br />

d’accordo col fratello... (or mi diverto.)<br />

MEDORO<br />

Come... ti spiega... ah!.. Certo!..<br />

Qual sospetto crudel!.. Ch’ella potesse<br />

per viste d’interesse... ah! Dalla smania,<br />

ond’è il mio core oppresso,<br />

mi sento trasportar fuor di me stesso.<br />

Che la cara mia Bettina<br />

mi tradisca a questo segno?..<br />

Ah! Di lei mi rendo indegno,<br />

se do retta al mio timor.<br />

Conosco omai quell’anima:<br />

non può cangiar d’affetto:<br />

me ’l dice quell’occhietto<br />

che in sen m’impresse amor.<br />

E coi più dolci palpiti<br />

me lo ripete il cor.<br />

SCENA VI.<br />

Dorina, Lisetta, indi Marcantonio,<br />

e Pasquino.<br />

DORINA<br />

Che anche in Bettina prevaler dovesse<br />

l’interesse all’amor?<br />

LISETTA<br />

L’oro fa tutto,<br />

massime a’ nostri dì.<br />

MARCANTONIO A Pasquino.<br />

Dunque t’ha detto<br />

questo signor Tobia?..<br />

PASQUINO<br />

Che occultamente<br />

per non far dir la gente ei con la bella<br />

verrà qui nel giardin.<br />

MARCANTONIO<br />

PASQUINO<br />

Pochi momenti.<br />

MARCANTONIO<br />

Ben...<br />

LISETTA<br />

Tarderà molto?<br />

Padron, voi siete<br />

in aria di conquista. Il matrimonio<br />

vi fa ringiovanir.<br />

PASQUINO<br />

Sembra che abbiate<br />

settant’anni di meno...<br />

MARCANTONIO<br />

Certo non fo per dir...<br />

Atto I<br />

131


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 132<br />

Atto I<br />

DORINA<br />

(Mangio veleno.)<br />

MARCANTONIO<br />

Intanto ritiratevi. Pasquino,<br />

porta tre sedie, e poi ritorna in casa;<br />

ma sta pronto a venir, se mai ti chiamo.<br />

DORINA<br />

(Che sciocco!)<br />

LISETTA<br />

PASQUINO<br />

(Che babbeo!)<br />

(Rider vogliamo.)<br />

Porta tre sedie, poi parte.<br />

SCENA VII.<br />

Marcantonio, indi Tobia, poi Bettina chiusa<br />

in una portantina in abito da semplicetta,<br />

indi Medoro.<br />

MARCANTONIO<br />

Ah! Ah! Vecchio qual son, se questa<br />

[bella<br />

ha quel che piace a me...<br />

TOBIA<br />

MARCANTONIO<br />

TOBIA<br />

Tobia.<br />

Signor...<br />

Chi siete?<br />

MARCANTONIO<br />

Bravo... scusate. Ho corta vista...<br />

e poi è tanto tempo,<br />

132<br />

che non vi vedo. Or dunque che<br />

[facciamo?<br />

La giovine dov’è?<br />

TOBIA<br />

Per dirvi tutto<br />

ho fatto una gran cosa a persuaderla<br />

di venir qua. Non esce mai di casa...<br />

non vede mai nissun... fu d’uopo<br />

[insomma,<br />

tant’ella è riservata, e modestina,<br />

ch’io condur la facessi in portantina.<br />

MARCANTONIO<br />

(Capperi! Buon augurio!)<br />

Or dite, di che casa è questa bella?<br />

TOBIA<br />

Senz’andar per le lunghe, è mia sorella.<br />

MARCANTONIO<br />

Ah!.. Ah!.. Me ne consolo.<br />

TOBIA<br />

Eccola.<br />

Ai facchini, che depongono la portantina, e<br />

poi se ne vanno quando è uscita Bettina.<br />

Avanti...<br />

venite qua... Bettina...<br />

esci fuori... siam soli. Non v’è altri,<br />

che il signor Marcantonio. È sì<br />

[modesta...<br />

sì vergognosa...<br />

MARCANTONIO<br />

(Oh! Che gran cosa è questa!)<br />

Signorina...<br />

TOBIA<br />

È ancor confusa.<br />

Ehi Bettina...


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 133<br />

MARCANTONIO<br />

Ancor sta chiusa.<br />

A 2<br />

Zitto: indietro stiam per poco<br />

a veder che cosa fa.<br />

Si ritirano in disparte. Bettina apre, poi<br />

esce.<br />

BETTINA<br />

Serva sua... qui alcun non v’è.<br />

Mio fratel... tapina me.<br />

Guardando intorno, e fingendo di non<br />

veder nessuno.<br />

TOBIA<br />

Osservate il portamento.<br />

MARCANTONIO<br />

Proprio è quella. Son contento.<br />

A 3<br />

TOBIA e MARCANTONIO<br />

Vesti... gesti... sguardi... tratto...<br />

tutto è in lei semplicità.<br />

BETTINA<br />

(Ei s’accosta. Vecchio matto.<br />

Or ti servo come va.)<br />

MARCANTONIO<br />

(Andiam bene.) Venite, o mia carina,<br />

sedete presso a me... prima di tutto<br />

osservatemi ben per ogni banda.<br />

Vi piaccio?<br />

BETTINA<br />

Sì signor... come comanda.<br />

TOBIA<br />

(Gran demonio è costei!)<br />

MARCANTONIO<br />

Dite... volete...<br />

esser mia sposa?.. Ebben?.. Non<br />

[rispondete?..<br />

TOBIA<br />

Da brava... via...<br />

MARCANTONIO<br />

Ma queste riverenze<br />

che mi vogliono dir?<br />

BETTINA<br />

TOBIA<br />

Grazie.<br />

MARCANTONIO<br />

Grazie sì, o grazie no?<br />

BETTINA<br />

(Che scena!)<br />

Quello, che piace<br />

al signor Marcantonio.<br />

MARCANTONIO<br />

(Ah! Questa, amico,<br />

è una perla... un tesoro... io son di<br />

[stucco.)<br />

TOBIA<br />

(Ella è proprio per voi.) (Che<br />

[mammalucco!)<br />

MARCANTONIO<br />

Dite: la sera almeno<br />

vorrete in casa un po’ di compagnia?<br />

BETTINA<br />

Non signor.<br />

Atto I<br />

133


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 134<br />

Atto I<br />

MARCANTONIO<br />

Al teatro<br />

andrete dunque?<br />

BETTINA<br />

MARCANTONIO<br />

star sempre in casa?..<br />

BETTINA<br />

di lavorar.<br />

Non signor.<br />

Ma sola<br />

Sì signor. Mi piace<br />

MARCANTONIO<br />

Benissimo; e che cosa<br />

con queste vostre mani<br />

sapete far di bello, e di pulito?<br />

BETTINA<br />

Quello che piace al mio signor marito.<br />

Calze, ricami, rocca...<br />

cucire, pettinar...<br />

TOBIA<br />

MARCANTONIO<br />

(Che scaltra!)<br />

Amico,<br />

non perdiamo più tempo. Io mando<br />

[tosto<br />

a chiamare un notaro, e sul momento<br />

facciamo la scrittura.<br />

TOBIA<br />

Io son contento.<br />

MARCANTONIO<br />

Siamo intesi. Ah! Quest’è la sola<br />

[moglie<br />

134<br />

che fa per me. Son certo almen, che<br />

[questa<br />

non ha capricci, compagnie non cerca,<br />

mode non cura, e non conosce ancora<br />

che sien feste, teatri, o ballo, o gioco.<br />

Si volta a Tobia.<br />

BETTINA<br />

(Babbeo, va là. Te n’avvedrai fra poco.)<br />

MARCANTONIO<br />

(Che innocenza! Che candore!<br />

Proprio incanta: tocca il core.)<br />

Dite: in me qual è la cosa,<br />

che può farvi innamorar?<br />

BETTINA Voltandogli le spalle.<br />

Arrossisco... perdonate...<br />

detto m’han, che il matrimonio<br />

è un gran ben, se un Marcantonio<br />

mi rïesce di sposar.<br />

TOBIA<br />

(Oh che scena da teatro<br />

come ben sa far la sciocca!)<br />

V’assicuro, che vi tocca<br />

una moglie singolar.<br />

BETTINA<br />

Serva sua...<br />

MARCANTONIO<br />

BETTINA<br />

A finir una calzetta.<br />

MARCANTONIO<br />

Benedetta... no: restate:<br />

m’incomincio a riscaldar.<br />

Ma dove andate?


