Zolfo e Mercurio – Delizie: racconti erotici – AA.VV. - Blog.de
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> Edizioni<br />
Con la collaborazione di<br />
www.xii-online.com<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
Z&M edizioni 2009<br />
copyright © <strong>Zolfo</strong> & <strong>Mercurio</strong> e i rispettivi autori<br />
Copertina di Roberta Grubelli<br />
http://www.zolfoemercurio.blogs.it/<br />
www.zemedizioni.blogs.it<br />
3<br />
<strong>Delizie</strong><br />
RACCONTI EROTICI<br />
A cura di<br />
<strong>Zolfo</strong> & <strong>Mercurio</strong>
<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
INTRO<br />
<strong>Delizie</strong> è un concorso insolito. Parlare di erotismo in soli 1500 caratteri spazi inclusi.<br />
Come è possibile parlare di erotismo senza <strong>de</strong>scrivere le sensazioni, le emozioni? Il<br />
nostro è stato un tentativo estremo, un esperimento letterario con il quale abbiamo<br />
voluto mettere a dura prova i nostri lettori. Il concorso richie<strong>de</strong>va rigorosamente il<br />
rispetto <strong>de</strong>i millecinquecento caratteri, e pochi hanno saputo rispettare questo limite.<br />
Come <strong>de</strong>scrivere la fisicità, la passione, in mezza pagina? Questa è la sfida che<br />
abbiamo lanciato ai nostri lettori: sfrondare il proprio testo, ridurlo all’essenziale,<br />
come a dire che il fine ultimo <strong>de</strong>ll’atto sessuale è il mero godimento, tolto da ogni<br />
<strong>de</strong>scrizione o sentimento. Il limite che abbiamo imposto richie<strong>de</strong>va una massima<br />
concisione, un uso quasi brutale <strong>de</strong>lla lingua <strong>–</strong> come nel caso <strong>de</strong>l racconto<br />
Professionista di Plummer <strong>–</strong> oppure ad un’estrema <strong>de</strong>licatezza come nel caso<br />
<strong>de</strong>ll’opera vincitrice, La sindrome di Stoccolma, di Doxy Clar. Doxy Clar non usa<br />
parolacce, la sua <strong>de</strong>scrizione non è affatto volgare e ci ha fatto resi spettatori<br />
nascosti <strong>–</strong> lettori voyeur - <strong>de</strong>ll’intimità <strong>de</strong>lla coppia. È per questa ragione che il<br />
racconto <strong>de</strong>lla vincitrice ci ha entusiasmati: nella sua semplicità ci introduce<br />
nell’atmosfera velata: una ragazza si innamora <strong>de</strong>l suo rapitore. Complimenti, Doxy!<br />
Totalmente differenti dal racconto vincitore, i <strong>racconti</strong> di MarcoS e Plummer che<br />
contengono un colpo di scena inatteso e divertente. In questi due brevi <strong>racconti</strong>,<br />
scritti molto bene, gli scrittori ci raccontano con una sottile vena umoristica la vita di<br />
un sex toy e di una professionista <strong>de</strong>l mestiere più antico <strong>de</strong>l mondo. Abbiamo<br />
riscontrato in entrambi i <strong>racconti</strong> la relazione tra lavoro e sesso, tra dovere e piacere,<br />
e abbiamo apprezzato molto l’originalità <strong>de</strong>i due autori.<br />
Altrettanto originale il colpo di scena nel racconto di Dona Flor Ren<strong>de</strong>z-vous: una<br />
particolare situazione familiare che genera “scompiglio” in una coppia. Un colpo di<br />
scena piacevole ma meno intenso è Dolce creatura di Luigi Brasili: il racconto è<br />
originale, ma il colpo di scena è già telefonato dalle prime righe. Telefonato ma più<br />
originale è certamente il racconto di Raffaele Serafini, un rapimento che <strong>–</strong> come nelle<br />
migliori storie d’amore <strong>–</strong> si trasforma in qualcosa di più. A prima vista, Nutrimenti di<br />
Serafini sembra un copione, ed è per questo che questo racconto ci ha colpito: nella<br />
sua brevità è un caleidoscopio di immagini e sensazioni, l’amore si unisce ai “biscotti<br />
che cambiano colore” e alle <strong>de</strong>scrizioni minuziose di tutto ciò che non c’entra col<br />
rapimento. Estremamente pulito nella scrittura è il racconto di Orietta Brasili, una<br />
<strong>de</strong>scrizione raffinata e leziosa: una magia che svanisce improvvisamente quando,<br />
ritornando alla banale routine, la protagonista ha bisogno di “una doccia, per togliersi<br />
di dossi il fetore e l’impronta <strong>de</strong>l maiale che l’aveva usata“. Molto spesso, come nel<br />
racconto di Matteo Mancini, La morte è una signora che va a braccetto col<br />
pregiudizio, la donna viene <strong>de</strong>scritta in chiave estremamente simbolica come una<br />
presenza eterea: “Era nuda, col corpo velato di sudore e due mammelle che<br />
spiccavano dal gracile corpo da adolescente. Mi parve di ve<strong>de</strong>rla luccicare, quasi<br />
fosse scaldata da un fuoco che le ar<strong>de</strong>va nelle viscere”. Abbiamo selezionato il<br />
racconto di Mancini perché ci è piaciuta l’unione tra cosmogonia e unione sessuale,<br />
l’incipit è ad effetto: “Fu quando il sole copulò con la luna che la lussuria proliferò<br />
sulla Terra, e la mia vita venne spezzata”. Sulla stessa linea engagée abbiamo<br />
collocato il racconto di Fabio Busiello: più che essere incentrato sull’erotismo, il breve<br />
testo è incentrato sull’ontologia e il racconto si conclu<strong>de</strong> in maniera criptica: “Ogni<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
carezza si unisce a questa brezza. Ogni sospiro diventa il tuo <strong>de</strong>stino. Ogni tuo gesto<br />
scivola nel contesto: è una bestemmia che fa paura, ma è solo il gioco <strong>de</strong>lla natura.<br />
Tutto è perduto: tranne l’inconosciuto…”. Interessante in questo testo è anche l’uso<br />
poetico <strong>de</strong>lla lingua, che presenta rime e assonanze: “S’apre una voragine, ti muti in<br />
vertigine… tutto si fa indagine... e non c’è più caligine”. Molti, moltissimi <strong>racconti</strong><br />
sono stati scartati. La maggior parte per via <strong>de</strong>ll’eccessiva lunghezza: 1500 caratteri,<br />
