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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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tornare l’amore di Enea o toglierlo di mezzo: inveni, germana, viam quae mihi reddat eum,<br />

vel eo me solvat, amantem “Ho trovato, sorella, <strong>il</strong> mezzo che lo farà tornare a me<br />

innamorato o che me ne libererà”. Non si deve infatti intendere “che me ne libererà” nel<br />

senso che Didone sarà libera dalla passione per Enea. Già prima ella aveva detto alla sorella<br />

che l’avrebbe contraccambiato con la morte dello stesso Enea. Tuttavia <strong>il</strong> fatto che Enea<br />

voglia partire subito deforma in parte <strong>il</strong> progetto rituale della regina. Probab<strong>il</strong>mente, ella<br />

avrebbe cercato di uccidere Enea e di ucciderglisi accanto. Ora, in mancanza dell’Enea fisico,<br />

Didone dovrà ricorrere a dei “testimoni” della persona. Pertanto l’efficacia del rito è messa in<br />

forse. Ciò spiega <strong>il</strong> perché di tutti i presagi funesti che assalirono Didone al momento di<br />

predisporre i preliminari. La speranza di uccidere Enea è divenuta lab<strong>il</strong>e; la certezza del<br />

proprio suicidio invece permane.║Didone si è fatta condurre a palazzo una Massylae<br />

sacerdos “sacerdotessa della gente mass<strong>il</strong>a”, esperta in magia tellurica, la quale dirigerà <strong>il</strong><br />

rito di persona.║Didone incarica la sorella di allestire in <strong>segreto</strong> una pira sulla quale dovrà<br />

gettare - lo richiede la maga mass<strong>il</strong>a - i “testimoni” di Enea, cioè tutto quello che è stato a<br />

contatto con <strong>il</strong> troiano e di cui si può disporre…in mancanza di Enea stesso in veste di vittima<br />

sacrificale! E’ davvero rimarchevole <strong>il</strong> fatto che Enea venga detto (*) impius “empio”, cioè<br />

non-pio, da Didone (e da <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> quindi). Un rito fatto contro un “empio” ha quasi un valore<br />

etico e non dev’essere quindi visto come un semplice rito di magia nera (ma lo è anche). Né è<br />

da trascurare <strong>il</strong> sapore di sberleffo offensivo all’occhio del lettore “augusteo”. La nostra<br />

ipotesi si rafforza allorchè poco più in là si definisce Enea col termine (*) nefandi “nefando”,<br />

cioè non-fatale, non seguace del Fato. Sommo oltraggio alla concezione augustea è poi la<br />

menzione che Enea nella sua fuga ha lasciato le proprie armi nella camera di Didone (v.495),<br />

peggio che se le avesse mollate in battaglia 190 ║Quello che qui <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> chiama amor<br />

“amore” (abbiamo già detto che <strong>il</strong> poeta era molto timido, come riferiscono i suoi biografi)<br />

non è altro che <strong>il</strong> famoso ippomane, che si riteneva essere una escrescenza carnosa presente<br />

sul muso dei giovani puledri appena partoriti e subito mangiato dalla madre. Veniva<br />

adoperato per confezionare f<strong>il</strong>tri d’amore║A prescindere dall’azione magica contro Enea,<br />

Didone ha deciso comunque di suicidarsi, valutando <strong>il</strong> fatto che ormai gli eventi hanno<br />

assunto una piega dalla quale non potrebbe uscirne mantendo intatti l’onore e <strong>il</strong> prestigio di<br />

cui godeva prima. Dice infatti rivolgendosi a se stessa: quin morere, ut merita es, ferroque<br />

averte dolorem “Perché non morire dunque, come ti meriti? Rimuovi col ferro <strong>il</strong><br />

dolore”║Mercurio appare in sogno ad Enea con i crinis flavos “capelli biondi”. E’ una<br />

reminiscenza omerica, dove gli Dei erano <strong>il</strong> prototipo della razza nordica achea.║varium et<br />

mutab<strong>il</strong>e semper femina ”la donna è sempre mutevole, imprevedib<strong>il</strong>e”, Mercurio invita<br />

Enea ad affrettarsi perché Didone potrebbe anche decidere di far assalire <strong>il</strong> campo troiano;<br />

uno stereotipo del masch<strong>il</strong>ismo║flaventis comas ”le chiome biondeggianti”; Didone<br />

parrebbe appartenere al ceppo berbero (in cui molte sono le donne bionde) e, anche se <strong>il</strong> fatto<br />

è sicuramente fantastico, non si può non accostare la sua figura “amazzonica” con quella di<br />

famose figure mitiche femmin<strong>il</strong>i della tradizione sahariana 191 . Bisogna peraltro aggiungere<br />

190 “<strong>Il</strong> fatto è che Enea è stato nella camera da letto di Didone e vi ha dimenticato (fatalmente) le sue epiche<br />

armi. Portando <strong>il</strong> suo eroe nei letti cartaginesi <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> ha frustrato le aspettative augustee espresse così<br />

chiaramente da Properzio, in quella che era stata la più famosa locandina per l’Eneide. Properzio aveva<br />

annunciato l’Eneide come poema celebrativo e augusteo, distinguendola dalla poesia bucolica piena di tenere<br />

storie d’amore (…) anche l’Eneide ha ceduto all’elegia, e Augusto non se ne è accorto” (A. Barchiesi: IL<br />

POETA E IL PRINCIPE Laterza, Bari 1994). Anche <strong>il</strong> Barchiesi dunque ha rimarcato una delle tante<br />

cacozelie…<br />

191 “Mentre in Fenicia la divinità masch<strong>il</strong>e conservò una posizione di supremazia su tutte le altre, a Cartagine vi<br />

fu durante <strong>il</strong> quinto secolo un’evoluzione in seguito alla quale Tanit divenne pari a Baal, e anzi, nella credenza<br />

popolare, più potente ancora. Tutto considerato sembra probab<strong>il</strong>e che quest’evoluzione sia stata causata dalla<br />

conquista delle ricche terre africane e dalla conseguente necessità di propiziarsi una dea apportatrice di vita e<br />

fert<strong>il</strong>ità, e in parte anche dall’importanza assunta in tutto <strong>il</strong> Mediterraneo occidentale da una “Dea Madre” dello<br />

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