Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE
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Enea, quasi per denotare <strong>il</strong> fatto della sua nascita mortale e <strong>il</strong> distacco ontologico dalla stirpe<br />
divina, senonchè questa espressione è abituale anche nel senso profano di figlio║quonam<br />
nostri tibi cura recesit “dov’è finita la tua affezione per noi?”: <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> mostra Venere<br />
immedesimarsi nello stesso nucleo fam<strong>il</strong>iare per assecondare la tradizione che vuole i<br />
Romani discesi dalla Dea║Paris “Paride”, figlio di Priamo e fratello di Ettore, Deifobo,<br />
Cassandra ecc., era noto anche come Alessandro (da cui l’Alessandra di Licofrone, cioè<br />
Elena sposa di Paride) poiché quest’ultimo sarebbe la traduzione greca del nome frigio<br />
Paris.║Neptunus “Nettuno” aveva contribuito ad edificare le mura di Troia. Imbrogliato da<br />
re Laomedonte, che non gli volle pagare l’onorario, <strong>il</strong> Dio ora concorre occultamente alla<br />
rovina della città║apparent dirae facies inimicaque Troiae numina magna deum “mi<br />
appaiono le terrib<strong>il</strong>i immagini delle grandi potenze divine nemiche di Troia”: Enea,<br />
grazie all’intervento di Venere, ha la visione che dietro ai fatti meramente umani c’è <strong>il</strong><br />
coinvolgimento di potenze superiori alle umane forze, e decide di ritirarsi. In ciò <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> si<br />
ricollega a quell’ideologia già presente in Licofrone che statuiva un’antitesi fra Roma e<br />
l’Oriente║antiquam ornus “un’antica orno”, nome del frassino selvatico. <strong>Il</strong> frassino antico<br />
abbattuto dalla scure viene paragonato alla vetusta città di Troia che crolla. Da notare che <strong>il</strong><br />
frassino in latino è di genere femmin<strong>il</strong>e, così come <strong>il</strong> tiglio e <strong>il</strong> cipresso, fatto che esalta <strong>il</strong><br />
simbolismo tellurico di entrambi║ducente deo “con la divinità che mi guida”; Enea riesce a<br />
scampare ai nemici grazie all’occulto intervento della madre Venere║fulminis adflavit ventis<br />
“mi toccò con la vampa del fulmine”. Qui Anchise rievoca <strong>il</strong> momento in cui incorse<br />
nell’ira di Giove per aver rivelato <strong>il</strong> suo amore con Venere. Nel simbolismo, in genere,<br />
l’incidente che l’eroe patisce (p.es.: Vulcano o Anchise) consiste nel diventare zoppo 159 . La<br />
zoppìa rimanda ad un antico rituale in cui si mimava l’andatura di un animale, la sua danza<br />
d’amore o lo stesso portamento ferino. Era <strong>il</strong> preliminare cerimoniale all’orgia sacra. L’essere<br />
zoppo era un essere fallico; l’incidente inoltre occorreva dopo lo ieròs gamòs, volendo<br />
alludere allo scemare e venir meno ciclico della forza masch<strong>il</strong>e mentre quella femmin<strong>il</strong>e,<br />
personificata da una Dea, rimane intatta║monstrum ”prodigio”: la parola latina monstrum da<br />
cui l’italiano mostro significa letteralmente “ammonimento divino” quindi manifestazione<br />
portentosa, e solo accessoriamente prese, quale evento non-umano, <strong>il</strong> significato moderno di<br />
cosa o evento abnorme║da deinde augurium, pater, atque haec omina firma ”dà ancora un<br />
segno, padre, che sancisca questi presagi”: l’augurium, come sottintende la parola, è un<br />
segno divino favorevole, che si differenzia dal monstrum per <strong>il</strong> suo significato beneaugurante.<br />
Giustamente Anchise, seguendo i dettami della scienza augurale e, anzi, mostrandosene<br />
esperto conoscitore, non si accontenta di una indefinita manifestazione superna (che può<br />
essere sia favorevole che sfavorevole) ma pretende altresì che essa si qualifichi║la idaea<br />
s<strong>il</strong>va “selva idea”, cioè <strong>il</strong> monte Ida, che significa appunto foresta, era la montagna sacra di<br />
Troia e degli stessi Eneadi. Quivi Anchise aveva amato Venere e qui viveva Enona, la ninfa<br />
protettrice di Paride. Vi sono state rinvenute tracce archeologiche del culto ad Afrodite e<br />
Anchise. Ida era anche la montagna sacra dell’isola di Creta.║la sanctum sidus “santa stella”<br />
indica <strong>il</strong> cammino per la fuga e Anchise la “adora”, nel senso latino originario di rivolgere<br />
una prece agli Dei e non quello attuale di idolatrare. <strong>Il</strong> tema della stella che indica <strong>il</strong> cammino<br />
ha avuto maggior fama nei Vangeli pur essendogli molto anteriore. Vedi anche in Appendici<br />
║antiqua cupressus religione patrum multos servata per annos “un antico cipresso<br />
custodito per anni dal culto patrio”. Nelle religioni politeiste gli alberi – <strong>il</strong> cipresso in<br />
latino è di genere femmin<strong>il</strong>e – godevano di un vero e proprio culto religioso. In Plinio e nel<br />
Ramo d’Oro di Frazer sono numerosi i riferimenti a riguardo║donec me flumine vivo abluero<br />
“finchè non mi sarò asperso in acqua corrente”. Prescrizione rigorosa del culto politeista<br />
era quella di non contaminare le “sacre cose” con mani che si erano macchiate di sangue<br />
159 Su ciò si è d<strong>il</strong>ungato un pò disordinatamente R. Graves ne LA DEA BIANCA, Cap.18.<br />
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