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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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faccia assumere a Venere le sembianze di una cartaginese la quale, a sua volta, assomiglia per<br />

l’atteggiamento a delle giovani Spartane o alla threissa Harpalyce tracia Arpalice, una<br />

figura mitologica da cui trarrà forse la figura di Cam<strong>il</strong>la. Cè un indubbio continuum che non<br />

può non compendiare un significato ideologico: <strong>il</strong> mondo della femmin<strong>il</strong>ità amazzonica e<br />

guerriera contrapposto a quello romano, patriarcale e fatale. Infatti nella successiva<br />

descrizione virg<strong>il</strong>iana del tempio giunonico di Cartagine si vede dipinta Pentes<strong>il</strong>ea, regina<br />

delle Amazzoni, chiamata “guerriera” (bellatrix) così come verrà definita nel Libro VIII<br />

anche Cam<strong>il</strong>la.║virginibus tyriis mos est gestare pharetram Per le vergini di Tiro è<br />

normale usare l’arco: <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> racconta che le giovani di Tiro erano avvezze alla caccia e ad<br />

una vita m<strong>il</strong>itaresca. E’ un falso, poiché i popoli semitici non davano questa libertà alle<br />

donne. La connotazione amazzonica, casomai, potrebbe farsi derivare dai contatti dei<br />

Cartaginesi con le popolazioni libiche retrostanti, tra le quali era ancora vivo <strong>il</strong> ricordo delle<br />

mitiche sovrane della Tritonide pre-sahariana.║Per avere un’idea più veritiera delle origini<br />

della figura di Didone è invece necessario esaminare la figura del fratello Pygmalion<br />

Pigmalione. Le fonti ci danno due diversi Pigmalione: uno è fratello di Didone, l’altro è re di<br />

Cipro. Noi riteniamo che dal punto di vista dei significati ideologici non si debba fare questa<br />

differenza, dal momento che la figura di Didone viene a interagire con entrambi. Da Tiro,<br />

infatti, la regina Didone (in fenicio: Elishat, la gioconda) fa tappa a Pafo di Cipro presso <strong>il</strong><br />

locale santuario dove imbarca le ierodule o sacerdotesse dell’amore. Secondo F<strong>il</strong>ostefano di<br />

Cirene – autore di un perduto ciclo di Storie Ciprie – <strong>il</strong> Pigmalione di Cipro si era<br />

perdutamente innamorato del simulacro eburneo della Dea Afrodite che lui stesso aveva<br />

scolpito, al punto da portarsi dentro al letto questa statua e da soddisfarsi con essa! 120 Colpita<br />

da tanto amore Afrodite operò un prodigio trasformando la sua statua in una giovane in carne<br />

ed ossa, Galatea (=Dea bianca). Dall’unione di Pigmalione con Galatea nacque una fanciulla,<br />

Pafo, che a sua volta generò quel Cinira, re di Cipro, che avrebbe edificato <strong>il</strong> famoso<br />

santuario dove si praticava la prostituzione sacra. Ora, <strong>il</strong> mito di Pigmalione cipriota è<br />

profondamente allusivo a pratiche di magia sessuale tipiche dei templi afroditici, dove collegi<br />

di sacerdotesse erano edotte nell’arte di ricavare dagli atti sessuali degli “spiriti elementari”.<br />

Questa doppia coincidenza di Didone con Pigmalione e l’episodio dell’imbarco delle 80<br />

ierodule (che poco avevano a che fare con la futura progenie cartaginese) deve far supporre<br />

una componente afroditica ed orgiastica nella figura di Didone (anche <strong>il</strong> nome gioconda ne è<br />

indice), cui non dev’essere estranea nemmeno la figura della sorella Anna. Didone-Elishat<br />

rimanderebbe dunque ad un culto ed una pratica di ieropornia (del resto, nella prospiciente<br />

Sic<strong>il</strong>ia, a Erice, e nello stesso retroterra punico, i Fenici avevano impiantato un tempio di<br />

questo tipo) che però <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> - attingendo al resoconto già deformato di scrittori precedenti,<br />

ha trasformato nella tragica favola d’amore che tutti conosciamo. Secondo Varrone e Ateio<br />

F<strong>il</strong>ologo, morti prima che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> scrivesse l’Eneide, Enea a Cartagine avrebbe amato Anna,<br />

non Didone.║sum pius Aeneas Sono <strong>il</strong> devoto Enea: dichiarazione enfatica e troppo<br />

autocelebrativa per essere verosim<strong>il</strong>e; è <strong>il</strong> proclama virg<strong>il</strong>iano della nuova religiosità augustea<br />

che fa da contraltare inconsapevole alla successiva e più sfacciata proclamazione di laicità di<br />

San Paolo: “sono cittadino romano” (civis romanus sum).║matre dea monstrante viam, data<br />

fata secutus con la madre Dea che mi indica <strong>il</strong> cammino, seguendo <strong>il</strong> destino assegnato: <strong>il</strong><br />

mito pre-virg<strong>il</strong>iano ci ricorda che in ogni luogo ove Enea fosse sbarcato dopo la fuga da<br />

Troia, aveva innalzato templi a Venere. Pare infatti, secondo Varrone citato da Servio, che gli<br />

Eneadi si muovessero via mare seguendo la posizione della stella Venere: "ex quo de Troia<br />

est egressus Aeneas, Veneris eum per diem cotidie stellam vidisse, donec ad agrum<br />

Laurentem veniret, in quo eam non vidit ulterius: qua re terras cognovit esse fatales''. E’<br />

120<br />

R. Graves, ne I MITI GRECI, ritiene che ad una situazione sim<strong>il</strong>e alluda la Bibbia nell’episodio di Micol e<br />

David (Samuele, 19,13).<br />

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