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Zolfo e Mercurio – Delizie: racconti erotici – AA.VV. - Blog.de

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> Edizioni<br />

Con la collaborazione di<br />

www.xii-online.com<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

Z&M edizioni 2009<br />

copyright © <strong>Zolfo</strong> & <strong>Mercurio</strong> e i rispettivi autori<br />

Copertina di Roberta Grubelli<br />

http://www.zolfoemercurio.blogs.it/<br />

www.zemedizioni.blogs.it<br />

3<br />

<strong>Delizie</strong><br />

RACCONTI EROTICI<br />

A cura di<br />

<strong>Zolfo</strong> & <strong>Mercurio</strong>


<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

INTRO<br />

<strong>Delizie</strong> è un concorso insolito. Parlare di erotismo in soli 1500 caratteri spazi inclusi.<br />

Come è possibile parlare di erotismo senza <strong>de</strong>scrivere le sensazioni, le emozioni? Il<br />

nostro è stato un tentativo estremo, un esperimento letterario con il quale abbiamo<br />

voluto mettere a dura prova i nostri lettori. Il concorso richie<strong>de</strong>va rigorosamente il<br />

rispetto <strong>de</strong>i millecinquecento caratteri, e pochi hanno saputo rispettare questo limite.<br />

Come <strong>de</strong>scrivere la fisicità, la passione, in mezza pagina? Questa è la sfida che<br />

abbiamo lanciato ai nostri lettori: sfrondare il proprio testo, ridurlo all’essenziale,<br />

come a dire che il fine ultimo <strong>de</strong>ll’atto sessuale è il mero godimento, tolto da ogni<br />

<strong>de</strong>scrizione o sentimento. Il limite che abbiamo imposto richie<strong>de</strong>va una massima<br />

concisione, un uso quasi brutale <strong>de</strong>lla lingua <strong>–</strong> come nel caso <strong>de</strong>l racconto<br />

Professionista di Plummer <strong>–</strong> oppure ad un’estrema <strong>de</strong>licatezza come nel caso<br />

<strong>de</strong>ll’opera vincitrice, La sindrome di Stoccolma, di Doxy Clar. Doxy Clar non usa<br />

parolacce, la sua <strong>de</strong>scrizione non è affatto volgare e ci ha fatto resi spettatori<br />

nascosti <strong>–</strong> lettori voyeur - <strong>de</strong>ll’intimità <strong>de</strong>lla coppia. È per questa ragione che il<br />

racconto <strong>de</strong>lla vincitrice ci ha entusiasmati: nella sua semplicità ci introduce<br />

nell’atmosfera velata: una ragazza si innamora <strong>de</strong>l suo rapitore. Complimenti, Doxy!<br />

Totalmente differenti dal racconto vincitore, i <strong>racconti</strong> di MarcoS e Plummer che<br />

contengono un colpo di scena inatteso e divertente. In questi due brevi <strong>racconti</strong>,<br />

scritti molto bene, gli scrittori ci raccontano con una sottile vena umoristica la vita di<br />

un sex toy e di una professionista <strong>de</strong>l mestiere più antico <strong>de</strong>l mondo. Abbiamo<br />

riscontrato in entrambi i <strong>racconti</strong> la relazione tra lavoro e sesso, tra dovere e piacere,<br />

e abbiamo apprezzato molto l’originalità <strong>de</strong>i due autori.<br />

Altrettanto originale il colpo di scena nel racconto di Dona Flor Ren<strong>de</strong>z-vous: una<br />

particolare situazione familiare che genera “scompiglio” in una coppia. Un colpo di<br />

scena piacevole ma meno intenso è Dolce creatura di Luigi Brasili: il racconto è<br />

originale, ma il colpo di scena è già telefonato dalle prime righe. Telefonato ma più<br />

originale è certamente il racconto di Raffaele Serafini, un rapimento che <strong>–</strong> come nelle<br />

migliori storie d’amore <strong>–</strong> si trasforma in qualcosa di più. A prima vista, Nutrimenti di<br />

Serafini sembra un copione, ed è per questo che questo racconto ci ha colpito: nella<br />

sua brevità è un caleidoscopio di immagini e sensazioni, l’amore si unisce ai “biscotti<br />

che cambiano colore” e alle <strong>de</strong>scrizioni minuziose di tutto ciò che non c’entra col<br />

rapimento. Estremamente pulito nella scrittura è il racconto di Orietta Brasili, una<br />

<strong>de</strong>scrizione raffinata e leziosa: una magia che svanisce improvvisamente quando,<br />

ritornando alla banale routine, la protagonista ha bisogno di “una doccia, per togliersi<br />

di dossi il fetore e l’impronta <strong>de</strong>l maiale che l’aveva usata“. Molto spesso, come nel<br />

racconto di Matteo Mancini, La morte è una signora che va a braccetto col<br />

pregiudizio, la donna viene <strong>de</strong>scritta in chiave estremamente simbolica come una<br />

presenza eterea: “Era nuda, col corpo velato di sudore e due mammelle che<br />

spiccavano dal gracile corpo da adolescente. Mi parve di ve<strong>de</strong>rla luccicare, quasi<br />

fosse scaldata da un fuoco che le ar<strong>de</strong>va nelle viscere”. Abbiamo selezionato il<br />

racconto di Mancini perché ci è piaciuta l’unione tra cosmogonia e unione sessuale,<br />

l’incipit è ad effetto: “Fu quando il sole copulò con la luna che la lussuria proliferò<br />

sulla Terra, e la mia vita venne spezzata”. Sulla stessa linea engagée abbiamo<br />

collocato il racconto di Fabio Busiello: più che essere incentrato sull’erotismo, il breve<br />

testo è incentrato sull’ontologia e il racconto si conclu<strong>de</strong> in maniera criptica: “Ogni<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

carezza si unisce a questa brezza. Ogni sospiro diventa il tuo <strong>de</strong>stino. Ogni tuo gesto<br />

scivola nel contesto: è una bestemmia che fa paura, ma è solo il gioco <strong>de</strong>lla natura.<br />

Tutto è perduto: tranne l’inconosciuto…”. Interessante in questo testo è anche l’uso<br />

poetico <strong>de</strong>lla lingua, che presenta rime e assonanze: “S’apre una voragine, ti muti in<br />

vertigine… tutto si fa indagine... e non c’è più caligine”. Molti, moltissimi <strong>racconti</strong><br />

sono stati scartati. La maggior parte per via <strong>de</strong>ll’eccessiva lunghezza: 1500 caratteri,<br />

spazi esclusi. Tra i tanti esclusi, l’unico testo che è stato ripescato è quello di Raffaele<br />

