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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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Come ha ipotizzato <strong>il</strong> Wiseman <strong>il</strong> simbolo della lupa risalirebbe solo al IV secolo║is locus<br />

urbis erit “questo sarà <strong>il</strong> sito della città”. La scrofa non fu trovata nel sito della futura Roma<br />

bensì a poca distanza dalla foce del Tevere. I Romani e <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> da ultimo, hanno cercato di<br />

porre rimedio a questo dato, cioè alla fondazione di una nuova Troia ben lontano da Roma,<br />

costruendo tutto un apparato dinastico che collegasse l’Urbe con la città costiera (Iulo, Alba<br />

Longa ecc.), volgendo a proprio uso e consumo una leggenda greca o etrusco-greca che nulla<br />

aveva a che fare con Roma. Poiché tale leggenda era ormai acquisita, <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> non ebbe modo<br />

di sanare la discrepanza narrativa…forse con soddisfazione║(*) has terras ecfuge “evita<br />

queste terre”: Eleno invita Enea a non sbarcare, come sarebbe logico, nella prospiciente<br />

Puglia ma a veleggiare a sud fino in Sic<strong>il</strong>ia, onde evitare terre abitate dai nemici greci. Anche<br />

questo passo di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> è cacozelico: le antiche leggende parlavano di numerosi sbarchi di<br />

Enea nell’Italia meridionale, ma si trattava del mito greco della colonizzazione micenea che<br />

ut<strong>il</strong>izzava la figura di Enea! Non è infatti ipotizzab<strong>il</strong>e che una flotta di venti navi – passi er<br />

una nave sola come è in Nevio – possa partire dalla Troade e attraversare impunemente tutto<br />

un continente nemico senza venire distrutta. <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> quindi, fa capire che un Enea… troiano,<br />

nel Lazio non ci giunse mai║in Puglia era giunto anche, profugo da Creta, <strong>il</strong> lyctius<br />

Idomeneus “lizio Idomeneo”. Lizio in quanto proveniente dalla città di Lyktos o Lyttos 179 ,<br />

importante città dorica (colonia spartana) di Creta centro-settentrionale, nei cui pressi la<br />

tradizione vuole che fosse nato Zeus. Gli Eneadi sarebbero sbarcati nel tratto di costa<br />

corrispondente all’attuale porto di Lyktos: Chersonissos, effettivamente in linea retta<br />

discendente dall’isola di Delo. La storia che gli Eneadi avrebbero trovato <strong>il</strong> regno di Lyktos<br />

vuoto è dovuta probab<strong>il</strong>mente al fatto che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> sapeva che tale città venne distrutta nel<br />

220 a.C. dalla vicina città di Cnosso, approfittando che <strong>il</strong> suo esercito era impegnato a Sud<br />

contro Ierapytna. Ricostruita più tardi venne occupata dai Romani nel 68 a.C.║velare comas<br />

“coprire la testa” A differenza del rito greco, Eleno raccomanda ad Enea una prescrizione<br />

religiosa per lui e tutti i suoi discendenti: allorchè si compie un sacrificio, <strong>il</strong> celebrante deve<br />

avere <strong>il</strong> capo coperto da un velo, affinchè, se in cielo o attorno appaiono presagi sfavorevoli,<br />

quest’ultimi non potendo essere visti, non vadano ad annullare la regolarità e l’efficacia<br />

dell’azione sacrificale. Questo curioso inserimento virg<strong>il</strong>iano è forse voluto per sottolineare <strong>il</strong><br />

carattere della religione romana: pragmatico ed ut<strong>il</strong>itaristico al massimo grado║Nello stretto<br />

di Messina e nelle sue temib<strong>il</strong>i correnti calabre <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> localizza Scylla “Sc<strong>il</strong>la”,<br />

personificato come un mostro. Charybdis “Cariddi” è lo stesso fenomeno ma visto dalle<br />

coste della Sic<strong>il</strong>ia. Tuttavia nell’antichità Sc<strong>il</strong>la e Cariddi - figli di divinità marine<br />

preindoeuropee - non avevano una localizzazione precisa ma rappresentavano in generale <strong>il</strong><br />

pericolo dei vortici e delle correnti marine║tra i doni che Eleno porge ad Enea partente ci<br />

sono anche dodonaeos lebetas “lebeti dodonei”, cioè dei vasi rituali provenienti dal santuario<br />

epirota di Dodona 180 . Così facendo Eleno vuol significare una identità di fondo tra la sua arte<br />

profetica e quella dell’antichissimo santuario. Del resto <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> aveva già definito la madre<br />

di Enea come figlia di Dione, la dea pre-olimpica di Dodona, ma <strong>il</strong> suo accenno si limita a<br />

questi due fatti. Nelle leggende eneadiche conosciute ma non ut<strong>il</strong>izzate da <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> c’è però<br />

anche quella della visita dell’eroe troiano al santuario di Dodona. Secondo <strong>il</strong> racconto riferito<br />

da Dionisio di Alicarnasso, Eleno non si trovava a Butroto ma proprio a Dodona, dove lo<br />

raggiunse Enea per un consulto. Qui Enea offrì al santuario “un certo numero di crateri<br />

bronzei”… che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> invece fa dare da Eleno ad Enea! Come non vedere un voluto<br />

simbolismo, dal momento che ancora all’epoca di Augusto, come scrive Dionisio, a Dodona<br />

179 Si tratta della minoica Rukito, nota in epoca dorica anche come Karnessopolis.<br />

180 Dodona, attuale Dodoni, 20 km a sud di Gioannina, nell’Epiro greco, era una città sacra famosa anche per la<br />

lavorazione del bronzo. <strong>Il</strong> lebete era un grosso vaso di bronzo adoperato per la cottura delle carni e anche come<br />

contenitore di acqua lustrale. Nel 391 d.C. la quercia oracolare venne tagliata dai cristiani e l’oracolo cessò di<br />

profetare.<br />

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