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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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ad intendere che anche Didone dovette seguire <strong>il</strong> Fato fondando Cartagine. In realtà non è<br />

affatto vero, poiché Didone abbandonò Tiro dopo un piano ben congeniato, anticipando le<br />

mosse dei suoi avversari e senza che nessuna divinità ne sovrintendesse l’azione, che fu<br />

prettamente individualistica.║l’ombra spettrale di Anchisae “Anchise” tormenta Enea in<br />

sogno ricordandogli i suoi doveri. Come detto da noi al precedente Libro III, Anchise è <strong>il</strong><br />

vero capo della spedizione eneade ed è lui che voleva compiere la missione fatale; pare che<br />

questa fu l’impostazione mitica data prima di tutti da Stesicoro di Imera (632-553 a.C.). Enea<br />

è tormentato anche dall’idea di “defraudare” <strong>il</strong> figlio Ascanio del futuro comando, del futuro<br />

imperio. Insomma, Enea sarebbe rimasto volentieri a Cartagine (Italiam non sponte<br />

sequor)!║cum frigida mors anima seduxerit artus ”quando la fredda morte porterà via<br />

all’anima le membra”; esplicita affermazione didonica della sua volontà di suicidarsi, come<br />

confermano del resto le parole immediatamente susseguenti, le quali precisano anche lo<br />

scopo del suicidio: quello di nuocere magicamente ad Enea║Pius Aeneas ”<strong>il</strong> pio<br />

Enea…magno animum labefactus amore con l’animo travagliato dal grande amore…iussa<br />

tamen divum exsequitur obbedisce tuttavia agli ordini divini”; <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> ci dà un Enea<br />

sinceramente innamorato…ma anche pio e timorato!║ne quid inexpertum frustra moritura<br />

relinquat ”affinchè la moritura non lasciasse nulla di intentato”; <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> parla di una<br />

Didone “moritura” che tuttavia fa un estremo tentativo per riavere Enea. In realtà è una<br />

messinscena a beneficio della sorella. Didone ha già deciso. <strong>Il</strong> suo amore si è trasformato in<br />

odio║(*) solam nam perfidus <strong>il</strong>le te colere, arcanos etiam tibi credere sensus: sola viri mollis<br />

aditus et tempora noras ”quel perfido infatti rispettava te sola, e ti confidava anche i suoi<br />

pensieri segreti, sei l’unica che ne conosce i lati deboli e l’umore”. In questo passo<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> lascia trapelare cacozelicamente l’antica leggenda narrata forse da Timeo e da Nevio:<br />

fu Anna l’amante di Enea e non la sorella e regina Didone. Infatti non si comprende<br />

altrimenti perché <strong>il</strong> duce troiano dovesse rispettare solo Anna, confidarle i suoi più riposti<br />

pensieri, aprirle l’animo…anzichè farlo con Didone!║La regina non pretende più che Enea<br />

rinunci al suo pulchro Latio “bel Lazio”. Affermazione piena di ironia nei confronti di chi<br />

sembra preferire una terra ad una donna. Questo sarcasmo fa capire come l’ambasciata che<br />

Didone affida alla sorella è solo un espediente strategico: da un lato per ingannare Anna sulle<br />

sue vere intenzioni, dall’altro per meglio agire magicamente contro Enea║quam mihi cum<br />

dederit, cumulatam morte remittam ”Se [Enea] mi fa questo favore, glielo renderò con gli<br />

interessi della morte”. Questa frase che Didone rivolge alla sorella, è troppo esplicita per<br />

potere essere fraintesa: se Enea acconsente a differire la sua partenza, Didone lo<br />

contraccambierà con la morte. Con la sua propria? No davvero, altrimenti rivelerebbe <strong>il</strong> suo<br />

intento suicida alla sorella. Intende invece la morte di Enea, come effetto del rito-suicidio<br />

magico (vedi Appendici). Eventualità estrema che la sorella troverebbe del tutto<br />

comprensib<strong>il</strong>e║Anna reca l’ambasceria ad Enea e sembra che possa riscuotere un esito<br />

positivo, senonchè Fata obstant placidasque viri deus obstruis auris “i Fati si oppongono e<br />

le ben disposte orecchie dell’uomo un Dio le tappa”. Lo dice proprio <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>: Enea era ben<br />

disposto nei confronti degli argomenti addotti da Anna e deve intervenire un Dio (Mercurio<br />

certamente) per tappargli magicamente le orecchie! Come si fa a non capire <strong>il</strong> senso<br />

virg<strong>il</strong>iano? Eppure c’è chi ci mette tutta la sua “buona volontà”, come Rosa Calzecchi-Onesti,<br />

che traduce/tradisce: “gli orecchi gli chiude, placidi, un dio”. Chiunque capirebbe che quel<br />

“placidi” si riferisce all’azione ostruttrice del Dio e non al fatto che le orecchie di Enea sono<br />

aperte alle parole di Anna! Mica tutti sanno che placidus, in latino, significa anche “ben<br />

disposto”…║infelix fatis exterrita Dido mortem orat ”l’infelice Didone atterrita dai fati<br />

invoca la morte”; l’azione subdola di Mercurio agisce anche contro Didone, facendole<br />

apparire dei terrib<strong>il</strong>i prodigi, infausti segni di rovina (v.450-473). La cosa non è<br />

immediatamente evidente ma si evince dalla struttura dei brani.║Didone nasconde alla sorella<br />

<strong>il</strong> rito del suicidio-omicidio mancato con un rito di magia amorosa che gli dovrebbe far<br />

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