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Il Cattivo Zelo - Virgilio e il segreto dell'Eneide - ANTICA MADRE

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CONVITATI DI PIETRA<br />

PUBLIO VIRGILIO MARONE… epicureo pentito e stoico mancato 36<br />

O anima cortese mantovana<br />

Di cui la fama ancor nel mondo dura<br />

E durerà quanto ‘l mondo lontana<br />

(Dante Alighieri: Inf. II. 58)<br />

Gli studiosi tendono a riconoscere nella famiglia di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> una discendenza etrusca. <strong>Il</strong> nome<br />

Maro (etr. Maru) pare rievocasse una magistratura, forse collegata con l’arte divinatrice; è<br />

comunque una delle famose metatesi del nome Roma. Elio Donato riferì alcuni particolari<br />

circa la sua esistenza: “Alto di statura e robusto, di colorito scuro, sembianti contadine 37 e<br />

salute cagionevole. Infatti soffriva spesso di stomaco, di gola e di emicrania; ripetutamente<br />

vomitava sangue. Era parco di cibo e di vino; sessualmente era più incline verso i fanciulli,<br />

tra i quali amò più di tutti Cebete e Alessandro, quest’ultimo chiamato Alessi nella seconda<br />

ecloga delle Bucoliche, donatogli da Asinio Pollione, entrambi non privi di erudizione,<br />

Cebete addirittura poeta. E’ risaputo che avesse rapporti sessuali anche con Plauzia Hiera<br />

[moglie dell’amico Plauzio Tucca]”.<br />

Spiritualmente, aveva aderito al ramo “romano” dell’epicureismo e amava vivere in una<br />

località amena nei pressi di Napoli, probab<strong>il</strong>mente tra Afragola e Pos<strong>il</strong>lipo, dove la gente del<br />

posto lo aveva soprannominato “parthenìas”, verginella. Si recò in Grecia e nell’Egeo allo<br />

scopo di documentarsi meglio circa <strong>il</strong> poema che stava scrivendo (vi sono infatti palesi errori<br />

geografici). Ammalatosi dopo aver incontrato Augusto ad Atene (avvelenato secondo<br />

alcuni 38 ) durante <strong>il</strong> viaggio di ritorno e morto, fu sepolto nei pressi della sua abitazione. Un<br />

epitaffio, forse composto da lui stesso, lo immortalò così: Mi generò Mantova, mi uccisero i<br />

Salentini, / ora sto a Partenope. Cantai di pascoli, campi, duci. L’opera, come ricorda Servio<br />

citando <strong>il</strong> suo biografo Elio Donato, venne commissionata (propositam) direttamente da<br />

Augusto nel 29 a.C. ad Atella, allorchè <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> gli stava leggendo <strong>il</strong> III libro delle Georgiche.<br />

Successivamente, dalla Spagna, Augusto si preoccuperà di richiedere dal poeta la visione del<br />

primo abbozzo dell’opera. Stando ad un frammento di corrispondenza fra <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> ed<br />

Augusto riferito da Macrobio, <strong>il</strong> vero titolo dell’opera potrebbe essere stato, almeno<br />

all’inizio, Enea e non Eneide 39 : “Per quanto riguarda <strong>il</strong> mio Enea se, per Ercole, lo ritenessi<br />

già degno delle tue orecchie, te lo manderei volentieri…”. Servio invece (VI, 752) scrisse che<br />

<strong>il</strong> nome primitivo del poema sarebbe dovuto essere “Gesta del Popolo Romano” – forse su<br />

36 P. Grimal: VIRGILIO p.134. Rusconi, M<strong>il</strong>ano 1986.<br />

37 Curiosamente Pierre Grimal sostiene di avere notato fra gli abitanti della provincia di Mantova dove nacque<br />

<strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, una curiosa somiglianza con un mosaico romano che raffigura <strong>il</strong> poeta: “Eppure una domenica<br />

abbiamo avuto la sorpresa di scoprire a Pietole, davanti al caffè, che molti degli attuali abitanti, dei contadini,<br />

assomigliano in ogni tratto all’immagine di Hadrumetum. Costanza di un tipo umano, dopo venti secoli? Non è<br />

inverosim<strong>il</strong>e”.<br />

38 <strong>Il</strong> suo biografo Elio Donato scrisse: “prima di partire dall’Italia, <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong> aveva detto a Vario che se gli fosse<br />

capitato qualche cosa avrebbe dovuto bruciare l’Eneide”.<br />

39 Un autorevole studioso ottocentesco di <strong>Virg<strong>il</strong>io</strong>, Domenico Comparetti, più volte al posto di Eneide usa “la<br />

saga di Enea”, che sarebbe un modo forse più preciso per tradurre <strong>il</strong> titolo in italiano, anche se, in questo caso,<br />

può esser vero quanto ha scritto Geoffrey Kirk: “la parola scandinava saga denota un racconto con fondamento<br />

storico, cosa che non si attaglia di certo a molti racconti eroici greci che non contengono in pratica alcun<br />

riferimento alla storia” (G. Kirk: LA NATURA DEI MITI GRECI. p.19, Laterza, Bari 1993).<br />

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