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 135<br />

TOBIA e BETTINA<br />

S’incomincia a riscaldar.<br />

TOBIA<br />

Dunque dite... che facciamo?<br />

MARCANTONIO<br />

Mia carina, concludiamo.<br />

TOBIA e MARCANTONIO<br />

Queste nozze s’han da far?<br />

A 3<br />

BETTINA<br />

Sì signor. (Il merlo è in gabbia:<br />

non lo lascio più scappar.)<br />

MARCANTONIO e TOBIA<br />

Che contento! (Un egual<br />

[moglie/bestia<br />

è impossibile trovar.)<br />

MEDORO<br />

Che vedo mai?.. Bettina?..<br />

Ah! Perfida... assassina...<br />

tradir così un amante?..<br />

Me la farò pagar.<br />

BETTINA<br />

Ahimè!<br />

MARCANTONIO<br />

Che cosa avete?<br />

BETTINA<br />

Signor, non lo vedete?<br />

MARCANTONIO<br />

Che cosa?<br />

BETTINA<br />

Un giovinotto.<br />

Che vuol?<br />

MARCANTONIO<br />

Che vieni a far?<br />

MEDORO<br />

Costei, che fa la semplice<br />

io vengo a smascherar.<br />

BETTINA<br />

Sentiste quel che ha detto?<br />

TOBIA<br />

Ei parla per dispetto.<br />

MARCANTONIO<br />

Taci: lo so, ch’hai rabbia,<br />

ch’io m’abbia a maritar.<br />

MEDORO<br />

Credetemi.<br />

MARCANTONIO<br />

MEDORO<br />

Costei...<br />

Va via.<br />

MARCANTONIO<br />

Sarà tua zia.<br />

MEDORO<br />

Ma voi...<br />

MARCANTONIO<br />

So quel che faccio,<br />

né tu ci devi entrar.<br />

Atto I<br />

135


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 136<br />

Atto I<br />

A 4<br />

MEDORO, MARCANTONIO, BETTINA<br />

e TOBIA<br />

(Mi fe’/Lo fei/Lo fe’ restar di<br />

[ghiaccio.<br />

Non oso/a più parlar.)<br />

MARCANTONIO, BETTINA e TOBIA<br />

Temerario a tuo dispetto<br />

noi saremo/saran essi sposa, e sposo.<br />

Ah! Di gioia dentro il petto<br />

saltellando il cor mi va.<br />

MEDORO<br />

Qual momento!.. Qual cimento!<br />

Più non so dov’io mi sia...<br />

il furor, la gelosia<br />

il cervel girar mi fa.<br />

SCENA VIII.<br />

Piccola sala, come alla scena prima.<br />

Dorina, Lisetta, Pasquino.<br />

PASQUINO<br />

Ma possibile è dunque, o padroncina,<br />

che né voi, né Medoro<br />

non intendiate ancor qual sia la trama?<br />

LISETTA<br />

Ad un vecchio, che brama<br />

d’ammogliarsi, sta bene, o mia signora,<br />

una lezion: non la capite ancora?<br />

DORINA<br />

Vi so dir, che a mio zio<br />

piace Bettina assai: che in questo<br />

[punto<br />

se n’è andato Tobia<br />

un notaro a chiamar: che la scrittura<br />

delle loro nozze si farà tra poco.<br />

136<br />

LISETTA<br />

Ah!.. Ah!..<br />

DORINA<br />

PASQUINO<br />

Ridete?..<br />

Or si fa bello il gioco.<br />

DORINA<br />

Crudeli... infin l’amante<br />

a danni miei congiura:<br />

e voi di mia sventura<br />

rider potete ancor?<br />

Ah! Vedo che gli amanti<br />

son perfidi, e incostanti,<br />

e meditan gli inganni<br />

fin nel giurarci amor.<br />

SCENA IX.<br />

Pasquino, Lisetta, indi Tobia, e Dorina,<br />

che torna.<br />

PASQUINO<br />

Crede la sciocca ancor, che queste<br />

[nozze<br />

si facciano davver.<br />

LISETTA<br />

Somiglia al vecchio.<br />

Quando s’ostina, il contraddir non<br />

[vale.<br />

TOBIA<br />

Ah! Ah! Il cucco ha da far con un<br />

[sensale.<br />

DORINA<br />

Dunque, infedel...


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 137<br />

TOBIA<br />

Dorina, or non ho tempo<br />

di far ciarle con te. Presto, Pasquino,<br />

l’abito notaril.<br />

PASQUINO<br />

Parte.<br />

TOBIA<br />

Vi servo.<br />

In sala<br />

m’attendono gli sposi<br />

a stipulare il lor contratto. In fretta,<br />

e Dorina, e Lisetta<br />

m’aiutino a vestirmi.<br />

PASQUINO<br />

TOBIA<br />

Eccolo.<br />

Bene.<br />

Guarda per or, che alcun non venga,<br />

[e poi<br />

introdurrai tutto d’un tratto in sala<br />

suonatori, e cantanti a tempo, e loco.<br />

DORINA<br />

Or comincio a capir, che questo è<br />

[un gioco.<br />

TOBIA A Dorina.<br />

Tu m’attacca le basette.<br />

A Lisetta.<br />

Tu m’adatta la parrucca.<br />

LISETTA<br />

Quanto sale in questa zucca!<br />

DORINA<br />

L’uom più scaltro non si dà.<br />

PASQUINO<br />

Venga adesso chi n’ha voglia<br />

e un notar vi crederà.<br />

TUTTI<br />

Se l’imbroglio non s’imbroglia<br />

rider tutti ci farà.<br />

SCENA X.<br />

Sala grande.<br />

Medoro, e Bettina.<br />

BETTINA<br />

Di sposa la fede - mio ben ti<br />

[giurai<br />

fui sempre lo sai - costante in<br />

[amar.<br />

E infida mi credi?<br />

MEDORO<br />

Perdona il sospetto.<br />

A 2<br />

Ah! Il core nel petto - mi sento<br />

[brillar.<br />

SCENA XI.<br />

Marcantonio, Tobia vestito da notaro,<br />

e detti.<br />

TOBIA<br />

Ho steso già il contratto<br />

ne’ modi più legali,<br />

s’hanno da far per patto<br />

stasera gli sponsali;<br />

e acciò lo sposo etcetera<br />

alla sua fé non manchi,<br />

pagar promette, e s’obbliga<br />

ottantamille franchi,<br />

perché la sposa, etcetera,<br />

al caso, un altro coniuge<br />

Atto I<br />

137


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 138<br />

Atto I<br />

si possa ritrovar.<br />

Che dite?<br />

BETTINA<br />

Che dici?<br />

MEDORO<br />

Va benissimo,<br />

di meglio non può andar.<br />

TOBIA<br />

Or dica, signorina,<br />

Si mette a un tavolino a scrivere.<br />

il nome suo?<br />

BETTINA<br />

TOBIA<br />

Il suo cognome?<br />

BETTINA<br />

TOBIA<br />

Mascoli?<br />

BETTINA<br />

Bettina.<br />

Sì signor.<br />

Mascoli.<br />

TOBIA<br />

Lo sposo, già m’immagino,<br />

sarà quel giovinetto.<br />

Pari d’età d’aspetto...<br />

proprio gli ha fatti amor.<br />

MARCANTONIO<br />

Lo sposo, ve lo replico,<br />

son io.<br />

TOBIA<br />

138<br />

Misericordia!<br />

Voi sposo a lei? Scusatemi,<br />

creder nol posso ancor.<br />

MARCANTONIO<br />

(Io gli darei dell’asino,<br />

ma penso, ch’è un dottor.)<br />

PASQUINO, BETTINA, MEDORO<br />

(Ah! Ah! Quest’è da ridere.<br />

Che faccia da impostor!)<br />

TOBIA<br />

Avanti: sottoscrivano<br />

gli sposi il lor contratto.<br />

I testimonî or vengano.<br />

Bene. Il negozio è fatto.<br />

Or datevi la mano.<br />

MARCANTONIO e BETTINA<br />

Eccola... oh che piacer!<br />

MEDORO e TOBIA<br />

Viva gli sposi.<br />

MARCANTONIO<br />

Piano,<br />

nessun lo dee saper.<br />

TOBIA, BETTINA, MEDORO e<br />

PASQUINO<br />

Quand’è così: fidatevi<br />

è un/son uom, che sa tacer.<br />

SCENA ULTIMA.<br />

Coro di cantanti, e suonatori. Lisetta,<br />

Dorina, e detti, poi di nuovo Tobia col<br />

suo abito.<br />

CORO<br />

Viva, viva gli sposi amorosi.


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 139<br />

GLI ATTORI<br />

Qual romor!.. Che si vuol? Che si<br />

[fa?<br />

CORO<br />

Uno sposo canuto, e gottoso<br />

faccia amor, che diventi pappà.<br />

MARCANTONIO<br />

Qual demonio costoro qui porta?<br />

LISETTA e DORINA<br />

Del giardino sforzando la porta<br />

son venuti a che far non si sa.<br />

CORO<br />

Uno sposo canuto, e gottoso<br />

faccia amor, che diventi pappà.<br />

MARCANTONIO<br />

Temerarî partite di qua.<br />

TUTTI GLI ALTRI<br />

(Or la scena più bella si fa.)<br />

BETTINA<br />

Qui restate buona gente.<br />

Star dobbiamo allegramente.<br />

Il mio sposo sarà tale<br />

da non farsi invan pregar.<br />

Se il pregarlo poi non vale,<br />

proveremo a comandar.<br />

MARCANTONIO<br />

Qual linguaggio? Ahimè Lisetta!<br />

È costei la semplicetta?<br />

M’ha tradito, m’ha gabbato<br />

chi mi fé costei sposar.<br />

A 2<br />

TOBIA e BETTINA<br />

Alto là, signor cognato;<br />

qual maniera di parlar?<br />

TUTTI COL CORO<br />

Smorto, pallido, fremente,<br />

tra gli scherni, e le risate<br />

sta/o qual musico che sente<br />

il romor delle fischiate.<br />

TOBIA<br />

Signor mio vi parlo tondo:<br />

un po’ più di civiltà.<br />

BETTINA<br />

Marcantonio è un uom di<br />

[mondo;<br />

e sa quello che si fa.<br />

MARCANTONIO<br />

Fui pur sciocco, fui pur matto:<br />

m’han servito, come va.<br />

GLI ALTRI COL CORO<br />

Zitto, flemma: il fatto è fatto;<br />

e il non fatto si farà.<br />

FINE DELL’ATTO I.<br />

Atto I<br />

139


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 140<br />

Atto II<br />

ATTO II.<br />

SCENA I.<br />

Anticamera fabbricata, e mobigliata<br />

all’antica.<br />

Dorina, Pasquino, Lisetta, e coro di falegnami,<br />

muratori, mercanti di mode, e<br />

bijouttieri.<br />

CORO.<br />

I FALEGNAMI<br />

Son pronti i falegnami.<br />

I MURATORI<br />

Chi vuole i muratori?<br />

I MERCANTI<br />

Abiti con ricami.<br />

I BIJOUTTIERI<br />

Perle, coralli.<br />

I MERCANTI<br />

Fiori.<br />

TUTTO IL CORO<br />

La dama, che ci chiama,<br />

non ha che a comandar.<br />

PASQUINO Ai muratori, e falegnami.<br />

La stanza, che vedete<br />

disfare, e far dovete.<br />

LISETTA e DORINA Ai mercanti, e<br />

bijouttieri.<br />

Ci voglion capi rari,<br />

che costin dei denari.<br />

CORO<br />

La dama, che ci chiama,<br />

non ha che a comandar.<br />

140<br />

PASQUINO, LISETTA, DORINA<br />

(Al vecchio d’aver moglie<br />

le voglie han da passar.)<br />

PASQUINO Ai falegnami, e muratori,<br />

ch’entrano a destra.<br />

Cheti cheti là dentro in quella stanza<br />

voi dovete aspettare<br />

pochi minuti, e vi verrò a chiamare.<br />

LISETTA Ai mercanti, che danno a Lisetta<br />

alcuni involti, poi co’ bijouttieri entrano a<br />

sinistra.<br />

Datemi qua quegli abiti;<br />

e intanto andate là. Non dee star<br />

[molto<br />

madama a ricercarvi.<br />

DORINA<br />

Ah! Ah... mio zio,<br />

che in Bettina credea d’aver trovato<br />

l’esempio delle spose...<br />

LISETTA<br />

Senza coglier le rose<br />

le spine ei troverà.<br />

PASQUINO<br />

DORINA<br />

Eccolo.<br />

Io vado,<br />

onde di me sospetto aver non possa.<br />

SCENA II.<br />

Marcantonio, Lisetta, e Pasquino.<br />

MARCANTONIO<br />

Ah! Sensale briccon!.. L’ho fatta grossa.<br />

Altro che modestina, e semplicetta.<br />

Bagattelle!.. Lisetta, ov’è Bettina?