Iorio, Ogni stramale<strong>de</strong>ttissimo giorno, che ci ha colpito per la teatralità di questa<br />

sorta di monologo: sesso e vita comune si uniscono, diventano la stessa cosa: a<br />

distanza di poche righe il sesso lascia il posto al caffè e poi nuovamente un atto<br />

sessuale sotto la doccia. La banalità di ogni stramale<strong>de</strong>ttissimo giorno combatte<br />

contro la bellezza <strong>de</strong>ll’atto sessuale in una lotta che non trova pace ma continua<br />

tregua. Troviamo un’altra scena di sesso sotto la doccia tra i Fuori Concorso, in Lei è<br />

sua di <strong>Zolfo</strong>, una sorta di rivolta di Spartaco nei confronti di una dominatrice<br />

innamorata. Abbiamo concluso la selezione di <strong>racconti</strong> con il fuori concorso di<br />

<strong>Mercurio</strong>, che come La prima di Jay Demm, parla <strong>de</strong>l “rito di iniziazione”, la perdita<br />

<strong>de</strong>lla verginità. Nel racconto di Jay Demm non sappiamo chi è lei: è solo una donna<br />

molto capace, un amante egoista, e l’io narrante è semplicemente il giocattolo di<br />

una notte di sesso: “Mi sento un oggetto, quasi un vibratore umano”. Nel racconto di<br />

<strong>Mercurio</strong> invece sappiamo che May Lin è una prostituta che inganna il cliente<br />

dimostrandogli che l’unico amore che ha la prostituta è quello per il <strong>de</strong>naro. Vi<br />

abbiamo messo alla prova, e siamo contenti <strong>de</strong>i vostri risultati. Complimenti a tutti<br />

quelli che sono stati selezionati. Ricordiamo agli altri di leggere attentamente le<br />

indicazioni che diamo, dimodoché noi non perdiamo tempo a leggere <strong>racconti</strong> che<br />

<strong>de</strong>vono esser squalificati e voi possiate partecipare e vincere. La selezione è stata<br />

dura, e speriamo di non aver fatto torto a nessuno.<br />

Grazie a tutti che ci sostenete.<br />

Z&M<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

MADAME <strong>–</strong> GIUSEPPE AGNOLETTI<br />

RACCONTI SELEZIONATI<br />

OPERA VINCITRICE<br />

LA SINDROME DI STOCCOLMA <strong>–</strong> DOXY CLAR<br />

SECONDO CLASSIFICATO<br />

UN DURO LAVORO - MARCOS<br />

TERZO CLASSIFICATO<br />

PROFESSIONISTA - PLUMMER<br />

LA MORTE È UNA SIGNORA CHE VA A BRACCETTO COL PREGIUDIZIO <strong>–</strong> MATTEO<br />

MANCINI<br />

L'INSERZIONE <strong>–</strong> ORIETTA BRASILI<br />

LA CREDENTE E L'ONDA <strong>–</strong> FABIO BUSIELLO<br />

NUTRIMENTI <strong>–</strong> RAFFAELE SERAFINI<br />

LA PRIMA <strong>–</strong> JAY DEMM<br />

LA STORIA E LA CARNE <strong>–</strong> MATTEO POROPAT<br />

DOLCE CREATURA <strong>–</strong> LUIGI BRASILI<br />

VIRTÙ FEMMINILE <strong>–</strong> SIMONE CORÀ<br />

RENDEZ-VOUS <strong>–</strong> DONA FLOR<br />

FUORI CONCORSO<br />

OGNI STRAMALEDETTISSIMO GIORNO - RAFFAELE IORIO<br />

LEI È SUA - ZOLFO<br />

MAY LIN - MERCURIO<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

OPERA VINCITRICE<br />

DOXY CLAR<br />

LA SINDROME DI STOCCOLMA<br />

Cammina avanti e indietro, lungo la finestrella e tiene la testa in modo da ve<strong>de</strong>rmi<br />

sempre.<br />

E’ notte, siamo soli e mi ha fatto una concessione, come una ragazza pudica con<br />

l’amato: si è tolto il cappuccio e mi ha mostrato il suo viso. E’ bello e senza i capelli,<br />

con un ghigno dolce e malizioso, come un fauno. Da qui <strong>de</strong>ntro, ho sentito molte<br />

volte il suo capo raccomandargli di non farlo: è una gran<strong>de</strong> nudità, la faccia, per un<br />

rapitore, forse un’impru<strong>de</strong>nza che può costare caro a tutta la banda ma non è per<br />

fregarlo che gli ho chiesto di farsi ve<strong>de</strong>re e anch’io so che non rischio la vita per<br />

averlo visto. Sarà il nostro segreto e sa che mai lo tradirei. E’ per questo che mi<br />

ama.<br />

Mi invita a sé e a dargli le spalle. Sento la zip <strong>de</strong>l mio vestito lurido che scen<strong>de</strong>, e le<br />

dita mi sfiorano la schiena poi mi cinge il collo e mi avvicina a sé, dice, per<br />

annusarmi i capelli. Io tremo e piango e il suo palmo ruvido mi sfiora le lacrime; mi<br />

giro, siamo occhi negli occhi e lui sorri<strong>de</strong> ma la feritoia è troppo piccola per darci un<br />

bacio e questo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio ci ucci<strong>de</strong>, allora gli chiedo la mano e tengo il suo indice tra<br />

gli incisivi. Lui ansima, si agita perché credo si stia toccando. Nasce come un tifone,<br />

un tremito che sconvolge entrambi. E’ un momento in cui il cosmo si ferma e tra noi<br />

l’intesa è perfetta, in cui mi è chiaro in un lampo che se vorremo saremo uniti<br />

nell’anima per sempre e mi stringerà a sé da ora fino al momento in cui mi porterà<br />

via. Dico «scappiamo?»<br />

Mi rispon<strong>de</strong> «Vengo.»<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

SECONDO CLASSIFICATO<br />

MARCOS<br />

UN DURO LAVORO<br />

Cristina aspettava soltanto che i suoi genitori uscissero. Quando sua madre entrò<br />

nella stanza, la ragazza stava guardando una vecchia puntata di Friends<br />

scrocchiando popcorn.<br />

«Cristina vieni con noi dalla nonna?»<br />

«No, mamma, resto a casa» le rispose senza staccare lo sguardo dalla telenovela.<br />

«Fai come vuoi, non stare tutto il pomeriggio davanti alla tivù che ti fa male.<br />

Dovresti uscire un po’ di più, avessi io la tua età …»<br />

«Sì, ma’ » le rispose ipnotizzata dallo schermo.<br />

«Allora noi andiamo. Ciao» le disse sua madre sull’uscio <strong>de</strong>lla porta.<br />

«Ciao» rispose Christine con la bocca piena di popcorn. Venticinque anni: età strana.<br />

