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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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venne redatto dal poeta latino Stazio║Achivi “Achei” è <strong>il</strong> nome vero col quale vanno<br />

designati i Greci del periodo troiano, anche se fra gli studiosi è ancora in auge la definizione<br />

estremamente riduttiva di ‘Micenei’. Essi sono infatti designati come Achei in documenti<br />

ittiti (Ahhijawa) ed egiziani (Aqai[ja]wasa), mentre essi stessi designano la loro terra come<br />

Akhaiwija, cioè l’Achea.║Fortuna ”Fortuna”, divinità latina analoga alla greca Tyche. Nel<br />

mondo romano esisteva anche una divinità masch<strong>il</strong>e, Fors, <strong>il</strong> che fa supporre che in origine la<br />

coppia Fors/Fortuna fosse una personificazione del potere fruttifero della Natura. Venne poi<br />

identificata con Iside, tanto che l’imperatore Tiberio – continuatore della politica religiosa di<br />

Augusto – tentò vanamente di por fine al suo culto facendo trasportare a Roma da Preneste<br />

chiuse dentro una cassa le sue sortes scritte! 140 Preneste (odierna Palestrina) era <strong>il</strong> luogo di<br />

culto di Fortuna e, secondo Angelo Brelich, questo centro si contrapponeva ideologicamente<br />

a Roma col suo culto di Giove. Nel III sec. a.C. <strong>il</strong> Senato aveva proibito di consultare la<br />

Fortuna prenestina. Esisteva anche un oracolo della Fortuna ad Anzio, dove i sacerdoti<br />

traevano gli auspici dal movimento che compiva la testa della statua in processione. Durante<br />

l’impero, Fortuna ebbe notevole “fortuna” come Dea tutelare sia del Popolo Romano che di<br />

numerosi imperatori║La più completa descrizione della figura di Sinonem “Sinone” è stata<br />

descritta proprio qui da <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>. Nel racconto di Quinto Smirneo, che attinse a fonti a noi<br />

ignote, Sinone sarebbe invece stato torturato dai Troiani (cui tagliarono naso e orecchie) e,<br />

sopportando <strong>il</strong> dolore, riuscì a mentire e a convincerli ad introdurre <strong>il</strong> cavallo in città.<br />

Tuttavia già nei poemi del ciclo troiano, emergerebbe che non fu un cavallo ad entrare a<br />

Troia, ma proprio <strong>il</strong> guerriero Sinone, che avrebbe fatto notturne segnalazioni alla flotta<br />

achea proveniente da Tenedo. Pochi versi più in là Sinone si dichiara parente di Palamede <strong>il</strong><br />

“belide” (cioè discendente dal fenicio Belo, padre di Danao 141 che, secondo una tradizione,<br />

sarebbe stato anche <strong>il</strong> padre di Didone!). E’ evidente che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> deve far comparire anche<br />

negli antefatti troiani un elemento “infido” come lo sarà in seguito, nella prospettiva<br />

augustea, Didone.║Calchante ”Calcante”, indovino – nel senso nob<strong>il</strong>e del termine – e<br />

guerriero, può essere considerato la massima autorità religiosa pagana tra gli Achei<br />

all’assedio di Troia. Del resto i Greci non ebbero mai una figura sacerdotale burocratica<br />

paragonab<strong>il</strong>e a quelle di altre religioni. Gli indovini, spesso, erano preposti all’esatta<br />

esecuzione dei sacrifici. Fu lui che dettò la necessità del sacrificio umano di Ifigenia per poter<br />

intraprendere la guerra e lui a ideare l’inganno del cavallo (esplicitamente, nell’opera di<br />

Quinto Smirneo). Curiosa è la leggenda della sua morte: “quando gli fu predetto che non<br />

sarebbe mai riuscito a bere <strong>il</strong> vino di una vite da lui piantata, e che egli già aveva nella coppa<br />

Ne restano alcuni frammenti ed un riassunto redatto da Proclo. – Aghia di Trezene - Autore di un poema epico<br />

perduto intitolato I Ritorni, in cinque libri, che descriveva <strong>il</strong> destino degli eroi reduci da Troia – Lesche di<br />

Mit<strong>il</strong>ene - Autore del VII secolo a.C., scrisse in quattro libri la Piccola <strong>Il</strong>iade che narra fatti successivi all’<strong>Il</strong>iade<br />

omerica. Pare che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> trasse da Lesche buona parte del racconto del secondo libro. – Eugammone di Cirene,<br />

poeta del VI secolo a.C., compose la Telegonìa, in cui si narravano eventi successivi all’arrivo di Odisseo ad<br />

Itaca. Stesicoro di Imera, forse <strong>il</strong> maggiore di tutti, che redasse una mole considerevole di racconti epici, molti<br />

dei quali sulla vicenda troiana. A questi bisogna aggiungere Quinto Smirneo che in epoca imprecisata (oggi per<br />

gli studiosi verso <strong>il</strong> 180 d.C. ma, per altri, precedentemente all’Eneide di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>), redasse i 14 libri dei<br />

Posthomerica, attingendo a materiale greco per noi andato perduto. Sono infine da aggiungere Ditti Cretese e<br />

Darete Frigio, autori di una Storia della guerra di Troia, l’Heroikos di F<strong>il</strong>ostrato e <strong>il</strong> Troikos di Dione<br />

Crisostomo. Quest’ultimo accusò Omero di mendacia, che Troia non fu mai distrutta e che Ettore uccise Ach<strong>il</strong>le<br />

e non <strong>il</strong> contrario.<br />

140<br />

Svetonio: VITA DI TIBERIO, 63. Inoltre si era rifiutato di far consultare i libri sib<strong>il</strong>lini in merito ad<br />

un’inondazione del Tevere (Tacito: ANNALI I, 76). Tuttavia Svetonio, erroneamente, fa rientrare questa misura<br />

in un più generale timore dell’imperatore per la consultazione di oracoli che avrebbero potuto ledere la sua<br />

maestà.<br />

141<br />

fratello di Egitto, giunse in Grecia dall’Oriente mediterraneo divenendo <strong>il</strong> fondatore della peloponnesiaca<br />

Argo.<br />

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