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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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con lui ne condivise l’epicureismo “alla romana”, tanto che di se stesso disse: “sono un porco<br />

del branco di Epicuro” (Lettere, IV). A conferma che non fosse un’affermazione gettata lì per<br />

caso, sta quanto riferì Svetonio (Vite dei poeti): “raccontano che avesse una stanza con<br />

specchi distribuiti in modo che la visione dell’atto sessuale si offrisse allo sguardo da tutte le<br />

parti”. Lasciò i suoi beni in eredità ad Augusto ma, scrive Svetonio, lo fece… oralmente a<br />

causa del male che lo stava uccidendo.<br />

TIMEO DI TAORMINA<br />

Non abbiamo cuore così insensib<strong>il</strong>e noi Punici,<br />

né tanto lontano dalla città tiria <strong>il</strong> Sole aggioga i cavalli<br />

(Didone in En.: I, 566-8. trad. di M. Ramous)<br />

Storico greco, patriottico e anti-cartaginese, nato circa 350 anni prima di Cristo. Era figlio del<br />

rifondatore di Taormina e quindi membro della classe governativa di quella città. Come tale<br />

aveva accesso diretto alle fonti documentarie sulle quale redasse molti dei suoi libri. Già<br />

adulto subì però la sorte dell’es<strong>il</strong>io, rifugiandosi ad Atene, dove pare visse fino all’età di 96<br />

anni. La sua opera più importante furono i 38 libri delle Storie Siceliote, andati però tutti<br />

perduti, tranne pochi frammenti. In quest’opera si tratteggiava la storia della colonizzazione<br />

greca della Sic<strong>il</strong>ia prima delle Guerre Puniche, spaziando però anche a tutte le vicende che<br />

riguardavano l’ambito del Mediterraneo occidentale, comprendendo quindi anche la Spagna,<br />

la Celtica, Cartagine e l’Italia. Fu lui <strong>il</strong> maggior propalatore della leggenda di Enea così come<br />

venne poi accolta anche da <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>. Timeo fu <strong>il</strong> primo storico a tentare di stab<strong>il</strong>ire una<br />

cronologia universale basandosi su vari punti di riferimento, come le date delle Olimpiadi, la<br />

successione delle sacerdotesse del tempio di Hera ad Argo e dei magistrati di Sparta e di<br />

Atene. Su questa base riuscì a stab<strong>il</strong>ire che Roma e Cartagine vennero fondate pressocchè<br />

nello stesso arco di tempo. Un dato questo su cui <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> sorvolò allegramente, allorchè<br />

nell’Eneide volle retrodatare la fondazione delle due città al tempo della guerra di Troia! Fu<br />

unanimemente riconosciuto, anche da Cicerone, come uno storico serio e accurato, anche se <strong>il</strong><br />

f<strong>il</strong>o-romano Polibio, storiografo ufficiale delle Guerre Puniche, lo accusò di essere stato<br />

troppo credulo nei confronti della tradizione orale e di propendeve verso l’elemento<br />

favolistico; altri lo etichettarono con <strong>il</strong> soprannome di “vecchia pettegola”, forse non<br />

gradendo <strong>il</strong> fatto che la sua analisi storica smitizzava alcuni personaggi; tuttavia è ormai<br />

assodato che <strong>il</strong> mito non è altro che la sintesi figurata di più antiche vicende storiche. Timeo<br />

fu infatti fonte importante di successivi storici, come Diodoro Siculo, ma anche di poemi<br />

tragici, come l’Alessandra di Licofrone. Timeo venne accusato dagli stessi greci di fare<br />

ricorso spesso alla bugia e alla calunnia e considerando ciò, si può ben comprendere come<br />

anche la leggenda di Didone possa da lui essere stata trasformata e fatta conoscere a Greci e<br />

Romani in una veste artefatta. "Timeo, nonostante i suoi difetti, deve essere considerato uno<br />

dei massimi storici antichi e uno di quelli che hanno recato <strong>il</strong> maggior contributo al progresso<br />

della storiografia" (G. de Sanctis).<br />

tradizione f<strong>il</strong>oetrusca che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> aveva piegato alle esigenze dell’epica romana” (A. Palmucci: VIRGILIO E<br />

CORI(N)TO-TARQUINIA. Stas e Regione Lazio, 1998). Personalmente propendiamo per l’ipotesi di un<br />

influsso di Mecenate più che di Augusto.<br />

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