Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE
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l’intera società romana 14 . Circa <strong>il</strong> retaggio troiano, prima di lui i governanti romani si erano<br />
appoggiati non solo alle leggende elìme da loro riprese al momento dell’occupazione della<br />
Sic<strong>il</strong>ia occidentale ma si avvalsero anche dell’interessato appoggio degli intellettuali al<br />
servizio del re Attalo di Pergamo, che di Roma aveva bisogno: “Cultori solidali della<br />
leggenda di Enea, Roma e Attalo potevano dichiararsi parenti e fondare la loro intesa su una<br />
comunanza d’origine più onorevole che la semplice comunanza d’interessi. Fatti minuscoli,<br />
ma certi, provano che gli eruditi pergameni della fine del III secolo, ab<strong>il</strong>i nello scoprire<br />
antenati <strong>il</strong>lustri alle città e alle famiglie oscure, lusingarono <strong>il</strong> gusto della grande repubblica<br />
amica e della sua aristocrazia per le genealogie troiane; è verosim<strong>il</strong>e pensare che <strong>il</strong><br />
contemporaneo annalista Fabio Pittore abbia largamente ut<strong>il</strong>izzato le loro invenzioni”. 15<br />
Si convenne che <strong>il</strong> poeta più capace fosse Publio <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> Marone ma questi era un poeta<br />
elegiaco, cioè br<strong>il</strong>lante nella stesura di brevi componimenti di natura amorosa e di gusto<br />
alessandrino. Non è solo un inciampo di natura letteraria: un poeta elegiaco è per sua natura<br />
ben distante dalla rigida morale augustea. L’ostacolo venne superato sia per la<br />
condiscendenza di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> che per la sua capacità di saccheggiare l’intera letteratura<br />
precedente e saperla assommare in un lunghissimo componimento di quasi diecim<strong>il</strong>a<br />
esametri. Tuttavia <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, che amava la vita spensierata e agreste dei pastori e dei bovari,<br />
nonché le forme imberbi di procaci giovanetti, pur facendo di necessità virtù e pur godendo di<br />
un patrimonio di dieci m<strong>il</strong>ioni di sesterzi, di una v<strong>il</strong>la sull’Esqu<strong>il</strong>ino e di una tenuta in<br />
Campania, non sembra che abbia accettato supinamente l’incarico del suo magnate politico, e<br />
“infarcì” l’Eneide con tutta una serie di velati richiami verso un’ideologia antiaugustea. Non<br />
solo; in subordine, riuscì anche a dare qualche colpetto a Mecenate, punendo <strong>il</strong> suo desiderio<br />
di vedere esaltate le glorie etrusche. Fu un’operazione estremamente sott<strong>il</strong>e e delicata, una<br />
vera e propria vendetta. Nel testo emergono infatti elementi che fanno intravedere una<br />
rappresaglia ideologica di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> rispetto ad Augusto e sono proprio questi elementi che<br />
comporranno la sostanza del presente studio.<br />
Abbiamo già citato <strong>il</strong> passo di Donato con le parole che Agrippa disse a riguardo di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> e<br />
che anche Jérôme Carcopino ha intuito, peraltro senza alcuno sv<strong>il</strong>uppo 16 . Esaminiamole più<br />
partitamente: M. Vipsanius a Maecenate eum suppositum appellabat novae cacozeliae<br />
repertorem, non tumidae nec ex<strong>il</strong>is, sed ex communibus verbis, atque ideo latentis.<br />
Innanzitutto Agrippa dice che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> era sottomesso (suppositum) a Mecenate. Non si tratta<br />
certo di una sottomissione di natura st<strong>il</strong>istica o metrica, poiché l’astro letterario di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> era<br />
già alto e lo stesso Mecenate, modesto verseggiatore, non poteva certo rivaleggiare con lui.<br />
Quindi si tratta di una sottomissione ideologica, come riconobbe lo stesso <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> scrivendo<br />
di “ordini” ricevuti 17 . Tuttavia se si fosse trattato di una sottomissione normale, cioè quella<br />
che si auspicava tutti quanti avessero per <strong>il</strong> regime augusteo, Agrippa, che era l’alter ego di<br />
Augusto, non avrebbe avuto motivo di rimarcarlo. La sottomissione a Mecenate era quindi<br />
connessa a qualcosa riferib<strong>il</strong>e al periodo in cui questi cadde in disgrazia agli occhi di<br />
Augusto. In secondo luogo, Agrippa dice che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> era diventato l’inventore (repertorem)<br />
14 “Nonostante tutti gli sforzi per collegarsi alle vestigia del passato, non si poteva però riportare in vita un<br />
mondo ormai tramontato con i suoi valori religiosi” (F. Altheim: STORIA DELLA RELIGIONE ROMANA,<br />
p.179. <strong>Il</strong> Settimo Sig<strong>il</strong>lo, Roma 1996). Basti pensare che al tempo di Augusto non si riusciva a trovare un<br />
Flamine Diale da 75 anni a causa delle vessazioni tabuistiche che tale carica comportava ed era diffic<strong>il</strong>e trovare<br />
tra le famiglie nob<strong>il</strong>i chi acconsentisse a far divenire monaca (vestale) una figlia.<br />
15 Duméz<strong>il</strong>, cit. p.418.<br />
16 “Egli ha coltivato, nell’Eneide e nelle Georgiche, l’anfibologia concertata come un mezzo di conc<strong>il</strong>iazione<br />
segreta e profonda tra dati che i profani, nella loro ignoranza, giudicavano contraddittori” (J. Carcopino:<br />
VIRGILIO E IL MISTERO DELLA IV EGLOGA, p.140 n. 65. Ed. dell’Altana, Roma 2001)<br />
17 In questo caso si trattava però di ordini conformi ai dettati augustei; resta comunque <strong>il</strong> fatto.<br />
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