O si passa tutto il tempo fuori da casa o <strong>de</strong>ntro le quattro mura. Non esiste<br />

alternativa, e Cristina preferiva la seconda ipotesi. Almeno, da quando ci<br />

conosciamo. Dopo qualche minuto Cristina si affacciò alla finestra, come se fosse<br />

uscita improvvisamente dall’ipnosi. I suoi genitori erano già partiti. Mi sistemò di<br />

nuovo sul letto, mi spalmò di vaselina e mi fece scivolare <strong>de</strong>ntro di lei. Era stretto e<br />

piacevolmente umido. Andavo su e giù, tremavo e non mi fermavo più. Lei go<strong>de</strong>va<br />

da pazzi. D’un tratto entrò in camera il fratellino e mi spense subito.<br />

«Cri, hai visto Joe?»<br />

«Joe chi?!»<br />

«Joe, il mio giocattolo. Il muratore col martello pneumatico».<br />

«No, se lo vedo te lo dico».<br />

Il ragazzetto chiuse la porta e Cristina mi riaccese. E poi dicono che fare il<br />

trivellatore quaranta ore la settimana è un brutto lavoro!<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

TERZO CLASSIFICATO<br />

PLUMMER<br />

PROFESSIONISTA<br />

Alba era preda di un’estasi erotica in<strong>de</strong>scrivibile, sentiva l’orgasmo farsi strada verso<br />

le sue parti intime, risalire il fiume <strong>de</strong>i suoi umori. Accelerò il movimento <strong>de</strong>l bacino,<br />

quasi volesse divorare il pene <strong>de</strong>ll'uomo. Adorava la sensazione di pienezza che le<br />

dava; le terminazioni nervose <strong>de</strong>lle pareti vaginali fibrillavano a quel contatto e non<br />

resistette dall’accompagnare la penetrazione con il <strong>de</strong>lizioso tormento che le<br />

procurava la masturbazione con le dita bagnate di saliva.<br />

D’improvviso si sentì soffocare; un bastone di carne dal sapore dolce gli si stava<br />

infilando in gola fino alle tonsille. Un conato la costrinse a risalire per ripren<strong>de</strong>re<br />

fiato, ma continuò ad eccitare il nuovo arrivato con la mano mentre una nuova lingua<br />

femminile aveva iniziato a scorrerle le grandi labbra pregne di aspri umori,<br />

accompagnando la penetrazione <strong>de</strong>l primo stallone. Alba mugolò eccitata e riprese in<br />

bocca il cazzo stringendolo tra le labbra e inanellando una serie di affondi che<br />

stimolarono il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio <strong>de</strong>ll'uomo sopra di lei.<br />

La seconda ragazza si <strong>de</strong>dicò al clitori<strong>de</strong>, facendolo vibrare con rapidi tocchi che via<br />

via si facevano più svelti e intensi, seguendo il ritmo <strong>de</strong>ll'asta che scivolava nelle<br />

pareti cal<strong>de</strong>. Alba esplose tremando, in uno squasso di visceri; una pioggia di stimoli<br />

elettrici le cavalcarono la spina dorsale fino al cervello, stor<strong>de</strong>ndola. Il pene nella sua<br />

bocca si gonfiò e le esplose in bocca. Lei lasciò colare il succo tra le pieghe <strong>de</strong>lle<br />

labbra, mentre altri schizzi bagnavano il viso suo e <strong>de</strong>lla compagna.<br />

“E pensare che volevo laurearmi in medicina.” pensò mentre si asciugava lo sperma<br />

dal viso davanti allo specchio <strong>de</strong>l camerino.<br />

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OPERE SELEZIONATE<br />

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MADAME<br />

GIUSEPPE AGNOLETTI<br />

Parcheggio sotto casa e salgo le scale come un fulmine.<br />

Suono il campanello, Madame apre. È una pantera, una gatta ricoperta di pelle<br />

scura. Sul viso una mascherina di seta nera.<br />

«Buonasera.» dico.<br />

Replica con un miagolio lungo e caldo, un rantolo che mi dà un brivido.<br />

Non parla. Mi tira <strong>de</strong>ntro per la cravatta, va per le spicce. Mi spoglia, soffia e agita la<br />

coda; è già eccitata, e io m’abbandono al gioco di una professionista. La conosco,<br />

bisogna lasciarla fare. Poi il suo fiore oscuro e gonfio di <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio mi accoglie. E<br />

niente ha più importanza.<br />

È finita. Sono svuotato e stanco.<br />

Recupero le mie vesti. Mi volto e getto in aria una banconota ver<strong>de</strong> da cento.<br />

Madame l’afferra al volo mentre gli occhi le brillano impudici.<br />

«Buonasera.»<br />

«Miaoooo» rantola di nuovo.<br />

Mi lecca la guancia. La lingua scivola sul collo ed è meglio che vada.<br />

Scendo con calma. Fuori dal portone consumo una sigaretta in quattro boccate. Poi<br />

apro la macchina, prendo la borsa, ritorno sui miei passi. Salgo le scale e suono lo<br />

stesso campanello.<br />

«Ciao, tesoro» sorri<strong>de</strong> la faccia ordinaria di mia moglie.<br />

«Ciao, cara.»<br />

Entro e mi affloscio sul divano.<br />

«Giornataccia in ufficio, vero?»<br />

Faccio di sì con la testa, senza parlare.<br />

«Fra poco è pronto!» trilla dalla cucina il mio simpatico leprotto domestico.<br />

Sento un profumo <strong>de</strong>lizioso e mi chiedo cosa abbia preparato. Con la coda <strong>de</strong>ll’occhio<br />

scorgo una calza a rete seminascosta dietro un cuscino.<br />

Sono un uomo baciato dalla sorte. Ma cosa succe<strong>de</strong>rà quando avremo <strong>de</strong>i bambini?<br />

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LA MORTE È UNA SIGNORA CHE VA A BRACCETTO COL PREGIUDIZIO<br />

MATTEO MANCINI<br />

Fu quando il sole copulò con la luna che la lussuria proliferò sulla Terra, e la mia vita<br />

venne spezzata.<br />

«Viene a ve<strong>de</strong>re l’eclisse, qui, sul promontorio?» mi chiese una lupa travestita da<br />

pecorella.<br />

Accettai, forse per via <strong>de</strong>ll’intelligenza che la giovane mi aveva dimostrato nelle<br />

lezioni che impartivo ai tanti trovatelli di cui ero il precettore.<br />

Rammento la lunga salita sui prati in fiore e poco altro, se non l’avvento <strong>de</strong>lla massa<br />

discesa sul metallico bagliore lunare.<br />

Mi sdraiai sull’erba e lei… si, doveva avermi stregato, compiuto un chissà quale<br />

sortilegio, poiché me la ritrovai sopra, nell’attimo in cui l’eclisse raggiunse il suo<br />

apice.<br />

«Ti ho liberato, ora, amore mio» mi sussurrò, aggiustandosi i capelli dietro le spalle.<br />

