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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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GNEO NEVIO… passato ai Cartaginesi?<br />

Grande poeta latino, ma di origini campane, prese parte alla Prima Guerra Punica. Tuttavia fu<br />

proprio nella città punica di Utica – distante pochi ch<strong>il</strong>ometri da Cartagine - che Nevio andò<br />

in es<strong>il</strong>io, dopo essere stato scarcerato a Roma. La sua colpa fu quella di avere attaccato <strong>il</strong><br />

potere dominante nell’Urbe tanto che di lui si ricorda un celebre verso contro la potente<br />

famiglia dei Metelli: “I Metelli diventano consoli per <strong>il</strong> Destino di Roma”, là dove c’era <strong>il</strong><br />

doppio senso della parola Destino (Fatum) che in latino significava anche “disgrazia”: “fato<br />

Metelli Romae fiunt consules”. Al che i Metelli gli fecero rispondere con un analogo verso: “I<br />

Metelli daranno una mela al poeta Nevio”, là dove mela (malum) in latino significava anche<br />

“male”: ”malum dabunt Metelli Naevio poetae”. La sua opera principale fu un poema epico,<br />

La Guerra Punica, redatta o completata con l’antico verso saturnio verso <strong>il</strong> 204 proprio a<br />

Utica. Dell’opera di Nevio restano solo pochi frammenti per cui non è possib<strong>il</strong>e farsi un’idea<br />

precisa del contenuto; si sa però che la prima parte trattava delle peregrinazioni mitiche di<br />

Enea in Sic<strong>il</strong>ia, a Cartagine e in Italia. <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> attinse da quest’opera molti motivi da lui<br />

descritti e deformati nel poema, come <strong>il</strong> fatto di aver aggiunto ben 19 navi all’unica nave che<br />

<strong>il</strong> troiano aveva in Nevio! Secondo uno studioso, Nevio potrebbe aver tratto spunto per la<br />

leggenda troiana delle origini di Roma dai rapporti di “parentela” che gli Elimi di Sic<strong>il</strong>ia<br />

vantavano nei confronti dei Romani o che trovarono comodo vantare per liberarsi<br />

dall’occupazione cartaginese.<br />

AMBROGIO TEODOSIO MACROBIO… l’ingenuo difensore di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong><br />

Se si aprono i Saturnali di Macrobio si scopre che una grossa parte dell’opera è dedicata a<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, sul quale l’autore non lesina le espressioni di ammirazione. Tuttavia, leggendo la<br />

enorme mole di dati comparativi che Macrobio apporta su <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, <strong>il</strong> lettore non può fare a<br />

meno di scoprire che <strong>il</strong> solo merito di quest’ultimo è quello di aver saputo rastrellare e<br />

conglomerare tutta la letteratura greca e romana – ma più di tutti Omero 74 – per usarla come<br />

materiale da costruzione della sua Eneide. In Macrobio, come notò già <strong>il</strong> Comparetti, non si<br />

avverte questo fatto come un elemento di valore negativo – per quanto grandioso nel suo<br />

risultato – e addirittura nel dialogo dei Saturnali lo si difende con argomenti che valgono per<br />

accusarlo (V,1-2 e passim): “Non sono pochi gli elementi che dedusse dai Greci e inserì nella<br />

sua poesia come se fossero ad essa connaturati” (…) “tutto <strong>il</strong> resto che compone <strong>il</strong> Libro II<br />

[dell’Eneide] è traduzione quasi letterale da Pisandro” (…) “Ma l’Eneide stessa non fu forse<br />

derivata da Omero?” (…) “Tutta l’opera di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> è come uno specchio dei poemi omerici”<br />

(…) “Se volete, posso citarvi i singoli versi che risultano quasi tradotti letteralmente… Ma<br />

ora, se credete, io smetterei di confrontare i versi tradotti: non vorrei disgustarvi annoiandovi<br />

con la monotonia dell’esposizione” (…) “Ci sono tre cose, si crede, ugualmente impossib<strong>il</strong>i:<br />

togliere <strong>il</strong> fulmine a Giove, la clava ad Ercole e un verso a Omero… questo poeta [<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>]<br />

invece riuscì a trasferire nella sua opera le parole del predecessore così bene da farle credere<br />

sue” (…) “Ci sono altri passi di moltissimi versi che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> Marone introdusse nella sua<br />

74 Circa Omero non si possiedono testimonianze coeve o a lui prossime. Esistono sette Vite di Omero che però<br />

vennero redatte in epoca imperiale romana. In base all’analisi del nome – Homaros o Homeros – si ritiene<br />

essersi trattato di un personaggio nato nel territorio ionico-eolico delle colonie greche d’Asia minore, forse<br />

nell’isola di Chio, verso <strong>il</strong> 770 a.C. Era un aedo, cioè un cantore di corte, e avrebbe redatto l’<strong>Il</strong>iade in una<br />

importante città, forse Smirne. In tarda età avrebbe composto anche l’Odissea; sarebbe morto verso <strong>il</strong> 700 a.C.<br />

Questo è tutto quanto si può affermare con verosimiglianza su Omero.<br />

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