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 141<br />

LISETTA<br />

In camera. Ha provvisto<br />

biacca, belletto, cappellini, piume,<br />

ed abiti di moda,<br />

che han due pertiche almen, lunga la<br />

[coda.<br />

MARCANTONIO<br />

Oh! Poveretto me!<br />

PASQUINO<br />

Tornar non volle<br />

a casa sua. Pretende, che a momenti<br />

si facciano le nozze...<br />

LISETTA<br />

E come fosse<br />

già vostra moglie a tutti noi<br />

[comanda...<br />

PASQUINO<br />

E coll’idea di comparir signora,<br />

consultati in mezz’ora<br />

ha cinque parrucchieri, e quattro sarti.<br />

MARCANTONIO<br />

E non vai, Marcantonio, ad impiccarti?<br />

Orsù, sposa sì fatta<br />

io non la voglio più.<br />

PASQUINO<br />

Come?.. E vorreste<br />

gli ottantamille franchi<br />

dunque pagar?<br />

MARCANTONIO<br />

Questo è l’imbroglio: questo<br />

è quel siroppo, ch’io non so ingoiare.<br />

LISETTA<br />

Eccola qua, che vien.<br />

PASQUINO<br />

Che ve ne pare?<br />

SCENA III.<br />

Bettina in gran gala, e detti,<br />

indi sei modiste.<br />

BETTINA<br />

Per piacere al mio sposino,<br />

colle grazie del mio sesso,<br />

sono stata fin adesso<br />

sei modiste a consultar.<br />

Che ti par del mio vestito?<br />

Non ti piace? Ho già capito<br />

ehi: fo presto a ripiegar.<br />

All’uso di Venezia,<br />

col zendaletto in testa,<br />

varé cò son modesta<br />

cò son da coccolar.<br />

Perché me féu quel muso?<br />

Paré ’l sior Brontolon.<br />

Via: via: gh’avé rason:<br />

me vago a despoggiar.<br />

Faite exprés, pour être aimée<br />

me voilà, mon cher ami,<br />

je suis, vous le voyez,<br />

à la mode de Paris.<br />

Comment donc ? Qu’est que c’est<br />

[ça ?<br />

N’etes vous de ce gout là ?<br />

Via: lascia[te] fare a me.<br />

Tutti i galanti a gara<br />

diran, ch’io son vezzosa:<br />

e in grazia della sposa<br />

faran la corte a te.<br />

Insomma, che cos’hai, caro marito?<br />

Nemmen questo vestito<br />

non ti va a genio?<br />

MARCANTONIO<br />

Atto II<br />

No: ti parlo chiaro.<br />

141


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 142<br />

Atto II<br />

BETTINA<br />

Ebbene? Poco mal. Pronto è il riparo.<br />

MARCANTONIO<br />

Via: se farai così...<br />

BETTINA<br />

Presto, Lisetta.<br />

Quei mercanti di mode<br />

vengan subito qua. Non bado a spesa;<br />

non cerco economia, quando si tratta<br />

di piacer al mio caro Marcantonio.<br />

Via Lisetta.<br />

MARCANTONIO<br />

Come!.. Dunque?.. Oh che strega! O<br />

[che demonio!<br />

PASQUINO<br />

(Ah! Ah! Come lo piglia.)<br />

BETTINA<br />

Ehi: da sedere.<br />

Che mi tocca a vedere?<br />

Sì fatte sedie a me? Ma già qui tutto<br />

convien rimodernar. Dimmi, Pasquino,<br />

son pronti i muratori, e i falegnami?<br />

PASQUINO<br />

Quando vuole.<br />

BETTINA<br />

E che fai, che non li chiami?<br />

PASQUINO<br />

Subito.<br />

MARCANTONIO<br />

Orsù, signora,<br />

come ce l’intendiamo?<br />

142<br />

BETTINA<br />

Ah! Vedrai, sposo mio, quanto ch’io<br />

[t’amo!<br />

Parte.<br />

SCENA IV.<br />

Il coro precedente, Lisetta, Pasquino, e<br />

Marcantonio; indi Bettina, che torna.<br />

FALEGNAMI Dalla destra.<br />

Son pronti i falegnami.<br />

I MURATORI<br />

Chi vuole i muratori?<br />

I MERCANTI<br />

Abiti con ricami.<br />

I BIJOUTTIERI Da sinistra.<br />

Perle, coralli.<br />

I MERCANTI<br />

Fiori.<br />

TUTTI<br />

La dama, che ci chiama,<br />

non ha che a comandar.<br />

MARCANTONIO<br />

Io qui comando: al diavolo<br />

ve ne potete andar.<br />

Andate via di qua... presto... partite.<br />

BETTINA<br />

Bravi, bravi: venite:<br />

questi abiti mi piacciono: son belli.<br />

Ne ho scelti questi tre... vediamo<br />

[adesso<br />

i coralli... bellissimi! Ne prendo<br />

queste tre file.


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 143<br />

MARCANTONIO<br />

(Io schiatto.) Orsù...<br />

BETTINA<br />

Lisetta,<br />

corri a riporre in fretta<br />

questi coralli, e questa bella roba<br />

entro il mio guardaroba.<br />

Lisetta parte con la roba, che le dà Bettina.<br />

E voi domani<br />

portate il conto, e insieme<br />

qualche altro capo, che sia nuovo, e<br />

[raro,<br />

che il mio sposino vi darà il denaro.<br />

MARCANTONIO<br />

Io... sentite..; v’avverto,<br />

che non vi do un quattrino.<br />

Partono i mercanti, e bijouttieri.<br />

BETTINA<br />

Ehi scherza. Oh!.. A voi<br />

Ai falegnami, e muratori.<br />

venite qua. Convien dall’alto al basso<br />

atterrar questa stanza, e poi rifarla,<br />

com’io v’ordinerò. Fra poco è notte:<br />

doman mattina all’alba<br />

venite a lavorar.<br />

MARCANTONIO<br />

Io qui comando,<br />

e non permetto...<br />

BETTINA<br />

Adunque siamo intesi.<br />

Non tardate a venir doman mattina.<br />

Partono i muratori, e i falegnami.<br />

MARCANTONIO<br />

Oh! In somma, signorina,<br />

con chi ti credi alfin d’aver che fare?<br />

BETTINA<br />

Ora convien pensare<br />

a quel che importa più. Giacché a<br />

[momenti<br />

s’han da far queste nozze, hai da cercare<br />

di piacere alla sposa in qualche modo.<br />

MARCANTONIO<br />

Come sarebbe a dire?<br />

BETTINA<br />

(Or me la godo.)<br />

Brutto, e vecchio alla tua sposa<br />

dêi piacere in qualche cosa:<br />

altrimenti questa testa<br />

dêe capir quel che sarà.<br />

MARCANTONIO<br />

Torno a dirti in buon latino,<br />

che non sono un babbuino.<br />

Hai capito? Tuo marito<br />

vuol rispetto, e civiltà.<br />

BETTINA<br />

Vo’ vederti più galante.<br />

MARCANTONIO<br />

Tu sei scaltra, ed arrogante...<br />

BETTINA<br />

(Or Bettina te la fa.)<br />

MARCANTONIO<br />

(No, costei non me la fa.)<br />

Atto II<br />

BETTINA<br />

Il tuo conto affè non sai,<br />

alto, amici.<br />

Esce Pasquino con due servitori, che mettono<br />

a forza indosso a Marcantonio un<br />

abito da cicisbeo.<br />

143


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 144<br />

Atto II<br />

MARCANTONIO<br />

Cosa fai?<br />

Temeraria... maledetta.<br />

BETTINA<br />

Via: sta cheto... caro... aspetta...<br />

A 2<br />

MARCANTONIO<br />

Stentando ad assettarsi l’abito, che riesce<br />

stretto, e corto.<br />

Ahi... mi storpi... non può andare.<br />

Impazzir costei mi fa.<br />

BETTINA<br />

Marcantonio, lascia fare,<br />

ch’io t’aggiusto come va.<br />

Con quel muso da cammeo<br />

trasformato in cicisbeo<br />

tu sarai, mio caro sposo,<br />

lo stupor della città.<br />

MARCANTONIO<br />

Temeraria... mi beffeggia...<br />

oh che bile!.. Sbuffo... schiatto.<br />

Fui pur sciocco... fui pur matto...<br />

a sposarmi in questa età.<br />

BETTINA<br />

Dammi il braccio, o sposo amato.<br />

MARCANTONIO<br />

Son deriso... son gabbato.<br />

144<br />

A 2<br />

Non v’è scena/furia a questa<br />

[eguale:<br />

la sua/mia testa se ne va.<br />

SCENA V.<br />

Piccola sala, come nell’atto primo.<br />

Dorina, Lisetta, indi Medoro, poi Tobia, e<br />

infine Marcantonio.<br />

DORINA<br />

Ebben?<br />

LISETTA<br />

Questa commedia<br />

fra poco ha da finir. Ma in modo tale,<br />

che il vecchio allocco avrà le beffe, e<br />

[il male.<br />

MEDORO<br />

Vicino quest’alma<br />

sospira il momento,<br />

che appieno contento<br />

amor mi farà.<br />

Lisetta, Dorina,<br />

tra poco Bettina<br />

mia sposa sarà.<br />

TOBIA<br />

Amico... ecco il momento<br />

di far il gioco.<br />

Gli dà una pistola, e un’altra la tiene per<br />

sé.<br />

MEDORO<br />

TOBIA<br />

A noi...<br />

Lisetta, ascolta.<br />

Tosto che viene il vecchio<br />

dêi strillar quanto puoi: e tu, Dorina,<br />

fingendo un gran spavento<br />

cadrai su questa sedia in svenimento.<br />

Le presenta una sedia.<br />

LISETTA<br />

E perché questa scena?


