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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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║La città di Troiae “Troia” è archeologicamente attestata già dal 3000 a.C. (Troia I) ma subì<br />

nel corso della sua esistenza alterne vicende. L’ultima città fu romana (Troia IX), denominata<br />

Novum <strong>Il</strong>ium nel XVIII secolo dall’erudito Le Chevalier. Quella resa famosa da Omero risale<br />

al 1275-1240 a.C. (Troia VII) 133 . In realtà, pare che <strong>il</strong> racconto omerico assembli due ricordi<br />

in uno: quello dell’assedio da parte degli Achei e <strong>il</strong> disastroso terremoto che distrusse Troia<br />

VI alcuni decenni prima. Troia VII non riuscì mai ad eguagliare l’opulenza della città<br />

precedente ma ne ereditò, agli occhi di Omero, la fama. Da questa data bisognerà attendere <strong>il</strong><br />

700 a.C. per vedere una nuova fioritura urbana, con l’edificazione di una polis greca (Troia<br />

VIII), denominata <strong>Il</strong>ion. Alessandro Magno vi si recò in visita al momento della sua<br />

invasione dell’impero persiano, nella primavera del 334 a.C. e promise la ricostruzione del<br />

tempio di Atena, ricostruzione che avvenne ad opera del suo successore, Lisimaco.<br />

Naturalmente la città fu meta anche dei pellegrinaggi dei Romani – dopo essere però stata<br />

saccheggiata nell’86 d.C. da Fimbria seguace di Mario -, i quali da tempo pretendevano di<br />

discendere da Enea, soprattutto Giulio Cesare che la visitò e la esonerò addirittura dal tributo<br />

delle tasse. Poteva mancare Augusto? No, ed infatti costui la fece ricostruire daccapo facendo<br />

però spianare la cima della rocca, al fine di consentire l’ampliamento del tempio edificato da<br />

Lisimaco.║Danaum “Danai”: specialmente qui nel secondo Libro con questo nome <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong><br />

designa i Greci. In realtà i Danai sarebbero stati i discendenti di Danao, emigrati nel<br />

Peloponneso da Oriente, forse dalla Fenicia.║Anche Troia, come Cartagine ha alle origini<br />

della sua fondazione la figura di un ecum “cavallo”. La Porta Scea, la principale, aveva<br />

l’effigie di tale animale. La storia del cavallo di legno non ha naturalmente alcunchè di<br />

storico e di verosim<strong>il</strong>e. Questo simbolismo è collegato a quello di Poseidone: <strong>il</strong> Dio contribuì<br />

a edificare le mura ma poi, per l’oltraggio di Laomedonte, divenne nemico della città. Quelle<br />

stesse mura vengono abbattute per far passare la gigantesca mole del simulacro. Noi<br />

riteniamo che <strong>il</strong> cavallo abbia simboleggiato <strong>il</strong> vero motivo della fine di Troia: un rovinoso<br />

terremoto che permise agli Achei di avere ragione dei Troiani. <strong>Il</strong> cavallo potrebbe essere<br />

anche stato un animale in carne ed ossa per un famoso studioso: Walter Burkert sospetta che<br />

<strong>il</strong> racconto del cavallo si riferisca ad un antico rituale dell’Età del Bronzo, già praticato dagli<br />

Ittiti: “un animale sacro che trasferisce la sorte funesta sui nemici che lo accolgono (…) la<br />

tradizione epica ha trasformato <strong>il</strong> cavallo-arma in un cavallo di legno contenente veri e<br />

propri guerrieri. Si tratta chiaramente di una razionalizzazione che rende i Troiani ancor più<br />

stupidi dei nemici di Cnopo. Gli Ittiti facevano assegnamento sulla preghiera” 134 . In pratica,<br />

si addobbava e si consacrava ritualmente un animale ma, anziché sacrificarlo, lo si inviava<br />

nel campo nemico, accompagnandolo con esecrazioni volte ad incarnarsi nell’animale che,<br />

una volta giunto tra i nemici, avrebbe scaricato tra di loro <strong>il</strong> male pronunciato 135 .<br />

Curiosamente, nell’<strong>Il</strong>iade non è fatta menzione delle ultime vicende troiane e quindi neanche<br />

del cavallo di legno. Ne accenna di sfuggita nell’Odissea (VIII, 493) l’aedo Demodoco alla<br />

133 Secondo la cronologia di Duride di Samo la guerra risalirebbe addirittura al 1340 a.C. circa. Un’altra dozzina<br />

di date venivano accreditate da vari autori antichi.<br />

134 W. Burkert: MITO E RITUALE IN GRECIA, p.99. Bari 1991.<br />

135 Jean Richer invece, ritiene di collegare la storia del cavallo ad un simbolismo zodiacale al quale ha<br />

consacrato tutto un libro. Egli, che ritiene <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> “depositario di alcuni segreti”, ha infatti acutamente<br />

osservato che <strong>il</strong> verso 188 (Neu populum antiqua sub religione tueri) obbliga a ritenere che <strong>il</strong> culto del cavallo<br />

fosse precedentemente in auge a Troia: “perché a proposito del cavallo si trattasse di non ristab<strong>il</strong>ire un antico<br />

culto, bisogna che in una certa epoca sia esistito questo culto a Troia (…) Pensiamo quindi che <strong>il</strong> cavallo<br />

costruito dai Greci per impadronirsi di Troia rappresentasse una divinità astrale associata all’antico solstizio<br />

d’inverno e protettrice della Troade. Esso era, in qualche modo, l’animale totem della città” (GEOGRAFIA<br />

SACRA DEL MONDO GRECO, p.351 Rusconi, M<strong>il</strong>ano 1989). Tuttavia questa deduzione è valida solo a patto<br />

di supporre che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> qui non inventi ma attinga ai “segreti” menzionati e non spiegati da Richer!<br />

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