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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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dei Romani; quello magnogreco, invece, faceva sbarcare Enea un po dappertutto 20 . La<br />

differenza non è solo geografica, poiché in base a questi spostamenti si generava tutta una<br />

serie di significati geopolitici. Basti pensare al ruolo poco conosciuto di Atene nella creazione<br />

di miti magnogreci in funzione antisiracusana. La leggenda troiana, nella fattispecie,<br />

“costituisce, nel V secolo, <strong>il</strong> più importante supporto propagandistico alla politica<br />

occidentale di Atene; la quale attribuisce una nob<strong>il</strong>itante origine troiana a più genti<br />

anelleniche d’Italia o di Sic<strong>il</strong>ia con le quali ha interesse, o necessità, di intrattenere rapporti<br />

diplomatici.” 21 E’ molto verosim<strong>il</strong>e che i Troiani, quelli veri, non siano andati da nessuna<br />

parte. Le peregrinazioni di Enea sono la fissazione epica dei flussi esplorativi prima ed<br />

espansionistici poi dei navigatori micenei, unitamente alla saga dei Ritorni (Nostoi), cioè alle<br />

traversie occorse a quei Micenei reduci dallo scontro con Troia o incalzati dall’invasione<br />

dorica della Grecia. L’unica incongruenza che si può opporre a questa tesi è perché i Greci<br />

abbiano celebrato un avversario anziché le imprese di loro stessi, ma probab<strong>il</strong>mente, come si<br />

è detto per Atene, ciò fu dovuto a ragioni geopolitiche di città greche in epoca più tarda.<br />

Bisogna infine considerare che i primi approdi italiani vennero compiuti dai navigatori cretesi<br />

micenei e, secondo alcuni riferimenti, Troia stessa era stata nella sfera d’influenza cretese<br />

minoica. Pertanto con Enea si volle forse configurare questo primo afflusso della “antica<br />

madre” in Italia 22 . E’ certamente molto curiosa infatti l’insistenza di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> nel richiamare<br />

cacozeliamente l’isola di Creta e i suoi retaggi.<br />

<strong>Il</strong> fatto di dover priv<strong>il</strong>egiare <strong>il</strong> modello romano non impedì a <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> o al suo ispiratore<br />

Mecenate (a cui certamente bruciava la recente perdita d’indipendenza della natia Arezzo) di<br />

inserire nel racconto frammenti di altre leggende, specialmente etrusche, cosicchè un lettore<br />

assai erudito avrebbe potuto considerare, tra sé e sé, che la “storia” prodotta dal regime<br />

augusteo non era quella vera. <strong>Il</strong> modello romano venne pesantemente contaminato da quello<br />

etrusco, a partire dal Libro VIII, col deliberato intento dell’ultimo più famoso etrusco,<br />

Mecenate, di vendicare l’Etruria facendo apparire Roma come un parto di quella stessa civ<strong>il</strong>tà<br />

che, con la partenza di Dardano da Corito, avrebbe dato vita a Troia. Tuttavia <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> non<br />

poteva far apparire con immediatezza la leggenda etrusca poiché nei Romani era ancora viva<br />

l’avversione e <strong>il</strong> conflitto con quel popolo, specie per la città-stato di Tarquinia, né potevasi<br />

ammettere che l’impero di Roma derivasse da loro (anche se Orazio…); pertanto operò<br />

all’interno dell’Eneide delle vere e proprie distorsioni di dati mitici. Secondo gli Etruschi, la<br />

“antica madre” di Enea era la città di Tarquinia, fiera nemica dell’Urbe, ma <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> non<br />

poteva nominarla con quel nome, e così ut<strong>il</strong>izzò un toponimo poco noto, Corito, ut<strong>il</strong>izzato<br />

anche per altre città come Cortona, Crotone e, in Grecia, Corinto e Gortyna. Inoltre cercò di<br />

non menzionare direttamente <strong>il</strong> fiume Linceo/Mignone, quello dello sbarco secondo la<br />

leggenda etrusca; sostituì Tarconte, capo dell’esercito etrusco, con Enea, mascherando così<br />

antiche conquiste e sbarchi tarquiniesi nel Lazio; tacque del contributo m<strong>il</strong>itare di Corito<br />

sotto le spoglie del guerriero Asture, e minimizzò e ridicolizzò la figura di Tarconte. In tal<br />

modo non urtava la suscettib<strong>il</strong>ità romana (anche se toccava quella greca, giustificando <strong>il</strong><br />

s<strong>il</strong>enzio sdegnoso di Dionisio di Alicarnasso) 23 . E’ ben evidente, infatti, che nella prima parte<br />

20 “La leggenda troiana copre un’area che va dal Veneto fino al lazio e passa attraverso la Daunia, Siri, la Sic<strong>il</strong>ia<br />

e la Sardegna”. J. Bérard, cit. p.431.<br />

21 L. Braccesi: Siri e la maledizione di Cassandra. Sta in SIBILLE E LINGUAGGI ORACOLARI. I.E.P.I, Pisa-<br />

Roma 1999.<br />

22 J. Bérard (cit. p.483) ha dimostrato come già nel XV° secolo a.C. esistessero dei rapporti commerciali fra<br />

Creta e le isole Eolie.<br />

23 A. Palmucci: ATTI E MEMORIE DELLA ACCADEMIA NAZIONALE VIRGILIANA DI MANTOVA, n°<br />

56 e 58. “Sembra proprio che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, nello schema narrativo della seconda parte dell’Eneide, segua e<br />

mascheri in chiave romana una tradizione etrusca o f<strong>il</strong>oetrusca” (…) “<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, che era impegnato a cantare<br />

l’epica di Roma e non quella di Tarquinia, cercò di eludere, nell’Eneide, i riferimenti all’antica soggezione dei<br />

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