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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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Romane 70 . Non è verosim<strong>il</strong>e che non conoscesse l’Eneide di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> ma è significativo,<br />

invece, che non la menzioni mai! La sua opera, anzi, pubblicata più di vent’anni dopo, si<br />

propone uno scopo del tutto opposto a quello del poema latino (I, 5-1) 71 :<br />

“Attraverso questa mia opera mi riprometto di dimostrare che i Romani erano Greci e, per di<br />

più, provenivano da stirpi greche che non erano tra le più effimere e trascurab<strong>il</strong>i” 72 . A<br />

questo riguardo Dionisio riferisce dati sulle origini peloponnesiache degli Eneadi. Non è<br />

ipotizzab<strong>il</strong>e che in pieno regime augusteo e da poco “carico delle spoglie dell’Oriente”, tutto<br />

volto a celebrare <strong>il</strong> mito virg<strong>il</strong>iano dei Troiani discendenti degli Etruschi, si potesse dare<br />

spazio ad una tesi così “eversiva” se non ci fosse stata la copertura di settori <strong>il</strong>luminati del<br />

Senato e della lingua greca in cui fu redatta l’opera. Secondo uno studioso, ci sarebbe un<br />

riscontro nell’opera di Dionisio in base alla quale si potrebbe dimostrare si volesse alludere<br />

esplicitamente, ma senza nominarla, all’Eneide di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> “per ribaltare le connotazioni<br />

troiane della leggenda di Enea e riportarle nell’ambito greco”. Si tratta di tre episodi in cui<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> descrive la foggia troiana dell’armatura di Enea; Dionisio invece, nel suo racconto,<br />

dice che i Troiani erano armati alla foggia dei Greci” 73 . Un altro passo “equivoco” nell’opera<br />

di Dionisio l’abbiamo rintracciato noi, allorchè lo storico greco dimostra una falsa<br />

affettazione a base di scrupoli religiosi che però tende ad accreditare l’opinione che si<br />

trattasse di qualche vestigia greca e che si faceva un gran mistero su ciò al solo scopo di<br />

nutrire la leggenda troiana a fini politici. Riferendo infatti sul contenuto del tempio degli Dei<br />

Penati di Lavinio (I 67-68), Dionisio riporta la testimonianza di Timeo di Taormina che<br />

scrisse esserci in quei templi soltanto vecchi caducei di ferro e bronzo e vasellame di foggia<br />

greca. Dionisio si finge scandalizzato per l’audacia di Timeo e quant’altri per questa<br />

rivelazione: “Mi sdegno anzi contro tutti coloro che vogliono indagare e conoscere più di<br />

quanto sia consentito dalla legge”. Poco più in là (II, 66) egli però non si perita di confermare<br />

la natura degli oggetti di provenienza “troiana” trasferiti nel tempio di Vesta: “…Io posso<br />

dedurre da molti elementi che alcune cose sacre, sconosciute alla gente, erano custodite dalle<br />

vergini e non <strong>il</strong> fuoco solamente, ma ritengo che né io né alcun altro che vuole rispettare gli<br />

Dei debba ricercare con troppa curiosità quali siano quelle cose”. E’ evidente che gli sarebbe<br />

costato caro se avesse liberamente espresso la sua convinzione circa l’assoluta inanità delle<br />

“reliquie” ma salta anche agli occhi come i suoi presunti scrupoli religiosi vadano contro <strong>il</strong><br />

suo stesso spirito indagatore che informa tutta la sua opera!<br />

Dionisio di Alicarnasso evita ogni riferimento alle leggende etrusche che parlano di un Enea<br />

etrusco e si diffonde invece su quelle greche. Che senso aveva insistere su questo argomento<br />

in un periodo in cui <strong>il</strong> regime augusteo volgeva tutta la cultura in quella direzione? Che senso<br />

aveva grecizzare la più antica storia romana, se non quello di attaccare <strong>il</strong> regime augusteo<br />

attraverso una diversa mitologia politica?<br />

70 In origine i documenti gent<strong>il</strong>izi e templari erano riservati e segreti ma già a partire dal 300 a.C., con i tribuni<br />

della plebe, tali documenti divennero pubblici, a cominciare da quelli importantissimi del collegio dei Pontefici<br />

e degli Auguri.<br />

71 Nella sua opera sulle Antichità Romane, si è dato da fare per evitare ogni possib<strong>il</strong>e referenza che ricordasse<br />

una leggenda etrusca su Enea e la venuta da Troia in Etruria!<br />

72 Dionisio infatti evitò di accennare ad ogni autore che avesse trattato la leggenda troiana in chiave f<strong>il</strong>o-etrusca.<br />

E’ però vero che gli Etruschi, a loro volta, elaborarono una leggenda troiana riprendendola dai Greci! E’ anche<br />

vero che <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> in VIII, 313 cita esplicitamente un greco quale fondatore di Roma, ma senza una analisi<br />

accurata delle cacozelie – come in questa sede si sta facendo – questo dato non può essere percepito nel suo vero<br />

valore.<br />

73 Cfr. la nota 57/2 a p.95 dell’edizione italiana dell’opera di Dionisio.<br />

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