Era nuda, col corpo velato di sudore e due mammelle che spiccavano dal gracile<br />

corpo da adolescente. Mi parve di ve<strong>de</strong>rla luccicare, quasi fosse scaldata da un fuoco<br />

che le ar<strong>de</strong>va nelle viscere.<br />

Strinse le cosce sul mio bacino e io… Dio, ero schiavo di un torpore figlio <strong>de</strong>l maligno<br />

piacere offertomi da quella lingua che mi scivolava sul petto, sulle labbra.<br />

Che orrore ammetterlo, provai estasi, piacere. Diffusi il mio seme bene<strong>de</strong>tto nel<br />

ventre di quella serpe e solo allora riconquistai il senno. Le allungai le mani sul collo<br />

e strinsi, strinsi forte, ma era troppo tardi!<br />

Ora sono chiuso in queste quattro mura a osservare la luna da una griglia<br />

arrugginita. Le preghiere <strong>de</strong>l cappellano non mi salveranno: ho tradito il voto.<br />

Le fiamme sono ciò che merito.<br />

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L'INSERZIONE<br />

ORIETTA BRASILI<br />

La luna guardava benevola i due amanti. Due corpi allacciati in un famelico<br />

amplesso, con i respiri persi l’uno nella bocca <strong>de</strong>ll’altro. Le mani toccavano ardite<br />

parti <strong>de</strong>l corpo proibite. Il sesso di lui premeva con urgenza nella dolce spirale di lei.<br />

Le spinte si susseguivano sempre più forti. Lei morbida, pronta per posizioni ancora<br />

più audaci; lui duro, urgente nell’attesa di esplo<strong>de</strong>re. La lingua famelica leccava e<br />

succhiava i rosei capezzoli, come due piccoli fiori umidi di rugiada. Le gambe<br />

intrecciate, serrate nell’ultimo grido, quasi una preghiera per ringraziare la Dea<br />

<strong>de</strong>ll’orgasmo donato. Sfiniti si abbandonarono al sonno.<br />

L’inclemente luce <strong>de</strong>ll’alba bruciò via la magia <strong>de</strong>lla notte, sorpren<strong>de</strong>ndoli nudi, in un<br />

letto sfatto, macchiato di sudore, di seme buttato. L’uomo si alzò. Prima di uscire<br />

lasciò alcune banconote sul comodino.<br />

Lei aprì gli occhi. Odiava l’arrivo di ogni nuovo giorno. Si accese una sigaretta e si<br />

versò l’immancabile dose di Martini. Guardò il bicchiere con un ghigno. Il suo unico<br />

alleato, l’unico modo per ren<strong>de</strong>re sopportabile il tormento. Bevve tutto d’un fiato,<br />

brindando al suo perduto amore, alla felicità affogata nella fatale curiosità umana.<br />

Ora aveva bisogno di una doccia, per togliersi di dosso il fetore e l’impronta <strong>de</strong>l<br />

maiale che l’aveva usata. Prima però doveva telefonare al giornale, riconfermare<br />

l’annuncio e proseguire nella sua eterna ricerca. Sempre la solita inserzione: “<strong>AA</strong>A <strong>–</strong><br />

Psiche cerca disperatamente Eros”.<br />

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LA CREDENTE E L'ONDA<br />

FABIO BUSIELLO<br />

Noma<strong>de</strong>. L’intenzione è noma<strong>de</strong>. Cerca la virtù che nascondi tu. Un’onda si spinge,<br />

tinge le tue caviglie piene di voglie: tremano come foglie. La pioggia arriva a battere<br />

la battigia, la schiuma grigia lungo di lei s’adagia.<br />

«Senti che vento» e ciò che senti sento.<br />

La pioggia insiste «mi sento così triste.»<br />

Mi faccio accanto. Il mare intona un canto.<br />

Ansima, la tua carne trepida, vuole il suo conforto, vuole essere porto. Libere, dita<br />

senza remore, corrono su te. Chiedono di te. Posso io fon<strong>de</strong>rti e confon<strong>de</strong>rti. Basta<br />

tu mi dica sì e battaglia sarà qui.<br />

«Cosa fai a<strong>de</strong>sso?» il brivido è lo stesso.<br />

«Solo un momento» e il pudore s’è spento.<br />

Vibrano i corpi: i sensi son risorti.<br />

L’urto di un’onda ora ci affonda. Tutto scompare, nulla più conta.<br />

Timida. Tumultuosa e liquida, vuoi le mie intenzioni. E le mie attenzioni. Intrepida, la<br />

mia mano impavida scen<strong>de</strong> tra i tuoi seni, tra i tuoi <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri. Slacciati, quei divieti<br />

stracciali. S’apre una voragine, ti muti in vertigine… tutto si fa indagine... e non c’è<br />

più caligine.<br />

«Guarda, l’ho tolta» ti scopro disinvolta.<br />

«Contento a<strong>de</strong>sso?» sorridi molto spesso.<br />

Ogni carezza si unisce a questa brezza. Ogni sospiro diventa il tuo <strong>de</strong>stino. Ogni tuo<br />

gesto scivola nel contesto: è una bestemmia che fa paura, ma è solo il gioco <strong>de</strong>lla<br />

natura.<br />

Tutto è perduto: tranne l’inconosciuto…<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

NUTRIMENTI<br />

RAFFAELE SERAFINI<br />

Maddalena è seduta in una cantina vuota, in mutan<strong>de</strong>.<br />

Ha i gomiti appoggiati a un vecchio tavolo, il viso affogato negli avambracci. I crampi<br />

arrivano assieme ai brividi di freddo, che le si arrampicano sulla schiena. Lei li<br />

scaccia scrollando i lunghi capelli biondi.<br />

Sono tre giorni che non mangia.<br />

Luca non parla mentre cucina, non canticchia nemmeno.<br />

Sta preparando un tiramisù speciale.<br />

Osserva i biscotti che cambiano colore, inzuppandosi. Le castagne bollite che<br />

s'impastano al mascarpone e alle mandorle. L'ultimo strato di crema è un mare color<br />

nocciola, sul quale disegna le on<strong>de</strong>, una a una: sbuffi e riccioli di schiuma color<br />

cacao.<br />

Maddalena aspetta.<br />

Al piano di sopra sono cessati i rumori. Appoggia la mano sul pizzo bianco, già<br />

umido. Infila le dita sotto l'elastico e affonda appena l'anulare fra le labbra. Poi lo<br />

ritrae di scatto. Sa che non può.<br />

Luca spinge la porta con la schiena, schiaccia l'interruttore usando un gomito. La<br />

luce e il profumo invadono la stanza. Indossa solo un paio di jeans.<br />

Appoggia la teglia in mezzo al tavolo, vicino a una forchetta.<br />

Maddalena si per<strong>de</strong> nei suoi occhi verdi e nel torso abbronzato, poi l'aroma <strong>de</strong>l<br />

cioccolato la travolge, come un coriandolo in un uragano. Si alza in piedi, con i grossi<br />

seni che sussultano.<br />

Luca la guarda e non parla, il suo sorriso è già una domanda.<br />

Maddalena esita, poi manda in frantumi la teglia con una spinta e gli salta addosso.<br />