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 145<br />

MEDORO<br />

Il vecchio intende<br />

di non far più le nozze,<br />

e insiem di non pagar quanto ha<br />

[promesso.<br />

TOBIA<br />

Bisogna dunque adesso<br />

fargli un po’ di timor. Poscia all’oscuro<br />

noi faremo in giardino,<br />

un altro gioco, e tel dirà Pasquino.<br />

LISETTA<br />

Ei viene appunto.<br />

TOBIA<br />

LISETTA<br />

DORINA<br />

TOBIA<br />

Alto...<br />

MEDORO<br />

Indietro.<br />

A noi.<br />

Soccorso.<br />

MARCANTONIO<br />

(Che vedo?)<br />

TOBIA<br />

Aiuto.<br />

In questa guisa<br />

s’offende l’onestà di mia sorella?<br />

MEDORO<br />

S’inganna, si corbella<br />

in tal guisa un mio zio?<br />

TOBIA<br />

Dir, che Bettina<br />

è una sposa infedele, una civetta!..<br />

MEDORO<br />

Far che mio zio prometta<br />

ottantamille lire?..<br />

TOBIA<br />

Orsù: sentite.<br />

S’è ver, come voi dite, che Bettina<br />

abbia un qualche galante, assolvo il<br />

[vecchio<br />

da qualunque promessa. Senza questo,<br />

non c’è scusa, o pretesto,<br />

dee sposarla, o pagar.<br />

MEDORO<br />

TOBIA<br />

Ah! Ah!..<br />

Atto II<br />

Ridete?..<br />

Or capisco, che siete<br />

un vile, un mentitor. Questa pistola<br />

v’insegnerà a parlare<br />

come convien, delle ragazze oneste.<br />

Uscite fuori. Aveste<br />

per voi [pur] tutti i diavoli.<br />

Tobia vi manda ad ingrassare i cavoli.<br />

Un mentitor vi chiamo,<br />

vi sfido... all’armi... andiamo.<br />

Il tuo ciarlar mi stucca:<br />

lasciami uscir di qua.<br />

A Lisetta.<br />

Di barba, e di parrucca<br />

Tobia vi servirà.<br />

A Dorina.<br />

Voi con quegli occhi languidi<br />

il mio furor calmate:<br />

voi sola in cor mi fate<br />

sentir di lui pietà:<br />

145


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 146<br />

Atto II<br />

corro a trovar l’indegno;<br />

lo farò stare al segno.<br />

Se manca di parola,<br />

a colpi di pistola<br />

me la farò pagar.<br />

A Medoro, e a Lisetta.<br />

Guarda il babbeo, che trema;<br />

or andrà ben l’affar.<br />

SCENA VI.<br />

Medoro, Dorina, Lisetta, e Marcantonio.<br />

MARCANTONIO<br />

Ohimè!.. Son fuor di me... nipote<br />

[mio,<br />

che ho da dir? Che ho da far? Fra il<br />

[rischio, e il danno...<br />

MEDORO<br />

Questa sposa è cagion d’ogni malanno.<br />

Parte.<br />

MARCANTONIO<br />

Ah! Mia cara Lisetta;<br />

che brutto caso è il mio! Dammi<br />

[consiglio.<br />

LISETTA<br />

Questa sposa è cagion d’ogni<br />

[scompiglio.<br />

Parte.<br />

MARCANTONIO<br />

Nipote mia, dallo spavento io temo<br />

di perdere il cervello.<br />

DORINA<br />

Signor zio, vostra moglie è un gran<br />

[flagello.<br />

Parte.<br />

146<br />

SCENA VII.<br />

Marcantonio, indi Pasquino.<br />

MARCANTONIO<br />

Povero Marcantonio!<br />

Questa faccenda come andrà a finire?<br />

Le ottantamille lire<br />

non le voglio pagar. Ma aver tal moglie<br />

io non voglio nemmen... son<br />

[imbrogliato.<br />

PASQUINO<br />

Padron... presto... padron...<br />

MARCANTONIO<br />

Che cosa è stato?<br />

PASQUINO<br />

Bettina adesso al buio,<br />

d’un qualche amante in traccia...<br />

se n’è andata in giardin...<br />

MARCANTONIO<br />

Buon pro le faccia.<br />

Questo è quel ch’io volea.<br />

PASQUINO<br />

MARCANTONIO<br />

Come?<br />

Non vedi,<br />

che così senza spesa<br />

mando per aria questo sposalizio?<br />

PASQUINO<br />

Ma non basta un indizio:<br />

ci voglion prove, e testimonî.<br />

MARCANTONIO<br />

E come far?<br />

È vero.


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 147<br />

PASQUINO<br />

Badate a me: Bettina<br />

so, che ha presa la chiave<br />

del casino dei bagni. Voi dovreste<br />

cheto, cheto, all’oscuro<br />

girar a quella parte, e se con altri<br />

ella va nel casino,<br />

chiuderla dentro, portar via la chiave,<br />

convocare ad un tratto<br />

giudici, amici, ed il processo è fatto.<br />

MARCANTONIO<br />

Bravo: la pensi bene. Ah!.. Ah!..<br />

[Perbacco!..<br />

La signora Modestia<br />

le ha tutte da pagar.<br />

PASQUINO<br />

(Quanto è mai bestia!)<br />

SCENA VIII.<br />

Boschetto nel giardino con alcune statue.<br />

In prospetto un casino ad uso dei bagni con<br />

porta aperta e praticabile, che poi si chiude<br />

con chiave; dall’una e dall’altra parte della<br />

porta due finestre con ferriate pur praticabili.<br />

Notte oscurissima.<br />

Bettina, Tobia, Medoro, indi Dorina, poi<br />

Marcantonio.<br />

BETTINA, TOBIA e MEDORO<br />

“Or che fra i taciti<br />

“notturni orrori<br />

“gli amanti scherzano,<br />

“giocan gli amori,<br />

“io peno, e palpito,<br />

“mio ben, per te.<br />

DORINA<br />

Cheto il vecchio qua sen viene.<br />

BETTINA A Medoro.<br />

Voi qui state: io qua.<br />

A Tobia.<br />

Tu là.<br />

A 4<br />

Zitto... zitto... attenti bene.<br />

MARCANTONIO<br />

Oh! Che brutta oscurità!<br />

Entra fra Bettina e Tobia chiamando.<br />

BETTINA<br />

Ehm.<br />

TOBIA<br />

BETTINA<br />

TOBIA<br />

BETTINA<br />

Psi.<br />

Psi.<br />

Sei tu?<br />

A 2<br />

Verso Marcantonio.<br />

Vieni a me, bell’idol mio.<br />

Son io.<br />

MARCANTONIO<br />

(Mi si gela il sangue indosso.)<br />

MEDORO e DORINA<br />

(Qui star duro/a più non posso.)<br />

BETTINA Urtando in Marcantonio.<br />

Qua v’è un altro.<br />

Atto II<br />

147


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 148<br />

Atto II<br />

TOBIA<br />

Toccandolo.<br />

È una statua.<br />

BETTINA<br />

Chi va là?<br />

Com’è calda.<br />

Lo tocca, e Marcantonio sta immobile.<br />

TOBIA<br />

Anche i sassi il sol riscalda.<br />

BETTINA e TOBIA<br />

Pria d’andar in altro loco<br />

discorriamola un po’ qua.<br />

DORINA e MEDORO<br />

(Stiam qui pronti a fare il gioco;<br />

e il più bel non vi sarà.)<br />

MARCANTONIO<br />

(Dal dispetto dentro il petto<br />

tippe toppe il cor mi fa.)<br />

TOBIA<br />

Posporre un fido amante<br />

a un vecchio senza denti,<br />

cervel più stravagante<br />

del tuo non si può dar.<br />

BETTINA<br />

Per diventar signora<br />

cotal marito io presi:<br />

ma spero, che in due mesi<br />

io lo farò crepar.<br />

MARCANTONIO<br />

(Ah! Maledetta strega!)<br />

MEDORO e DORINA<br />

(Che scena! Or me la godo!)<br />

148<br />

TOBIA<br />

Intanto a qualche modo<br />

ci abbiam da concertar.<br />

BETTINA<br />

Andiam qui nel casino.<br />

TOBIA<br />

Ti seguo pian pianino.<br />

A 2<br />

Che bel momento è questo!<br />

Di più non so bramar.<br />

MEDORO e DORINA<br />

(Il gioco presto presto<br />

a noi qui tocca a far.)<br />

Si vanno a mettere sulla porta del casino<br />

mentre Tobia e Bettina fingendo andar nel<br />

casino si nascondono dietro le statue.<br />

MARCANTONIO<br />

Sta allegro, Marcantonio,<br />

se all’infedele or manchi,<br />

gli ottantamille franchi<br />

nissun ti fa pagar.<br />

Rosina e Medoro dopo essersi fatti vedere<br />

da Marcantonio sulla porta del casino<br />

entrano. Marcantonio li chiude dentro, e<br />

porta via la chiave. I due primi vengono<br />

alle ferriate uno per parte. Bettina e Tobia<br />

restano dietro le statue, e il vecchio viene<br />

avanti nel mezzo.<br />

MARCANTONIO<br />

Maledetti, v’ho tesa la rete;<br />

or ci siete e mi vo’ divertir.<br />

MEDORO e DORINA<br />

No: non fate vi prego... ascoltate.<br />

Marcantonio, venite ad aprir.