spazi esclusi. Tra i tanti esclusi, l’unico testo che è stato ripescato è quello di Raffaele<br />
Iorio, Ogni stramale<strong>de</strong>ttissimo giorno, che ci ha colpito per la teatralità di questa<br />
sorta di monologo: sesso e vita comune si uniscono, diventano la stessa cosa: a<br />
distanza di poche righe il sesso lascia il posto al caffè e poi nuovamente un atto<br />
sessuale sotto la doccia. La banalità di ogni stramale<strong>de</strong>ttissimo giorno combatte<br />
contro la bellezza <strong>de</strong>ll’atto sessuale in una lotta che non trova pace ma continua<br />
tregua. Troviamo un’altra scena di sesso sotto la doccia tra i Fuori Concorso, in Lei è<br />
sua di <strong>Zolfo</strong>, una sorta di rivolta di Spartaco nei confronti di una dominatrice<br />
innamorata. Abbiamo concluso la selezione di <strong>racconti</strong> con il fuori concorso di<br />
<strong>Mercurio</strong>, che come La prima di Jay Demm, parla <strong>de</strong>l “rito di iniziazione”, la perdita<br />
<strong>de</strong>lla verginità. Nel racconto di Jay Demm non sappiamo chi è lei: è solo una donna<br />
molto capace, un amante egoista, e l’io narrante è semplicemente il giocattolo di<br />
una notte di sesso: “Mi sento un oggetto, quasi un vibratore umano”. Nel racconto di<br />
<strong>Mercurio</strong> invece sappiamo che May Lin è una prostituta che inganna il cliente<br />
dimostrandogli che l’unico amore che ha la prostituta è quello per il <strong>de</strong>naro. Vi<br />
abbiamo messo alla prova, e siamo contenti <strong>de</strong>i vostri risultati. Complimenti a tutti<br />
quelli che sono stati selezionati. Ricordiamo agli altri di leggere attentamente le<br />
indicazioni che diamo, dimodoché noi non perdiamo tempo a leggere <strong>racconti</strong> che<br />
<strong>de</strong>vono esser squalificati e voi possiate partecipare e vincere. La selezione è stata<br />
dura, e speriamo di non aver fatto torto a nessuno.<br />
Grazie a tutti che ci sostenete.<br />
Z&M<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
MADAME <strong>–</strong> GIUSEPPE AGNOLETTI<br />
RACCONTI SELEZIONATI<br />
OPERA VINCITRICE<br />
LA SINDROME DI STOCCOLMA <strong>–</strong> DOXY CLAR<br />
SECONDO CLASSIFICATO<br />
UN DURO LAVORO - MARCOS<br />
TERZO CLASSIFICATO<br />
PROFESSIONISTA - PLUMMER<br />
LA MORTE È UNA SIGNORA CHE VA A BRACCETTO COL PREGIUDIZIO <strong>–</strong> MATTEO<br />
MANCINI<br />
L'INSERZIONE <strong>–</strong> ORIETTA BRASILI<br />
LA CREDENTE E L'ONDA <strong>–</strong> FABIO BUSIELLO<br />
NUTRIMENTI <strong>–</strong> RAFFAELE SERAFINI<br />
LA PRIMA <strong>–</strong> JAY DEMM<br />
LA STORIA E LA CARNE <strong>–</strong> MATTEO POROPAT<br />
DOLCE CREATURA <strong>–</strong> LUIGI BRASILI<br />
VIRTÙ FEMMINILE <strong>–</strong> SIMONE CORÀ<br />
RENDEZ-VOUS <strong>–</strong> DONA FLOR<br />
FUORI CONCORSO<br />
OGNI STRAMALEDETTISSIMO GIORNO - RAFFAELE IORIO<br />
LEI È SUA - ZOLFO<br />
MAY LIN - MERCURIO<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
OPERA VINCITRICE<br />
DOXY CLAR<br />
LA SINDROME DI STOCCOLMA<br />
Cammina avanti e indietro, lungo la finestrella e tiene la testa in modo da ve<strong>de</strong>rmi<br />
sempre.<br />
E’ notte, siamo soli e mi ha fatto una concessione, come una ragazza pudica con<br />
l’amato: si è tolto il cappuccio e mi ha mostrato il suo viso. E’ bello e senza i capelli,<br />
con un ghigno dolce e malizioso, come un fauno. Da qui <strong>de</strong>ntro, ho sentito molte<br />
volte il suo capo raccomandargli di non farlo: è una gran<strong>de</strong> nudità, la faccia, per un<br />
rapitore, forse un’impru<strong>de</strong>nza che può costare caro a tutta la banda ma non è per<br />
fregarlo che gli ho chiesto di farsi ve<strong>de</strong>re e anch’io so che non rischio la vita per<br />
averlo visto. Sarà il nostro segreto e sa che mai lo tradirei. E’ per questo che mi<br />
ama.<br />
Mi invita a sé e a dargli le spalle. Sento la zip <strong>de</strong>l mio vestito lurido che scen<strong>de</strong>, e le<br />
dita mi sfiorano la schiena poi mi cinge il collo e mi avvicina a sé, dice, per<br />
annusarmi i capelli. Io tremo e piango e il suo palmo ruvido mi sfiora le lacrime; mi<br />
giro, siamo occhi negli occhi e lui sorri<strong>de</strong> ma la feritoia è troppo piccola per darci un<br />
bacio e questo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio ci ucci<strong>de</strong>, allora gli chiedo la mano e tengo il suo indice tra<br />
gli incisivi. Lui ansima, si agita perché credo si stia toccando. Nasce come un tifone,<br />
un tremito che sconvolge entrambi. E’ un momento in cui il cosmo si ferma e tra noi<br />
l’intesa è perfetta, in cui mi è chiaro in un lampo che se vorremo saremo uniti<br />
nell’anima per sempre e mi stringerà a sé da ora fino al momento in cui mi porterà<br />
via. Dico «scappiamo?»<br />
Mi rispon<strong>de</strong> «Vengo.»<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
SECONDO CLASSIFICATO<br />
MARCOS<br />
UN DURO LAVORO<br />
Cristina aspettava soltanto che i suoi genitori uscissero. Quando sua madre entrò<br />
nella stanza, la ragazza stava guardando una vecchia puntata di Friends<br />
scrocchiando popcorn.<br />
«Cristina vieni con noi dalla nonna?»<br />
«No, mamma, resto a casa» le rispose senza staccare lo sguardo dalla telenovela.<br />
«Fai come vuoi, non stare tutto il pomeriggio davanti alla tivù che ti fa male.<br />
Dovresti uscire un po’ di più, avessi io la tua età …»<br />
«Sì, ma’ » le rispose ipnotizzata dallo schermo.<br />
«Allora noi andiamo. Ciao» le disse sua madre sull’uscio <strong>de</strong>lla porta.<br />
«Ciao» rispose Christine con la bocca piena di popcorn. Venticinque anni: età strana.<br />
O si passa tutto il tempo fuori da casa o <strong>de</strong>ntro le quattro mura. Non esiste<br />
alternativa, e Cristina preferiva la seconda ipotesi. Almeno, da quando ci<br />
conosciamo. Dopo qualche minuto Cristina si affacciò alla finestra, come se fosse<br />