Mentre lo bacia non pensa che domani sarà il quarto giorno.<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

LA PRIMA<br />

JAY DEMM<br />

Eccola lì, in tutto il suo metro e sessanta d’altezza. Le curve <strong>de</strong>l suo corpo, sono dolci<br />

linee in cui il mio sguardo si per<strong>de</strong>. Siamo entrambi nudi. Mi osserva con quegli occhi<br />

maliziosi, forse un po’ troppo sfacciati, che m'invitano a farla mia, a pren<strong>de</strong>rla su<br />

quel letto così vicino, così provocante. Mi avvicino e lei mi stringe. Pare non volermi<br />

lasciar andare. Mi tira con lei sul letto, non riscontrando mie resistenze. Ora è sopra<br />

di me, mi accoglie nella sua calda spelonca. Il suo corpo va su e giù con ca<strong>de</strong>nza<br />

ritmata da puro piacere carnale, non mi guarda nemmeno, non le interessa quanto<br />

gradimento suscitino in me le sue movenze. È un amante egoista ed io sono<br />

semplicemente il giocattolo di questa notte di sesso. Mi sento un oggetto, quasi un<br />

vibratore umano. Non vorrei essere lì. Nel frattempo, inizia ad andare più veloce, il<br />

suo scen<strong>de</strong>re e salire diviene una corsa frenetica. Lei inizia a dimenarsi sempre di<br />

più, sembra ricongiungersi con il suo lato bestiale, quello che tutti tengono più<br />

nascosto. Gemiti smorzati le fuoriescono dalle sensuali e carnose labbra, sento il suo<br />

respiro divenire irregolare. Il viso pare sempre più avvampato. Fino a che ha una<br />

vera e propria esplosione di piacere carnale. Un orgasmo. Si disten<strong>de</strong> accanto a me,<br />

sorri<strong>de</strong>ndomi stordita. Mi chie<strong>de</strong>:<br />

‹‹È stato bello, eh?››<br />

Ed io, confuso e quasi inorridito per questa mia prima volta, non so cosa dirle. Così<br />

le sorrido e annuisco. Stavo meglio da vergine.<br />

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LA STORIA E LA CARNE<br />

MATTEO POROPAT<br />

La donna s’inchinò e a un cenno <strong>de</strong>ll’uomo entrò nel minuscolo locale, colorato dalle<br />

luci di piccole lampa<strong>de</strong> di carta. In silenzio si volse alla finestra, facendo scivolare il<br />

kimono, che finì attorcigliato ai suoi piedi come un cucciolo. Sinuosa si se<strong>de</strong>tte<br />

intrecciando le gambe, offrendo la schiena nuda all’uomo, che la atten<strong>de</strong>va<br />

circondato da una <strong>de</strong>cina di bacinelle colme d’inchiostro.<br />

Il vento accarezzava la casa immersa nel silenzio e i suoi versi accompagnavano i<br />

gesti <strong>de</strong>l vecchio: intingere, colare l’eccesso, passare la punta irrigidita sulla pelle<br />

<strong>de</strong>lla donna. A ogni tratto la ragazza socchiu<strong>de</strong>va gli occhi, rapita dall’umida carezza<br />

<strong>de</strong>l pennello, a ogni pausa tratteneva inconsapevole il respiro, nell’attesa <strong>de</strong>l<br />

prossimo tocco. Le singole parole le strappavano gemiti, i paragrafi più lunghi erano<br />

una dolce tortura.<br />

L’uomo ripose il lungo pennello nella cassetta, si abbassò, finché le labbra screpolate<br />

non furono a pochi millimetri dalla pelle dipinta, e iniziò a soffiare. Come l’inchiostro<br />

si asciugava, assorbito dalla pelle candida, la ragazza si sentiva avvolgere dal fiato<br />

tiepido <strong>de</strong>ll’uomo. Il suo respiro la accarezzava e si mescolava con l’inebriante odore<br />

<strong>de</strong>ll’inchiostro.<br />

«Sei pronta.» La voce <strong>de</strong>l pittore mozzò le sue sensazioni.<br />

Dal buio emerse un uomo alto, ricoperto da vesti rosse intessute d’oro, al quale il<br />

vecchio si inchinò. Prese la ragazza per mano, sparendo con lei nell’oscurità <strong>de</strong>l<br />

corridoio, accingendosi a leggere la nuova storia.<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

DOLCE CREATURA<br />

LUIGI BRASILI<br />

Quando ci siamo incontrati la prima volta, l'ho guardata di sfuggita; così rossa, mi<br />

era parsa insignificante.<br />

In seguito ci siamo incrociati anche più volte nello stesso giorno, e pian piano ho<br />

iniziato a ricambiare i suoi sguardi. Ci siamo sfiorati, una prima volta, passando<br />

vicino alla fontana di Trevi, poi, ancora, nel piazzale davanti alla stazione. Io ho<br />

iniziato a guardarla con occhi diversi ma non trovavo mai il coraggio di toccarla, di<br />

pren<strong>de</strong>rla.<br />

Alla fine ho <strong>de</strong>ciso di rompere gli indugi, una sera, nel parcheggio <strong>de</strong>l supermercato;<br />

si è fatta avanti e io mi sono abbandonato alle sue malie. Dannato per l'eternità;<br />

fuscello di carne nella tempesta chimica <strong>de</strong>lla mia solitudine. Prigioniero di un sogno<br />

stretto tra le mie mani.<br />

Da quella volta non passa giorno in cui io non ceda al suo fascino ipnotico, a quel<br />

brutto anatroccolo che ho scoperto essere uno splendido cigno, sempre disponibile<br />

ad accogliermi e a guidarmi nella beatitudine <strong>de</strong>i sensi.<br />

Da allora, ogni notte mi coccola, mi fa gemere, si insinua <strong>de</strong>ntro di me,<br />

accen<strong>de</strong>ndomi di <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio impellente.<br />

So che si conce<strong>de</strong> anche agli altri, ma non sono geloso per questo. Mi basta saperla<br />

solo mia per quei pochi minuti in cui mi dona tutta la sua essenza, proprio come<br />

a<strong>de</strong>sso; a<strong>de</strong>sso che la mia mano la stringe per paura di ve<strong>de</strong>rla svanire troppo<br />

presto, prima di sciogliersi con un brivido nella mia bocca avida di sensazioni forti.<br />

Grazie di esistere, dolce creatura.<br />

A domani, mia dolcissima pillola.<br />

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VIRTÙ FEMMINILE<br />

SIMONE CORÀ<br />

Non le sembrava vero, ma il copione che stringeva in mano era reale quanto il suo<br />

sorriso.<br />

Un film.<br />

Da protagonista.<br />

A trentacinque anni. Finalmente.<br />

«Una donna che ucci<strong>de</strong> i suoi amanti» gioì. Sarebbe stata perfetta.<br />