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 149<br />

BETTINA e TOBIA<br />

Oh! Che scene!.. Da rider mi<br />

[viene.<br />

La commedia or si vada a finir.<br />

SCENA IX.<br />

Piccola sala, come all’atto primo.<br />

Lisetta, indi Pasquino.<br />

LISETTA<br />

Impaziente aspetto<br />

qualche notizia. A quello che mi pare<br />

la scena del giardino<br />

dovrebbe esser già fatta. Ebben?<br />

[Pasquino...<br />

PASQUINO<br />

Ah! Ah! Tutto andò ben. Ser<br />

[Marcantonio,<br />

or vuol, ch’io chiami il giudice, e i<br />

[parenti.<br />

Ah!.. Ah!.. Dimmi... ove son?<br />

LISETTA<br />

si son nascosti.<br />

Tutti in cantina<br />

PASQUINO<br />

E il parruccone, e l’abito...<br />

per me... per far da giudice?..<br />

LISETTA<br />

lo troverai.<br />

PASQUINO<br />

Ah!.. Ah!..<br />

LISETTA<br />

In cantina<br />

Questo raggiro<br />

è assai bizzarro, e strano.<br />

Atto II<br />

PASQUINO<br />

La biscia ha da beccar il ciarlatano.<br />

Parte.<br />

LISETTA Sola.<br />

Tutto il mondo congiura<br />

a burlar un babbeo. Fa rabbia a tutti<br />

un che vuol prender moglie a<br />

[settant’anni.<br />

Presto a forza d’inganni<br />

noi lo farem disingannar. Ma intanto<br />

avrà fatto a sue spese<br />

ridere, e mormorar tutto il Paese.<br />

Un che in età decrepita<br />

vuol diventar marito,<br />

è un sciocco rimbambito,<br />

un matto da legar.<br />

Per me d’un giovinotto<br />

sempre sarò contenta:<br />

ma d’un che passa i trenta<br />

io non ne so che far.<br />

SCENA X.<br />

Boschetto nel giardino, notte come alla<br />

scena ottava.<br />

Marcantonio con varî servitori, altri de’<br />

quali portano torcie a vento, altri un tavolino<br />

con alcune sedie. Indi Pasquino in<br />

abito da giudice, e il coro dei vecchi: poi<br />

Tobia: infine Medoro, e Dorina dal casino,<br />

e da ultimo Bettina dalla casa.<br />

MARCANTONIO<br />

Voi di qua, voi di là con quelle torcie<br />

illuminate questo loco intorno,<br />

da poterci veder come di giorno.<br />

Qua il tavolino; e qua le sedie... oh...<br />

[appunto.<br />

Eccoli: signor giudice, e voi pure,<br />

amici miei, sedete, ed ascoltate.<br />

Vanno a sedere il giudice, e i vecchi.<br />

149


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 150<br />

Atto II<br />

Pria di tutto scusate, se a quest’ora<br />

v’ho fatto incomodar. Ma qui si tratta<br />

con un formal giudizio<br />

di trarre un pover’uom dal precipizio.<br />

PASQUINO<br />

Dite senza preamboli.<br />

MARCANTONIO<br />

Sappiate,<br />

che mi sono obbligato<br />

di sposar una tal, che in apparenza<br />

potea dirsi il model dell’innocenza.<br />

Ora state a sentir. Mentre io l’aspetto<br />

per far le nozze, con un suo galante<br />

qui all’oscuro in giardin da solo a sola<br />

ella sen viene...<br />

TOBIA<br />

Ei mente per la gola.<br />

Sappiate, signor giudice,<br />

che il contratto di nozze è fatto in<br />

[modo,<br />

che, qualora egli manchi,<br />

deve pagar ottantamille franchi:<br />

ora, per non pagar, non ha riguardo,<br />

con questa sua novella,<br />

d’accusar quella tal, ch’è mia sorella.<br />

MARCANTONIO<br />

Ho in man le prove.<br />

TOBIA<br />

MARCANTONIO<br />

TOBIA<br />

Bestia.<br />

150<br />

Son pretesti.<br />

Sciocco.<br />

MARCANTONIO<br />

Animal.<br />

TOBIA<br />

Per forza, o per amore,<br />

o pagare, o sposarla...<br />

PASQUINO<br />

Asini; in faccia mia così si parla?<br />

Orsù: state a sentir. Rompe ogni patto<br />

una sposa infedel: abbia la pena<br />

chi suo marito, e il suo dover maltratta.<br />

MARCANTONIO<br />

Dunque, signori miei, la grazia è fatta.<br />

TOBIA<br />

Ma le prove... le prove...<br />

MARCANTONIO<br />

Il fatto istesso<br />

è provato da sé. Col suo Zerbino<br />

dentro questo casino<br />

quando la vidi entrar, io l’ho rinchiusa.<br />

State attenti a veder.<br />

Marcantonio corre ad aprir il casino, e<br />

n’escono Medoro, e Dorina.<br />

PASQUINO<br />

MEDORO<br />

Signor zio...<br />

DORINA<br />

Serva sua...<br />

Non ha più scusa.<br />

MARCANTONIO<br />

Che!.. Voi?.. Qui... come?..


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 151<br />

MEDORO<br />

Pur or con mia sorella<br />

stava qui passeggiando alla frescura:<br />

vediamo una figura<br />

venir verso di noi. Corriamo entrambi<br />

dentro il casin; colui c’insegue, e presto<br />

ci rinchiude, e va via. L’affare è questo.<br />

MARCANTONIO<br />

Ma Bettina...<br />

MEDORO<br />

Bettina<br />

qui non s’è vista.<br />

MARCANTONIO<br />

Ma... (perdo la testa.)<br />

Bettina...<br />

BETTINA<br />

Eccomi qua! Che scena è questa?<br />

PASQUINO<br />

Ahh!<br />

CORO<br />

Ohh!<br />

MARCANTONIO<br />

Sogno?<br />

TOBIA<br />

Sorella... brava... a tempo<br />

tu sei venuta. Il vecchio,<br />

per non pagar, d’infedeltà t’accusa,<br />

e ti copre d’infamia, e vituperio.<br />

BETTINA<br />

A me... quest’onta?.. A me?..<br />

PASQUINO Alzandosi.<br />

L’affare è serio.<br />

Atto II<br />

GIUDICE e CORO<br />

La calunnia è un gran delitto.<br />

Marcantonio siete fritto.<br />

Voi la pena del taglione<br />

non potete più schivar.<br />

A Bettina.<br />

Il babbeo, per compassione,<br />

sol da voi si può salvar.<br />

BETTINA<br />

Io salvar un indegno, un traditore,<br />

che pria mi giura amore,<br />

poi mi tratta così? Giudice, (oh! Dio!)<br />

una sposa tradita<br />

si raccomanda a voi. Voi vendicate<br />

sì nera ingiuria, e fate,<br />

che questo mostro al suo dover ribelle,<br />

insegni ai vecchi a lasciar star le belle.<br />

Quando amore a lui giurai<br />

al mio labbro il cor rispose:<br />

farmi esempio all’altre spose<br />

io volea di fedeltà.<br />

E la povera Bettina,<br />

da una mummia, che cammina,<br />

qua si sente in tanta gente,<br />

accusar d’infedeltà?<br />

Ah! Salvatemi l’onore:<br />

lo domando al vostro cuore.<br />

Chi m’offese a questo segno<br />

non è degno di pietà.<br />

A Dorina.<br />

Alma indegna, cor tiranno!..<br />

A Medoro.<br />

Questo è il modo di trattar?<br />

Tanta ingiuria, tanto affanno<br />

no, non posso tollerar.<br />

(Senza soldi, e senza moglie<br />

questo sciocco ha da restar.)<br />

Parte.<br />

151


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 152<br />

Atto II<br />

SCENA XI.<br />

Marcantonio, Medoro, Tobia, e Pasquino.<br />

MEDORO<br />

Che dite, signor zio?<br />

PASQUINO<br />

che pensate di far?<br />

MARCANTONIO<br />

Ser Marcantonio,<br />

Son pronto a tutto:<br />

vada tutto. Di tutto<br />

quanto possiedo volontier mi spoglio:<br />

ma tiratemi fuor di quest’imbroglio.<br />

PASQUINO<br />

Orsù: signor Tobia, noi qui dobbiamo<br />

aggiustar la faccenda.<br />

TOBIA<br />

Ebben? M’accordi<br />

tre cose, e gli perdono,<br />

altrimenti l’affar si farà brutto.<br />

MARCANTONIO<br />

Vel torno a replicar, son pronto a tutto.<br />

PASQUINO<br />

Dunque parlate.<br />

TOBIA<br />

In primis, et ante omnia,<br />

non più nozze; ma paghi<br />

le ottantamille lire.<br />

MEDORO<br />

Signor zio, cosa dite?<br />

MARCANTONIO<br />

152<br />

E che ho da dire?<br />

TOBIA<br />

Per risarcir l’onor di casa Mascoli<br />

mi conceda in isposa sua nipote,<br />

assegnandole in dote<br />

tremille scudi almen.<br />

MEDORO<br />

Che ve ne pare?<br />

MARCANTONIO<br />

Sono pillole amare,<br />

che bisogna inghiottir. C’è altro?<br />

TOBIA<br />

In fine<br />

anche il signor Medoro,<br />

giacché offese l’onor di mia sorella,<br />

paghi la pena, e se la prenda in moglie,<br />

e i franchi ottantamille<br />

abbiasi in dote, e per pagar le spille.<br />

MEDORO<br />

Come!.. Come!..<br />

PASQUINO<br />

È finita. O accomodatevi,<br />

o procedo ex uffitio: e castigando<br />

chi si mostra ostinato,<br />

io lo faccio pelar da un avvocato.<br />

TOBIA<br />

Adunque siamo intesi...<br />

MEDORO<br />

E sposerò una strega?<br />

MARCANTONIO<br />

Ah! Sì nipote, pigliala.<br />

A 2<br />

È un zio che ve ne prega.


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 153<br />

MARCANTONIO<br />

Non hai da ricusar.<br />

TOBIA e MEDORO<br />

(È un rider da schiattar.)<br />

MARCANTONIO<br />

Ebben?<br />

MEDORO<br />

Che dir poss’io?<br />

Poiché d’un zio si tratta...<br />

TOBIA<br />

Viva: la grazia è fatta.<br />

Corriamo a stipular.<br />

MARCANTONIO<br />

Caro nipote, abbracciami:<br />

mi fai risuscitar.<br />

MEDORO<br />

(La scena più ridicola<br />

affé non si può dar.)<br />

SCENA XII.<br />

Sala grande, come nell’atto I.<br />

Dorina, Lisetta, e Pasquino, indi Tobia,<br />

Medoro e Marcantonio.<br />

DORINA<br />

Che mi narri?..<br />

PASQUINO<br />

Or siete sposa.<br />

LISETTA<br />

Guarda, guarda: fa il bocchino.<br />

DORINA<br />

Son contenta, o mio sposino,<br />

e di più sperar non so.<br />

LISETTA e PASQUINO<br />

Ve lo credo. Già lo vedo.<br />

(Qualche mancia or piglierò.)<br />

MEDORO<br />

Mia sorella, ecco il tuo sposo.<br />

DORINA<br />

Che?.. Costui?..<br />

MARCANTONIO<br />

A Dorina.<br />

Che ti par?<br />

DORINA<br />

(Ci vuol pazienza.)<br />

Per obbedienza,<br />

signor zio, lo sposerò.<br />

TOBIA<br />

Ma Bettina...<br />

GLI ALTRI<br />

appunto or viene.<br />

TOBIA<br />

Flemma usar con lei conviene<br />

altrimenti è così strana,<br />

che può ancora dir di no.<br />

GLI ALTRI<br />

Vien con aria da romana:<br />

sperar bene affé non so.<br />

SCENA ULTIMA.<br />

Bettina, poi coro di vecchi.<br />

Atto II<br />

TUTTI<br />

Ritorni sereno quell’occhio<br />

[sdegnoso.<br />

v’/t’attende uno sposo, ch’è degno<br />

[d’amor.<br />

153


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 154<br />

Atto II<br />

MARCANTONIO<br />

Troncando il puntiglio salvando<br />

[il decoro,<br />

vi cedo a Medoro con tanto di cor.<br />

MEDORO<br />

V’accetto per moglie.<br />

TOBIA<br />

Tu fai la sdegnosa!<br />

TUTTI<br />

Per bacco la cosa s’intorbida ancor?<br />

BETTINA<br />

Tu, ch’esser vuoi mio sposo,<br />

chi sei? Qual è il tuo stato?<br />

Bettina uno spiantato<br />

giammai non sposerà.<br />

MARCANTONIO e MEDORO<br />

Che colpo! Ohimè! Che fulmine!<br />

TOBIA<br />

Volete uscir d’imbroglio?<br />

Firmate questo foglio.<br />

MARCANTONIO<br />

Sì; subito, son qua.<br />

Che cosa poi contiene?<br />

TOBIA<br />

Che d’ogni vostro bene<br />

voi subito a Medoro<br />

donate due metà.<br />

MARCANTONIO<br />

Come? <strong>Don</strong>ar? Bel bello...<br />

BETTINA<br />

Che importa a noi, fratello.<br />

154<br />

Io resto già sua moglie:<br />

sarà quel che sarà.<br />

MARCANTONIO<br />

Ah! No. Pur ch’io mi scampi<br />

dal diavolo, e da voi,<br />

vadano case, e campi,<br />

asini, vacche, e buoi:<br />

io corro a sottoscrivere<br />

e tutto finirà.<br />

Parte in fretta, poi torna.<br />

TUTTI<br />

Ah! Ah! Quant’è mai stolido!<br />

Come gabbar si fa.<br />

BETTINA<br />

Costui sarà la favola<br />

di tutta la città.<br />

MARCANTONIO<br />

Ecco il foglio sottoscritto.<br />

BETTINA<br />

Son contenta.<br />

TOBIA<br />

Va a dovere.<br />

BETTINA e MEDORO, TOBIA e<br />

DORINA<br />

Idol mio con gran piacere<br />

or ti do la mano, e il cor.<br />

GLI ALTRI eccetto MARCANTONIO<br />

La commedia è andata bene.<br />

Viva Imene, viva amor.<br />

CORO DE’VECCHI<br />

Care bestie, del vostro consiglio<br />

parlo tondo, non son persuaso.


