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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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Enea per farla coincidere con la fondazione di Cartagine 45 , proprio nello stesso periodo in cui<br />

un Dionisio di Alicarnasso, forse su ispirazione di ambienti senatoriali ost<strong>il</strong>i ad Augusto,<br />

rivelava - prudentemente in lingua greca 46 - antiche leggende sulla venuta di Enea e la nascita<br />

di Roma. Sarà anche <strong>il</strong> Maestro indiretto del cattolico Dante Alighieri. Un f<strong>il</strong>o conduttore che<br />

ha unito, nei secoli, <strong>il</strong> crepuscolarismo etrusco-romano all’apocalittismo cristiano. Non a caso<br />

già nel primo cristianesimo ci furono autori che ut<strong>il</strong>izzarono <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>; <strong>il</strong> Comparetti ci ricorda<br />

che una certa Proba Faltonia “compose con versi virg<strong>il</strong>iani una storia dell’Antico Testamento,<br />

Pomponio un carme intitolato Tityrus in onore di Cristo, Mario Vittorino un inno sulla<br />

Pasqua, Sedulio un carme sull’incarnazione e altri altro”. <strong>Il</strong> f<strong>il</strong>o conduttore emerge<br />

chiaramente nella principale qualifica di Enea, definito enfaticamente lungo tutta l’opera col<br />

termine di “devoto” (pius) unitamente all’affermazione del potere del “Destino” (Fatum) a<br />

cui anche gli Dei debbono soggiacere 47 . E’ l’esaltazione del conservatorismo religioso che<br />

non tiene conto dei mutamenti epocali, e relega l’uomo in una dimensione spirituale nella<br />

quale non può più interagire con <strong>il</strong> Mito e la Natura. Di questa politica rimase vittima,<br />

contemporaneamente, Ovidio, con <strong>il</strong> carmen et error contenuto nei Fasti, ovvero con la<br />

rivelazione della vera fine di Remo.<br />

Alla morte del poeta, l’imperatore, in vista della pubblicazione, ordinò di non aggiungere<br />

nulla. Furono però apportati dei tagli, alcuni noti, altri ignoti sui quali si possono fare solo<br />

congetture inut<strong>il</strong>i. Elio Donato scrisse che l’opera di revisione (non furono toccati circa 84<br />

versi rimasti incompiuti) fu comunque condotta superficialmente (summatim), e ciò<br />

contribuisce ad alimentare ipotesi su punti specifici del testo. Un grammatico riferì di aver<br />

udito da contemporanei di Vario che quest’ultimo aveva fatto apparire l’originario Terzo<br />

Libro dell’Eneide come Primo libro. Pertanto <strong>il</strong> poema non sarebbe iniziato con la scena del<br />

naufragio ma con la storia della caduta di Troia. <strong>Il</strong> racconto non è però plausib<strong>il</strong>e; a meno che<br />

Vario non avesse contravvenuto agli ordini di Augusto e al desiderio dello stesso <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>,<br />

manomettendo in più punti l’intero poema.<br />

MARCO VIPSANIO AGRIPPA… smascherò <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> (o Mecenate?)<br />

Grande stratega e condottiero, amico d’infanzia e poi genero di Augusto, avendone sposata la<br />

figlia Giulia maggiore, famoso per essere stato <strong>il</strong> realizzatore del Pantheon di Roma ed aver<br />

concepito <strong>il</strong> Portico di Polla 48 , non sembra guardasse di buon occhio né Mecenate né<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>. Era <strong>il</strong> tipo del romano puro, alieno da compromessi, sobrio e schietto, per quanto<br />

assai permaloso. Non privo peraltro di un certo acume e dottrina, se era riuscito a scoprire,<br />

come riferisce Elio Donato, uno strano artificio: “Marco Vipsanio accusava <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> di essere<br />

45 All’epoca di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> gli eruditi sapevano già della notevole differenza temporale fra le due fondazioni. La<br />

gente comune al contrario, era del tutto succube della vox maiorum.<br />

46 “…vissi a Roma, dove imparai a parlare e a scrivere in latino.” (Antichità Romane).<br />

47 E’ esemplificativa della visione romulea questa affermazione di Seneca, riferita agli Etruschi: “la differenza<br />

fra noi e gli Etruschi è la seguente: mentre noi pensiamo che i lampi sono causati dall’urto delle nuvole loro<br />

pensano che le nuvole si scontrano per causare i lampi. Perché, siccome attribuiscono tutto al volere degli Dei,<br />

pensano non che le cose hanno un significato perché succedono, ma piuttosto che succedono perché devono<br />

avere un significato” (Quaestiones Naturales 32.2). Anche Lucrezio si esprime in modo analogo: “…questa è la<br />

vera spiegazione dei fulmini, e noi non andremo a perdere <strong>il</strong> tempo srotolando all’incontrario le formule<br />

etrusche, per cercare informazioni sui piani nascosti degli Dei, o guardare da che parte viene o dove si dirige, o<br />

che sfortuna porta <strong>il</strong> fulmine che viene dal cielo” (De Rerum Natura VI, 381-2).<br />

48 <strong>Il</strong> Porticus Pollae era una gigantesca rappresentazione a cielo aperto di tutto <strong>il</strong> mondo allora conosciuto.<br />

Venne portato a termine dalla sorella di Agrippa, Polla, e da Augusto.<br />

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