«Serviva più ritmo» farfugliò il regista. «Più azione. Più tette.»<br />

Così le spiegò le piccole modifiche alla sceneggiatura.<br />

«Solo quelle, tranquilla» proseguì. «Non sono un porco, ma... sai com’è... il pubblico<br />

le esige.»<br />

Giovanna avrebbe stretto i <strong>de</strong>nti. Quel film, per quanto scomodo e umiliante, era pur<br />

sempre un punto di partenza. In fondo era solo il seno. Ce l’avrebbe fatta.<br />

Sopportò dodici tipi di lingue e ventiquattro mani sui suoi capezzoli, trattenendo<br />

repulsione e voglia omicida. Sopravvisse grazie a un unico pensiero: doveva<br />

castigare il regista e tutti gli occhi famelici che l’avevano stuprata.<br />

Sapeva già cos’avrebbe fatto, nell’ultima scena da girare.<br />

Giovanna <strong>de</strong>ve togliersi la maglietta ed estrarre la pistola nascosta tra i seni. È una<br />

puttanata colossale, ma il copione preve<strong>de</strong> quest’inizio per il massacro che chiu<strong>de</strong>rà<br />

il film.<br />

Mentre i quattro attori la accerchiano vogliosi, lei si spoglia lentamente. La pistola è<br />

lì, trattenuta dalla sua femminilità abbondante.<br />

Si muove sinuosa, mentre incrocia gli sguardi finti <strong>de</strong>lle sue vittime. È il momento<br />

<strong>de</strong>lla ven<strong>de</strong>tta.<br />

Sbottona i jeans.<br />

«Sì!» esulta il regista. «Lasciati andare e mostra tutto! Brava ragazza!»<br />

E lei sorri<strong>de</strong>, sfoggiando un passato da Giovanni che nel presente di Giovanna non è<br />

ancora stato dimenticato.<br />

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RENDEZ-VOUS<br />

DONA FLOR<br />

Prendimi.<br />

Ho aspettato che mi toccassi in questo modo per anni.<br />

La camera in penombra, il letto di ferro battuto, l’odore <strong>de</strong>l piacere che ha intriso le<br />

lenzuola.<br />

Non parlo, non posso.<br />

Ho le gambe doloranti per lo sforzo di ten<strong>de</strong>rle.<br />

Sono fuoco. Ansimo. Ansimi.<br />

Ti diverte la mia eccitazione perché non la riconosci.<br />

Nella stanza che ho prenotato, la rivelazione <strong>de</strong>l sesso stanotte ti sconvolge.<br />

Ansimo più forte.<br />

Mi sfioro portandoti le mani tra le cosce. Sono luci<strong>de</strong> e so<strong>de</strong>.<br />

Stringile, Giorgio. Allargale.<br />

Sussulti e mi guardi incredulo: cre<strong>de</strong>vi di conoscere tua moglie.<br />

Mi volto e indovino la tua presenza: la testa, la bocca. Un bacio profondo.<br />

Fa caldo. Sento che potrei per<strong>de</strong>re i sensi.<br />

Grido forte, acceleri i colpi. Sì, vieni. Vieni Giorgio.<br />

L’orgasmo mi strema.<br />

Mentre la porta si spalanca e un filo di luce vìola la nostra unione, stai ancora<br />

cercando di ripren<strong>de</strong>re il controllo sulla respirazione.<br />

Una sagoma di donna osserva il letto. E noi, ancora mischiati.<br />

Intuisci confusamente che hai commesso un errore.<br />

Io trovo la scena comica e scoppio in una risata.<br />

Un’altra me ci guarda sconvolta.<br />

Urla contro di te, piange parole incomprensibili.<br />

Neanche lei ha capito.<br />

Mi stacco, tra il formicolio <strong>de</strong>l godimento e il piacere che mi dà questo gioco<br />

perverso. Eppure dovreste saperlo tutti e due che sono sempre stata io la gemella<br />

più fantasiosa. Lo dicevano anche mamma e papà: gocce d’acqua nell’aspetto,<br />

differenti come giorno e notte nel carattere.<br />

«Andiamo sorella, non vorrai farne una storia?».<br />

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FUORI CONCORSO<br />

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OGNI STRAMALEDETTISSIMO GIORNO<br />

RAFFAELE IORIO<br />

Scivolo.<br />

Quando ci siamo ritrovati, non avrei potuto.<br />

Non avrei.<br />

Non ti preoccupare ora.<br />

Cedi.<br />

Fallo lentamente, fallo sotto le mie mani.<br />

Ti ricordi i fiori di lavanda?<br />

Lungo quel viale, profumavano il giardino.<br />

Il tuo giardino. Me ne nutro, me ne cupo, me ne vanto con me stesso, ti<br />

prendo a<strong>de</strong>sso, prendimi anche tu e se non lo farai.<br />

Fa lo stesso.<br />

Mi guardi e leggi la mia bugia, è scritta chiaramente, è lì per essere scoperta<br />

e inondata dalle mie lacrime, le prime che vedrai mai. Le ultime.<br />

Le mie menzogne non sono riuscite a scalfirti, solo a spezzare il tuo amore.<br />

Ma la chimica non è un'opinione, proprio come la matematica, ed<br />

algebricamente è chiaro che io più tu facciamo un'esplosione di vita liquida e<br />

profumi proibiti, senza poter frenare se non all'ultimo momento, appena in<br />

tempo, incatenando bene il sentimento, come un vulcano.<br />

Spento.<br />

E' per questa paura di esplo<strong>de</strong>re <strong>de</strong>ntro e bruciare pure che ora il mio seme<br />

schiaffeggia il tuo seno, che godi da stronza mentre sopra di te io i<strong>de</strong>m, che<br />

mi prendi la carne in mano e mi finisci, mi fai urlare, mi fai strozzare un<br />

insulto, ti fai strozzare la gola, oh Cristo godi ancora, godi, godi ancora, godi.<br />

Senti ma perché mi sembra di essere disperato?<br />

Dannazione dimmi perché cazzo mi ami!<br />

Io voglio sapere perché uno non può uscire dal tuo letto senza sentire che già<br />

gli manca il tuo calore, io voglio sapere perché il tuo caffè è migliore <strong>de</strong>lle<br />

altre, io mi chiedo ogni stramale<strong>de</strong>ttissimo giorno che Dio e gli Altri hanno<br />

messo in terra perché e se e.<br />

Apro la cabina <strong>de</strong>lla doccia, l'acqua ti scorre addosso come farebbe sul<br />

marmo, scorre sul tuo corpo di danzatrice <strong>de</strong>lla mia musica di sesso e<br />

padronanza, scorro tutte le volte che abbiamo fatto l'amore e mi accorgo che<br />

non ce n'è una uguale all'altra, non c'è un ingresso <strong>de</strong>ntro di te che sia privo<br />

di senso, privo di passione, <strong>de</strong>l mio dominio, <strong>de</strong>i miei schiaffi messi a tacere,<br />

