Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE
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una dichiarazione di empietà da parte del fidato nocchiero di Enea. Una volta tanto, non è<br />
così!║ la Dea Fortuna Fortuna 195 è nominata ben venti volte in tutta l’Eneide. A differenza<br />
della Tyche greca godette di maggiore culto presso i popoli latini (è la Dea le cui<br />
rappresentazioni sono quelle più abbondanti pervenutevi di tutto <strong>il</strong> mondo classico) ma<br />
Palinuro non la nomina a caso poiché fra i suoi attributi simbolici vi era appunto <strong>il</strong><br />
timone.║litora…fida…fraterna Erycis portusque sicanos “Le fide coste fraterne di Erice e i<br />
porti sicani”. Palinuro sente vicina la costa dove avevano seppellito Anchise, le cui ossa<br />
custodiva <strong>il</strong> troiano Aceste. Nella Sic<strong>il</strong>ia occidentale regnava infatti un troiano, Aceste o<br />
Egeste 196 , più volte menzionato nel I Libro. Infatti sua madre, Egesta o Segesta, era stata<br />
inviata costì da Troia per impedire che venisse sacrificata ad un mostro marino 197 e qui<br />
generò <strong>il</strong> figlio dal dio fluviale Crimiso. Erice era invece un celebre centro e santuario<br />
afroditico, antichissimo (si veda Appendici).║ horridus in iaculis et pelle lybistidis ursae<br />
“spaventevole per i giavellotti e la pelle di un’orsa africana”: Aceste, più che un guerriero<br />
troiano appare come un guerriero elìmo. Gli Elimi erano i più antichi abitatori della Sic<strong>il</strong>ia<br />
occidentale║Annuus exactis completur mensibus orbis “si è compiuto <strong>il</strong> giro dell’orbe con i<br />
mesi completi”: cioè è passato un anno dacchè hanno seppellito Anchise. Gli Eneadi hanno<br />
quindi soggiornato un anno intero sulla costa africana, anche se la narrazione virg<strong>il</strong>iana nel<br />
libro precedente alludeva al solo periodo invernale║materna…myrto “col mirto materno”: <strong>il</strong><br />
mirto era sacro a Venere, per via del profumo delle foglie e dei fiori ma era anche pianta<br />
funebre, con cui si onoravano i mani di Anchise, per via delle sue bacche nere. Non c’è<br />
comunque nessuna relazione etimologica fra mirto e morte, poiché la parola deriva da un<br />
termine semita che significa profumo║ausonium, quicumque est, …Thybrim “<strong>Il</strong> Tevere<br />
ausonio, qualunque esso sia”: Enea non ha ancora nessuna idea su dove si trovi <strong>il</strong> Tevere<br />
(ausonio è termine geografico generico). Nella leggenda magnogreca, infatti, Enea non sbarca<br />
affatto alla foce del Tevere. ║lubricus anguis un guizzante serpente: <strong>il</strong> serpente è sempre<br />
stato <strong>il</strong> simbolo caratteristico degli Dei Mani, cioè delle energie telluriche umane passate allo<br />
stato indifferenziato dopo la morte. <strong>Il</strong> fatto che l’animale gustasse le offerte per poi tornare<br />
nella tomba di Anchise testimonierebbe l’efficacia e la buona condotta del rito funebre, che<br />
Enea proclama di volere istituire anche per <strong>il</strong> futuro in Roma║ animam…vocabat<br />
“Chiamava l’anima”: si riconferma qui, dopo l’episodio di Polidoro nel III Libro, l’usanza<br />
di chiamare ad alta voce <strong>il</strong> defunto dopo avere effuso <strong>il</strong> sangue di vittime animali. <strong>Il</strong> sangue<br />
versato “fissa” ed energizza i Mani del morto║genus a quo nomine Memmi “dal cui nome la<br />
stirpe dei Memmii”: dal troiano Mnesteo <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> fa discendere la nob<strong>il</strong>e famiglia della<br />
“gens Memmia”, da Sergesto quella “Sergia” e da Cloanto quella “Cluenzia” 198 ; più avanti,<br />
da Ati la gens Atia e da Nautes i Nautii. Si tratta di un artificio poetico per confermare <strong>il</strong> mito<br />
politico f<strong>il</strong>otroiano creato in precedenza dai Romani e “certificato” da Varrone║populea<br />
velatur fronde “si copre con fronda populea”: in occasione dei giochi funebri in onore di<br />
Anchise, nella gara delle navi, i concorrenti si adornano <strong>il</strong> capo con fronde di pioppo, pianta<br />
dal simbolismo ferale che conferma, poiché <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> non lo dice esplicitamente, che si<br />
195 Non è altro che la luna considerata nel suo aspetto favorevole (L. Magini: ASTRONOMIA ETRUSCO-<br />
ROMANA, p.39. Roma, L’Erma di Bretschneider, 2003).<br />
196 "Dopo la presa di Troia alcuni Troiani fuggendo gli Achei giunsero in Sic<strong>il</strong>ia su barche, e abitando al<br />
confine dei Sicani, tutti insieme furono chiamati Elimi; e le loro città erano Erice ed Egesta. Si aggiunsero ad<br />
abitare con loro anche alcuni Focesi provenienti da Troia, in quel tempo gettati da una tempesta prima nella<br />
Libia e poi in Sic<strong>il</strong>ia" (Tucidide 6,2,3).<br />
197 Questo riferimento fa <strong>il</strong> paio con quello della morte dei figli di Laocoonte e ci testimonia dell’antica usanza<br />
di offrire sacrifici umani a divinità marine. Si veda su ciò <strong>il</strong> libro di M. Duichin: IEROPORNÌA <strong>Il</strong> Mondo 3,<br />
Roma 1996.<br />
198 <strong>Il</strong> più celebre della gente Sergia fu Cat<strong>il</strong>ina. Forse non a caso è Cloanto (<strong>il</strong> nome della gens Cluentia deriva<br />
dalla parola latina cliens/cluens, che significa devoto, seguace) che vince la gara dopo avere invocato gli Dei.<br />
Viene così studiatamente rimarcato <strong>il</strong> fatto che i Romani riescono sempre vincitori grazie alla loro pietas.<br />
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