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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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“Fui arbitro della mia vita, volli essere ciò che mi toccò”<br />

(Appendix Verg<strong>il</strong>iana: Elegie per Mecenate I, 169)<br />

Discendente dei lucumoni di Arezzo, l’epicureo Mecenate fu intimo di Augusto e da questi<br />

ebbe più volte l’incarico di sovrintendente alla città di Roma. Dopo <strong>il</strong> 30 a.C. - anno in cui<br />

sventò con energia una congiura contro <strong>il</strong> Princeps - non volle più comparire ufficialmente,<br />

seguendo <strong>il</strong> precetto epicureo del vivere nascosto e forse anche per non dover “presenziare”<br />

ufficialmente alla relazione tra sua moglie ed Augusto. Quest’ultimo aveva infatti l’abitudine<br />

di godere delle donne altrui approfittando della propria indiscutib<strong>il</strong>e autorità. La sua azione<br />

principale fu quella di organizzare le relazioni politiche e la propaganda per <strong>il</strong> regime<br />

augusteo, raccogliendo assieme alcune fra le più eminente figure della letteratura romana. Del<br />

suo circolo letterario fecero parte oltre a <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, Vario Rufo, Plauzio Tucca, Orazio,<br />

Properzio, Valgio Rufo, Quint<strong>il</strong>io Varo e Domizio Marso. Lui stesso si d<strong>il</strong>ettava nel<br />

verseggiare anche se con uno st<strong>il</strong>e di scarsa efficacia. In modo più o meno diverso, a seconda<br />

della personalità dei singoli poeti, Mecenate riuscì a far convergere la loro creatività<br />

nell’esaltazione del regime augusteo e del tradizionalismo ma anche, nel caso dell’Eneide, di<br />

una nostalgica seppur velata celebrazione delle antiche glorie etrusche: “La tradizione<br />

raccolta da <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, modificata poi negli stessi avvenimenti dell’Eneide, appartiene<br />

verosim<strong>il</strong>mente a leggende etrusche elaborate più anticamente in Etruria centrale e<br />

trasmesse forse al poeta da Mecenate” 54 .<br />

Circa attorno al 23 a.C. i suoi rapporti con Augusto si raffreddarono, o perché l’imperatore<br />

aveva avocato a sé <strong>il</strong> compito svolto finora da Mecenate in campo letterario 55 o a causa di<br />

alcuni avvenimenti tragi-comici: la congiura del cognato Murena; <strong>il</strong> suo st<strong>il</strong>e di vita, di cui<br />

era divenuto proverbiale <strong>il</strong> modo di vivere e vestire “sregolato” (discinctus), proprio quando<br />

Augusto reclamava (per gli altri) grande morigeratezza e proibiva di accedere al Foro e alle<br />

sue vicinanze se non con indosso la pesante e scomoda toga; ma specialmente <strong>il</strong> tradimento di<br />

sua moglie Terenzia con lo stesso Augusto. “La passione che [Augusto] nutriva per questa<br />

donna, infatti, era tale che una volta la fece partecipare ad un concorso di bellezza in<br />

competizione con Livia” 56 . L’imperatore poi gli espresse la sua “considerazione” in una<br />

lettera confidenziale riportata da Macrobio (II, 4-12), la cui chiusa così lo apostrofava:<br />

“pomata contraccettiva per adultere”! Più tardi <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo “romuleo” Seneca ne parlerà assai<br />

male proprio per i suoi costumi edonistici. Nonostante la sua opera in favore di Augusto,<br />

54<br />

(M. Cristofani): DIZIONARIO ILLUSTRATO DELLA CIVILTA’ ETRUSCA, sub voce <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>. Firenze,<br />

Giunti 1985.<br />

55<br />

Evidentemente fallendo nella missione se è vero quanto scrive L. Canali: “L’unica grande sconfitta di<br />

Augusto fu <strong>il</strong> fallimento di un’auspicata leadership ideale e morale della monarchia da lui instaurata”.<br />

Introduzione a Ottaviano Augusto: RES GESTAE, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 2002. Si possono qui aggiungere le<br />

parole di J. Carcopino: “Augusto si preoccupava personalmente di accaparrarsi tutte le idee che potessero<br />

cingerlo di un nimbo soprannaturale agli occhi dei suoi sudditi. In Oriente, egli sfruttò gli antichi sfondi delle<br />

religioni monarchiche; in Occidente, modernizzò i vecchi miti, contraffece le leggende popolari che, volte a suo<br />

profitto, conquistavano la credulità della massa alle sue pretese, captò perfino i sistemi f<strong>il</strong>osofici attraverso i<br />

quali poteva propiziarsi l’adesione dell’élite. Come Pitagora, non disdegnò di passare per una incarnazione di<br />

Apollo. Diede gran risalto alle predizioni dell’aruspice Vulcazio sul passaggio dal nono al decimo e ultimo<br />

secolo del Grande Anno. Nazionalizzò quel concetto astrologico decretando, nel 17 a.C., la ripresa ufficiale dei<br />

giochi secolari. Infine, per opera sua o dei suoi cortigiani, i calcoli profetici di Nigidio Figulo furono ricondotti –<br />

senza neppure un’ombra di verosimiglianza al suo provvidenziale destino” (VIRGILIO E IL MISTERO DELLA<br />

IV EGLOGA, p.128.Ed. dell’Altana, Roma 2001).<br />

56<br />

Cassio Dione: STORIA ROMANA LIV, 19.<br />

21

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