uscita improvvisamente dall’ipnosi. I suoi genitori erano già partiti. Mi sistemò di<br />
nuovo sul letto, mi spalmò di vaselina e mi fece scivolare <strong>de</strong>ntro di lei. Era stretto e<br />
piacevolmente umido. Andavo su e giù, tremavo e non mi fermavo più. Lei go<strong>de</strong>va<br />
da pazzi. D’un tratto entrò in camera il fratellino e mi spense subito.<br />
«Cri, hai visto Joe?»<br />
«Joe chi?!»<br />
«Joe, il mio giocattolo. Il muratore col martello pneumatico».<br />
«No, se lo vedo te lo dico».<br />
Il ragazzetto chiuse la porta e Cristina mi riaccese. E poi dicono che fare il<br />
trivellatore quaranta ore la settimana è un brutto lavoro!<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
TERZO CLASSIFICATO<br />
PLUMMER<br />
PROFESSIONISTA<br />
Alba era preda di un’estasi erotica in<strong>de</strong>scrivibile, sentiva l’orgasmo farsi strada verso<br />
le sue parti intime, risalire il fiume <strong>de</strong>i suoi umori. Accelerò il movimento <strong>de</strong>l bacino,<br />
quasi volesse divorare il pene <strong>de</strong>ll'uomo. Adorava la sensazione di pienezza che le<br />
dava; le terminazioni nervose <strong>de</strong>lle pareti vaginali fibrillavano a quel contatto e non<br />
resistette dall’accompagnare la penetrazione con il <strong>de</strong>lizioso tormento che le<br />
procurava la masturbazione con le dita bagnate di saliva.<br />
D’improvviso si sentì soffocare; un bastone di carne dal sapore dolce gli si stava<br />
infilando in gola fino alle tonsille. Un conato la costrinse a risalire per ripren<strong>de</strong>re<br />
fiato, ma continuò ad eccitare il nuovo arrivato con la mano mentre una nuova lingua<br />
femminile aveva iniziato a scorrerle le grandi labbra pregne di aspri umori,<br />
accompagnando la penetrazione <strong>de</strong>l primo stallone. Alba mugolò eccitata e riprese in<br />
bocca il cazzo stringendolo tra le labbra e inanellando una serie di affondi che<br />
stimolarono il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio <strong>de</strong>ll'uomo sopra di lei.<br />
La seconda ragazza si <strong>de</strong>dicò al clitori<strong>de</strong>, facendolo vibrare con rapidi tocchi che via<br />
via si facevano più svelti e intensi, seguendo il ritmo <strong>de</strong>ll'asta che scivolava nelle<br />
pareti cal<strong>de</strong>. Alba esplose tremando, in uno squasso di visceri; una pioggia di stimoli<br />
elettrici le cavalcarono la spina dorsale fino al cervello, stor<strong>de</strong>ndola. Il pene nella sua<br />
bocca si gonfiò e le esplose in bocca. Lei lasciò colare il succo tra le pieghe <strong>de</strong>lle<br />
labbra, mentre altri schizzi bagnavano il viso suo e <strong>de</strong>lla compagna.<br />
“E pensare che volevo laurearmi in medicina.” pensò mentre si asciugava lo sperma<br />
dal viso davanti allo specchio <strong>de</strong>l camerino.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
OPERE SELEZIONATE<br />
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MADAME<br />
GIUSEPPE AGNOLETTI<br />
Parcheggio sotto casa e salgo le scale come un fulmine.<br />
Suono il campanello, Madame apre. È una pantera, una gatta ricoperta di pelle<br />
scura. Sul viso una mascherina di seta nera.<br />
«Buonasera.» dico.<br />
Replica con un miagolio lungo e caldo, un rantolo che mi dà un brivido.<br />
Non parla. Mi tira <strong>de</strong>ntro per la cravatta, va per le spicce. Mi spoglia, soffia e agita la<br />
coda; è già eccitata, e io m’abbandono al gioco di una professionista. La conosco,<br />
bisogna lasciarla fare. Poi il suo fiore oscuro e gonfio di <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio mi accoglie. E<br />
niente ha più importanza.<br />
È finita. Sono svuotato e stanco.<br />
Recupero le mie vesti. Mi volto e getto in aria una banconota ver<strong>de</strong> da cento.<br />
Madame l’afferra al volo mentre gli occhi le brillano impudici.<br />
«Buonasera.»<br />
«Miaoooo» rantola di nuovo.<br />
Mi lecca la guancia. La lingua scivola sul collo ed è meglio che vada.<br />
Scendo con calma. Fuori dal portone consumo una sigaretta in quattro boccate. Poi<br />
apro la macchina, prendo la borsa, ritorno sui miei passi. Salgo le scale e suono lo<br />
stesso campanello.<br />
«Ciao, tesoro» sorri<strong>de</strong> la faccia ordinaria di mia moglie.<br />
«Ciao, cara.»<br />
Entro e mi affloscio sul divano.<br />
«Giornataccia in ufficio, vero?»<br />
Faccio di sì con la testa, senza parlare.<br />
«Fra poco è pronto!» trilla dalla cucina il mio simpatico leprotto domestico.<br />
Sento un profumo <strong>de</strong>lizioso e mi chiedo cosa abbia preparato. Con la coda <strong>de</strong>ll’occhio<br />
scorgo una calza a rete seminascosta dietro un cuscino.<br />
Sono un uomo baciato dalla sorte. Ma cosa succe<strong>de</strong>rà quando avremo <strong>de</strong>i bambini?<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
LA MORTE È UNA SIGNORA CHE VA A BRACCETTO COL PREGIUDIZIO<br />
MATTEO MANCINI<br />
Fu quando il sole copulò con la luna che la lussuria proliferò sulla Terra, e la mia vita<br />
venne spezzata.<br />
«Viene a ve<strong>de</strong>re l’eclisse, qui, sul promontorio?» mi chiese una lupa travestita da<br />
pecorella.<br />
Accettai, forse per via <strong>de</strong>ll’intelligenza che la giovane mi aveva dimostrato nelle<br />
lezioni che impartivo ai tanti trovatelli di cui ero il precettore.<br />
Rammento la lunga salita sui prati in fiore e poco altro, se non l’avvento <strong>de</strong>lla massa<br />
discesa sul metallico bagliore lunare.<br />
Mi sdraiai sull’erba e lei… si, doveva avermi stregato, compiuto un chissà quale<br />
sortilegio, poiché me la ritrovai sopra, nell’attimo in cui l’eclisse raggiunse il suo<br />
apice.<br />
«Ti ho liberato, ora, amore mio» mi sussurrò, aggiustandosi i capelli dietro le spalle.<br />