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 155<br />

Prendo moglie, e con tanto di naso<br />

tutti quanti vi faccio restar.<br />

MARCANTONIO<br />

Maledetti! Voi pur mi burlate?<br />

GLI ALTRI<br />

Marcantonio ridete, scherzate.<br />

TUTTI<br />

Quest’è stata una buona lezione<br />

per un vecchio, che vuolsi<br />

[ammogliar.<br />

Fine del Dramma.<br />

Atto II<br />

155


09. libretto - Ser Marcantonio_Layout 1 19/11/2010 14.36 Pagina 156<br />

156


10. Bibliografia - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.37 Pagina 157<br />

Bibliografia<br />

ALFONSO LAZZARI, Giovanni Ruffini, Gaetano <strong>Don</strong>izetti e il <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong><br />

(da documenti inediti), «Rassegna nazionale», CCV/36, 1 e 16 ottobre 1915.<br />

MARIO RINALDI, Antonio e <strong>Pasquale</strong>, «La Scala. Rivista dell’opera», 9,<br />

luglio 1950, pp. 13-15.<br />

FRANK WALKER, The Librettist of <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, «Monthly Musical<br />

Record», 88, 1958.<br />

PIETRO BERRI, Il librettista del <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, «La Scala. Rivista dell’opera»,<br />

110, gennaio 1959, pp. 19-24.<br />

PIERO RATTALINO, Il processo compositivo nel <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> di <strong>Don</strong>izetti,<br />

«Nuova rivista musicale italiana», 4, 1970, pp. 51-68 e 263-280.<br />

JOHN STEWART ALLITT, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, «The <strong>Don</strong>izetti Society Journal»,<br />

2, 1975, pp. 189-198.<br />

PIERO RATTALINO, Trascrizioni, riduzioni, trasposizioni e parafrasi del <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>, in Atti del 1 o Convegno internazionale di studi donizettiani,<br />

Bergamo 22-28 settembre 1975, Bergamo, Azienda autonoma di turismo,<br />

1983, II, pp. 1015-1028.<br />

«L’Avant-scène Opéra», 108: <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, 1988.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, Milano, Teatro alla Scala, 1994.<br />

CHARLES P. D. CRONIN, Stefano Pavesi’s Ser Marcantonio and <strong>Don</strong>izetti’s<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, «The Opera Quarterly», XI/2, 1995, pp. 39-53.<br />

MARCO BEGHELLI, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, ultimo buffo, in Stagione lirica autunnale<br />

1997, dedicata a Gaetano <strong>Don</strong>izetti nel secondo centenario della nascita,<br />

Bergamo, Comune di Bergamo - Teatro <strong>Don</strong>izetti, 1997, pp. 77-84.<br />

157


10. Bibliografia - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.37 Pagina 158<br />

Bibliografia<br />

PIERO MIOLI, Da Alina regina di Golconda a <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>: la ‘prima<br />

buffa’ nel vocalismo donizettiano, «Studi donizettiani», 4, 1988, pp. 127-161.<br />

FRANCESCO ATTARDI ANSELMO, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> di Gaetano <strong>Don</strong>izetti,<br />

Milano, Mursia, 1998 («Invito all’opera», 6).<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, Bologna, Teatro Comunale di Bologna - Editrice<br />

Compositori, 1998.<br />

GAETANO DONIZETTI, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>. Facsimile dell’autografo, Roma-<br />

Milano, Accademia nazionale di Santa Cecilia - Ricordi, 1999 («L’arte<br />

armonica», 3, Serie I, Fonti).<br />

MARCELLO EYNARD, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> di Gaetano <strong>Don</strong>izetti: libretto e musica.<br />

Introduzione all’ascolto, «Atti dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti di<br />

Bergamo», 61, 1999, pp. 65-79.<br />

PHILIP GOSSETT, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>. Introduzione all’edizione in facsimile, in<br />

GAETANO DONIZETTI, <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>. Facsimile dell’autografo, Roma-<br />

Milano, Accademia nazionale di Santa Cecilia - Ricordi, 1999 («L’arte<br />

armonica», 3, Serie I, Fonti), pp. 11-78.<br />

MARIA IDA BIGGI, Gli scenografi di <strong>Don</strong>izetti a Parigi e Vienna, in <strong>Don</strong>izetti,<br />

Parigi e Vienna. Convegno internazionale, Roma 19-20 marzo 1998, Roma,<br />

Accademia nazionale dei Lincei, 2000, («Atti dei Convegni Lincei», 156),<br />

pp. 79-102.<br />

ANNALISA BINI, La critica francese e le prime rappresentazioni delle opere parigine<br />

da La Fille du régiment a Dom Sébastien, in <strong>Don</strong>izetti, Parigi e<br />

Vienna. Convegno internazionale, Roma 19-20 marzo 1998, Roma,<br />

Accademia nazionale dei Lincei, 2000, («Atti dei Convegni Lincei», 156),<br />

pp. 9-32.<br />

FRANCESCO BELLOTTO, Fra ‘moderno’ e ‘antico’: l’emblematico caso di <strong>Don</strong><br />

<strong>Pasquale</strong>, in Stagione lirica e concertistica 2001, Bergamo, Comune di<br />

Bergamo - Teatro <strong>Don</strong>izetti, 2001, pp. 35-48.<br />

158


10. Bibliografia - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.37 Pagina 159<br />

FRANCESCO ATTARDI ANSELMO, Dal Ser Marcantonio al <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>,<br />

«The <strong>Don</strong>izetti Society Journal», 7: <strong>Don</strong>izetti and France, a cura di<br />

Alexander Weatherson e Fulvio Stefano Lo Presti, London-Bergamo,<br />

<strong>Don</strong>izetti Society - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2002, pp. 339-362.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>, Venezia, <strong>Fondazione</strong> Teatro La Fenice, 2002.<br />

Bibliografia<br />

PAOLO FABBRI, Un <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong> rococò: il Ser Marcantonio di Anelli e<br />

Pavesi, in Il teatro di <strong>Don</strong>izetti. Atti dei Convegni delle celebrazioni 1797-<br />

1997/1848-1998, II: Percorsi e proposte di ricerca, Venezia 22-24 maggio<br />

1997, a cura di Paolo Cecchi e Luca Zoppelli, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Don</strong>izetti, 2004, pp. 187-227.<br />

PHILIP GOSSETT, <strong>Don</strong>izetti: il problema del pensiero creativo, in Il teatro di<br />

<strong>Don</strong>izetti. Atti dei Convegni delle celebrazioni 1797-1997/1848-1998, III:<br />

Voglio amore, e amor violento. Studi di drammaturgia, Bergamo, 8-10 ottobre<br />

1998, a cura di Livio Aragona e Federico Fornoni, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Don</strong>izetti, 2006, pp. 181-194.<br />