<strong>de</strong>lla voglia <strong>de</strong>lla fame che hai in bocca.<br />

Inginocchiati, prendimi.<br />

Così inizio un altro viaggio nella tua voracità, mischio le dita ai tuoi capelli.<br />

Ecco, brava, così, stringimi sotto, non importa se non sarai troppo gentile,<br />

che stavolta voglio urlare.<br />

Fai scorrere l'acqua.<br />

Scivolo.<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

LEI È SUA<br />

ZOLFO<br />

I suoi occhi neri da meridionale osservano la doccia e poi le sue mani legate, mentre<br />

la lingua tenta di togliere la benda. Dopo un ennesimo tentativo finalmente il<br />

bavaglio ce<strong>de</strong> e resta per un po’ a masticare l’aria per riadattare la mascella stata<br />

troppo aperta nel tentativo di liberarsi. Osservando la doccia, sentendo gli schizzi<br />

schiantarsi sul corpo di Sylvie, poggia furtivamente la bocca sulla corda <strong>de</strong>lla mano<br />

<strong>de</strong>stra e inizia a mor<strong>de</strong>rla, tentando di strapparla via. Mentre i canini incidono i fili<br />

bianchi, gli occhi scrutano e la mente pensa alla ven<strong>de</strong>tta. La dovrai pagare, e cara.<br />

Dopo un ennesimo pensiero e un ennesimo schizzo d’acqua calda sul corpo nudo di<br />

Sylvie, la corda ce<strong>de</strong>. Serra la mano a pugno e la rilascia come un cuore che batte,<br />

intorpidito nei polsi.<br />

Con la stessa celerità e attenzione, ripete lo stesso lavoro nella mano sinistra<br />

riuscendo dopo qualche minuto a liberarsi. Le mani gli fanno male, i polsi frizzano, è<br />

giunta l’ora <strong>de</strong>lla ven<strong>de</strong>tta. Si toglie la benda dal collo e si rialza in piedi. E’ il<br />

momento di Spartaco. Nessuna donna può permettersi di infierire su Samuel. Per<br />

terra i vestiti <strong>de</strong>lla ragazza mentre faceva lo spogliarello davanti a lui che non poteva<br />

muoversi. Pren<strong>de</strong> il perizoma rosso di trine e lo scaraventa via: mai scherzare col<br />

fuoco, mai scherzare con Samuel. Questo lei lo avrebbe dovuto sapere. Si muove<br />

veloce scansando i vestiti e raggiunge il bagno, spalancando la vetrata <strong>de</strong>lla doccia.<br />

Come nella stupenda scena di «Psycho», Sylvie apre la bocca e si lascia sfuggire un<br />

grido, sobbalzando.<br />

«Ta dà! Non mi aspettavi vero?»<br />

Le serra i polsi, le mor<strong>de</strong> il collo, quasi a marchiarla a fuoco. Lei è sua. Sylvie gli<br />

pianta le unghie nella schiena, graffia, vuole avere la sua pelle, il suo corpo. Samuel<br />

la bacia sul collo, proprio dove a<strong>de</strong>sso c’è il segno <strong>de</strong>i <strong>de</strong>nti.<br />

Un altro, più forte, lungo l’aureola <strong>de</strong>l capezzolo <strong>de</strong>stro. Come un bersaglio di tiro<br />

con l’arco il morso, l’aureola e il capezzolo. Sylvie grida di piacere e di dolore mentre<br />

Samuel la marchia dappertutto, mentre fa scivolare la sua lingua <strong>de</strong>ntro di lei,<br />

mentre la tiene stretta e la punisce per averlo legato, mentre l’acqua le scivola calda<br />

sulla schiena e tutto vortica stando fermo, mentre tutto rimane diversamente<br />

uguale.<br />

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MAY LIN<br />

MERCURIO<br />

La prima volta che ci andai avevo appena compiuto 18 anni.<br />

Non ero mai stato con una donna e per farmi coraggio avevo bevuto un’intera<br />

bottiglia di sciroppo per la tosse. Un saporaccio, ma mio padre non teneva alcool in<br />

casa.<br />

Mi venne una fortissima nausea, ma ormai avevo <strong>de</strong>ciso: lei era là, sotto il lampione,<br />

seduta sul guardrail con lo sguardo un po’ annoiato. Era inverno, e c’erano almeno<br />

sei gradi sottozero, ma indossava lo stesso top e minigonna. Se si poteva chiamare<br />

minigonna quella striscia di plastica rossa che strozzava le sue natiche piene.<br />

Ricordo che rimasi a fissarla per un’ora e mezza nascosto dietro un muro dall’altra<br />

parte <strong>de</strong>lla strada prima di farmi avanti.<br />

Non so perché scelsi proprio lei.<br />

Poco distante c’erano due brasiliane che salutavano i passanti in macchina alzando il<br />

reggiseno e mostrando le tette. Erano enormi, sembravano grossi meloni color<br />

cioccolato… non ne avevo viste così neanche nelle riviste porno. Le due mulatte però<br />

non facevano al caso mio.<br />

Non facevano che ri<strong>de</strong>re e agitare le braccia, i seni, il culo… erano sempre0in<br />

movimento e nel periodo in cui osservavo di nascosto la loro0collega, erano state<br />

caricate almeno tre volte.<br />

L’ultima non si erano fatte neanche portare via.<br />

Erano salite nella BMW <strong>de</strong>l |oro cliente dopo aver contrattato il prezzo e in meno di<br />

cinque0minuti avevano finito. Una <strong>de</strong>lle due aveva gettato dal finestrino il tanga e gli<br />

aveva sbattuto il culo in faccia, mentre ve<strong>de</strong>vo la chioma ricciuta <strong>de</strong>ll’altra muoversi<br />

freneticamente su e giù.<br />

Lei non le guardava nemmeno. Aveva gli occhi fissi sulla strada, mentre fumava una<br />

sigaretta dopo l’altra. Quando aveva finito, spegneva il mozzicone sporco di rossetto<br />

sotto il tacco e ne accen<strong>de</strong>va un’altra.<br />

I suoi occhi a mandorla si posarono su di me leggeri, indifferenti, mentre<br />

attraversavo la strada con la mia bicicletta cigolante. Non era molto alta, mi arrivava<br />

sì e no al petto, e aveva i seni piccoli come pugni.<br />

Mi fermai a pochi passi da lei.<br />

«Quanto?» Chiesi. Non rispose, si lisciò i lunghi capelli scuri e mi prese per mano.<br />

