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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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paragonata da Giunone ad una peste “peste”, quasi un morbo contagioso║Quin potius pacem<br />

aeternam pactosque hymenaeos exercemus? ”Perché piuttosto non sanciamo una pace<br />

eterna con i patti imenei?” Giunone propone a Venere di rinunciare al suo odio per i Troiani<br />

facendo sposare Enea alla sua d<strong>il</strong>etta Didone; in tal modo, rinunciando ad andare nel Lazio,<br />

Enea non fonderà Roma e questa non determinerà la fine di Cartagine. Da notare che già<br />

prima, nel Libro I, <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> aveva “passato sottobanco” la regalità troiana a Didone tramite i<br />

regali di Enea! Nella proposta di Giunone sembra di leggervi anche <strong>il</strong> rammarico di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong><br />

verso la Storia║traxit per ossa furorem ”<strong>il</strong> furore la pervase fin nelle ossa”; anche qui come<br />

altrove le ossa umane sono considerate la sede radicale dell’anima vegetativa e<br />

passionale║liceat phrygio servire marito “serva ella a frigio marito”; al di là di questa<br />

espressione cara alla mentalità romulea, Giunone propone a Venere degli accordi<br />

prematrimoniali che pongano Enea sotto la tutela dei maggiorenti cartaginesi║Venere però è<br />

fatis incerta feror “perplessa circa i Fati”, poiché ben sa che ciò che viene sancito dalle<br />

Parche non può venire mutato neanche dagli Dei. Giunone, peraltro, sa di poter soltanto<br />

differire nel tempo <strong>il</strong> Destino di Enea, aumentandone le sofferenze║Si noti come la venatum<br />

“caccia” sia connessa etimologicamente con Venere. Qui Giunone e la madre di Enea sono<br />

una sola Dea: Giunone è “pronuba” ma Didone è già stata predisposta da Cupido, tutto<br />

avviene sotto l’egida venerea║Adero ”io sarò là - dice Giunone – hic hymenaeus erit e là<br />

sarà pure l’imeneo”, cioè nella grotta avverrà la ierogamia che concretizzerà anche<br />

materialmente l’unione fra i due sovrani║I Mass<strong>il</strong>i equites “cavalieri mass<strong>il</strong>i” sono citati da<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> proprio per ricordare quel popolo dei “Massi” citato da Erodoto (IV, 191) e, quindi,<br />

per scrivere un nuovo capitolo della sua cacozelia: ricordare al lettore accorto l’antica e<br />

originaria leggenda; scrive infatti Erodoto: “sostengono di essere discendenti degli uomini<br />

venuti da Troia”. Ulteriore schiaffo ad Augusto║Enea è pulcherrimus “bellissimo” di aspetto<br />

perché Venere ne aveva migliorato i connotati per renderlo più accetto a Didone, e più avanti<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> lo paragona in splendore allo stesso Apollo. Didone invece esce a caccia vestita da<br />

regina. <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> vuole prefigurare qui più che un coito un matrimonio regale║Di cervi “cervi”<br />

abbiamo già detto, con Plinio, che non ve n’è traccia in Africa settentrionale. Lo conferma<br />

anche Erodoto (IV,192): “<strong>il</strong> cervo e <strong>il</strong> cinghiale in Libia assolutamente non<br />

esistono”║L’amplesso avviene in una speluncam “caverna”. <strong>Il</strong> lettore non deve aspettarsi da<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> troppi particolari sull’episodio (già i suoi biografi scrivevano che era persona<br />

timidissima), anzi proprio nessuno! <strong>Il</strong> poeta si limita a dire che ne furono testimoni le divinità<br />

(aether), tra le quali delle curiose…ninfe ululanti║La Fama “Fama” è in <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> più che<br />

una Dea un mostro mitologico, sim<strong>il</strong>e ad un’arpia ma con <strong>il</strong> ventre ricoperto di innumeri<br />

occhi, orecchie e lingue, pronte a captare e diffondere ogni minimo racconto.║Nel racconto<br />

virg<strong>il</strong>iano la Fama diffonde la notizia che i due amanti passano assieme tutto l’hiemem<br />

”inverno”. Si può quindi congetturare che la sosta di Enea a Cartagine sia durata circa tre<br />

mesi║Iarban ”Iarba” è <strong>il</strong> re dei Getuli, figlio di Giove Ammone e di una ninfa, che concesse<br />

a Didone <strong>il</strong> terreno su cui edificare Cartagine. In realtà la leggenda che avesse concesso solo<br />

lo spazio occupab<strong>il</strong>e da una pelle di toro (poi esteso a dismisura da Didone grazie ad<br />

un’astuzia) sta a significare che le popolazioni indigene furono sempre ost<strong>il</strong>i ai Cartaginesi.<br />

La storia del preteso matrimonio con la regina è una pura fantasia (i Fenici non avevano<br />

regine vere e proprie) ma riecheggia i matrimoni di vari colonizzatori con le figlie dei re<br />

locali libici. Stando al racconto di Pindaro, Alessidamo di Cirene, per esempio, sposò la figlia<br />

del re della vicina città di Irasa. ║Nella supplica di Iarba a Giove c’è naturalmente <strong>il</strong> luogo<br />

comune latino che voleva Didone (i Cartaginesi) aver pretio posuit “fondato la città a scopo<br />

Tali figure ricevono così gli onori di un duplice mnèma: tumuli oggetto di pratiche cultuali commemorative e<br />

canto epico che riattualizza la memoria delle loro gesta. Per quanto riguarda Cirene, la menzione di una collina<br />

degli Antenoridi potrebbe attestare l’esistenza di un culto di questo tipo, reso agli eroi troiani rappresentati dalla<br />

leggenda”.<br />

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