Era nuda, col corpo velato di sudore e due mammelle che spiccavano dal gracile<br />
corpo da adolescente. Mi parve di ve<strong>de</strong>rla luccicare, quasi fosse scaldata da un fuoco<br />
che le ar<strong>de</strong>va nelle viscere.<br />
Strinse le cosce sul mio bacino e io… Dio, ero schiavo di un torpore figlio <strong>de</strong>l maligno<br />
piacere offertomi da quella lingua che mi scivolava sul petto, sulle labbra.<br />
Che orrore ammetterlo, provai estasi, piacere. Diffusi il mio seme bene<strong>de</strong>tto nel<br />
ventre di quella serpe e solo allora riconquistai il senno. Le allungai le mani sul collo<br />
e strinsi, strinsi forte, ma era troppo tardi!<br />
Ora sono chiuso in queste quattro mura a osservare la luna da una griglia<br />
arrugginita. Le preghiere <strong>de</strong>l cappellano non mi salveranno: ho tradito il voto.<br />
Le fiamme sono ciò che merito.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
L'INSERZIONE<br />
ORIETTA BRASILI<br />
La luna guardava benevola i due amanti. Due corpi allacciati in un famelico<br />
amplesso, con i respiri persi l’uno nella bocca <strong>de</strong>ll’altro. Le mani toccavano ardite<br />
parti <strong>de</strong>l corpo proibite. Il sesso di lui premeva con urgenza nella dolce spirale di lei.<br />
Le spinte si susseguivano sempre più forti. Lei morbida, pronta per posizioni ancora<br />
più audaci; lui duro, urgente nell’attesa di esplo<strong>de</strong>re. La lingua famelica leccava e<br />
succhiava i rosei capezzoli, come due piccoli fiori umidi di rugiada. Le gambe<br />
intrecciate, serrate nell’ultimo grido, quasi una preghiera per ringraziare la Dea<br />
<strong>de</strong>ll’orgasmo donato. Sfiniti si abbandonarono al sonno.<br />
L’inclemente luce <strong>de</strong>ll’alba bruciò via la magia <strong>de</strong>lla notte, sorpren<strong>de</strong>ndoli nudi, in un<br />
letto sfatto, macchiato di sudore, di seme buttato. L’uomo si alzò. Prima di uscire<br />
lasciò alcune banconote sul comodino.<br />
Lei aprì gli occhi. Odiava l’arrivo di ogni nuovo giorno. Si accese una sigaretta e si<br />
versò l’immancabile dose di Martini. Guardò il bicchiere con un ghigno. Il suo unico<br />
alleato, l’unico modo per ren<strong>de</strong>re sopportabile il tormento. Bevve tutto d’un fiato,<br />
brindando al suo perduto amore, alla felicità affogata nella fatale curiosità umana.<br />
Ora aveva bisogno di una doccia, per togliersi di dosso il fetore e l’impronta <strong>de</strong>l<br />
maiale che l’aveva usata. Prima però doveva telefonare al giornale, riconfermare<br />
l’annuncio e proseguire nella sua eterna ricerca. Sempre la solita inserzione: “<strong>AA</strong>A <strong>–</strong><br />
Psiche cerca disperatamente Eros”.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
LA CREDENTE E L'ONDA<br />
FABIO BUSIELLO<br />
Noma<strong>de</strong>. L’intenzione è noma<strong>de</strong>. Cerca la virtù che nascondi tu. Un’onda si spinge,<br />
tinge le tue caviglie piene di voglie: tremano come foglie. La pioggia arriva a battere<br />
la battigia, la schiuma grigia lungo di lei s’adagia.<br />
«Senti che vento» e ciò che senti sento.<br />
La pioggia insiste «mi sento così triste.»<br />
Mi faccio accanto. Il mare intona un canto.<br />
Ansima, la tua carne trepida, vuole il suo conforto, vuole essere porto. Libere, dita<br />
senza remore, corrono su te. Chiedono di te. Posso io fon<strong>de</strong>rti e confon<strong>de</strong>rti. Basta<br />
tu mi dica sì e battaglia sarà qui.<br />
«Cosa fai a<strong>de</strong>sso?» il brivido è lo stesso.<br />
«Solo un momento» e il pudore s’è spento.<br />
Vibrano i corpi: i sensi son risorti.<br />
L’urto di un’onda ora ci affonda. Tutto scompare, nulla più conta.<br />
Timida. Tumultuosa e liquida, vuoi le mie intenzioni. E le mie attenzioni. Intrepida, la<br />
mia mano impavida scen<strong>de</strong> tra i tuoi seni, tra i tuoi <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri. Slacciati, quei divieti<br />
stracciali. S’apre una voragine, ti muti in vertigine… tutto si fa indagine... e non c’è<br />
più caligine.<br />
«Guarda, l’ho tolta» ti scopro disinvolta.<br />
«Contento a<strong>de</strong>sso?» sorridi molto spesso.<br />
Ogni carezza si unisce a questa brezza. Ogni sospiro diventa il tuo <strong>de</strong>stino. Ogni tuo<br />
gesto scivola nel contesto: è una bestemmia che fa paura, ma è solo il gioco <strong>de</strong>lla<br />
natura.<br />
Tutto è perduto: tranne l’inconosciuto…<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
NUTRIMENTI<br />
RAFFAELE SERAFINI<br />
Maddalena è seduta in una cantina vuota, in mutan<strong>de</strong>.<br />
Ha i gomiti appoggiati a un vecchio tavolo, il viso affogato negli avambracci. I crampi<br />
arrivano assieme ai brividi di freddo, che le si arrampicano sulla schiena. Lei li<br />
scaccia scrollando i lunghi capelli biondi.<br />
Sono tre giorni che non mangia.<br />
Luca non parla mentre cucina, non canticchia nemmeno.<br />
Sta preparando un tiramisù speciale.<br />
Osserva i biscotti che cambiano colore, inzuppandosi. Le castagne bollite che<br />
s'impastano al mascarpone e alle mandorle. L'ultimo strato di crema è un mare color<br />
nocciola, sul quale disegna le on<strong>de</strong>, una a una: sbuffi e riccioli di schiuma color<br />
cacao.<br />
Maddalena aspetta.<br />
Al piano di sopra sono cessati i rumori. Appoggia la mano sul pizzo bianco, già<br />
umido. Infila le dita sotto l'elastico e affonda appena l'anulare fra le labbra. Poi lo<br />
ritrae di scatto. Sa che non può.<br />
Luca spinge la porta con la schiena, schiaccia l'interruttore usando un gomito. La<br />
luce e il profumo invadono la stanza. Indossa solo un paio di jeans.<br />
Appoggia la teglia in mezzo al tavolo, vicino a una forchetta.<br />
Maddalena si per<strong>de</strong> nei suoi occhi verdi e nel torso abbronzato, poi l'aroma <strong>de</strong>l<br />
