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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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ha dedicato un saggio di “archeologia geografica” allo studio del mondo palustre<br />

nell’antichità, ha scritto che in tal modo Augusto volle eliminare – facendo anche trasferire a<br />

casa propria i Libri della Sib<strong>il</strong>la – dei “culti misteriosi, forse pericolosi” per la propria<br />

ideologia religiosa e che si deve a <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> <strong>il</strong> demerito di avere dato la prima rappresentazione<br />

negativa, infernale, del sacro mondo palustre 208 . La tradizione magnogreca dell’Ade non si<br />

era però estinta se è vero che anche Annibale volle recarsi sul lago di Averno per celebrarvi<br />

dei sacrifici espiatori. La zona flegrea si presta molto bene ad una descrizione dell’inferno,<br />

per la presenza di fenomeni vulcanici affioranti dallo stesso suolo pianeggiante, dalla<br />

vicinanza di più alte bocche eruttive, di laghi ricchi di esalazioni gassose velenose, da<br />

acquitrini, paludi e vaste zone disabitate e selvose. <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> parla di una grotta, di pertinenza<br />

della sib<strong>il</strong>la, che dava accesso all’Ade. Proprio tale anfratto pare sia stato distrutto da<br />

Agrippa, trovandosi probab<strong>il</strong>mente nella parte ovest del lago di Averno, nella collina che<br />

separa quest’ultimo da quello di Lucrino. L’Ade possiede anche due uscite, dette Porte del<br />

Sonno, che si ripartiscono in Porta di Corno e Porta di Avorio ma, a differenza dell’ingresso,<br />

da cui può passare chiunque, dalla Porta di Corno sortiscono solo le apparizioni oniriche dei<br />

trapassati mentre da quella d’avorio quei pochi mortali o Eroi che ne ebbero la ventura.<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> però è ben consapevole che tale descrizione, tale catabasi, è puramente formale e in<br />

realtà intende mescolare alla concezione popolaresca del post mortem quella segreta degli<br />

iniziati ai Misteri: un’avventura della coscienza attraverso le strutture della psiche umana,<br />

avventura che anticipa e prefigura la stessa esperienza che subirà la coscienza umana al<br />

momento della morte. Egli infatti scrive, appena la sib<strong>il</strong>la ed Enea si incamminano, con<br />

cacozelia iniziatica, che la casa di Dite è “vuota”, trattandosi di un regno “fatuo”, irreale.<br />

║Iunonis infernae <strong>il</strong> ramo d’oro è sacro a Giunone Infera In realtà l’equivalenza fra<br />

Giunone e Proserpina non è esatta ma <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> denomina Proserpina come una “Giunone<br />

infera” in quanto sposa del Giove infero. La necessità di cogliere un ramo d’oro è simbolica<br />

delle qualità interiori che deve possedere colui che vuole superare la soglia della morte da<br />

vivo. L’oro imperituro si contrappone al fogliame verde marcescib<strong>il</strong>e║Misenum Miseno,<br />

scudiero di Ettore e poi suonatore di corno con Enea, percorreva la spiaggia cumana<br />

suonando la concha, una grossa conchiglia attributo di divinità marine masch<strong>il</strong>i, provocando,<br />

a causa della sua bravura, l’invidia del dio Tritone che, afferratolo, lo trascinò in mare<br />

affogandolo. In realtà <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> trae spunto dalla leggenda magnogreca di un Miseno<br />

compagno di Odisseo, che venne ucciso da un gigante lestrigone, Antifato, ed ivi sepolto. Dal<br />

luogo della sua supposta sepoltura prese nome <strong>il</strong> promontorio di Capo Miseno. Secondo<br />

l’anonimo De Origine Gentis Romanae (testo contenuto nel corpus di Aurelio Vittore)<br />

invece, la persona che Enea avrebbe dovuto seppellire una volta uscito dall’Ade non era<br />

Miseno ma una sua parente, Procida║geminae columbae una coppia di colombe L’animale<br />

è sacro a Venere ed è la Dea stessa che le invia al figlio per aiutarlo a trovare l’aureo ramo.<br />

Tuttavia <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, in base alla sua abitudine di alludere spesso alle versioni scartate di un mito<br />

all’interno di quella da lui accolta potrebbe aver voluto accennare alle antiche colonizzazioni<br />

greche di Cuma e Napoli. Infatti Velleio Patercolo (Storia romana 1,4,1) ricorda che<br />

l’approdo della flotta dei greci di Eubea sulle spiagge del luogo venne preceduto da un volo<br />

di colombe, mentre Napoli (Stazio, Selve III, 5, 79) sarebbe stata fondata seguendo <strong>il</strong> volo di<br />

una “colomba dionea”.║ad fauces olentis Averni Alle sponde del fetido Averno Le colombe<br />

si posano su un albero (quello con <strong>il</strong> ramo d’oro) situato vicino al lago di Averno, definito<br />

“fetido” per i miasmi solfurei che si sprigionavano un tempo dalle sue acque, tanto da non<br />

permettere <strong>il</strong> volo degli uccelli. E’ un antico cratere vulcanico allagato, “specchio ellittico di<br />

acque immote e cupe” come ancor oggi viene definito nelle Guide. Tutto <strong>il</strong> simbolismo del<br />

208<br />

G. Traina: PALUDI E BONIFICHE NEL MONDO ANTICO, cit. p.123. Sul simbolismo del mondo palustre<br />

si vedano gli scritti del Bachofen.<br />

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