Stava acca<strong>de</strong>ndo tutto così in fretta. Scavalcammo il guardrail e mi condusse dietro<br />

un cespuglio.<br />

Mentre mi scioglieva la cintura pensai che non avevo messo la catena alla bici. La<br />

guardai, lei mi sorrise e s’inginocchiò sull’erba. Sentii il suo alito caldo sulla mia<br />

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<strong>Zolfo</strong> e <strong>Mercurio</strong> <strong>–</strong> <strong>Delizie</strong>: <strong>racconti</strong> <strong>erotici</strong> <strong>–</strong> <strong>AA</strong>.<strong>VV</strong>.<br />

pelle.<br />

Prese il mio pene tra pollice e indice e mise a nudo il glan<strong>de</strong>. Ogni mio pensiero svanì<br />

in una nuvola di fumo non appena lo prese in bocca. Rimase con le labbra incollate<br />

alla base fino a che non crebbe a tal punto da ostruirle la gola provocandole un<br />

conato di vomito.<br />

Tremai di piacere a quella sensazione. La sua bocca risalì lentamente l’asta, mentre<br />

la lingua <strong>de</strong>scriveva cerchi concentrici. Poi ridiscese di nuovo, soffiando aria bollente<br />

sul mio membro ormai ipersensibile.<br />

Sentii nuovamente le pareti <strong>de</strong>lla suo gola avvolgerlo, poi, all’improvviso, alzò la<br />

testa e mi succhiò con foga la cappella.<br />

Mi sentivo esplo<strong>de</strong>re.<br />

Lei capì dai miei mugolii che ero sul punto di venire, se lo tolse dalla bocca e prese a<br />

leccarlo tenendolo fermo con una mano. Strinsi i <strong>de</strong>nti e le accarezzai il viso. Mi<br />

stava facendo impazzire. Il mio pene pulsava ad ogni colpo sapiente <strong>de</strong>lla sua lingua.<br />

Prese a masturbarmi con la mano, mentre la sua bocca era scesa all’altezza <strong>de</strong>lle<br />

mie palle. Le prese entrambe <strong>de</strong>ntro, spingendole con la mano libera mentre l’altra<br />

continuava a scorrere sempre più veloce. La sentii succhiare avida, portandomi di<br />

nuovo al limite, poi d’un tratto si staccò, mise una mano in tasca e ne estrasse un<br />

anello di plastica. Non era un preservativo. Sorrise misteriosa e infilò il cerchietto alla<br />

base <strong>de</strong>l glan<strong>de</strong>. Lo strano oggetto stringeva, ma non era spiacevole.<br />

Lei si voltò e si abbassò le mutandine. Aveva il culo piccolo e sodo, sembrava una<br />

pesca. Allargò le gambe e mi offrì il suo tempio <strong>de</strong>l piacere. Scivolai con facilità in<br />

quel tunnel tiepido e stretto. La presi per i fianchi e spinsi sempre più forte, lei cad<strong>de</strong><br />

a terra ed io su di lei, ansimando entrambi di piacere.<br />

L’anello m’impediva di venire, sentivo il mio cazzo andare in fiamme, ma più<br />

pompavo e più i colpi divenivano dolorosi, straziandomi i nervi impazziti. Lei<br />

rispon<strong>de</strong>va alla mia furia con piccole grida compiaciute e strane espressioni orientali,<br />

ma io non ne potevo più.<br />

Uscii dal suo culo e cercai di liberarmi da quella tortura, ma lei mi bloccò le mani e<br />

mi fece cenno di no con la testa. Mi fece sten<strong>de</strong>re a terra e si mise in piedi sopra di<br />

me. Sempre sorri<strong>de</strong>ndomi si leccò due dita e iniziò a stimolarsi il clitori<strong>de</strong>. Mentre lo<br />

faceva, sospirò piano stringendo gli occhi. Io la guardavo ammaliato, mentre la mia<br />

asta vibrava impazzita.<br />

Si se<strong>de</strong>tte su di me, lasciandosi penetrare. Lei accompagnò l’entrata con movimenti<br />

lenti <strong>de</strong>l bacino, fino a che non le fui <strong>de</strong>ntro completamente. Lei strinse i <strong>de</strong>nti, poi<br />

iniziò a cavalcarmi. Cre<strong>de</strong>tti d’impazzire. Sembrava che la pelle <strong>de</strong>l mio pene volesse<br />

strapparsi, tanta era la forza con cui la donna si muoveva su di me. I suoi glutei<br />

sbattevano sul mio inguine con sonore pacche, mentre lei si go<strong>de</strong>va quel piacere<br />

masturbandosi di gusto.<br />

Andammo avanti un altro po’ fino a che lei improvvisamente con un grido si alzò e si<br />

gettò a carponi sul mio viso. In principio non capii, poi lei mi prese la testa tra le<br />

mani e mi avvicinò la vagina colante alle labbra. Iniziai a leccarla, bagnandomi <strong>de</strong>i<br />

suoi umori. Feci scivolare la mia lingua tra le sue labbra, su fino al clitori<strong>de</strong>. Lo feci<br />

con forza, quasi a volerla penetrare. Lei ansimò sempre più forte, agitando i fianchi<br />

sul mio volto fino a che non venne con un lamento sordo e un vibrare di carni.<br />

Riprese fiato e mi fece alzare. Io la guardai supplichevole. Lei soffocò una risatina e<br />

si mise nuovamente in ginocchio di fronte a me. La sua bocca avvolse nuovamente il<br />

mio glan<strong>de</strong> mentre la lingua scorreva su e giù sull’asta bollente.<br />

Accompagnai i movimenti <strong>de</strong>l suo capo pompandole il cazzo fino alle tonsille. Non ne<br />

potevo più. All’improvviso lei strinse i <strong>de</strong>nti attorno all’anello e lo tirò via,<br />

graffiandomi la cappella.<br />

Fu un attimo. Uno schizzo le si schiantò sulle labbra schizzando gocce di sperma su<br />

tutto il viso, un altro le impiastricciò lo zigomo <strong>de</strong>stro e alcune gocce le invischiarono<br />

i capelli.<br />

Il resto lo prese in bocca, leccando avidamente quel nettare che le colava copioso<br />

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sulla pelle candida <strong>de</strong>l viso.<br />

Non volle soldi, si limitò a salutarmi con un bacio.<br />

Andammo avanti così per 10 anni. Tutte le sere. Alcune volte ero andato anche con<br />

le brasiliane, ma non era la stessa cosa. May Lin, così almeno mi disse di chiamarsi,<br />

era un vulcano di fantasia. Con lei c’era sempre qualcosa di nuovo da scoprire.<br />

Un giorno, dopo aver fatto l’amore, le dissi<br />

«Ti amo.»<br />

Lei si pulì la bocca, mi guardò seria e scoppio in una risata che mi lasciò inter<strong>de</strong>tto.<br />

«Non essere stupido.» esclamò poi divertita «… tu sei la mia pensione.»<br />

E mi presentò il conto.<br />

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