cioccolato la travolge, come un coriandolo in un uragano. Si alza in piedi, con i grossi<br />
seni che sussultano.<br />
Luca la guarda e non parla, il suo sorriso è già una domanda.<br />
Maddalena esita, poi manda in frantumi la teglia con una spinta e gli salta addosso.<br />
Mentre lo bacia non pensa che domani sarà il quarto giorno.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
LA PRIMA<br />
JAY DEMM<br />
Eccola lì, in tutto il suo metro e sessanta d’altezza. Le curve <strong>de</strong>l suo corpo, sono dolci<br />
linee in cui il mio sguardo si per<strong>de</strong>. Siamo entrambi nudi. Mi osserva con quegli occhi<br />
maliziosi, forse un po’ troppo sfacciati, che m'invitano a farla mia, a pren<strong>de</strong>rla su<br />
quel letto così vicino, così provocante. Mi avvicino e lei mi stringe. Pare non volermi<br />
lasciar andare. Mi tira con lei sul letto, non riscontrando mie resistenze. Ora è sopra<br />
di me, mi accoglie nella sua calda spelonca. Il suo corpo va su e giù con ca<strong>de</strong>nza<br />
ritmata da puro piacere carnale, non mi guarda nemmeno, non le interessa quanto<br />
gradimento suscitino in me le sue movenze. È un amante egoista ed io sono<br />
semplicemente il giocattolo di questa notte di sesso. Mi sento un oggetto, quasi un<br />
vibratore umano. Non vorrei essere lì. Nel frattempo, inizia ad andare più veloce, il<br />
suo scen<strong>de</strong>re e salire diviene una corsa frenetica. Lei inizia a dimenarsi sempre di<br />
più, sembra ricongiungersi con il suo lato bestiale, quello che tutti tengono più<br />
nascosto. Gemiti smorzati le fuoriescono dalle sensuali e carnose labbra, sento il suo<br />
respiro divenire irregolare. Il viso pare sempre più avvampato. Fino a che ha una<br />
vera e propria esplosione di piacere carnale. Un orgasmo. Si disten<strong>de</strong> accanto a me,<br />
sorri<strong>de</strong>ndomi stordita. Mi chie<strong>de</strong>:<br />
‹‹È stato bello, eh?››<br />
Ed io, confuso e quasi inorridito per questa mia prima volta, non so cosa dirle. Così<br />
le sorrido e annuisco. Stavo meglio da vergine.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
LA STORIA E LA CARNE<br />
MATTEO POROPAT<br />
La donna s’inchinò e a un cenno <strong>de</strong>ll’uomo entrò nel minuscolo locale, colorato dalle<br />
luci di piccole lampa<strong>de</strong> di carta. In silenzio si volse alla finestra, facendo scivolare il<br />
kimono, che finì attorcigliato ai suoi piedi come un cucciolo. Sinuosa si se<strong>de</strong>tte<br />
intrecciando le gambe, offrendo la schiena nuda all’uomo, che la atten<strong>de</strong>va<br />
circondato da una <strong>de</strong>cina di bacinelle colme d’inchiostro.<br />
Il vento accarezzava la casa immersa nel silenzio e i suoi versi accompagnavano i<br />
gesti <strong>de</strong>l vecchio: intingere, colare l’eccesso, passare la punta irrigidita sulla pelle<br />
<strong>de</strong>lla donna. A ogni tratto la ragazza socchiu<strong>de</strong>va gli occhi, rapita dall’umida carezza<br />
<strong>de</strong>l pennello, a ogni pausa tratteneva inconsapevole il respiro, nell’attesa <strong>de</strong>l<br />
prossimo tocco. Le singole parole le strappavano gemiti, i paragrafi più lunghi erano<br />
una dolce tortura.<br />
L’uomo ripose il lungo pennello nella cassetta, si abbassò, finché le labbra screpolate<br />
non furono a pochi millimetri dalla pelle dipinta, e iniziò a soffiare. Come l’inchiostro<br />
si asciugava, assorbito dalla pelle candida, la ragazza si sentiva avvolgere dal fiato<br />
tiepido <strong>de</strong>ll’uomo. Il suo respiro la accarezzava e si mescolava con l’inebriante odore<br />
<strong>de</strong>ll’inchiostro.<br />
«Sei pronta.» La voce <strong>de</strong>l pittore mozzò le sue sensazioni.<br />
Dal buio emerse un uomo alto, ricoperto da vesti rosse intessute d’oro, al quale il<br />
vecchio si inchinò. Prese la ragazza per mano, sparendo con lei nell’oscurità <strong>de</strong>l<br />
corridoio, accingendosi a leggere la nuova storia.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
DOLCE CREATURA<br />
LUIGI BRASILI<br />
Quando ci siamo incontrati la prima volta, l'ho guardata di sfuggita; così rossa, mi<br />
era parsa insignificante.<br />
In seguito ci siamo incrociati anche più volte nello stesso giorno, e pian piano ho<br />
iniziato a ricambiare i suoi sguardi. Ci siamo sfiorati, una prima volta, passando<br />
vicino alla fontana di Trevi, poi, ancora, nel piazzale davanti alla stazione. Io ho<br />
iniziato a guardarla con occhi diversi ma non trovavo mai il coraggio di toccarla, di<br />
pren<strong>de</strong>rla.<br />
Alla fine ho <strong>de</strong>ciso di rompere gli indugi, una sera, nel parcheggio <strong>de</strong>l supermercato;<br />
si è fatta avanti e io mi sono abbandonato alle sue malie. Dannato per l'eternità;<br />
fuscello di carne nella tempesta chimica <strong>de</strong>lla mia solitudine. Prigioniero di un sogno<br />
stretto tra le mie mani.<br />
Da quella volta non passa giorno in cui io non ceda al suo fascino ipnotico, a quel<br />
brutto anatroccolo che ho scoperto essere uno splendido cigno, sempre disponibile<br />
ad accogliermi e a guidarmi nella beatitudine <strong>de</strong>i sensi.<br />
Da allora, ogni notte mi coccola, mi fa gemere, si insinua <strong>de</strong>ntro di me,<br />
accen<strong>de</strong>ndomi di <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio impellente.<br />
So che si conce<strong>de</strong> anche agli altri, ma non sono geloso per questo. Mi basta saperla<br />
solo mia per quei pochi minuti in cui mi dona tutta la sua essenza, proprio come<br />
a<strong>de</strong>sso; a<strong>de</strong>sso che la mia mano la stringe per paura di ve<strong>de</strong>rla svanire troppo<br />
presto, prima di sciogliersi con un brivido nella mia bocca avida di sensazioni forti.<br />
Grazie di esistere, dolce creatura.<br />
A domani, mia dolcissima pillola.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