159


10. Bibliografia - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 14.37 Pagina 160<br />

160


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 161<br />

Discografia essenziale<br />

1932<br />

Interpreti principali: Badini - Schipa - Poli - Saraceni<br />

Direttore: Carlo Sabajno<br />

Orchestra e Coro del Teatro Scala di Milano<br />

La Voce del Padrone QALP 10121-10123 (LP); Odeon QALP 10121-<br />

10123 (LP); Seraphim 1C 6084 (LP); EMI 3C 153-00 680/682 (LP);<br />

EMI 3C 153-03 555/6 (LP); Pathé DTX 20001/01 (LP); EMI CMS<br />

763241 (CD); Memoria MM 30231 (CD); Grammofono 2000 AB 78<br />

561/2 (CD); Arkadia 78017 (CD); Opera d’oro 1224 (CD)<br />

1939<br />

Interpreti principali: Berger - Kandl - Schmitt-Walter - Sininberghi<br />

Direttore: Heinrich Steiner<br />

Chor und Orchester des Reichssenders Berlin<br />

Note: registrazione dal vivo (Berlin); in lingua tedesca<br />

Koch Schwann 31647 (CD)<br />

1940<br />

Interpreti principali: Sayão - Martini - Valentino - Baccaloni<br />

Direttore: Gennaro Papi<br />

New York Metropolitan Opera Orchestra and Chorus<br />

Note: registrazione dal vivo (Metropolitan, New York)<br />

E. J. Smith EJS 176 (LP); Walhall WHL 25 (CD); Omega Opera Archive 22<br />

(CD); Opera Lovers DONP-19 40 10 (CD); Naxos 8.110022-3 (CD)<br />

1946<br />

Interpreti principali: Sayão - Martini - Brownlee - Baccaloni<br />

Direttore: Fritz Busch<br />

New York Metropolitan Opera Orchestra and Chorus<br />

Note: registrazione dal vivo (Metropolitan, New York)<br />

Great Opera Performances G. O. P. 789-2 (CD); Bensar OL 1546-B (BRO<br />

125303) (CD); Walhall WHL 25 (CD); Omega Opera Archive 92 (CD)<br />

161


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 162<br />

Discografia<br />

1950<br />

Interpreti principali: La Gatta - Lazzari - Poli - Corena<br />

Direttore: Armando La Rosa Parodi<br />

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano<br />

Urania URLP 228/9 (LP); Urania US 5228/2 (LP); Vox OPX 147/1-2<br />

(LP); Musical Treasures 506/5 7 (LP); Belter (LP)<br />

1951<br />

Interpreti principali: Aymaro - Oncina - Colombo - Luise<br />

Direttore: Argeo Quadri<br />

Wiener Kammerchor<br />

Orchester der Wiener Staatsoper<br />

Westminster WAL 206 (LP); Nixa WLP 6206 (LP); Ducretet Thomson LAG<br />

1027-8 (LP); Preiser 20028 (CD)<br />

1952<br />

Interpreti principali: Neroni - Tuccari - Conti - Valletti<br />

Direttore: Angelo Questa<br />

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma<br />

Royale ROY 1205 (LP)<br />

Interpreti principali: Mongelli - Monachesi - Pirino - Guido<br />

Direttore: Luigi Ricci<br />

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma<br />

Plymouth 45-1/3 (LP)<br />

Interpreti principali: Bruscantini - Borriello - Valletti - Noni<br />

Direttore: Mario Rossi<br />

Orchestra Sinfonica e Coro della RAI di Torino<br />

Cetra 1242 (LP); Everest S 4042 (LP); Cetra LPS 3242 1242 (LP); Cetra<br />

LPO 2949 (LP); Omega Opera Archive 172 (CD); Fonit Cetra CDO 14<br />

(CD); Cantus Classics 500 338 (CD); Preiser 20001 (CD); Warner Fonit<br />

857387476 (CD)<br />

162


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 163<br />

1953<br />

Interpreti principali: Greindl - Streich - Schmitt-Walter - Wehofschitz<br />

Direttore: Fritz Lehmann<br />

Orchester und Chor des Bayerischen Rundfunks<br />

Note: in lingua tedesca<br />

Deutsche Grammophon D.G.G. 17053 LPE (LP); Hungaroton LP 1 (LP)<br />

1955<br />

Interpreti principali: Tajo - Noni - Bruscantini - Valletti<br />

Direttore: Alberto Erede<br />

Orchestra e Coro della RAI di Milano<br />

Omega Opera Archive 172 (CD); Bel Canto Society 686 (VHS); Hardy<br />

HCV 1002 (VHS); Hardy Classics HCD 4017 (DVD)<br />

Interpreti principali: Capecchi - Rizzoli - Valdengo - Monteanu<br />

Direttore: Francesco Molinari Pradelli<br />

Orchestra e Coro del Teatro San Carlo di Napoli<br />

Philips A 00323/4 (LP); Philips ABL 3140-3141 (LP); Epic 4SC 6016<br />

(LP); Philips 442090-2 (CD)<br />

1956<br />

Interpreti principali: Peters - Valletti - Guarrera - Corena<br />

Direttore: Thomas Schippers<br />

New York Metropolitan Opera Chorus and Orchestra<br />

Note: registrazione dal vivo (Metropolitan, New York)<br />

Cetra LO 23 (LP); BJR 511 (LP); Omega Opera Archive 749 (CD); Gala<br />

Records GL 100586 (CD)<br />

1957<br />

Interpreti principali: Strienz - Köth - Cordes - Traxel<br />

Direttore: Werner Schmidt-Boelcke<br />

Deutsche Oper Berlin<br />

Berliner Simphoniker<br />

Discografia<br />

163


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 164<br />

Discografia<br />

Note: in lingua tedesca<br />

Electrola WCLP 551 (LP); Electrola E 80 030 (LP); Electrola VP 8072 (LP);<br />

Electrola «Dacapo» 1 C 047 28578-M (LP); EMI 26431-2 (CD)<br />

Interpreti principali: Baccaloni - Wilson - Guarrera - Anthony<br />

Direttore: Tibor Kozma<br />

New York Metropolitan Opera Chorus and Orchestra<br />

Metropolitan Opera Record Club MO 715 (LP); RCA Victor LM-2358 (LP)<br />

1963<br />

Interpreti principali: Corena - Capecchi - Kraus - D’Angelo<br />

Direttore: Alberto Erede<br />

Orchestra e Coro del Teatro San Carlo di Napoli<br />

Note: registrazione dal vivo (Festival di Edimburgo)<br />

Movimento Musica 02.019 (LP); Verona 27023/4-2 (CD); G. O. P. 763<br />

(CD); Opera Lovers DONP-19 63 01 (CD)<br />

Interpreti principali: Tajo - Panerai - Baratti - Rinaldi<br />

Direttore: Massimo Pradella<br />

Orchestra e Coro della RAI di Milano<br />

Past Masters PM 142 (CD)<br />

1964<br />

Interpreti principali: Maccianti - Benelli - Basiola - Mariotti<br />

Direttore: Ettore Gracis<br />

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino<br />

Deutsche Grammophon D.G.G. LPM 18971-2 (LP); Deutsche Grammophon<br />

D.G.G. SPLM 138971-2 (LP); Deutsche Grammophon D.G.G. 2707 021<br />

(LP); Deutsche Grammophon DG «Privilege» 2705 039 (LP); Deutsche<br />

Grammophon 276084 (CD)<br />

Interpreti principali: Corena - Oncina - Sciutti - Kraus<br />

Direttore: István Kertész<br />

Wiener Staatsopernchor und Orchester<br />

164


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 165<br />

Decca MET 280-281 (LP); Decca SET 280-1 (LP); London A 4260 (LP);<br />

London OSA 1260 (LP); Melodiya S10 06275-80 (LP); Decca 6.35 295<br />

(LP); Decca 433 036-2 (CD); Decca «Rouge Opéra» 460 161-2 (CD)<br />

1965<br />

Interpreti principali: Tadeo - Scotto - Taddei - Kraus<br />

Direttore: Fernando Previtali<br />

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma<br />

Note: registrazione dal vivo<br />

Myto 2MCD 001 214 (CD)<br />

Interpreti principali: Corena - Peters - Guarrera - Alva<br />

Direttore: Silvio Varviso<br />

New York Metropolitan Opera Chorus and Orchestra<br />

Note: registrazione dal vivo<br />

Omega Opera Archive 369 (CD)<br />

1967<br />

Interpreti principali: Corena - Scotto - Alva - Alberti<br />

Direttore: Bruno Rigacci<br />

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino<br />

Note: registrazione dal vivo (Teatro Comunale, Firenze)<br />

GFC 038/9 (LP); Claque CLO 2011/12 (CD)<br />

1968<br />

Interpreti principali: Badioli - Adani - Panerai - Grilli<br />

Direttore: Carlo Franci<br />

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice di Venezia<br />

Note: registrazione dal vivo<br />

Mondo Musica MFOH 10706 (CD)<br />

1971<br />

Interpreti principali: Ravaglia - Bottazzo - Panerai - Corena<br />

Discografia<br />

165


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 166<br />

Discografia<br />

Direttore: Riccardo Muti<br />

Wiener Staatsopernchor<br />

Wiener Philharmoniker<br />

Note: registrazione dal vivo (Salzburger Festspiele)<br />

Melodram CDM 27094 (CD)<br />

1972<br />

Interpreti principali: Corena - Panerai - Bottazzo - Sciutti<br />

Direttore: Riccardo Muti<br />

Wiener Staatsopernchor<br />

Wiener Philharmoniker<br />

Note: registrazione dal vivo (Salzburger Festspiele)<br />

Foyer 2067 (CD); Opera d’oro 1166 (CD)<br />

1973<br />

Interpreti principali: Montarsolo - Kraus - Guglielmi - Panerai<br />

Direttore: Piero Bellugi<br />

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano<br />

Note: registrazione dal vivo<br />

G. O. P. 202 03 (CD)<br />

1974<br />

Interpreti principali: Kraus - Cotrubas - Ganzarolli - Sardinero<br />

Direttore: Bruno Bartoletti<br />

Chicago Lyric Opera Orchestra and Chorus<br />

Note: registrazione dal vivo (Chicago)<br />

Arkadia 490 (CD)<br />

1978<br />

Interpreti principali: Gramm - Titus - Kraus - Sills<br />

Direttore: Sarah Caldwell<br />

Ambrosian Opera Chorus,<br />

London Symphony Orchestra<br />

Angel SBLX 3871 (LP); EMI 165-03372/3 (LP); EMI 724356603028 (CD)<br />

166


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 167<br />

1979<br />

Interpreti principali: Nesterenko - Weikl - Araiza - Popp<br />

Direttore: Heinz Wallberg<br />

Chor des Bayerischen Rundfunks<br />

Münchener Rundfunkorchester<br />

Eurodisc 300 382 (LP); Melodia C 10 15299 (LP); RCA 7432132229-2<br />

(CD); Eurodisc 7790 2 RG (CD); Eurodisc 352884 (CD); Denon Coco<br />

9952-3 (CD)<br />

1982<br />

Interpreti principali: Bruscantini - Nucci - Freni - Winbergh<br />

Direttore: Riccardo Muti<br />

Ambrosian Opera Chorus<br />

Philharmonia Orchestra<br />

EMI 157-143436-3 (LP); ANGEL DSBX 3938 (LP); EMI ANGEL<br />

CDS 7 47068 2 (CD)<br />

1988<br />

Interpreti principali: Dara - Serra - Corbelli - Bertolo<br />

Direttore: Bruno Campanella<br />

Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino<br />

Note: registrazione dal vivo (Teatro Regio, Torino)<br />

Nuova Era 033.6715-6 (CD)<br />

1990<br />

Interpreti principali: Bacquier - Hendricks - Canonici - Quilico<br />

Direttore: Gabriele Ferro<br />

Orchestre et Chœurs de l’Opéra National de Lyon<br />

Erato Teldec 2292 45 487-2 ZA (CD); Erato WPCC 4287-8 (CD)<br />

1993<br />

Interpreti principali: Bruson - Mei - Allen - Lopardo<br />

Direttore: Roberto Abbado<br />

Discografia<br />

167


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 168<br />

Discografia<br />

Chor des Bayerischen Rundfunks<br />

Münchener Rundfunkorchester<br />

RCA 09026 61924 (CD)<br />

1995<br />

Interpreti principali: Antonucci - Ruggeri - Saudelli - Tisi<br />

Direttore: Wilhelm Keitel<br />

Putbus Festival Orchestra and Chorus<br />

Arte Nova 74321 49698 2 (CD)<br />

2002<br />

Interpreti principali: Mei - Siragusa - Corbelli - De Candia<br />

Direttore: Gérard Korsten<br />

Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari<br />

Note: registrazione dal vivo<br />

TDK CDM OPD (CD); TDK DV-OPDP (DVD)<br />

2007<br />

Interpreti principali: Ray - Flórez - Raimondi - Widmer<br />

Direttore: Nello Santi<br />

Zurich Opera House Chorus and Orchestra<br />

Decca 074 3202 (DVD); Decca 074 3328 (Blu-ray)<br />

2008<br />

Interpreti principali: Ciofi - Shankle - Alaimo - Giossi<br />

Direttore: Evelino Pidò<br />

Choeur du Grand Théâtre de Genève<br />

Orchestre de la Suisse Romande<br />

Bel Air (DVD)<br />

2010<br />

Interpreti principali: Giordano - Spina - Desderi - Cassi<br />

Direttore: Riccardo Muti<br />

Coro del Teatro Municipale di Piacenza<br />

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini<br />

Arthaus Musik (DVD); Arthaus Musik (Blu-ray)<br />

168


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 169<br />

169


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 170<br />

ORCHESTRA DEL BERGAMO MUSICA FESTIVAL<br />

Violini primi: Luca Braga °, Alessia De Filippo **, Ettore Begnis, Christine<br />

Champlon, Bruno Tripoli, Esona Ceka, Lucia Ronchini, Enrico Carraro,<br />

Francesco Lovato, Agara Borgato<br />

Violini secondi: Carlo Lazzaroni *, <strong>Don</strong>atella Colombo **, Giacomo Trevisani, Igor<br />

Gogolev, Eugenio Ciavanni, Chiara Paruzzi, Germana Porcu, Dario Cosenzi<br />

Viole: Christian Serazzi *, Irina Balta **, Tamami Sohma, Marco Lorenzi, Nicola<br />

Pietro Curioni, Nicola Sangaletti<br />

Violoncelli: Massimo Repellini *, Flavio Bombardieri **, Paolo Verzicco, Emanuela<br />

