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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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Corito. In realtà Iasio era un antico Dio fallico greco e protagonista di una vicenda che qui è<br />

fuori luogo narrare per esteso. Per altro, secondo Servio (VII 207), figlio di Corito era solo<br />

Iasio; Dardano era suo fratellastro. In comune c’era solo la madre: Elettra. E’ bene ricordare<br />

anche che Corito era figlio di Paride e della ninfa Enone║ Corythum terrasque requirat<br />

Ausonias: dictaea negat tibi Iuppiter arva “Vai alla ricerca di Corito e delle terre ausonie,<br />

Giove non ti concede le terre dittee [cretesi] ”. La sede di Corito quale patria originaria di<br />

Dardano (che abbiamo appena visto non sarebbe figlio del re Corito) è la giustificazione<br />

dell’espansionismo imperiale romano fino in Asia, in tal senso l’espressione Giove non ti<br />

concede le terre dittee si dovrebbe leggere come Augusto non vuole riconoscere Creta come<br />

antica madre. 165 Per quanto riguarda l’Ausonia si tratta sempre dell’Esperia o Italia; in senso<br />

ristretto è <strong>il</strong> nome pre-greco della terra di un’antico popolo appenninico: gli Ausonii o<br />

Aurunci. Circa Corito (Corythum), alcuni hanno pensato all’antica Croton (attuale Cortona in<br />

provincia di Arezzo), sulla base di tre passi di S<strong>il</strong>io Italico, ma pare che la sua esatta<br />

localizzazione sia da identificarsi in località Corneto, nei pressi dell’attuale Tarquinia, nel<br />

viterbese 166 . In ogni caso è evidente un grosso problema di coerenza: se l’antica madre era<br />

questa città, perché <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> fa svolgere la saga di Enea duecento ch<strong>il</strong>ometri più a Sud? Non<br />

tutte le ciambelle riescono col buco… 167 Ma anche qui, potrebbe subentrare l’occulta<br />

scrittura virg<strong>il</strong>iana: <strong>il</strong> Poeta ha voluto assim<strong>il</strong>are gli Eneadi agli Etruschi, approfittando della<br />

grecomania culturale che per molto tempo andò in voga tra quel popolo, nonostante i<br />

contrasti bellici 168 . L’intento di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> (ma dietro sappiamo esserci l’etrusco Mecenate) non<br />

era però - seguendo quella moda etrusca - avvalorare un’origine greca di Enea, sibbene<br />

etrusca, poiché anch’egli, come abbiamo detto, era di tal sangue. ║Enea informa Anchisen<br />

“Anchise” del sogno divino. Così facendo <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> manifesta che <strong>il</strong> vero capo della<br />

spedizione era proprio quest’ultimo: è infatti Anchise che ordina di partire dalla Troade, è lui<br />

che ordina di partire dalla Tracia, è lui che a Delo, tramite re Anio, interpella l’oracolo di<br />

Apollo, è lui che ordina di far vela per Creta ed è ancora lui che, sentito <strong>il</strong> sogno di Enea,<br />

decide per la partenza. Fino al momento della morte, avvenuta in Sic<strong>il</strong>ia, è Anchise e non<br />

Enea (puro braccio m<strong>il</strong>itare) <strong>il</strong> vero capo della spedizione. Se si considera che col VII libro la<br />

figura di Enea muta radicalmente, si può ipotizzare che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> abbia attinto ad un perduto<br />

racconto che trattava del nostos di Anchise║(*) adgnovit prolem ambiguam geminosque<br />

parentis, seque novo veterum deceptum errore locorum “si rese conto dell’incerta<br />

discendenza e dei doppi antenati, di essersi ingannato nel nuovo peregrinare con le<br />

antiche sedi”. Questo passo è importantissimo e noi l’abbiamo ritradotto tutto, non trovando<br />

soddisfacenti le traduzioni di moderni traduttori/traditori 169 . Infatti, così leggendo, Anchise<br />

non smentisce la discendenza cretese (Teucro) dei Troiani ma ne ricorda un’altra (Dardano),<br />

che reputa incerta, insicura (ambiguam) ma che nondimento, sulla fiducia accordata al<br />

racconto di Enea (è infatti Enea che sogna…), accetta per migliore. In pratica Enea, non<br />

165 Del resto Creta era stata conquistata da Metello già nel 75 a.C.<br />

166 Se i primi due passi di S<strong>il</strong>io Italico (IV, 719 e V, 123) alludono all’odierna Cortona in Toscana <strong>il</strong> terzo (VIII,<br />

472) sembra riferirsi alla Corito del viterbese, poiché la città viene citata in un gruppo di centri etruschi tutti<br />

vicinissimi tra loro: Cere, Gravisca, Alsio e Fregene); aggiungendo che questa Cortona era la patria di Tarconte<br />

(re di Tarquinia), S<strong>il</strong>io rafforza la nostra ipotesi. Nulla impedisce del resto che egli parli di due città dallo stesso<br />

nome; anche Crotone in Calabria, Corinto in Grecia e Gortina a Creta hanno lo stesso etimo. Si è anche<br />

considerata la città di Cora, nel Lazio. Più probab<strong>il</strong>mente, come vedremo, per Corito <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> intendeva <strong>il</strong><br />

territorio delle città-stato di Tarquinia e Cere.<br />

167 E’ in effetti una singolare contraddizione quella di far proclamare dall’oracolo che debbono andare a Corito e<br />

poi farli giungere invece nell’agro pontino! Contraddizione che si spiega solo con gli intenti cacozelici di<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> e con la necessità di conc<strong>il</strong>iare le tradizioni patrizie romane che parlavano di una discendenza da<br />

Lavinio e non da Corito.<br />

168 Bisogna anche dire che secondo alcuni autori (Dionisio <strong>il</strong> Periegeta, Prisciano, Avieno, Niceforo, Eustazio),<br />

gli Etruschi furono un popolo composito: da una parte autoctoni, dall’altra frammisti ad immigrati greci.<br />

169 Solo Annibal Caro, pur nella sua “infedeltà” di fondo, pare abbia capito <strong>il</strong> senso della frase.<br />

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