VIRTÙ FEMMINILE<br />
SIMONE CORÀ<br />
Non le sembrava vero, ma il copione che stringeva in mano era reale quanto il suo<br />
sorriso.<br />
Un film.<br />
Da protagonista.<br />
A trentacinque anni. Finalmente.<br />
«Una donna che ucci<strong>de</strong> i suoi amanti» gioì. Sarebbe stata perfetta.<br />
«Serviva più ritmo» farfugliò il regista. «Più azione. Più tette.»<br />
Così le spiegò le piccole modifiche alla sceneggiatura.<br />
«Solo quelle, tranquilla» proseguì. «Non sono un porco, ma... sai com’è... il pubblico<br />
le esige.»<br />
Giovanna avrebbe stretto i <strong>de</strong>nti. Quel film, per quanto scomodo e umiliante, era pur<br />
sempre un punto di partenza. In fondo era solo il seno. Ce l’avrebbe fatta.<br />
Sopportò dodici tipi di lingue e ventiquattro mani sui suoi capezzoli, trattenendo<br />
repulsione e voglia omicida. Sopravvisse grazie a un unico pensiero: doveva<br />
castigare il regista e tutti gli occhi famelici che l’avevano stuprata.<br />
Sapeva già cos’avrebbe fatto, nell’ultima scena da girare.<br />
Giovanna <strong>de</strong>ve togliersi la maglietta ed estrarre la pistola nascosta tra i seni. È una<br />
puttanata colossale, ma il copione preve<strong>de</strong> quest’inizio per il massacro che chiu<strong>de</strong>rà<br />
il film.<br />
Mentre i quattro attori la accerchiano vogliosi, lei si spoglia lentamente. La pistola è<br />
lì, trattenuta dalla sua femminilità abbondante.<br />
Si muove sinuosa, mentre incrocia gli sguardi finti <strong>de</strong>lle sue vittime. È il momento<br />
<strong>de</strong>lla ven<strong>de</strong>tta.<br />
Sbottona i jeans.<br />
«Sì!» esulta il regista. «Lasciati andare e mostra tutto! Brava ragazza!»<br />
E lei sorri<strong>de</strong>, sfoggiando un passato da Giovanni che nel presente di Giovanna non è<br />
ancora stato dimenticato.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
RENDEZ-VOUS<br />
DONA FLOR<br />
Prendimi.<br />
Ho aspettato che mi toccassi in questo modo per anni.<br />
La camera in penombra, il letto di ferro battuto, l’odore <strong>de</strong>l piacere che ha intriso le<br />
lenzuola.<br />
Non parlo, non posso.<br />
Ho le gambe doloranti per lo sforzo di ten<strong>de</strong>rle.<br />
Sono fuoco. Ansimo. Ansimi.<br />
Ti diverte la mia eccitazione perché non la riconosci.<br />
Nella stanza che ho prenotato, la rivelazione <strong>de</strong>l sesso stanotte ti sconvolge.<br />
Ansimo più forte.<br />
Mi sfioro portandoti le mani tra le cosce. Sono luci<strong>de</strong> e so<strong>de</strong>.<br />
Stringile, Giorgio. Allargale.<br />
Sussulti e mi guardi incredulo: cre<strong>de</strong>vi di conoscere tua moglie.<br />
Mi volto e indovino la tua presenza: la testa, la bocca. Un bacio profondo.<br />
Fa caldo. Sento che potrei per<strong>de</strong>re i sensi.<br />
Grido forte, acceleri i colpi. Sì, vieni. Vieni Giorgio.<br />
L’orgasmo mi strema.<br />
Mentre la porta si spalanca e un filo di luce vìola la nostra unione, stai ancora<br />
cercando di ripren<strong>de</strong>re il controllo sulla respirazione.<br />
Una sagoma di donna osserva il letto. E noi, ancora mischiati.<br />
Intuisci confusamente che hai commesso un errore.<br />
Io trovo la scena comica e scoppio in una risata.<br />
Un’altra me ci guarda sconvolta.<br />
Urla contro di te, piange parole incomprensibili.<br />
Neanche lei ha capito.<br />
Mi stacco, tra il formicolio <strong>de</strong>l godimento e il piacere che mi dà questo gioco<br />
perverso. Eppure dovreste saperlo tutti e due che sono sempre stata io la gemella<br />
più fantasiosa. Lo dicevano anche mamma e papà: gocce d’acqua nell’aspetto,<br />
differenti come giorno e notte nel carattere.<br />
«Andiamo sorella, non vorrai farne una storia?».<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
FUORI CONCORSO<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
OGNI STRAMALEDETTISSIMO GIORNO<br />
RAFFAELE IORIO<br />
Scivolo.<br />
Quando ci siamo ritrovati, non avrei potuto.<br />
Non avrei.<br />
Non ti preoccupare ora.<br />
Cedi.<br />
Fallo lentamente, fallo sotto le mie mani.<br />
Ti ricordi i fiori di lavanda?<br />
Lungo quel viale, profumavano il giardino.<br />
Il tuo giardino. Me ne nutro, me ne cupo, me ne vanto con me stesso, ti<br />
prendo a<strong>de</strong>sso, prendimi anche tu e se non lo farai.<br />
Fa lo stesso.<br />
Mi guardi e leggi la mia bugia, è scritta chiaramente, è lì per essere scoperta<br />
e inondata dalle mie lacrime, le prime che vedrai mai. Le ultime.<br />
Le mie menzogne non sono riuscite a scalfirti, solo a spezzare il tuo amore.<br />
Ma la chimica non è un'opinione, proprio come la matematica, ed<br />
algebricamente è chiaro che io più tu facciamo un'esplosione di vita liquida e<br />
profumi proibiti, senza poter frenare se non all'ultimo momento, appena in<br />
tempo, incatenando bene il sentimento, come un vulcano.<br />
Spento.<br />
E' per questa paura di esplo<strong>de</strong>re <strong>de</strong>ntro e bruciare pure che ora il mio seme<br />
schiaffeggia il tuo seno, che godi da stronza mentre sopra di te io i<strong>de</strong>m, che<br />
mi prendi la carne in mano e mi finisci, mi fai urlare, mi fai strozzare un<br />
insulto, ti fai strozzare la gola, oh Cristo godi ancora, godi, godi ancora, godi.<br />
Senti ma perché mi sembra di essere disperato?<br />
Dannazione dimmi perché cazzo mi ami!<br />
Io voglio sapere perché uno non può uscire dal tuo letto senza sentire che già<br />
gli manca il tuo calore, io voglio sapere perché il tuo caffè è migliore <strong>de</strong>lle<br />
altre, io mi chiedo ogni stramale<strong>de</strong>ttissimo giorno che Dio e gli Altri hanno<br />
messo in terra perché e se e.<br />
Apro la cabina <strong>de</strong>lla doccia, l'acqua ti scorre addosso come farebbe sul<br />
marmo, scorre sul tuo corpo di danzatrice <strong>de</strong>lla mia musica di sesso e<br />