Campagnoli, Luca Pelliccioli<br />

Contrabbassi: Gianpiero Fanchini *, Andrea Sala **, Alan Cretti<br />

Flauti e ottavino: Gianni Biocotino *, Nadia Vecchi (anche ottavino)<br />

Oboi: Luca Avanzi *, Luisa Scotti<br />

Clarinetti: Giuseppe Bonandrini *, Fabio Ghidotti<br />

Fagotti: Carmen Maccarini *, Martina Lando<br />

Corni: Valerio Maini *, Manuel Siciliano, Massimo Capelli **, Francesca Acebis<br />

Trombe: Aldo Epis *, Valerio Panzolato<br />

Tromboni: Francesco Mazzoleni *, Valerio Mazzucconi, Gianluca Tortora<br />

Timpani: Simone Fortuna<br />

Percussioni: Enrico Pelliccioli,. Caterina Ruzzante<br />

Chitarre: Pierluigi Capelli, Mattia Gavazzeni<br />

° spalla<br />

* prima parte<br />

** concertino<br />

170


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 171<br />

CORO DEL BERGAMO MUSICA FESTIVAL<br />

Soprani: Vania Allegri, Marisa Intravaia, Wilma Lazzarini, Sonia Lubrini, Patrizia<br />

Negrini, Patrizia Rottini<br />

Mezzosoprani: Lorena Avanzini, Daniela Giazzon, Ilaria Magrini, Giuseppina<br />

Carluccio<br />

Tenori I: Francesco Cortinovis, Luigi Gremizzi, Alessio Manno, Giovanni<br />

Caccamo, Roberto Medaina<br />

Tenori II: Maurizio Saccani, Damiano Cerutti, Alessandro Raimondi, Marco<br />

Tomasoni<br />

Bassi: Rossano Duzioni, Angelo Lodetti, Francesco Laino, Carlo Bonareli,<br />

Piermarco Vinas<br />

171


11. Discografia essenziale - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.01 Pagina 172<br />

Direttore di scena: Elisabetta Acella<br />

Maestri collaboratori: Samuele Pala (I Maestro di sala), Margherita Colombo<br />

Maestro alle luci: Marco Creti<br />

Maestro ai sovratitoli: Alberto Sonzogni<br />

Ballerini: Margherita Longato, Angelo Menolascina<br />

Responsabile Attività Orchestra: Christian Serazzi<br />

Ispettore Orchestra: Stefano Bonassoli<br />

Assistente alla direzione artistica per il casting e Responsabile Coro: Fabio Tartari<br />

172<br />

Macchinisti: Carlo Micheletti (capo macchinista),<br />

Marcello Cavagna, Marco Filetti, Bruno Traini<br />

Elettricisti: Renato Lecchi (capo elettricista), Alessandro Andreoli,<br />

Alberto Bonometti, Cristian Tasca<br />

Sarte: Luciana Azzi, Debora Baudoni<br />

Attrezzisti: Walter Magnoni, Alberto Mostosi<br />

Parrucchiere: Hair Style di Giudici Adriana<br />

Truccatori: Raul Ivaldi, Laura Busetti<br />

Costumi: Sartoria Teatrale Bianchi, Settimo Milanese (Mi) -<br />

Centro Telecinematograficoculturale, Milano<br />

Calzature: Centro Telecinematograficoculturale, Milano<br />

Attrezzeria: <strong>Fondazione</strong> Teatro La Fenice, Venezia<br />

Pitture di scena: Paolino Libralato Scenografie, Dosson di Casier (Tv)<br />

Costruzione scene: Marc Art S.r.l., Mogliano Veneto (Tv)<br />

Proprietà delle scene: <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, Bergamo<br />

Tappeti: Pezzoli Shop<br />

Grafico: Matteo Arena<br />

Collaboratore ufficio stampa: Joannes Tasca<br />

Segreteria amministrativa: Silvia Bonanomi, Stefano Togni<br />

Logistica eventi collaterali: Matteo Sartori


12. Pubblicazioni FD - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.03 Pagina 107<br />

PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE DONIZETTI<br />

SAGGI E MONOGRAFIE<br />

GIROLAMO CALVI, Di Giovanni Simone Mayr, a cura di PierAngelo Pelucchi,<br />

Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2000.<br />

Attorno al palcoscenico. La musica a Trieste fra Sette e Ottocento e l’inaugurazione del<br />

Teatro Nuovo (1801), a cura di Maria Girardi e Paolo Da Col, Bologna-Bergamo,<br />

Arnaldo Forni Editore - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2001.<br />

Il Teatro di <strong>Don</strong>izetti. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998, I:<br />

La vocalità e i cantanti, a cura di Francesco Bellotto e Paolo Fabbri, Bergamo,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2001.<br />

Il Teatro di <strong>Don</strong>izetti. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998, II:<br />

Percorsi e proposte di ricerca, a cura di Paolo Cecchi e Luca Zoppelli, Bergamo,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2004.<br />

Alfredo Piatti. Studi e documenti, a cura di Virgilio Bernardoni, Bergamo,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2004.<br />

Il Teatro di <strong>Don</strong>izetti. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998,<br />

III: Voglio amore, e amor violento. Studi di drammaturgia, a cura di Livio Aragona e<br />

Federico Fornoni, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2006.<br />

LE FONTI DONIZETTIANE<br />

<strong>Don</strong>izetti a Casa Ricordi. Gli autografi teatrali, a cura di Alessandra Campana,<br />

Emanuele Senici e Mary Ann Smart, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 1998.<br />

Caro Aniello. I carteggi donizettiani del Fondo Moscarino (1836-1847), a cura di<br />

Carlo Moscarino, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2008.<br />

EPISTOLARI<br />

Il carteggio Mayr, I: 1782-1804, a cura di Paolo Fabbri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Don</strong>izetti, 2008.


12. Pubblicazioni FD - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.03 Pagina 108<br />

QUADERNI DELLA FONDAZIONE DONIZETTI<br />

(a cura di Livio Aragona e Federico Fornoni)<br />

Roberto Devereux, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 1), 2006.<br />

Lucia di Lammermoor, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 2), 2006.<br />

Anna Bolena, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 3), 2006.<br />

La Voix humaine, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 4), 2006.<br />

Cavalleria rusticana, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 5), 2006.<br />

L’elisir d’amore, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 6), 2007.<br />

<strong>Don</strong> Gregorio, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 7), 2007.<br />

Histoire du soldat - Brundibár, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 8), 2007.<br />

Lucrezia Borgia, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 9), 2007.<br />

La bohème, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 10), 2007.<br />

La Favorite, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 11), 2008.<br />

I puritani, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 12), 2008.<br />

Marino Faliero, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 13), 2008.<br />

Parigi 1835, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 14), 2008.<br />

Carmen, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 15), 2008.<br />

Linda di Chamounix, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 16), 2009.<br />

La traviata, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 17), 2009.<br />

L’elisir d’amore, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 18), 2009.<br />

Il barbiere di Siviglia, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 19), 2009.<br />

La figlia del reggimento, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 20), 2009.<br />

Poliuto, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 21), 2010.<br />

Amor ingegnoso - Il campanello, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 22), 2010.<br />

Rigoletto, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 23), 2010.<br />

<strong>Don</strong> Giovanni, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, (QF 24), 2010.


12. Pubblicazioni FD - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.03 Pagina 109<br />

COEDIZIONI<br />

«The <strong>Don</strong>izetti Society Journal», 7: <strong>Don</strong>izetti and France, a cura di Alexander<br />

Weatherson e Fulvio Stefano Lo Presti, London-Bergamo, <strong>Don</strong>izetti Society -<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2002.<br />

Mayr a S. Maria Maggiore, 1802-2002. Atti del Convegno di Studi per il Bicentenario<br />

della nomina di Giovanni Simone Mayr a Maestro della Cappella in Bergamo, a cura<br />

di Livio Aragona, Francesco Bellotto e Marcello Eynard, Bergamo, Civica<br />

Biblioteca e Archivi Storici “Angelo Mai” - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2004.<br />

LUIGI PILON, Il Teatro Sociale di Bergamo. Vita e opere, a cura di Maria Chiara<br />

Bertieri, Cinisello Balsamo - Bergamo, Silvana Editoriale - <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Don</strong>izetti, 2009.<br />

Il Teatro Sociale di Bergamo. Il restauro, a cura di Federico Fornoni, Cinisello<br />

Balsamo - Bergamo, Silvana Editoriale - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2009.<br />

LE MUSICHE<br />

GAETANO DONIZETTI, Pietro il Grande Kzar delle Russie, edizione critica a cura<br />

di Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2007.<br />

GAETANO DONIZETTI, <strong>Don</strong> Gregorio, ricostruzione e revisione sui materiali<br />

autografi a cura di Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, edizione<br />

per l’esecuzione.<br />

GAETANO DONIZETTI, Marino Faliero, revisione sui materiali autografi a cura di<br />

Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, edizione per l’esecuzione.<br />

GAETANO DONIZETTI, Parisina, revisione sull’autografo a cura di Maria Chiara<br />

Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, edizione per l’esecuzione.<br />

GIOVANNI SIMONE MAYR, Che originali, revisione a cura di Maria Chiara<br />

Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, edizione per l’esecuzione.<br />

GAETANO DONIZETTI, Gianni di Parigi, revisione sui materiali autografi a cura di<br />

Anders Wiklund, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, edizione per l’esecuzione.<br />

GIOVANNI SIMONE MAYR, Amor ingegnoso, edizione critica a cura di PierAngelo<br />

Pelucchi, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, edizione per l’esecuzione.


12. Pubblicazioni FD - <strong>Don</strong> <strong>Pasquale</strong>_Layout 2 19/11/2010 15.03 Pagina 110<br />

EDIZIONE CRITICA DELLE OPERE DI GAETANO DONIZETTI<br />

(Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano <strong>Don</strong>izetti)<br />

Maria Stuarda, edizione critica a cura di Anders Wiklund, Milano-Bergamo,<br />

Ricordi - Comune di Bergamo, 1991.<br />

Il campanello, edizione critica a cura di Ilaria Narici, Milano-Bergamo, Ricordi -<br />

Comune di Bergamo, 1994.<br />

La Favorite, edizione critica a cura di Rebecca Harris-Warrick, Milano-<br />

Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 1997.<br />

Poliuto, edizione critica a cura di William Ashbrook e Roger Parker, Milano-<br />

Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2000.<br />

Le convenienze ed inconvenienze teatrali, edizione critica a cura di Roger Parker e<br />

Anders Wiklund, Milano-Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2002.<br />

Dom Sébastien, edizione critica a cura di Mary Ann Smart, Milano-Bergamo,<br />

Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2003.<br />

Linda di Chamounix, edizione critica a cura di Gabriele Dotto, Milano-<br />

Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2006.<br />

Pia de’ Tolomei, edizione critica a cura di Giorgio Pagannone, Milano-Bergamo,<br />

Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Don</strong>izetti, 2007.<br />

Deux hommes et une femme, edizione critica a cura di Paolo A. Rossini con la collaborazione<br />

di Francesco Bellotto, Milano-Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Don</strong>izetti, 2008.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!