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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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che l’antica madre patria viene detta essere Creta! C’è poi la dura condanna che la regina<br />

delle Arpie pronuncia contro Enea. E’ un vero e proprio atto di accusa la cui gravità sfugge ai<br />

più solo grazie al successivo intervento laudatorio di Eleno che ne ottunde ab<strong>il</strong>mente l’eco.<br />

║Antandro “Antandro” (l’odierna Altinoluk), città situata nel golfo di Edremit, cioè dalla<br />

parte opposta a dove erano sbarcati gli Achei. Plinio (V, 123) scrive che un tempo si<br />

chiamava Edoni. La leggenda che Enea, invece, avrebbe traversato l’Ellesponto è<br />

inverosim<strong>il</strong>e: quella parte di costa era tutta presidiata dagli Achei, che vi avevano anche <strong>il</strong><br />

loro accampamento. A meno di non voler ammettere l’ipotesi del tradimento degli<br />

Eneadi║Anchises “Anchise” dette l’ordine di prendere <strong>il</strong> largo, sia perché era ancora <strong>il</strong><br />

paterfam<strong>il</strong>ias degli Eneadi, sia in virtù della sua funzione sacerdotale connessa con l’arte<br />

augurale; un frammento di Nevio lo fa detentore di libri oracolari consegnatigli da Venere║<br />

dum fortuna fuit “finchè durò la fortuna”. Enea intende accennare al tradimento del re tracio<br />

Polimestore ai danni dei Troiani per pura cupidigia di denaro║(*) Aeneadasque meo nomine<br />

de nomine fingo “ed Eneade la battezzo dal nome mio”: se <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> fa qui vedere un Enea<br />

subito pronto ad erigere una nuova città è perché segue gli antichi racconti che lo<br />

descrivevano come mai giunto in Italia. Lo conferma anche <strong>il</strong> fatto importante che egli la<br />

chiama col suo nome. E’ questo uno dei tanti esempi di scrittura occulta virg<strong>il</strong>iana, “secondo<br />

la sua tecnica di alludere spesso alle versioni scartate di un mito all’interno di quella da lui<br />

accolta” 160 ║Dionaeae matri “la madre Dionea” è Venere in quanto figlia della Dea Dione,<br />

secondo una tradizione poco nota ripresa da <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>. Dione era la divinità principale<br />

dell’oracolo di Dodona, in Epiro, prima di venire soppiantata dallo Zeus acheo 161 ║parce pias<br />

scelerare manus “fai a meno di contaminare le tue religiose mani”; la voce di Polidoro<br />

invita Enea a non macchiarle di sangue, poiché quest’ultimo interdice dall’officiare i riti║(*)<br />

Polydorus “Polidoro”, figlio minore di Priamo, era stato ucciso poco tempo prima dell’arrivo<br />

di Enea dal locale re Polimestore, <strong>il</strong> quale aveva sposato la figlia primogenita di Priamo,<br />

<strong>Il</strong>iona, uccisa a sua volta. Gli omicidi avvennero perché Polimestore voleva impossessarsi<br />

delle ingenti ricchezze che i due consanguinei avevano portato da Troia 162 , ricevute da<br />

Priamo allorchè questi si rese conto dell’imminente vittoria degli Achei. <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> riprende qui<br />

una versione post-omerica allo scopo, forse, di giustificare <strong>il</strong> prosieguo del viaggio da parte di<br />

Enea. Polidoro infatti, nell’<strong>Il</strong>iade, venne ucciso da Ach<strong>il</strong>le a Troia! Da notare, però, che<br />

accreditando questa versione <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> continua nella sua scrittura segreta, poiché dichiara,<br />

così scrivendo, che Priamo aveva designato quale erede e continuatore della discendenza<br />

troiana, Polidoro…. Ciò trova una maggiore conferma se si nota che questo episodio è<br />

correlato con <strong>il</strong> racconto dell’abito regale di <strong>Il</strong>iona (vedi Libro I)║atra cupresso “fosco<br />

cipresso”; legno adoperato in occasione dei riti funebri in quanto pianta dal mitologhema<br />

funebre. Tuttavia nel simbolismo del cipresso è presente anche un simbolismo resurrettivo.<br />

Qui di seguito <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> offre un ragguaglio sui riti funebri di epoca romana: la pira funebre<br />

viene eretta con legno di cipresso e adornata con drappi scuri, attorniata dalle donne con i<br />

capelli sciolti. Si versa sulla pira latte appena munto e sangue sacrificale e, come ultimo atto,<br />

tutti i presenti gridano nell’aria <strong>il</strong> nome del defunto: rito altamente evocativo.║ gratissima<br />

160 Aa.Vv.: DIZIONARIO DELLA CIVILTÀ CLASSICA, sub voce Anna, Rizzoli, M<strong>il</strong>ano 1993.<br />

161 “a Dodona, Zeus, Dio delle quercie, era abbinato a Dione, <strong>il</strong> cui nome non è che una forma dialettale di<br />

Giunone […] quindi, se sono nel giusto, la stessa antica coppia di divinità era nota ai Greci e agli italici, sotto<br />

nomi diversi - Zeus e Dione, Giove e Giunone, Diano (Giano) e Diana (Giana) - tutti però identici nella<br />

sostanza, anche se nella forma rispecchiavano <strong>il</strong> dialetto del particolare gruppo etnico che li venerava” (J.<br />

Frazer: IL RAMO D’ORO, p.184 e 200. Newton & Compton, Roma 1992). Come nostra ipotesi aggiungiamo<br />

che <strong>il</strong> nome Dodona potrebbe significare “colomba”: cfr. G. Hersey: IL SIGNIFICATO NASCOSTO<br />

DELL’ARCHITETTURA CLASSICA, p.55 e 65. B. Mondadori, M<strong>il</strong>ano 2001.<br />

162 Polidoro significa letteralmente “ricco di doni”.<br />

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