padronanza, scorro tutte le volte che abbiamo fatto l'amore e mi accorgo che<br />
non ce n'è una uguale all'altra, non c'è un ingresso <strong>de</strong>ntro di te che sia privo<br />
di senso, privo di passione, <strong>de</strong>l mio dominio, <strong>de</strong>i miei schiaffi messi a tacere,<br />
<strong>de</strong>lla voglia <strong>de</strong>lla fame che hai in bocca.<br />
Inginocchiati, prendimi.<br />
Così inizio un altro viaggio nella tua voracità, mischio le dita ai tuoi capelli.<br />
Ecco, brava, così, stringimi sotto, non importa se non sarai troppo gentile,<br />
che stavolta voglio urlare.<br />
Fai scorrere l'acqua.<br />
Scivolo.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
LEI È SUA<br />
ZOLFO<br />
I suoi occhi neri da meridionale osservano la doccia e poi le sue mani legate, mentre<br />
la lingua tenta di togliere la benda. Dopo un ennesimo tentativo finalmente il<br />
bavaglio ce<strong>de</strong> e resta per un po’ a masticare l’aria per riadattare la mascella stata<br />
troppo aperta nel tentativo di liberarsi. Osservando la doccia, sentendo gli schizzi<br />
schiantarsi sul corpo di Sylvie, poggia furtivamente la bocca sulla corda <strong>de</strong>lla mano<br />
<strong>de</strong>stra e inizia a mor<strong>de</strong>rla, tentando di strapparla via. Mentre i canini incidono i fili<br />
bianchi, gli occhi scrutano e la mente pensa alla ven<strong>de</strong>tta. La dovrai pagare, e cara.<br />
Dopo un ennesimo pensiero e un ennesimo schizzo d’acqua calda sul corpo nudo di<br />
Sylvie, la corda ce<strong>de</strong>. Serra la mano a pugno e la rilascia come un cuore che batte,<br />
intorpidito nei polsi.<br />
Con la stessa celerità e attenzione, ripete lo stesso lavoro nella mano sinistra<br />
riuscendo dopo qualche minuto a liberarsi. Le mani gli fanno male, i polsi frizzano, è<br />
giunta l’ora <strong>de</strong>lla ven<strong>de</strong>tta. Si toglie la benda dal collo e si rialza in piedi. E’ il<br />
momento di Spartaco. Nessuna donna può permettersi di infierire su Samuel. Per<br />
terra i vestiti <strong>de</strong>lla ragazza mentre faceva lo spogliarello davanti a lui che non poteva<br />
muoversi. Pren<strong>de</strong> il perizoma rosso di trine e lo scaraventa via: mai scherzare col<br />
fuoco, mai scherzare con Samuel. Questo lei lo avrebbe dovuto sapere. Si muove<br />
veloce scansando i vestiti e raggiunge il bagno, spalancando la vetrata <strong>de</strong>lla doccia.<br />
Come nella stupenda scena di «Psycho», Sylvie apre la bocca e si lascia sfuggire un<br />
grido, sobbalzando.<br />
«Ta dà! Non mi aspettavi vero?»<br />
Le serra i polsi, le mor<strong>de</strong> il collo, quasi a marchiarla a fuoco. Lei è sua. Sylvie gli<br />
pianta le unghie nella schiena, graffia, vuole avere la sua pelle, il suo corpo. Samuel<br />
la bacia sul collo, proprio dove a<strong>de</strong>sso c’è il segno <strong>de</strong>i <strong>de</strong>nti.<br />
Un altro, più forte, lungo l’aureola <strong>de</strong>l capezzolo <strong>de</strong>stro. Come un bersaglio di tiro<br />
con l’arco il morso, l’aureola e il capezzolo. Sylvie grida di piacere e di dolore mentre<br />
Samuel la marchia dappertutto, mentre fa scivolare la sua lingua <strong>de</strong>ntro di lei,<br />
mentre la tiene stretta e la punisce per averlo legato, mentre l’acqua le scivola calda<br />
sulla schiena e tutto vortica stando fermo, mentre tutto rimane diversamente<br />
uguale.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
MAY LIN<br />
MERCURIO<br />
La prima volta che ci andai avevo appena compiuto 18 anni.<br />
Non ero mai stato con una donna e per farmi coraggio avevo bevuto un’intera<br />
bottiglia di sciroppo per la tosse. Un saporaccio, ma mio padre non teneva alcool in<br />
casa.<br />
Mi venne una fortissima nausea, ma ormai avevo <strong>de</strong>ciso: lei era là, sotto il lampione,<br />
seduta sul guardrail con lo sguardo un po’ annoiato. Era inverno, e c’erano almeno<br />
sei gradi sottozero, ma indossava lo stesso top e minigonna. Se si poteva chiamare<br />
minigonna quella striscia di plastica rossa che strozzava le sue natiche piene.<br />
Ricordo che rimasi a fissarla per un’ora e mezza nascosto dietro un muro dall’altra<br />
parte <strong>de</strong>lla strada prima di farmi avanti.<br />
Non so perché scelsi proprio lei.<br />
Poco distante c’erano due brasiliane che salutavano i passanti in macchina alzando il<br />
reggiseno e mostrando le tette. Erano enormi, sembravano grossi meloni color<br />
cioccolato… non ne avevo viste così neanche nelle riviste porno. Le due mulatte però<br />
non facevano al caso mio.<br />
Non facevano che ri<strong>de</strong>re e agitare le braccia, i seni, il culo… erano sempre0in<br />
movimento e nel periodo in cui osservavo di nascosto la loro0collega, erano state<br />
caricate almeno tre volte.<br />
L’ultima non si erano fatte neanche portare via.<br />
Erano salite nella BMW <strong>de</strong>l |oro cliente dopo aver contrattato il prezzo e in meno di<br />
cinque0minuti avevano finito. Una <strong>de</strong>lle due aveva gettato dal finestrino il tanga e gli<br />
aveva sbattuto il culo in faccia, mentre ve<strong>de</strong>vo la chioma ricciuta <strong>de</strong>ll’altra muoversi<br />
freneticamente su e giù.<br />
Lei non le guardava nemmeno. Aveva gli occhi fissi sulla strada, mentre fumava una<br />
sigaretta dopo l’altra. Quando aveva finito, spegneva il mozzicone sporco di rossetto<br />
sotto il tacco e ne accen<strong>de</strong>va un’altra.<br />
I suoi occhi a mandorla si posarono su di me leggeri, indifferenti, mentre<br />
attraversavo la strada con la mia bicicletta cigolante. Non era molto alta, mi arrivava<br />
sì e no al petto, e aveva i seni piccoli come pugni.<br />
Mi fermai a pochi passi da lei.<br />
«Quanto?» Chiesi. Non rispose, si lisciò i lunghi capelli scuri e mi prese per mano.<br />
Stava acca<strong>de</strong>ndo tutto così in fretta. Scavalcammo il guardrail e mi condusse dietro<br />
