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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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LIBRO QUINTO - ‘‘ANCHISE’’<br />

(1-871)<br />

1<br />

<strong>Il</strong> Quinto Libro della saga di Enea è tutto imperniato sui giochi funebri in onore di Anchise,<br />

celebrati un anno dopo la sua morte, avvenuta sul lido di Drepano. Dopo avere abbandonato<br />

Cartagine e Didone, Enea volge alla rotta dell’Italia ma le avverse condizioni del mare lo<br />

inducono a dirigersi verso le vicine coste sic<strong>il</strong>iane, dove regna <strong>il</strong> troiano Aceste. Vengono<br />

celebrati i giochi funebri con l’indizione di una corsa di navi, un gara di tiro, una di corsa ed<br />

una parata equestre, la cosiddetta “schiera troiana”. Le donne troiane però, stanche del lungo<br />

peregrinare e dell’incertezza costante delle loro sorti, vengono incitate da Iride, messaggera<br />

di Giunone, a dar fuoco alle navi, per costringere gli uomini a rimanere per sempre in Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Così avviene, ma un’invocazione di Enea a Giove, accorso sul luogo dell’incendio, suscita un<br />

acquazzone divino che spegne i fuochi. La stessa notte gli appare l’ombra del padre Anchise<br />

che lo invita vivo negli inferi, al fine di conoscere con chiarezza i futuri destini prima che<br />

raggiunga <strong>il</strong> Tevere. Su consiglio del fido Nautes, <strong>il</strong> duce troiano lascia in Sic<strong>il</strong>ia quanti<br />

vogliono rimanervi; poi, dopo avere eretto sul monte Erice un tempio a Venere Idalia e<br />

fondato nei pressi della tomba di Anchise un bosco sacro, riparati i danni, salpa alla volta<br />

dell’Ausonia, all’antro della sib<strong>il</strong>la cumana. Per rendergli propizio <strong>il</strong> viaggio, Venere<br />

intercede presso Nettuno, che ne assicura la protezione in cambio di una vittima umana. <strong>Il</strong><br />

sacrificio viene propiziato dal Dio Sonno, che fa cadere in mare, nei pressi della costa<br />

campana, <strong>il</strong> nocchiero della flotta eneade: Palinuro.<br />

2<br />

Ancora si accenna a Creta come “antica madre” dei troiani e molto curiosamente <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong><br />

parla di una schiava cretese data in premio a Sergesto (dal quale la gens Sergia) che ha…due<br />

gemelli! Ma i riferimenti qui sono molteplici e bisogna proprio essere ciechi per non vedere <strong>il</strong><br />

tentativo cacozelico di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> di sottolineare l’ascendenza cretese di Troia, dato<br />

importantissimo perchè su di esso si basa la confutazione dell’origine italica dei troiani. Non<br />

a caso <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> collega la parata equestre detta “schiera troiana” con la vicenda cretese del<br />

Labirinto. La mancata distruzione delle navi troiane riprende un vecchio tema presente in<br />

numerose saghe pre-virg<strong>il</strong>iane, che narravano di piccole flotte di micenei reduci da Troia con<br />

donne troiane prigioniere. Queste flotte spiaggiate dalle intemperie sulle coste italiane,<br />

sarebbero state incendiate dalle prigioniere. <strong>Il</strong> motivo è molto plausib<strong>il</strong>e: una volta rientrate in<br />

patria esse sarebbero state date come serve alle mogli legittime ma in caso di permanenza in<br />

una nuova terra sarebbero diventate delle nuove mogli con una discendenza legittima. Che<br />

ciò sia avvenuto anche nella realtà storica non è affatto improbab<strong>il</strong>e. Inoltre viene sottolineato<br />

<strong>il</strong> carattere afroditico e orgiastico di Anchise, “legato” alla sede di un noto santuario<br />

mediterraneo, quello di Erice.<br />

║non, si mihi Iuppiter auctor spondeat, hoc sperem Italiam contingere caelo “Non spererei<br />

con questo tempo di approdare in Italia, se a garantirmelo non fosse stato Giove in<br />

persona”. Incredib<strong>il</strong>mente la traduttrice Rosa Calzecchi-Onesti traduce all’incontrario:<br />

“nemmeno se Giove garante m’accerta, spero più di toccare con questo cielo l’Italia”.<br />

Palinuro non si dirige verso le coste sic<strong>il</strong>iane, disperato, per scampare la tempesta, ma lo fa<br />

facendosi dirigere dai venti senza più tenere la rotta ben sapendo (lo si evince anche dai versi<br />

seguenti) che prima o poi Giove ha garantito ad Enea che avrebbe attinto l’Italia!<br />

Diversamente, si dovrebbe vedere anche in questo passo un’intento cacozelico di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>,<br />

87

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