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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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come sommovitore di flutti. Era anch’esso dotato di facoltà metamorfiche ed oracolari, ed era<br />

padre delle 50 Nereidi. Aveva predetto a Paride le sventure che sarebbero seguite al<br />

rapimento di Elena║Andromache ”Andromaca”, moglie di Ettore che alla caduta della città<br />

venne assegnata in sorteggio come schiava al figlio di Ach<strong>il</strong>le, Neottolemo, in Epiro. Alla<br />

morte di quest’ultimo andò in sposa ad Eleno, cioè a suo cognato (Eleno era fratello di<br />

Ettore) che aveva ereditato <strong>il</strong> regno di Neottolemo. Anche nel caso di Andromaca come in<br />

quello di Elena, ricorre l’usanza patriarcale di far sposare la vedova col fratello del defunto.<br />

Ebbe la ventura di rivedere Enea diretto in Italia. Alla morte di Eleno Andromaca si trasferì<br />

col figlio Pergamo, avuto da Neottolemo, in Asia minore, dove fonderanno la città<br />

omonima║Astyanacta “Astianatte” o Scamandrio era <strong>il</strong> figlioletto di Ettore e, quindi,<br />

l’ultimo erede della dinastia di Priamo. <strong>Il</strong> suo nome significa ‘padrone della città’. Venne<br />

ucciso scagliandolo giù dalle mura di Troia 155 . Con la sua morte, Enea divenne <strong>il</strong><br />

continuatore della dinastia troiana. Altre versioni vogliono che Astianatte si salvò, fondando<br />

una nuova Troia.║la bipenni “bipenne” è la famosa doppia ascia, nota per i ritrovamenti<br />

archeologici cretesi. Tuttavia, nel caso di quest’ultimi, è da notare che si tratta di una<br />

deformazione del simbolismo e che non rappresenta un’ascia vera e propria ma la Deafarfalla,<br />

simbolo di metamorfosi 156 .║Hecubam ”Ecuba”, seconda moglie di Priamo, cui<br />

aveva generato 19 dei suoi 50 figli. <strong>Il</strong> figlio Paride venne abbandonato sul monte Ida a<br />

seguito di un sogno della madre che ne vaticinava <strong>il</strong> futuro come causa della distruzione di<br />

Troia. <strong>Il</strong> nome potrebbe avere un’attinenza con <strong>il</strong> frigio ‘Cibele’ e quindi impersonare<br />

un’antica Madre divina di cui Priamo/Priapo sarebbe stato <strong>il</strong> paredro.║Priamo, prototipo del<br />

re fallico fecondatore, aveva un harem di centum nurus “cento giovani donne”; la parola<br />

nurus in latino significa infatti, oltre che nuora, anche giovane donna, concubina. <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> le<br />

designa eufemisticamente come “nuore” della moglie del re. I numeri 100, 50 e 19 hanno<br />

comunque attinenza con un simbolismo astronomico ed in particolare con <strong>il</strong> computo del<br />

tempo per cicli di mesi lunari 157 ║l’albero del laurus “lauro” o alloro, che umbra complexa<br />

penatis “con la sua ombra era d’abbraccio ai penati”, posto al centro della casa di Priamo,<br />

è parallelo a quello che sorge al centro della dimora di re Latino, nel Lazio, come vedremo<br />

più avanti e in Appendici. <strong>Il</strong> lauro come pianta è un simbolo di potenza tellurica e di fuoco<br />

infero, in relazione col culto degli antenati║Creusa “Creusa”, come abbiamo visto nel<br />

precedente Libro, è <strong>il</strong> nome che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> assegna alla moglie di Enea, forse per giustificare un<br />

legame di parentela con la casa di Priamo; Creusa è infatti figlia legittima del re. <strong>Il</strong> vero nome<br />

della moglie era Euridice║tyndarida “tindaride” è l’appellativo di Elena in quanto figlia di<br />

Tindaro, re di Sparta. In realtà <strong>il</strong> vero padre sarebbe stato Zeus. L’etimologia del nome – che<br />

non deriva da selenè, luna – è in rapporto col nome venéne, da cui anche <strong>il</strong> latino venenum e<br />

la stessa Venus. Elena è quindi un raddoppiamento della Dea dell’amore come dimostrato<br />

miticamente dal fatto che fu proprio Venere che offrì Elena a Paride║Erynis “Erinni” è <strong>il</strong><br />

nome della divinità singola o collettiva della vendetta punitrice. Secondo E. Rohde, “l’Erinni<br />

di un ucciso, solo più tardi trasformata in uno spirito infernale, non è altro che la sua anima<br />

irritata che viene a farsi vendetta da sé nel caso in cui l’omicida sia <strong>il</strong> congiunto più<br />

prossimo” 158 ║nate “o tu che sei nato” è la circonlocuzione con cui Venere si rivolge al figlio<br />

155 R. Graves sostiene che <strong>il</strong> racconto della sua uccisione è l’eco di un primitivo sacrificio di fondazione urbico<br />

che troverebbe riscontro anche in un testo biblico (PRIMO LIBRO DEI RE, 16,34), tuttavia non si capisce in<br />

che modo Graves stab<strong>il</strong>isca una relazione tra i due fatti. L’usanza di sacrificare esseri umani per propiziare la<br />

buona tenuta di un edificio era però nota anche in Cina (Grande Muraglia).<br />

156 M. Gimbutas: IL LINGUAGGIO DELLA DEA, p.273, Longanesi, M<strong>il</strong>ano 1990.<br />

157 “cento mesi era <strong>il</strong> numero di lunazioni del Grande Anno pelasgico, che terminava con un’approssimazione<br />

del tempo lunare e di quello solare, molto più rudimentale però di quella che si riscontrava alla fine del ciclo di<br />

diciannove anni. I re gemelli regnavano ciascuno per cinquanta mesi” (R. Graves: LA DEA BIANCA, p.339.<br />

Adelphi, M<strong>il</strong>ano 1992).<br />

158 Aa.Vv.: DIZIONARIO DELLA CIVILTÀ CLASSICA, sub voce. Rizzoli, M<strong>il</strong>ano 1993.<br />

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