un cespuglio.<br />
Mentre mi scioglieva la cintura pensai che non avevo messo la catena alla bici. La<br />
guardai, lei mi sorrise e s’inginocchiò sull’erba. Sentii il suo alito caldo sulla mia<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
pelle.<br />
Prese il mio pene tra pollice e indice e mise a nudo il glan<strong>de</strong>. Ogni mio pensiero svanì<br />
in una nuvola di fumo non appena lo prese in bocca. Rimase con le labbra incollate<br />
alla base fino a che non crebbe a tal punto da ostruirle la gola provocandole un<br />
conato di vomito.<br />
Tremai di piacere a quella sensazione. La sua bocca risalì lentamente l’asta, mentre<br />
la lingua <strong>de</strong>scriveva cerchi concentrici. Poi ridiscese di nuovo, soffiando aria bollente<br />
sul mio membro ormai ipersensibile.<br />
Sentii nuovamente le pareti <strong>de</strong>lla suo gola avvolgerlo, poi, all’improvviso, alzò la<br />
testa e mi succhiò con foga la cappella.<br />
Mi sentivo esplo<strong>de</strong>re.<br />
Lei capì dai miei mugolii che ero sul punto di venire, se lo tolse dalla bocca e prese a<br />
leccarlo tenendolo fermo con una mano. Strinsi i <strong>de</strong>nti e le accarezzai il viso. Mi<br />
stava facendo impazzire. Il mio pene pulsava ad ogni colpo sapiente <strong>de</strong>lla sua lingua.<br />
Prese a masturbarmi con la mano, mentre la sua bocca era scesa all’altezza <strong>de</strong>lle<br />
mie palle. Le prese entrambe <strong>de</strong>ntro, spingendole con la mano libera mentre l’altra<br />
continuava a scorrere sempre più veloce. La sentii succhiare avida, portandomi di<br />
nuovo al limite, poi d’un tratto si staccò, mise una mano in tasca e ne estrasse un<br />
anello di plastica. Non era un preservativo. Sorrise misteriosa e infilò il cerchietto alla<br />
base <strong>de</strong>l glan<strong>de</strong>. Lo strano oggetto stringeva, ma non era spiacevole.<br />
Lei si voltò e si abbassò le mutandine. Aveva il culo piccolo e sodo, sembrava una<br />
pesca. Allargò le gambe e mi offrì il suo tempio <strong>de</strong>l piacere. Scivolai con facilità in<br />
quel tunnel tiepido e stretto. La presi per i fianchi e spinsi sempre più forte, lei cad<strong>de</strong><br />
a terra ed io su di lei, ansimando entrambi di piacere.<br />
L’anello m’impediva di venire, sentivo il mio cazzo andare in fiamme, ma più<br />
pompavo e più i colpi divenivano dolorosi, straziandomi i nervi impazziti. Lei<br />
rispon<strong>de</strong>va alla mia furia con piccole grida compiaciute e strane espressioni orientali,<br />
ma io non ne potevo più.<br />
Uscii dal suo culo e cercai di liberarmi da quella tortura, ma lei mi bloccò le mani e<br />
mi fece cenno di no con la testa. Mi fece sten<strong>de</strong>re a terra e si mise in piedi sopra di<br />
me. Sempre sorri<strong>de</strong>ndomi si leccò due dita e iniziò a stimolarsi il clitori<strong>de</strong>. Mentre lo<br />
faceva, sospirò piano stringendo gli occhi. Io la guardavo ammaliato, mentre la mia<br />
asta vibrava impazzita.<br />
Si se<strong>de</strong>tte su di me, lasciandosi penetrare. Lei accompagnò l’entrata con movimenti<br />
lenti <strong>de</strong>l bacino, fino a che non le fui <strong>de</strong>ntro completamente. Lei strinse i <strong>de</strong>nti, poi<br />
iniziò a cavalcarmi. Cre<strong>de</strong>tti d’impazzire. Sembrava che la pelle <strong>de</strong>l mio pene volesse<br />
strapparsi, tanta era la forza con cui la donna si muoveva su di me. I suoi glutei<br />
sbattevano sul mio inguine con sonore pacche, mentre lei si go<strong>de</strong>va quel piacere<br />
masturbandosi di gusto.<br />
Andammo avanti un altro po’ fino a che lei improvvisamente con un grido si alzò e si<br />
gettò a carponi sul mio viso. In principio non capii, poi lei mi prese la testa tra le<br />
mani e mi avvicinò la vagina colante alle labbra. Iniziai a leccarla, bagnandomi <strong>de</strong>i<br />
suoi umori. Feci scivolare la mia lingua tra le sue labbra, su fino al clitori<strong>de</strong>. Lo feci<br />
con forza, quasi a volerla penetrare. Lei ansimò sempre più forte, agitando i fianchi<br />
sul mio volto fino a che non venne con un lamento sordo e un vibrare di carni.<br />
Riprese fiato e mi fece alzare. Io la guardai supplichevole. Lei soffocò una risatina e<br />
si mise nuovamente in ginocchio di fronte a me. La sua bocca avvolse nuovamente il<br />
mio glan<strong>de</strong> mentre la lingua scorreva su e giù sull’asta bollente.<br />
Accompagnai i movimenti <strong>de</strong>l suo capo pompandole il cazzo fino alle tonsille. Non ne<br />
potevo più. All’improvviso lei strinse i <strong>de</strong>nti attorno all’anello e lo tirò via,<br />
graffiandomi la cappella.<br />
Fu un attimo. Uno schizzo le si schiantò sulle labbra schizzando gocce di sperma su<br />
tutto il viso, un altro le impiastricciò lo zigomo <strong>de</strong>stro e alcune gocce le invischiarono<br />
i capelli.<br />
Il resto lo prese in bocca, leccando avidamente quel nettare che le colava copioso<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
sulla pelle candida <strong>de</strong>l viso.<br />
Non volle soldi, si limitò a salutarmi con un bacio.<br />
Andammo avanti così per 10 anni. Tutte le sere. Alcune volte ero andato anche con<br />
le brasiliane, ma non era la stessa cosa. May Lin, così almeno mi disse di chiamarsi,<br />
era un vulcano di fantasia. Con lei c’era sempre qualcosa di nuovo da scoprire.<br />
Un giorno, dopo aver fatto l’amore, le dissi<br />
«Ti amo.»<br />
Lei si pulì la bocca, mi guardò seria e scoppio in una risata che mi lasciò inter<strong>de</strong>tto.<br />
«Non essere stupido.» esclamò poi divertita «… tu sei la mia pensione.»<br />
E mi presentò il conto.<br />
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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />
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