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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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evidenziato. Ovidio, all’opposto, non sappiamo quanto involontariamente, distrusse questo<br />

progetto rivelando a tutti nella sua opera sul calendario sacro di Roma la vera leggenda,<br />

quella che parlava del fratricidio. E’ fac<strong>il</strong>e immaginare quali ombre di dubbio tutto ciò<br />

poteva gettare sulla pubblica opinione la figura di Romolo-Augusto-assassino! <strong>Il</strong> disegno<br />

augusteo si era già dissolto per le disgrazie fam<strong>il</strong>iari ma ora Ovidio ne faceva crollare anche<br />

la sovrastruttura ideale”.<br />

Si è anche ravvisato nel modo derisorio con <strong>il</strong> quale Ovidio parlava di Romolo un attacco allo<br />

stesso Augusto. Nel Libro II dei Fasti l’estesa e sistematica comparazione che Ovidio<br />

istituisce tra <strong>il</strong> principe e <strong>il</strong> suo arcaico prototipo romano sembra rivelare un piano nascosto,<br />

quello di attaccare quest’ultimo nel mentre lo si loda, ridicolizzando <strong>il</strong> suo precursore<br />

Romolo. Cosicchè tutti gli sberleffi al rozzo fondatore di Roma colpiscono in realtà <strong>il</strong> suo<br />

successore che ha impegnato l’intera cultura della sua epoca a cantare la virtù dell’età<br />

arcaica. Nella variazione sovversiva di Ovidio, quanto vale la lode di Augusto una volta<br />

affiancata dalla denigrazione del prototipo ideologico scelto da Augusto stesso?<br />

“Nel ritrarre Romolo come <strong>il</strong> guerriero poco attraente e retrogrado che doveva essere<br />

sempre stato, Ovidio chiama indirettamente in causa le qualità proprie di Augusto. La<br />

strategia è di quelle coperte, come devono necessariamente essere certe strategie – tanto più<br />

negli ultimi anni, i più segnati dall’autoritarismo, del principato di Augusto. In un’occasione,<br />

nel Libro II dei Fasti, comunque, essa diviene esplicita, all’interno di un’estesa e sistematica<br />

comparazione che Ovidio istituisce tra <strong>il</strong> Princeps e <strong>il</strong> suo arcaico prototipo romano. E’ in<br />

questo passo, così br<strong>il</strong>lante per <strong>il</strong> suo candore smaliziato, che la riscrittura ovidiana di<br />

Romolo sembra più vicina che mai a rivelare un piano nascosto.(…) nella variazione<br />

sovversiva di Ovidio, non per questo meno avara di elogi ad Augusto, i meriti del secondo<br />

Pater Patriae inducono a formulare qualche riflessione sui demeriti del primo. (…) Tutto<br />

questo significa propriamente dare con una mano e riprendere con l’altra. Quanto vale la<br />

lode del princeps una volta affiancata dalla denigrazione del prototipo ideologico scelto dal<br />

princeps stesso? Ad ogni distico la figura di Augusto cresce in maestà; e ad ogni distico viene<br />

reciso un altro pezzo della base su cui egli si erge” 82 .<br />

Finito <strong>il</strong> periodo delle guerre civ<strong>il</strong>i “<strong>il</strong> ruolo del nemico esterno viene ereditato da un nuovo<br />

costrutto ideologico, <strong>il</strong> nemico dentro che ha a che fare con st<strong>il</strong>i di vita e comportamenti<br />

combattuti dal principe” 83 . <strong>Il</strong> nemico interno, l’anima di Remo, seppe nascondersi anche nel<br />

Libro dei Fasti, che nella sua redazione doveva essere una specie di almanacco ragionato con<br />

i miti al posto dei santi. Ovidio stesso, per spiegare la causa del suo es<strong>il</strong>io, parlo di un carmen<br />

e di un error. Nei Fasti, che con validi motivi si suppone possano contenere <strong>il</strong> carme<br />

incriminato, c’è uno sfacciato ed imprudente sberleffo nei confronti della moglie di Augusto,<br />

Livia - qui sta l’error? -, la quale viene definita “degna del talamo di Giove”, un Giove che<br />

Ovidio continuava a dipingere affaccendato a trasferirsi da un letto all’altro! Questa potè<br />

dunque essere la motivazione ufficiosa dell’es<strong>il</strong>io del poeta? Sì, ma quella vera è più grave e<br />

compromettente è che i Fasti sarebbero un vero e proprio attacco mascherato ad Augusto e<br />

alla sua politica moralista e scleroticamente conservatrice: “…Ovidio allude a un numero<br />

sufficiente di feste mob<strong>il</strong>i da indurre al sospetto che egli stia consapevolmente opponendo<br />

tradizioni calendariali: che, insomma, ciò che tradizionalmente non poteva essere fissato stia<br />

adesso, in un’epoca di risistemazione imperiale del calendario, divenendo fisso. La religione<br />

82<br />

S. Hinds: Arma in Ovid’s Fasti, “Arethusa” 25 (1992). Trad. del brano di M. Fucecchi (sta in Ovidio: FASTI.<br />

M<strong>il</strong>ano, Rizzoli 1998).<br />

83<br />

A. Barchiesi: IL POETA E IL PRINCIPE Laterza, Bari 1994. Vedi anche: H. Scullard: STORIA DEL<br />

MONDO ROMANO, Rizzoli, M<strong>il</strong>ano, 1997<br />

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